Nome comune: Papiro, Cipero
Genere: Cyperus.
Famiglia: Cyperaceae.
Etimologia: il nome del genere deriva dal greco kypeiros, nome che veniva già usato da Teocrito e Teofrasto, per indicare le specie allora conosciute e, si pensa, anche altre piante palustri.
Provenienza: il nome del genere deriva dal greco kypeiros, nome che veniva già usato da Teocrito e Teofrasto, per indicare le specie allora conosciute e, si pensa, anche altre piante palustri.
Descrizione genere: comprende circa 500-600 specie di piante rizomatose, erbacee, annuali o perenni, che richiedono ambienti umidi per potersi sviluppare. Esse vengono coltivate per la bellezza delle brattee, simili a foglie, lunghe e strette, riunite in ombrelle che proteggono i fiori, per altro insignificanti e riuniti in infiorescenze terminali. Esistono specie rustiche, che possono essere coltivate all’aperto (ai margini di stagni, laghi, ruscelli, vasche) e specie delicate, che devono essere coltivate in vasi da poter portare al coperto nei mesi più freddi e all’aperto nei mesi caldi. A questo genere appartiene il papiro (C. papyrus).
Cyperus involucratus (Giardino Botanico di Berlino) (foto www.agraria.org)
Cyperus alternifolius (sinonimo Cyperus involucratus Rottb.): originaria dell’Africa, è una specie perenne, palustre o semipalustre, sempreverde, delicata, con radici rizomatose dalle quali partono fusti eretti e cavi, che possono raggiungere l’altezza di 1,5 m e più in piena terra (in vaso non supera il metro) e che portano all’apice una corona di brattee lineari, erette o estroflesse, tra le quali, in estate, si formano delle piccole spighe depresse di fiori verdi senza perianzio, con brattee scagliose. È abbastanza diffusa come pianta da vaso ed accestisce molto. Specie semi-rustica, si adatta bene ad ambienti freschi e può essere coltivato all’aperto in tutte le regioni a clima mite. Le gelate sporadiche, di solito, non risultano letali per la pianta, che a primavera germoglia nuovamente. Ne esistono diverse varietà tra le quali ricordiamo: “Gracilis”, più piccola e delicata; “Variegatus”, con fusti e foglie verdi con striature bianche.
Cyperus argenteostriatus: specie nana che non supera i 30 cm di altezza, con aspetto più compatto e foglie più grandi e affusolate.
Cyperus diffusus: originaria delle isole Mauritius, raggiunge altezze inferiori rispetto alla specie precedente (30-90 cm). I fusti, eretti e cavi, portano un ciuffo di brattee simili a quelle del C. altenifolius, ma più larghe, che vanno dal giallo-verde al bruno. Le spighette terminali sono più lunghe e appariscenti, spesso ramificate e di colore marrone pallido.
Cyperus haspan viviparus: originario dell’Africa, rappresenta una varietà di una specie delicata, sempreverde, che raggiunge i 70-80 cm di altezza. I fusti sono lisci e le foglie avvolgono la parte inferiore dell’infiorescenza che sboccia da giugno a settembre.
Cyperus longus: originaria dell’Europa, questa specie perenne e rustica raggiunge i 40-90 cm d’altezza ed è talmente vigorosa da diventare invadente. Presenta foglie grandi di color verde scuro e infiorescenze rosso-brune, piumose, con brattee eccezionalmente lunghe e pendule.
Cyperus papyrus: questa specie, originaria dell’Africa nord-orientale (ma che cresce spontaneo anche in Sicilia) rappresenta il comune “papiro”, del quale gli Egiziani utilizzavano il midollo per la fabbricazione della carta. Specie perenne, sempreverde e delicata presenta fusti, che possono raggiungere i 2-3 m di altezza, con sezione triangolare che portano alla sommità infiorescenze a ombrella, globose, piumose, formate da elementi arcuati, lunghi una trentina di centimetri.
Cyperus vegetus: originaria dell’America Meridionale, questa specie perenne e rustica, è simile al C. alternifolius, ma le infiorescenze sono piumose, larghe una ventina di centimetri, all’inizio verdi e, successivamente, brune.
Cyperus alternifolius L. (Istituto Tecnico Agrario Firenze) (foto www.agraria.org)
Temperatura: la temperatura minima invernale non deve scendere sotto i 10-13°C.
Luce: luce forte e diffusa, al riparo dal sole diretto.
Annaffiature e umidità ambientale: sono piante che devono essere annaffiate abbondante-mente, anzi sarebbe meglio che il vaso fosse immerso in un altro contenitore contenente acqua, per simulare l’ambiente palustre e mantenere alta l’umidità atmosferica.
Substrato: terriccio di foglie con aggiunta di sabbia, per evitare che l’acqua in abbondanza lo faccia ammassare.
Concimazioni ed accorgimenti particolari: le specie delicate devono essere piantate da maggio a settembre in vasi che andranno tenuti immersi in acqua profonda circa 10 cm. I fusti ingialliti devono essere tagliati alla base. Nelle zone dell’Italia meridionale a clima mite si possono coltivare anche all’aperto. Le specie rustiche resistono alle basse temperature invernali in tutte le regioni d’Italia (se anche la parte aerea muore a primavera germoglieranno nuovamente). La specie C. longus deve essere sommersa fino a 45 cm, a differenza delle altre, che invece necessitano di acqua fino a 15 cm. Per il C. papyrus, che si coltiva in mastelli alti 30 cm e larghi 40-50 cm, riempiti con un miscuglio di terriccio e letame maturo e immersi in recipienti pieni d’acqua, la temperatura minima invernale non deve scendere al di sotto dei 15°C.
In generale da marzo a settembre è bene somministrare del concime liquido ogni due settimane. Bisogna avere cura di rimuovere gli steli secchi, per ottenere piante rigogliose.
Si moltiplicano per divisione dei rizomi (in aprile-agosto) che dovranno essere piantati subito o utilizzando i germogli basali, avendo cura di prelevare anche alcune radici, che la pianta produce in primavera. Il C. haspan viviparus e il C. alternifolius possono essere moltiplicati per talea: si tagli un fusto a 3-4 cm dalla corona di brattee e, dopo aver accorciato le brattee a una lunghezza di 5-6 cm, lo si mette a radicare, a capo in giù appoggiato su del terriccio umido o meglio in recipienti con acqua, avendo cura che questa sfiori o sommerga di poco le brattee. La temperatura ideale si aggira intorno ai 21°C. Formatesi le radici, lo si pianta. I ciperi possono essere riprodotti per seme in aprile utilizzando terrine riempite con terriccio e tenute immerse in poca acqua. Le piantine devono essere ripicchettate sempre in terrine immerse in acqua e, una volta grandicelle, verranno piantate nei vasi definitivi.
- Foglie che ingialliscono o appassiscono: carenza di acqua o temperatura troppo bassa in inverno (in quest’ultimo caso, tagliare i fusti a 5 cm e tenere la temperatura sopra i 13 °C.).
- Foglie che si “afflosciano”: se l’acqua nel sottovaso non manca, probabilmente il problema consiste nella scarsa luminosità dell’ambiente.