Nome comune: Anturio.
Genere: Anthurium.
Famiglia: Araceae.
Etimologia: il nome deriva dal greco anthos, fiore, e ourà, coda, a causa dell’infiorescenza, il caratteristico spadice, che sorge al di sopra della spata, senza esserne avvolto, come se fosse una piccola coda.
Provenienza: foreste tropicali e ombrofile dell’America Centrale e del Sud.
Descrizione genere: comprende circa 550 specie di piante sempreverdi, epifite o terrestri, da serra e appartamento, prevalentemente erbacee e coltivate sia la bellezza della spata variamente colorata che per la particolarità delle foglie, che possono essere lobate, intere o profondamente settate, di forma palmata o lanceolata, con lamina coriacea o vellutata e, addirittura, corrugata tra le venature depresse. Presentano radici carnose, che soffrono molto dei ristagni di umidità.
Anthurium andreanum Red Champion (foto www.agraria.org)
Anthurium andreanum: originario della Colombia, raggiunge 45 cm di altezza. Presenta foglie cuoriformi di un bel colore verde scuro, che raggiungono i 25 cm di lunghezza. Da maggio a settembre produce infiorescenze costituite da uno spatice cilindrico bianco-giallastro con alla base una spata (lunga fino a 12 cm e larga fino a 7cm.) cerosa e di colore cremisi o corallo. In commercio se ne trovano varietà con la spata diversamente colorata: “Album”, che presenta spata bianca e spadice pendulo con la base bianca, la parte centrale rosa-porpora e la punta gialla; ”Giganteum”, con spata di colore rosso-roseo e spadice bianco-giallo; “Guatemala”, dalle belle spate cremisi con spadice giallo.
Anthurium comtum: originaria del Brasile meridionale, presenta foglie di colore verde scuro coriacee, disposte a rosetta, con picciuolo corto e nervature piuttosto marcate. Questa specie fiorisce molto difficilmente anche in serra. L’infiorescenza è composta da una spata rosa e uno spatice violaceo. Può adattarsi, più di altre specie, ad ambienti meno luminosi, ma richiede un’alta umidità ambientale. Si può moltiplicare per divisione delle rosette di foglie, se ne presenta più di una o talea apicale munita di radici, utilizzando terriccio poroso e a una temperatura di circa 24°C.
Anthurium crassinervium: originaria del canale di Panama e del Venezuela, presenta foglie disposte a rosetta, lucide, coriacee e piuttosto carnose con lamina ellittica, ondulata ai margini e con nervature prominenti sulla pagina inferiore. Le foglie basali col tempo tendono a cadere per lasciare un fusto dal quale partono radici aeree che si allungano fino a rientrare nel terreno. Può raggiungere grandi dimensioni, anche se è una specie a lento accrescimento. Necessita di un’alta umidità ambientale, al fine di mantenere una bella tessitura del fogliame. Specialmente in inverno, saranno utili spruzzature e lavaggi del fogliame. Questa specie produce talvolta fusti avventizi che possono essere usati come talee. Piante particolarmente sgraziate possono essere migliorate tagliando la rosetta di foglie con un pezzo di fusto corredato da radici e piantandola in un composto di torba e sfagno alla temperatura di circa 21°C. Il fusto della pianta madre emetterà nuovi germogli. Il periodo migliore per tale pratica è quello della ripresa vegetativa.
Anthurium crystallinum: originaria della Colombia e del Perù, presenta foglie cordate, ovate e dalla tessitura pesante, che raggiungono la lunghezza di 40 cm. e la larghezza di 25 cm. La pagina superiore della lamina fogliare, di colore verde scuro o verde-rossastro (nelle foglie giovani è di colore violetto) è vellutata e presenta le venature sottolineate da strisce bianco-argento brillanti come se avessero incorporati frammenti di cristallo (da cui il nome); mentre la pagina inferiore assume una colorazione che può andare dal rosa al porpora. Le infiorescenze hanno una spata di colore verde chiaro e insignificante. Richiede un’elevata umidità ambientale che deve essere incrementata con ogni mezzo, evitando le spruzzature alle foglie che rischierebbero di lasciare macchie di calcare o di favorire lo sviluppo di malattie fungine. Anche questa specie si presta alla moltiplicazione per talea apicale di fusto (che di solito emette facilmente radici aeree rendendo l’attecchimento più facile) che stimolerà l’emissione di nuovi germogli dal fusto rimanente.
Anthurium miquelianum: originaria del Brasile, è una specie poco diffusa e a portamento sarmentoso, che può crescere fino a 100-150 cm d’altezza. Presenta foglie di colore verde chiaro e spate lanceolate verdi.
Anthurium scherzerianum: originaria dell’America Centrale, può raggiungere i 25-50 cm di altezza. È la più adatta ad essere coltivata in appartamento per la capacità di tollerare anche ambienti non molto umidi e caldi. L’infiorescenza è costituita da uno spadice ricurvo e da una spata lunga circa 8-10 cm a forma di cuore e di colore rosso, rosa, bianco, giallo. Presenta foglie di forma lanceolata e colore verde scuro che raggiungono i 20-35 cm di lunghezza. Anche se allo stadio giovanile non presenta fusto, ne sviluppa uno (di solito breve) con il tempo, lungo il quale continuano a formarsi radici avventizie. Spesso accestisce, emettendo nuovi germogli al colletto. Si può moltiplicare per talea apicale, purché provvista di radici avventizie, o mettendo a radicare dei polloni basali alla temperatura di 21°C in contenitori riempiti di torba, sabbia e sfagno, senza alcuna copertura.
Anthurium veitchii: originaria della Colombia, è una specie che presenta grandi foglie (lunghe fino a 90 cm.) cuoriformi, di colore verde-azzurro, ricurve verso il basso, con nervature prominenti o infossate di colore verde metallico, con quella centrale più chiara. Può raggiungere 1 m di altezza. Il suo spadice è di colore giallo paglierino, mentre la spata è verde.
Anthurium warocqueanum: presenta foglie lunghe fino a 90 cm. vellutate e caratterizzate dalle nervature avorio. Produce spate giallo-verdi.
Anthurium (foto www.agraria.org)
Temperatura: la temperatura ottimale è di 16°C, mentre la minima invernale non deve essere inferiore a 13°C; ad eccezione della specie A. scherzerianum per il quale i valori diventano rispettivamente 13 e 10°C (tenendo presente che, sempre per questa specie, se, nel periodo di semi-riposo, la temperatura supera i 16°C verrà compromessa la fioritura). Gli anturi temono molto gli sbalzi termici improvvisi. Alcune specie, se tenute alla temperatura costante di 24-27 °C, possono fiorire tutto l’anno.
Luce: tollerano luce abbastanza moderata e non tollerano il sole diretto.
Annaffiature e umidità ambientale: abbondanti in estate, regolari in inverno, facendo attenzione ad evitare che l’acqua ristagni in fondo al vaso. Il terreno non dovrebbe mai asciugare del tutto. L’umidità dovrebbe essere incrementata con ogni mezzo. Le piante a foglia liscia possono essere nebulizzate e lavate frequentemente, a differenza di quelle a foglia vellutata che rischiano di macchiarsi con il calcare e di sviluppare malattie fungine se la goccia d’acqua dovesse ristagnare a lungo sull’epidermide. In tutti i casi potrà essere utile porre i vasi su terrine riempite di ghiaino e acqua (avendo cura che questa non raggiunga la base del vaso) che, evaporando, mantiene elevata l’umidità atmosferica.
Substrato: molto poroso, composto da torba e terra di foglie (in parti uguali) con aggiunta di sfagno tritato, sabbia o perlite.
Concimazioni ed accorgimenti particolari: da maggio a ottobre si distribuisce fertilizzante liquido ogni due settimane. Le piante devono essere rinvasate ogni due-tre anni, facendo attenzione a non coprire di terra gli steli. Poiché sul fusto si formano frequentemente radici aeree, è consigliabile avvolgere la base di questo con dello sfagno da tenere umido (evitando di pressarlo troppo per evitare marciumi radicali), per permettere alle radici aeree di assorbirne l’umidità. Per evitare ristagni di acqua sul fondo del vaso, questo dovrebbe essere riempito per un terzo di materiale di drenaggio.
Si possono moltiplicare per divisione dei cespi, talea o seme. La divisione dei cespi viene effettuato in marzo-aprile, avendo cura che ogni parte presenti almeno un germoglio e utilizzando una miscela di terreno uguale a quella usata per la pianta madre. La riproduzione per talea viene effettuata in giugno utilizzando porzioni di foglie, radici o fusto. Le talee dovranno essere messe su un substrato molto poroso (formato da torba, sfagno triturato e sabbia o perlite) tenuto umido, ma senza acqua stagnante. La temperatura ideale dovrebbe aggirarsi intorno ai 21-24°C. La riproduzione per seme non è semplice: mancando gli insetti impollinatori specifici, bisogna procedere all’impollinazione manuale. La semina dovrebbe avvenire subito dopo la raccolta dei semi che perdono facilmente germinabilità. Se si riesce comunque a procurarsi dei semi, questi devono essere posti su una miscela di torba e sfagno triturato a una temperatura di circa 24-27°C. La germinazione di solito è rapida, mentre la prima fioritura avviene dopo circa tre anni.
Gli anturi possono essere danneggiati da:
- Afidi: attaccano foglie e fiori. Succhiano la linfa e lasciano la pianta appiccicosa. Si eliminano lavando la pianta e trattandola con prodotti specifici.
- Malattie fungine: si manifestano sulle foglie con macchie brune o giallastre e attaccano più facilmente le specie con foglie vellutate sulle quali ristagnino a lungo gocce d’acqua. Le foglie colpite devono essere asportate e la pianta va trattata con prodotti anticrittogamici.
- Cocciniglia cotonosa: può attaccare gli anturi, specie in presenza di clima caldo e secco. Occorre eliminarle, trattare la pianta con un prodotto anticoccidico ed elevare il tasso di umidità ambientale (le spruzzature e i lavaggi fogliari permettono di eliminare le cocciniglie allo stato larvale).
- Marciumi radicali: fare molta attenzione al drenaggio dei vasi, per evitare ristagni d’acqua sul fondo del vaso (riempire lo stesso con un terzo di materiale di drenaggio).
- Ingiallimento delle foglie: può essere causata da eccessive annaffiature.
- Fiori che non compaiono o non si aprono del tutto: la pianta non è stata concimata bene.