Nome comune: Selaginella, Rosa di Gerico, Pianta della resurrezione.
Genere: Selaginella.
Famiglia: Selaginaceae.
Etimologia: dal latino Selago, nome con il quale veniva indicato un tipo di Lycopodium, piante affini e appartenenti alla stessa classe.
Provenienza: tutte le zone tropicali e subtropicali del mondo.
Descrizione genere: comprende specie di piante erbacee, sempreverdi che, dal punto di vista sistematico, vengono poste prima delle felci, anche se le loro forme arcaiche sono coesistite nel periodo Devoniano, circa 200 milioni di anni fa. Le specie oggi esistenti presentano uno sviluppo modesto con piccoli fusti molto ramificati, con portamento prostrato o eretto, che danno attacco a foglie altrettanto piccole e squamiformi, dotate, alla base, di un’appendice o ligula, avente la funzione di assorbimento dell’acqua.
Selaginella martensii (Giardino Botanico di Berlino) (foto www.agraria.org)
Selaginella kraussiana: questa specie rampicante presenta steli sottili dai quali, alle diramazioni, si originano radici avventizie. L’aspetto globale è quello di un denso cuscino di foglie verde chiaro. È caratterizzata da una crescita molto rapida. La varietà “Aurea”, presenta il fogliame di colore verde e oro.
Selaginella lepidophylla: detta anche “pianta della resurrezione” o “rosa di Gerico”, viene venduta in mazzi secchi, che tornano verdi se immersi in acqua. Da questo fenomeno derivano i nomi comuni.
Selaginella martensii: originaria del Messico, questa specie erbacea, sempreverde presenta fusti non molto lunghi, molto ramificati, con portamento eretto per quasi tutta la lunghezza e incurvati all’estremità, praticamente ricoperti di foglie carnose e squamose, lunghe poco più di un centimetro, molto appressate e di colore verde lucente. L’insieme dà l’impressione di una fronda di felce.
Rosa di Gerico Selaginella lepidophylla
Temperatura: la temperatura minima invernale non deve essere inferiore a 10-16 °C. Non tollera le correnti d’aria.
Luce: buona, ma senza eccedere, assolutamente al riparo dai raggi del sole.
Annaffiature e umidità ambientale: annaffiare frequentemente. Il substrato non dovrebbe mai asciugarsi, ma neanche risultare impregnato di acqua. Bisognerà curare molto il drenaggio del terreno e del vaso. L’acqua da usare dovrebbe essere bollita a lungo e addizionata di un cucchiaino di aceto per ogni litro. L’umidità ambientale dovrà essere elevata con ogni mezzo a disposizione: ottimo sistema risulta quello di posizionare il vaso su una terrina contenente ciottoli mantenuti costantemente bagnati. Anche le spruzzature del fogliame sono molto gradite, ma bisogna utilizzare sempre acqua tiepida, perché quella fredda provoca danni irreparabili.
Substrato: composta non calcarea, formata da torba, muschio e sfagno triturati in parti uguali.
Concimazioni ed accorgimenti particolari: si rinvasa ogni anno in primavera e in contemporanea si pratica una potatura dei rami troppo sviluppati (fino a metà della loro lunghezza), allo scopo di mantenere una forma armonica e compatta. Ogni 3-4 settimane, somministrare del concime liquido (un quarto della dose indicata), con l’acqua dell’annaffiatura.
Moltiplicazione: si possono ottenere nuovi esemplari, in primavera, per talea. Questa dovrà essere interrata per un centimetro in un vaso, riempito con la composta usata per le piante adulte, che andrà messo in cassone da riproduzione alla temperatura di 18-24 °C. A radicazione avvenuta (di solito due settimane) i contenitori dovranno essere tolti dalla cassetta da riproduzione e le talee dovranno essere trattate come piante adulte.
Potatura: si potano i rami troppo sviluppati, fino a metà della loro lunghezza, in occasione del rinvaso, in primavera.
- Foglie che si accartocciano e imbruniscono: scarsa umidità ambientale.
- Piante che avvizziscono: annaffiature insufficienti (probabilmente il terreno si è asciugato).