Nome comune: Platicerium o Corna di cervo.
Genere: Platycerium.
Famiglia: Polipodiaceae.
Etimologia: dal greco “platis”, grande e ”keras”, corno, per la forma delle fronde.
Provenienza: Africa, America tropicale, Australia, Malaysia, Madagascar.
Descrizione genere: comprende 17 specie di felci epifite, che nel loro paese di origine, crescono spontanee sugli alberi, alla biforcazione dei rami o nelle anfrattuosità del tronco. Tutte le specie presentano due tipi di fronde: sterili e fertili. Le prime hanno forma arrotondata e appiattita e sono disposte una sopra l’altra, a formare un involucro alla base della pianta con lo scopo di trattenere residui terrosi, muschiosi, foglie morte e quant’altro possa fornire nutrimento. Inizialmente di colore verde, tendono a diventare marroni con il tempo, assumendo l’aspetto di foglie secche. Le fronde fertili, che rimangono costantemente verdi, sono grandi, pendule, profondamente lobate o bilobate in prossimità dell’estremità (tanto da ricordare le corna di cervo) e portano sulla pagina inferiore le spore per la riproduzione. Sono piante adatte alla coltivazione in serra e appartamento, sia in vaso che in paniere sospeso.
Platycerium bifurcatum (foto www.agraria.org)
Platycerium alcicorne: originaria del Madagascar e della Polinesia, questa felce presenta foglie fertili, lunghe anche 90 cm., di colore grigio-verde, ricoperte di un sottile feltro biancastro, dal portamento relativamente eretto e dalla caratteristica forma a corna d’alce. Specie delicata, richiede un’elevata umidità ambientale.
Platycerium bifurcatum: originaria delle zone temperate dell’Australia, questa specie, simile alla precedente, se ne differenzia per il portamento delle foglie fertili che è ricadente, anziché eretto. È, inoltre, più facilmente coltivabile e riproducibile nei nostri appartamenti.
Platycerium coronarium: originaria delle Filippine, questa felce presenta foglie fertili ricadenti, lunghe fino a 1,5 m.
Platycerium ellisii: proviene dal Madagascar questa felce di piccola taglia, con le foglie sterili reniformi e quelle fertili profondamente lobate, a forma di ventaglio.
Platycerium grande: originaria dell’Australia e della Malaysia, questa felce ha fronde fertili lunghe fino a 1,8 m e fronde sterili larghe fino a 1,2 m., evidenti e chiare, che si ripiegano verso l’alto e si dividono all’estremità.
Platycerium willinckii: specie originaria di Giava che presenta fronde fertili, allungate, strette e ricoperte di uno strato di feltro bianco. È robusta e adatta alla coltivazione in appartamento.
Platycerium bifurcatum (foto www.agraria.org)
Temperatura: la temperatura media di coltura deve essere mantenuta intorno a 20 °C. La minima invernale non dovrebbe essere inferiore a 12 °C per le specie adatte alla coltivazione in appartamento (P. bifurcatum e P. willinckii) e a 16 °C per le specie da serra calda.
Luce: buona, intensa e diffusa, al riparo dai raggi diretti del sole.
Annaffiature e umidità ambientale: annaffiare abbondantemente in primavera-estateee; ridurre le somministrazioni in autunno-inverno, senza lasciare che il terreno si asciughi del tutto. Si dovrebbe utilizzare acqua non calcarea a temperatura ambiente. Qualora le foglie sterili abbiano aggirato la superficie del vaso, rendendo difficoltosa la somministrazione di acqua, si potrà procedere per immersione. L’umidità ambientale dovrebbe essere innalzata con ogni mezzo (nebulizzare acqua sul fogliame e porre il vaso su terrine riempite di ciottoli, mantenuti sempre bagnati).
Substrato: composto da torba, sfagno e terra di foglie non matura.
Concimazioni ed accorgimenti particolari: nel periodo primaverile-estivo si può somministrare del concime liquido ogni 4-6 settimane. Queste felci devono essere coltivate in vasi piccoli, più larghi che profondi. In alternativa si può anche scegliere di fissare la pianta a un pezzo di tronco o corteccia d’albero, con del filo di nylon. In poco tempo le foglie sterili si avvolgeranno intorno al supporto, riproducendo quello che avviene in natura. In questo caso le annaffiature dovranno essere fatte per immersione, lasciando sgrondare bene la pianta prima di riporla al suo posto.
Si riproducono per mezzo delle spore, ma non in appartamento. Nuovi esemplari, invece, potranno essere ottenuti facilmente piantando i nuovi getti, che si formano alla base della pianta (allorché si cominciano a differenziare le prime fronde), in vasi riempiti di torba e sfagno, tenuti alla temperatura di 20 °C, con una elevata umidità ambientale (vedi consigli alla voce annaffiature e umidità ambientale). Il periodo migliore per tale pratica è la primavera nuove piantine dovranno essere trattate come adulte.
- Fronde molli e cadenti: annaffiature o temperatura insufficienti.
- Cocciniglie cotonose: può attaccare le piante, specie in presenza di clima caldo e secco. Bisogna asportarle, trattare la pianta con un prodotto anticoccidico ed elevare il tasso di umidità ambientale (le spruzzature e i lavaggi fogliari permettono di eliminare le cocciniglie allo stato larvale). In alternativa al prodotto chimico, si possono strofinare le parti colpite con un batuffolo di cotone bagnato con acqua e alcool. Nel levare i parassiti fare attenzione a non asportare lo strato di feltro bianco.
- Cocciniglie brune: si manifestano con la formazione di escrescenze (determinate dal piccolo “guscio”) marroni e conferendo alla pianta un aspetto nerastro e appiccicoso (a causa della produzione da parte della pianta di sostanze zuccherine che la rendono soggetta all’attacco di funghi e fumaggini). Si combattono asportandole e trattando la pianta con un prodotto anticoccidico o strofinando le parti colpite con un batuffolo imbevuto di acqua e alcool. Nel levare i parassiti fare attenzione a non asportare lo strato di feltro bianco.