Nome comune: Pilea.
Genere: Pilea.
Famiglia: Urticaceae.
Etimologia: dal latino “pileus”, berretto in feltro, che a sua volta deriva dal greco “pilos”, indicante qualsiasi cosa fatta in feltro. Il motivo di questo nome è da ricercare nel fatto che i fiori femminili presentano i segmenti del perianzio che ricoprono l’achenio.
Provenienza: regioni tropicali di Asia e America.
Descrizione genere: comprende circa 400 specie di piante perenni (raramente annuali), dalle foglie persistenti e ornamentali, adatte alla coltivazione in appartamento o serra.
Pilea cadierei (Giardino Botanico di Berlino) (foto www.agraria.org)
Pilea cadierei: originaria dell’Indocina, questa specie a fusto eretto e ramificato presenta foglie opposte, picciolate, lunghe circa 10 cm., con lamina obovata, ad apice acuminato e a margini crenati, di colore verde con macchie argentee, sulla pagina superiore e verde pallido su quella inferiore. Le venature sono depresse e la porzione di lamina tra di esse compresa risulta rilevata. Le nuove foglie sono protette da stipole caduche di colore rosa. Può emettere radici da qualsiasi punto del fusto, anche se di preferenza compaiono ai nodi. La pianta tende a spogliarsi alla base. Regolari cimature aiuteranno a mantenere gli esemplari compatti e ordinati. Cresce fino a 30 cm. di altezza.
Pilea microphylla o P. muscosa: originaria dell’America tropicale questa specie cespitosa, che cresce fino a 15-30 cm. di altezza, presenta fusti carnosi che portano esili foglioline, dai margini frastagliati, di colore verde chiaro, che la fanno somigliare a una felce. In estate produce infiorescenze ascellari, formate da fiori, che, a maturità, con uno scatto improvviso emettono nuvole di polline. Questo fenomeno le ha valso il soprannome di “pianta fuoco d’artificio”.
Pilea mollis: originaria dell’America Centrale, questa specie presenta foglie dalla lamina corrugata di colore verde, con venature più chiare e ricoperte di peluria. La varietà “Moon Valley” ha foglie con sfumature gialle e ramate.
Pilea mummularifolia: originaria delle Antille, questa pianta rampicante presenta foglie verde chiaro e si presta alla coltivazione in panieri sospesi.
Pilea repens: originaria dell’America Centrale, questa specie probabilmente è da considerarsi un ibrido di P. spruceana o involucrata (originaria del Perù). Secondo gli autori americani esiste una vera e propria P. repens, ma non corrisponde alla specie coltivata da noi. Questa presenta fusti con internodi molto ravvicinati, che portano foglie opposte, quasi sessili, decussate (disposte a croce con le precedenti e le seguenti), dalla lamina ovato-acuminata, a margini crenati, percorsa longitudinalmente da tre venature profonde e depresse, che delimitano porzioni di tessuto bolloso, rilevato e tomentoso. Il colore di fondo è il verde, ma in ambienti molto luminosi possono comparire sfumature bronzate, specie ai margini. Solitamente in appartamento la pianta ramifica molto e, a causa dell’ambiente scarsamente umido, tende a perdere le foglie basali. Le foglie rimanenti divengono più piccole e tornano verdi, perdendo i riflessi bronzati e ramati. Questa specie necessita di una temperatura minima invernale di almeno 16 °C.
Pilea serpyllifolia
Pilea serpyllifolia (Giardino Botanico di Berlino) (foto www.agraria.org)
Temperatura: la temperatura minima invernale non deve essere inferiore a 10 °C (16 °C per P. repens); con temperature elevate è attaccata dalle cocciniglie.
Luce: posizione ombreggiata in estate, molto luminosa in inverno.
Annaffiature e umidità ambientale: annaffiare abbondantemente e regolarmente in primavera-estate (2-3 volte la settimana); ridurre le somministrazioni in autunno-inverno, tanto da mantenere il substrato appena umido. L’umidità ambientale dovrebbe essere alta (specialmente per P. repens) e incrementata spruzzando il fogliame (a parte le specie a foglie tomentose) con acqua tiepida o mettendo i vasi su terrine contenenti ciottoli, mantenuti sempre bagnati.
Substrato: poroso e leggero, composto di terra di foglie, torba e terra concimata con l’aggiunta di sabbia. Il drenaggio dovrà essere perfetto per evitare ristagni d’acqua.
Concimazioni ed accorgimenti particolari: rinvasare annualmente in aprile. Nel periodo estivo somministrare concime liquido a cadenza bisettimanale. Per P. cadierei, la cimatura degli apici in primavera stimola la crescita.
Moltiplicazione: si possono ottenere nuovi esemplari mettendo a radicare talee, sia apicali che di porzione di fusto, lunghe 10 cm. (prelevate a maggio), in vasi, contenenti torba e sabbia, alla temperatura di 18-20 °C. A radicazione avvenuta si procede al rinvaso delle nuove piantine. P. cadierei radica anche in acqua pura.
Potatura: per P. cadierei, la cimatura degli apici in primavera stimola la crescita. In ogni caso, in occasione del rinvaso è bene accorciare gli steli della metà e cimare i getti cresciuti durante la stagione, allo scopo di mantenere un aspetto compatto e ordinato.
- Afidi: attaccano foglie e fiori. Succhiano la linfa e rendono la pianta appiccicosa. Si eliminano lavando la pianta e trattandola con insetticidi specifici.
- Muffa grigia: è un fungo (Botrytis cinerea) che provoca la comparsa di macchie scure e, successivamente, di ammassi polverulenti grigi su foglie e fiori. È facilitata nella sua diffusione da piantagioni molto fitte. Bisogna eliminare le parti colpite e l’eventuale terriccio “ammuffito”, nonché trattare la pianta con un prodotto anticrittogamico.
- Cocciniglie cotonose: può attaccare le piante, specie in presenza di clima caldo e secco. Bisogna asportarle, trattare la pianta con un prodotto anticoccidico ed elevare il tasso di umidità ambientale (le spruzzature e i lavaggi fogliari permettono di eliminare le cocciniglie allo stato larvale). In alternativa al prodotto chimico, si possono strofinare le parti colpite con un batuffolo di cotone bagnato con acqua e alcool.
- Foglie che appassiscono: annaffiature troppo scarse o abbondanti.
- Vegetazione scarna e scolorita: esposizione poco luminosa.