Filodendro - Philodendron spp.
Atlante delle piante da vaso - Piante da appartamento e da balcone

Classificazione, provenienza e descrizione

Nome comune: Filodendro.
Genere: Philodendron.

Famiglia: Araceae.

Etimologia: dal greco “philos”, caro, diletto e ”dendron”, albero, a indicare il portamento rampicante della maggior parte delle specie appartenenti al genere, che, nei paesi di origine, crescono avvinghiati agli alberi che forniscono loro supporto.
Provenienza: zone tropicali e sub-tropicali dell’America Meridionale (in modo particolare Brasile, Guyana, Colombia).

Descrizione genere: comprende oltre 275 specie di piante sempreverdi striscianti e decombenti, rampicanti, erette con breve fusto e persino semi-arborescenti o epifite. Il grande dimorfismo, che talvolta esiste tra lo stadio giovanile e quello adulto, ha reso più difficile la classificazione delle specie appartenenti al genere, tanto che a volte sono stati classificati come appartenenti a specie diverse esemplari che, invece, dovevano le loro differenze morfologiche al diverso stadio di vita in cui si trovavano ad essere. La materia viene complicata inoltre dalla presenza di un grande numero di ibridi primari, naturali e originari, o apparsi in coltivazione, anche per mutazione. La maggior parte delle specie, comunque, emette radici aeree a livello dei nodi, per mezzo delle quali quelle rampicanti si attaccano ai tutori. Le foglie hanno forma e dimensione variabile: spesso sono ovali, cuoriformi o più o meno allungate o sagittate, con i margini interi, lobati o settati in vari modi. Talvolta, come detto prima, il colore e la forma si evolvono con lo stadio della pianta. Di solito, comunque presentano tinta unita, verde brillante, talvolta con nervature evidenti (sono rare le varietà a foglie variegate e comunque molto delicate e non adatte alla coltivazione in appartamento). Le foglie prendono inserzione sul fusto con un picciolo genicolato (che cambia direzione improvvisamente), spesso molto lungo, che può essere o no guainante e alato alla base. Le foglie giovani nascono convolute in stipole avvolgenti, che cadono solo al completo sviluppo del picciolo. L’infiorescenza è quella tipica della famiglia: formata da fiori unisessuali portati su uno spadice carnoso, più o meno, protetto e avvoltoda una spata. Il frutto che segue è una bacca. Solitamente le piante non fioriscono in coltivazione e, anche in serra, può capitare solo su esemplari di molti anni.

Philodendron cordatum Philodendron cordatum (foto www.agraria.org)

Specie e varietà

Philodendron andreanum o P. melanochrysum: originaria della Colombia, questa specie rampicante, che di solito viene commercializzata nella forma giovanile, può raggiungere i 2 m. di altezza. Le foglie, cuoriformi, con la lamina verde scuro, vellutata e con nervature verde pallido, sulla pagina superiore e porpora con riflessi ramati, su quella inferiore, misurano 15 cm. nella forma giovani e anche 60 cm. in quella adulta.

Philodendron bipennatifidum: originaria del Brasile, questa specie non rampicante è caratterizzata da un fusto corto e spesso sul quale si inseriscono i lunghi piccioli delle foglie. Queste nello stadio giovanile presentano forma a cuore con margine talvolta leggermente inciso; mentre in quello adulto (che comincia a due anni) presentano la lamina profondamente incisa, talvolta fino alla nervatura centrale, tanto da sembrare divisa in tante piccole foglioline. Può raggiungere l’altezza di 1,2 m.; mentre le foglie adulte possono misurare 60 cm. di lunghezza e 45 cm. di larghezza.

Philodendron “Burgundy”: è un ibrido commerciale, a portamento rampicante, diffuso e resistente, che nel suo aspetto rivela caratteri derivanti da P. hastatum, P. erubescens, P. imbe e P. wedlandii. Presenta fusti di colore rosso vinaccia, sui quali prendono attacco i piccioli delle foglie, alati e dello stesso colore dei fusti. La lamina fogliare è grande, sagittato-acuminata, con la base cordata o astata, di consistenza coriacea, di colore verde con riflessi rossastri e con la parte inferiore della vena centrale dello stesso colore del fusto e dei piccioli. Le stipole che avvolgono le foglie giovani sono anch’esse rosso vinaccia. È una specie a crescita molto lenta. A parte il rispetto delle norme colturali tipiche di tutto il genere, per ottenere begli esemplari occorrerà porre la pianta in un ambiente particolarmente luminoso e con un buon tasso di umidità (utili, a tale scopo, lavaggi delle foglie e una terrina con ciottoli bagnati sulla quale porre il vaso). In assenza di questi due requisiti, gli internodi si allungheranno e le foglie tenderanno a perdere le sfumature rossastre e a divenire più piccole.

Philodendron cordatum: originaria del Brasile, questa specie, che spesso viene confusa con P. scandens e P. oxicardium (che taluni considerano la stessa specie, rispettivamente in forma giovanile e adulta), presenta portamento rampicante con fusti esili, che portano foglie dalla lamina cuoriforme, cordata, con apice acuminato, di consistenza coriacea e lucida, che nello stadio adulto arriva a misurare anche 30 cm. di lunghezza. Particolarmente resistente sia al caldo che al “freddo”, può tollerare anche temperature intorno a 10 °C e ambienti poco luminosi. In questo ultimo caso, però, gli internodi tenderanno ad allungarsi e le foglie a rimanere di dimensioni ridotte. Nella stagione invernale necessita di annaffiature ancora più ridotte delle altre specie del genere, data la tendenza a marcire dell’apparato radicale. Per lo stesso motivo le talee dovranno essere interrate pochissimo, in modo da non determinare un eccesso di umidità attorno ai nodi.

Philodendron devansayeanum: originaria del Perù, questa specie a portamento strisciante presenta fusti che portano grandi foglie erette dalla lamina rossa nello stadio giovanile e verde brillante in quello adulto.

Philodendron “Emerald Queen”: ibrido di origine sconosciuta, vigoroso e a portamento rampicante, presenta foglie astate, verdi e lucide. È discretamente resistente sia alle basse temperature che ad ambienti poco luminosi, anche se, con poca luce, le foglie tenderanno a diventare più piccole.

Philodendron erubescens: originaria della Colombia, questa specie rampicante, che può raggiungere i 2 m. di altezza, presenta foglie, lunghe 20-30 cm., sagittate e di colore rosa nello stadio giovanile e verde scuro con riflessi ramati, in quello adulto.

Philodendron fragrans: originaria del Brasile meridionale, questa specie non è molto diffusa, anche se in commercio si possono trovare ibridi che derivino anche da essa. Presenta portamento rampicante e crescita lentissima. Le foglie sono grandi, con lamina verde lucido, cordata alla base, leggermente acuminata e con la parte compresa tra le nervature depresse corrugata. In natura più che rampicante è strisciante e, per mantenerla eretta, sono necessari forti tutori. Non tollera le basse temperature e più delle altre specie ha bisogno di un elevato tasso di umidità ambientale.

Philodendron gloriosum: originaria della Colombia, questa specie rampicante presenta foglie cuoriformi dal colore verde brillante e dalle nervature grigie.

Philodendron hastatum o P. domesticum: proviene dal Brasile questa specie rampicante caratterizzata dall’avere foglie, lunghe 20-40 cm., di consistenza piuttosto carnosa e dalla lamina verde brillante che, sagittata allo stadio giovanile, tende a divenire astata e leggermente ondulata in quello adulto. È una specie a crescita piuttosto rapida, che può raggiungere anche notevoli altezze (1,5 m.), se fornita di tutore che le dia la giusta stabilità. Ha dato origine a numerosi ibridi, alcuni dei quali non rampicanti. Una scarsa luminosità ambientale determinerà l’allungarsi degli internodi, nonché la perdita il ridursi delle dimensioni e della caratterizzazione delle foglie. Le piante che si trovano in commercio presentano i piccioli delle foglie piuttosto eretti, dato che ricevono la luce dall’alto. In appartamento tenderanno a rivolgersi dal lato verso il quale arriva la luce, inclinando anche i fusti. Si può evitare questo inconveniente girando la pianta di tanto in tanto.

Philodendron laciniatum: originaria del Perù, questa specie rampicante presenta fusti esili sui quali trovano attacco i lunghi piccioli delle foglie caratterizzate dalla lamina verde scuro divisa in cinque lobi (talvolta lobati a loro volta negli esemplari adulti), dei quali quelli laterali più o meno distanziati e ricurvi e quello centrale acuminato e più grande e più lungo degli altri. Le vene sono depresse e fortemente segnate. Gli esemplari di questa specie hanno forte tendenza a fronteggiare la sorgente luminosa (disporsi nella direzione della stessa) e sarà bene non contrastarla, dato che difficilmente si riuscirebbe a farli crescere eretti anche con illuminazione proveniente dall’alto. La pratica di girare il vaso periodicamente potrebbe dare, come unico risultato, quello di ottenere esemplari contorti e disarmonici. Durante l’inverno, la scarsa luminosità può determinare il formarsi di foglie più piccole e stentate. In tal caso sarà bene, nella primavera successiva, potare la pianta fino all’ultima foglia di dimensioni normali.

Philodendron panduriforme o P. panduraeforme: questa specie, originaria del Brasile meridionale, presenta foglie coriacee, di colore verde oliva e dalla forma pandurata. Con tale termine, derivante dal latino “pandura” (nome di una cetra), si indica ogni foglia, la cui forma ricordi quella di una cassa armonica a corde (violino o simili). Nel caso specifico la lamina fogliare presenta un vasto seno basale con due ampi lobi laterali e un lobo centrale, che, dopo essersi ristretto nella parte centrale, si allarga nuovamente fino all’apice ottuso. La specie non è molto diffusa, dato che non si adatta molto alla coltivazione in appartamento (essendo più delicata e necessitando di maggiore calore e umidità ambientale, rispetto alle altre specie del genere).

Philodendron pennatifidum: specie a portamento suffruticoso proveniente da un areale discretamente vasto, che va dal Venezuela all’Amazzonia, al quale, forse proprio per alla presenza di varietà locali, sono dovute le differenze, anche notevoli, che si riscontrano nei vari esemplari. In natura può assumere proporzioni quasi arboree; mentre in coltivazione si mantiene di dimensioni ridotte, con tronco corto (difficilmente supera i 50 cm.)e un ciuffo apicale di foglie, dalla lamina profondamente pennata con i segmenti ben divisi e percorsi da una importante venatura depressa, portate da piccioli lunghi e punteggiati di rosso. Il colore delle foglie è verde brillante, ma con buona luce può assumere anche riflessi metallici. La specie può essere confusa con P. bipennatifidum, ma questo però presenta lobi più stretti e lunghi e, quelli basali, pennati a loro volta. Anche nel caso di P. pennatifidum la coltivazione in appartamento, o comunque in ambienti in cui la luce non provenga dall’alto, determina il distorcersi dei piccioli. Si può cercare di arginare il fatto girando il vaso di tanto in tanto. L’umidità ambientale dovrebbe essere innalzata con ogni mezzo (lavando e spruzzando spesso il fogliame e ponendo i vasi su terrine riempite di ciottoli mantenuti sempre umidi) e la temperatura non dovrebbe mai scendere sotto i 13 °C. Gli esemplari vecchi possono emettere polloni basali, che possono essere ripiantati singolarmente, anche se la crescita e la caratterizzazione delle foglie è molto lenta. Se si vogliono ridurre le dimensioni di un esemplare diventato troppo grande, lo si può capitozzare, utilizzando l’apice come una talea.

Philodendron sagittifolium: originaria del Messico, questa specie rampicante presenta foglie sagittate di colore verde scuro. Può crescere fino a 1,5 m.

Philodendron scandens o P. cuspidatum: questa specie rampicante, originaria dell’America Centrale, presenta fusti sottili che portano foglie cuoriformi, lunghe 10 cm. e larghe 8 cm., con apice appuntito, di colore verde scuro (verde bronzato allo stadio giovanile). Le stipole sono rosate. È particolarmente adatto alla coltivazione in appartamento, dove può raggiungere anche i 2 m. di altezza. Specie resistentissima, tollera con disinvoltura l’atmosfera inquinata, temperature alte e basse (fino a 7 °C) e ambienti scarsamente illuminati (anche se in questo caso le foglie rimangono più piccole del normale). Ha la tendenza ad emettere radici aeree a livello dei nodi. Può essere coltivata come decombente. È colpito facilmente da marciumi radicali e, per questo motivo, deve essere annaffiato con molta moderazione nel periodo invernale. Molti autori lo considerano una forma giovanile di P. oxycardium.

Philodendron selloum: originaria del Brasile, questa specie a portamento eretto e suffruticoso può raggiungere i 2,5 m. di altezza. In natura può assumere portamento arboreo o epifita, crescendo sugli alberi e lasciando arrivare a terra le radici aeree, robuste e carnose, che si formano dalla cicatrice lasciata dalle foglie cadute. Presenta foglie verde scuro, dalla lamina bipennata e ondulata ai margini dei segmenti, portate da piccioli molto lunghi che si dispongono a formare un grande cespo. È particolarmente adatto ad ambienti grandi, freschi, arieggiati e luminosi. Può resistere anche a temperature di pochi gradi sopra lo zero. Non ha bisogno di vasi grandi, purché si assicurata la stabilità della pianta. Nelle nostre regioni a clima mite può essere tenuto all’aperto per buona parte dell’anno, purché in posizione semi-ombreggiata, anche se esemplari molto vecchi possono tollerare anche il sole diretto (tranne che in periodi caldi e asciutti).

Philodendron squamiferum: originaria della Guyana, questa specie rampicante presenta aspetto molto simile a P. laciniatum, differendo da questo per i piccioli ricoperti di setole di colore variabile dal verde al rossastro. Le norme colturali sono le stesse del genere e della specie P. laciniatum. Spesso gli esemplari che si trovano in commercio non appartengono né all’una né all’altra specie, essendo in realtà incroci fra le due. È ad esempio il caso della cultivar “Florida”, più resistente e compatta che presenta una leggera peluria sui piccioli e foglie dai lobi più grandi.

Philodendron wendlandii: originaria del Costa Rica, questa specie non rampicante presenta foglie dalla lamina ovale, di colore verde lucido, lunga circa 30 cm., con una nervatura centrale spessa. Queste sono portate da piccioli lunghi 15 cm. e disposte a costituire un cespuglio a rosetta.

Philodendrum selloum Philodendrum selloum (foto www.agraria.org)

Philodendron “Emerald Queen” Philodendron “Emerald Queen” (foto www.agraria.org)

Esigenze ambientali, substrato, concimazioni ed accorgimenti particolari

Temperatura: la temperatura minima invernale dovrebbe essere compresa tra 15 e 17 °C, mai inferiore a 13 °C. Le piante non tollerano correnti d’aria. Temperature inferiori a 10 °C possono risultare fatali.
Luce: tollerano anche ambienti non molto luminosi, ma crescono meglio se esposti a buona luce diffusa. Essendo piante del sottobosco, non tollerano i raggi diretti del sole.
Annaffiature e umidità ambientale: annaffiare abbondantemente in primavera-estate; ridurre la frequenza delle somministrazioni in autunno-inverno (incrementando l’umidità atmosferica) tanto quanto basta a mantenere il substrato umido, senza farlo seccare. Il fabbisogno di umidità ambientale varia a seconda delle specie, ma tutte vivono male in ambienti troppo secchi e caldi (specie in inverno). Le specie rampicanti necessitano di supporti da poter inumidire per integrare la funzione delle radici avventizie che compaiono ai nodi. La maggior parte delle specie si avvantaggerà di spruzzature al fogliame (anche 1-2 volte al giorno) e del posizionamento su terrine contenenti ciottoli, mantenuti costantemente bagnati.
Substrato: una miscela a base di terra di foglie e torba, con aggiunta di sabbia. Dovranno essere evitati in ogni modo i ristagni d’acqua, al fine di evitare sofferenze per le radici di consistenza carnosa e facilmente soggette a marciumi.
Concimazioni ed accorgimenti particolari: le piante non hanno bisogno di vasi eccessivamente grandi. Si rinvasano a primavera solo se hanno raggiunto dimensioni troppo grandi per il contenitore; altrimenti è sufficiente sostituire lo strato superficiale (5 cm.) di terreno con nuovo substrato. Le specie rampicanti necessitano di un tutore ricoperto di sfagno, che dovrà essere mantenuto costantemente umidio, per permettere alla pianta di arrampicarsi e assorbire acqua attraverso le radici avventizie. In primavera-estate somministrare concime liquido ogni quindici giorni, nell’anno in cui non si procede al rinvaso (che dovrà essere eseguito in primavera, ogni due anni). I Philodendron gradiscono un ambiente aerato, ma non tollerano le correnti d’aria. Temperature inferiori a 10 °C possono risultare fatali per le specie di questo genere. P. scandens necessita di cimature per mantenere un aspetto compatto e cespuglioso.

Moltiplicazione

Si possono ottenere nuovi esemplari utilizzando talee apicali (lunghe almeno 15 cm. e con una foglia ben sviluppata) o di fusto (che presentino almeno tre nodi). Queste dovranno essere messe a radicare in contenitori riempiti di torba, tenuti alla temperatura di 24-25 °C, in un luogo con elevata umidità ambientale. A radicazione avvenuta le nuove piantine possono essere trapiantate e trattate come esemplari adulti. La maggior parte delle specie radicherà anche in acqua pura. Esemplari con fusto legnoso o semilegnoso possono essere moltiplicati anche per margotta. La semina si esegue in primavera, in ambiente protetto (a circa 26 °C). A germinazione avvenuta le piantine dovranno essere ripicchettate in vasi di 8 cm. di diametro.

Malattie, parassiti e avversità

- Foglie che appassiscono: annaffiature troppo scarse.

- Foglie che scoloriscono: annaffiature eccessive.

- Foglie appassite e ingiallite: temperatura inferiore a 13 °C.

- Cocciniglie cotonose: può attaccare le piante, specie in presenza di clima caldo e secco. Bisogna asportarle, trattare la pianta con un prodotto anticoccidico ed elevare il tasso di umidità ambientale (le spruzzature e i lavaggi fogliari permettono di eliminare le cocciniglie allo stato larvale). In alternativa al prodotto chimico, si possono strofinare le parti colpite con un batuffolo di cotone bagnato con acqua e alcool.

- Cocciniglie brune: si manifestano con la formazione di escrescenze (determinate dal piccolo “guscio”) marroni e conferendo alla pianta un aspetto nerastro e appiccicoso (a causa della produzione da parte della pianta di sostanze zuccherine che la rendono soggetta all’attacco di funghi e fumaggini). Si combattono asportandole e trattando la pianta con un prodotto anticoccidico o strofinando le parti colpite con un batuffolo imbevuto di acqua e alcool.

- Ragnetto rosso: acaro che si sviluppa facilmente in ambienti caldi e secchi. Se ne può prevenire la comparsa spruzzando le foglie e mantenendo alta l’umidità ambientale (ad esempio ponendo la pianta su una terrina riempita di ciottoli tenuti sempre bagnati, facendo attenzione che l’acqua non raggiunga mai il fondo del vaso). Si combatte con prodotti acaricidi.

- Muffa grigia: è un fungo (Botrytis cinerea) che provoca la comparsa di macchie scure e, successivamente, di ammassi polverulenti grigi sulle foglie. Bisogna eliminare le parti colpite e l’eventuale terriccio “ammuffito”, nonché trattare la pianta con un prodotto anticrittogamico.

Nome genere I - Z
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