Regione: Abruzzo
Zona di produzione: Media valle del Sangro in provincia di Chieti (Comuni di Montenerodomo, Pizzoferrato, Gamberale e Civitaluparella).
La “Patata Sessanta dei Monti Pizzi” è attualmente coltivata da tre aziende “custodi” nel Parco della Majella. Nel 2020 è stata iscritta all'anagrafe regionale della biodiversità vegetale della Regione Abruzzo.
Questa varietà locale è il frutto del lavoro di selezione realizzato dagli agricoltori locali nei secoli. La patata si diffuse infatti in Abruzzo negli ultimi decenni del Settecento per diventare una delle colture più praticate nelle vallate montane, soprattutto dopo la carestia del 1817. I Monti Pizzi, terre “tra le più nascoste d’Abruzzo”, secondo Benedetto Croce, e oggi parte del Parco Nazionale della Majella, sono tra le aree da sempre più vocate a questo tipo di coltivazione che spesso veniva praticata su terreni terrazzati. Ne riporta una testimonianza anche il pittore inglese Edward Lear che, nel corso di un viaggio da Montenerodomo a Torricella Peligna, avvenuto nel 1843, ricorda di aver attraversato “interminabili campi di patate la maggior ricchezza di Monte Nero d’Omo”.
Patata Sessanta dei Monti Pizzi
La patata sessanta è una varietà tradizionale tardiva, dalla forma oblunga, buccia rossa e pasta bianca e soda, che si raccoglie tra agosto e settembre.
Le patate sono protagoniste di molte ricette locali. Dai gnocchi alle patate fritte con l’uovo, una pietanza molto diffusa in passato, ma anche cotte nella “ricciarella sotto il coppo”. Il coppo è un coperchio concavo in ferro usato per la cottura lenta con la brace. Posto sopra i tegami o le teglie con all’interno gli alimenti da cucinare e sistemato accanto alla brace – spesso all’interno del camino – sfrutta l’umidità che si concentra sotto il coppo per cuocere. Con questa tecnica di cottura le patate o le carni risultano molto morbide e saporite.
Con le patate lesse e amalgamate alla farina di grano tenero si preparano anche una polenta bianca e il pane di patate.