Regione: Toscana
Zona di produzione:
Famiglia: Leguminosae (Fabaceae)
Specie: Cicer arietinum L., 1753
.Il cece è un prodotto di lunga tradizione in Toscana e in particolare nella Maremma. La diffusione della coltivazione di questa varietà di cece in diverse zone della Maremma grossetana, ha suggerito di affiancare al nome "Cece di Sorano" quello di "Cece rugoso della Maremma".
Cece rugoso della Maremma
La varietà è caratterizzata da semi di piccola pezzatura (diametro 0,8cm) e dal colore nocciola chiaro.
Cece rugoso della Maremma - Fioritura (foto http://germoplasma.arsia.toscana.it)
Si sviluppa su un'ampia gamma di terreni prediligendo quelli profondi, ben drenati nei quali a causa del notevole sviluppo del suo apparato radicale, resiste bene alla siccità. E' poco tollerante nei confronti dei terreni salini ed alcalini ed inoltre l'eccessiva presenza di calcare attivo influenza negativamente la qualità della granella (i semi presentano un tegumento più spesso ed impermeabile). La specie presenta un consumo idrico nell'intero ciclo colturale stimabile intorno ai 450 mm: le sue caratteristiche morfo-fisiologiche le consentono di avere un'ottima capacità di estrazione dell'acqua dal terreno per cui può essere realizzata senza apporti idrici artificiali. Al contrario, l'eccesso di pioggia favorisce lo sviluppo di malattie fungine, problemi di allegagione e spesso eccessivo sviluppo vegetativo causa di successivi allettamenti. L'influenza della temperatura sullo sviluppo della pianta, sulla sua fenologia e riproduzione, si evidenzia in modo particolare durante la formazione dei bottoni fiorali (occorrono almeno 25°C) e durante la formazione del seme (temperature sopra 30°C possono risultare dannose).
E' una coltura miglioratrice che attraverso l'azotofissazione lascia nel terreno una quantità di azoto pari a circa 30-40 kg/ha; per l'epoca di raccolta piuttosto anticipata rispetto ad altre colture, consente di effettuare la lavorazione principale del terreno presto con notevoli benefici per la coltura che segue. Per motivi di ordine sanitario è preferibile evitare avvicendamenti troppo stretti preferendo rotazioni più ampie: per ritornare sullo stesso appezzamento è preferibile rispettare un intervallo di tempo di almeno 4 anni.
In considerazione del suo importante accrescimento radicale, è necessario adottare lavorazioni profonde che favoriscono l'accumulo di acqua e lo sviluppo in verticale delle radici; alla tradizionale aratura a media profondità, possiamo realizzare anche tecniche di lavorazione a due strati, operando una disgregazione del terreno più in profondità, rimescolando il terreno soltanto nello strato più superficiale (25-30cm).
Nelle aree dove la potenzialità produttiva è elevata si interviene all'impianto con 80 kg/ha di fosforo (P2O5). Per quanto riguarda il potassio questo viene somministrato in funzione della dotazione del terreno fino ad una dose massima di 80 kg K2O/ha. Per quanto riguarda l'azoto questo può venire somministrato in piccole dosi (10-20 kg/ha) all'inizio del ciclo, nel caso in cui la simbiosi stenti ad instaurarsi. Nel caso in cui il processo simbiotico non si sia instaurato con successo, e le piante manifestino ingiallimenti diffusi, può essere necessaria una distribuzione di azoto minerale in copertura.
L'epoca di semina tradizionale è primaverile (marzo) quando la temperatura del suolo raggiunge valori dell'ordine di 8-10°C. La varietà cece rugoso della Maremma, come altre varietà di cece, può essere seminata anche in autunno (da metà ottobre a metà novembre). La semina in autunno consente rese più elevate, granella di migliore qualità, riduzione dei rischi legati al sopraggiungere della siccità estiva.
L'impianto, sia autunnale che primaverile, prevede una distanza tra le file da un minimo di cm 25 ad un massimo di cm 50 con piante distanziate sulla fila di 5-10 cm in modo tale che l'investimento unitario risulti uguale a 25-40 piante per m2. Nel cece coltivato in biologico si adottano distanze tra le file maggiori (50 cm) anche per consentire interventi di sarchiatura nell'interfila.
L'azione negativa delle infestanti non si limita al solo effetto competitivo, ma anche ad un aumento delle difficoltà e delle perdite alla raccolta con incrementi di granella rotta e macchiata dai succhi cellulari delle infestanti spesso ancora verdi.
Il cece è attaccato da alcune avversità fungine che colpiscono l'apparato radicale come Rhizoctonia spp., Fusarium spp. e Verticillum spp., mentre l'apparato aereo può essere attaccato dalla ruggine (Uromyces cicer-arietini) e dalla rabbia o antracnosi (Ascochyta rabiei). Nelle produzioni biologiche i problemi fitosanitari sono risolti con sali di rame, basse densità colturali e lunghe rotazioni, mentre non è ammessa la concia delle sementi con prodotti di sintesi.
Tra gli insetti che attaccano il cece si ricordano: la larva polifaga di Heliotis armigera, i tonchi o bruchi (Callosobruchus spp.).
Cece rugoso della Maremma - Maturazione (foto http://germoplasma.arsia.toscana.it)
La raccolta si effettua all'inizio dell'estate, a mano o con mietitrebbia in relazione alla ampiezza della superficie coltivata.
La resa media nazionale è di circa 1,1 t/ha. La produzione in residui pagliosi è uguale o superiore a quella in semi.
Produzione sementi: la coltura da seme per riproduzione non si differenzia nella tecnica colturale. E' pianta autogama con scarsa possibilità di fecondazione incrociata ((<1%). Non si richiedono pertanto, grandi isolamenti spaziali tra cultivar o popolazioni diverse (300 m). E' utile invece controllare la uniformità delle piante e del seme, nonché controllare la qualità e sanità delle sementi.
La conservazione della granella secca si effettua in luoghi asciutti e ventilati con umidità del seme inferiore al 12% (intorno al 9%). Il cece è meno suscettibile del fagiolo all'attacco degli insetti durante la conservazione.
I ceci vengono fatti essiccare e utilizzati in una pluralità di modi: come tali, come cotiledoni decorticati, come farina dopo averli decorticati, germinati per curare deficienze vitaminiche, poiché in essi il contenuto in vitamina C è il doppio che nei semi dormienti.