Regione: Campania
Zona di produzione: comprende 9 comuni in provincia di Napoli.
Papaccella napoletana (foto www.aziendeagricolemicillo.it)
La Papaccella è una produzione circoscritta alla provincia di Napoli: quest’area risulta adatta alla coltivazione di tale peperone, un tempo molto diffusa perché legata alle tradizioni contadine dell’autoconsumo, oggi riscoperta grazie all’utilizzo degli ombrai antiafide, dopo un periodo di crisi, che ne aveva visto la sostituzione con ibridi più produttivi ma meno pregiati dal punto di vista organolettico. Attualmente buona parte della produzione viene destinata al consumo fresco, mentre la restante parte viene conservata sotto aceto di vino rosso.
Il comune della zona vesuviana dove si trovano le maggiori coltivazioni della papaccella napoletana è Brusciano. Una zona, il cui terreno argilloso e dunque ricco d’acqua, è ideale per la seminazione dell’ortaggio. La particolarità di questo peperone è che non si spellecchia ed è più digeribile rispetto a quello tradizionale. Sull’origine del nome ci sono diverse ipotesi. Una prima, la maggiormente accertata, farebbe risalire il nome papaccella dal latino, dalla parola “pipiricellam”. Esiste, però, anche una diceria che farebbe risalire il nome al cognome di una famiglia campana che coltivava quest’ortaggio i Papaccia.
I fiori, bianchi o biancoverdastri, sono solitari o raggruppati a 2-3 e sorgono all’ascella delle foglie o di ramificazioni. Il frutto, la vera caratteristica, è una bacca carnosa di forma e dimensioni varie, schiacciato ai poli, costoluto solitamente piuttosto grosso; la polpa è spessa (anche 15 mm) e carnosa, di sapore dolce e dal profumo intenso. Le papaccelle sono apprezzate per le caratteristiche della polpa (mesocarpo): croccante, soda, dolce e profumata. La “pelle” è sottile e aderente, caratteristica che la rende gradita per il consumo fresco e per le conservazioni in aceto. Le papaccelle veraci sono piccole, raggiungono al massimo gli 8, 10 centimetri di diametro.
Papaccella napoletana (foto www.fondazioneslowfood.com)
La semina (a file distanti 40 cm circa) può essere effettuata dalla seconda metà di marzo alla prima decade di luglio.
La raccolta viene effettuata dalla seconda metà di giugno fino a fine novembre, a maturazione fisiologica (quando il colore è giallo o rosso), ma vi è l’abitudine di consumarle anche verdi. Nel 2006 per la papaccella napoletana è stato realizzato un presidio Slow Food. Ingrediente storico della cucina napoletana, le papaccelle vengono consumate fritte in padella con aglio e olio, ma anche al forno con le patate, variamente imbottite, come accompagnamento al baccalà o crude, affettate sottili e mischiate con altre verdure. E ancora: sotto aceto come antipasto o nella natalizia “nzalata ‘e rinforzo” oppure fritte nel grasso di cottura del maiale (costolette, salsicce, tracchie etc.).