Regione: Toscana
Zona di produzione: Piana di Lucca
Non è stata trovata alcuna indicazione circa l’origine del fagiolo Aquila anche se
pare che sia coltivato nella Piana di Lucca da tempo e, senza dubbio, almeno fin
dall’inizio del Novecento, in terreni freschi, di medio impasto, tendenti al sabbioso.
Il
fagiolo Aquila è sempre
stato consumato soltanto nella zona di produzione
doveè apprezzato
per le sue notevoli caratteristiche organolettiche.
La
coltivazione è stata praticamente abbandonata a causa delle basse rese
e dell’incostanza
della produzione,
tanto che in alcuni anni non è stato possibile ottenere
alcun raccolto e conservare
una quota significativa di seme.
Negli
ultimi anni il seme, ormai
perduto,è stato recuperato
grazie all’opera dell’Orto
Botanico di Lucca, che ne deteneva piccole quantità nella Banca del Germoplasma,
e della ditta sementiera Gargini
di Lucca che ha provveduto
a reinserirlo
nel circuito
produttivo
proponendolo
ad alcuni agricoltori locali che
recentemente
hanno iniziato a produrlo
autonomamente, pur in quantitativi
alquanto
modesti.
Fagiolo Aquila o Lupinaro
È una pianta a crescita indeterminata, molto vigorosa e a maturazione scalare.
Presenta foglie verdi tendenzialmente scure; il baccello è di colore verde e a
superficie rugosa (simile al lupino, da cui il nome Lupinaro); la dimensione è di
10-11 cm di lunghezza e di 1-1,5 cm di larghezza. Il seme è circa 1-1,5 x 0,8-1 cm, ha forma ovale leggermente schiacciata con colorazione bianca con una
macchia nerastra intorno all’ilo.
Fagiolo Aquila o Lupinaro (foto "I fagioli della Lucchesia" Manuale ARSIA)
Il seme viene spesso riprodotto direttamente in azienda dal produttore. La semina
viene effettuata dopo le normali
operazioni di preparazione
del
terreno,
aratura leggera (25-30
cm)
seguita da erpicatura per interrare
il fertilizzante
utilizzando
concimi
a più alto titolo di fosforo
e
potassio, integrati con modeste
quantità di concimi azotati; la
pianta, infatti, è particolarmente
sensibile all’eccesso di azoto che
produce a sua volta vigoria esagerata
e conseguente scarsa fioritura
e
allegagione. Generalmente si
seminano le piante molto fitte per
poi effettuare un diradamento
manuale allo scopo di ottenere un
sesto d’impianto di circa 40 cm
sulla fila e di 1,5 m fra le file. La
pianta necessita di sostegni.
Raramente si effettuano interventi
di difesa. Viene irrigato regolarmente senza eccedere nelle quantità
somministrate (circa
una volta
la
settimana).
Essendo una
pianta molto vigorosa, spesso viene cimata per ridurne la vigoria e favorire la produzione
di baccelli.
La raccolta viene effettuata a mano e sono necessari da 6 a 8 passaggi per completarla. Un primo passaggio per l’utilizzo come fagiolo ‘mangiatutto’ viene
fatto quando i semi cominciano a ingrossare all’interno del legume, successivamente
ne vengono fatti altri fino a che i fagioli non sono troppo
grossi
e il legume
viene sgranato, fresco
o secco, e utilizzato come tale.
La
produzione è di circa
25-30 q.li di prodotto
fresco
per ettaro.
Il fagiolo Aquila può essere considerato a rischio di estinzione: infatti si stimano
produzioni annue di solo 3-4 q.li, compresi gli orti familiari.
Il fagiolo Aquila è ottimo sia come "mangiatutto" sia utilizzato secco. Per le sue caratteristiche offre diverse possibilità in cucina e se ne consiglia l’uso
nelle preparazioni semplici in cui possano risaltare al meglio le sue peculiarità: pasta morbida, ottima intensità, sapidità e persistenza di sapori con un equilibrato
rapporto
di note dolci e amare
sono già sufficienti
per la preparazione
di
piatti
sopraffini.
Perfetto
l’abbinamento con piatti dalla cottura non troppo
lunga, come gli spezzatini
bianchi; per esempio, Bocconcini
di vitella al vino bianco
con fagiolo Lupinaro.
Veramente unico e particolare l’utilizzo come ‘mangiatutto’: le sue peculiarità
consentono di impiegarlo in piatti unici completi con risultati notevoli. In particolare
ricordiamo,
oltre
alla classica preparazione“in
umido”,
i Topi affogati,
una zuppa in cui ai fagioli lessi si aggiungono un soffritto di pomodoro e lardo,
del pane messo in ammollo nell’acqua di cottura dei fagioli e servita con un filo
d’olio extravergine d’oliva a crudo.
Per gustare al meglio questo fagiolo si suggerisce di gustarlo lessato e condito
con un olio dolce e leggermente piccante e con un fruttato non eccessivo.
Si consiglia l’abbinamento con un vino bianco quale il Bianco delle Colline Lucchesi.
Da "I fagioli della Lucchesia" Manuale ARSIA
Schede di presentazione delle varietà locali di fagioli
Marco Del Pistoia, Mario Macchia, Mauro Quarta, Marco Baldanzi, Lucia Ceccarini