Regione: Toscana
Zona di produzione: Provincia di Livorno
Il prodotto deve la sua tradizionalità e qualità sia alla particolarità della cultivar, il carciofo violetto di Toscana, sia alla tecnica di produzione rimasta invariata nel tempo. Il ciclo di coltura si svolge in autunno-inverno, periodo in cui non è necessario intervenire con irrigazioni se non ad inizio primavera o a fine estate, per favorire il ricaccio e anticipare la produzione. Le caratteristiche botaniche e la particolare resistenza alla salinità di questa varietà le permettono di adattarsi bene nelle zone della Val di Cornia. Le particolari condizioni microclimatiche del luogo conferiscono al prodotto una qualità organolettica superiore a quella di altri carciofi prodotti in altre zone del litorale tirrenico. L'approvvigionamento del materiale di propagazione avviene in azienda, grazie all'utilizzo di carducci o ciocchetti, mantenendo così il patrimonio genetico autoctono della specie. Il prodotto è tipico della zona da oltre 40 anni.
La forma della parte edibile è ovoidale. Le brattee esterne del capolino sono di colore viola chiaro nelle prime fasi della maturazione e via via diventano di un viola più scuro; le brattee più interne sono di colore giallo chiaro, quasi bianco. Il capolino ha una consistenza coriacea, infatti le brattee esterne, se mangiate crude, sono leggermente amarognole e fortemente astringenti, quelle più interne hanno un sapore più dolciastro. Il peso del capolino oscilla fra 120 e 200 g.
Carciofo del litorale livornese o Carciofo Violetto della Val di Cornia
Operazioni colturali di una carciofaia in produzione:
La superficie coltivata a carciofo violetto sta gradualmente diminuendo: si stima che annualmente siano disponibili circa 4000 piante. Il prodotto viene commercializzato anche in altre regioni italiane; i clienti sono principalmente i negozi locali e i grossisti che si occupano della distribuzione fuori zona. A fine marzo-inizio aprile, in località Riotorto, si svolge la Sagra del carciofo.