Regione: Sardegna
Zona di produzione: Gonnosfanadiga e comuni limitrofi (provincia del Medio Campidano)
La coltivazione del “fassobeddu corantinu” era nota fin dai primi decenni del secolo scorso e tutti gli orticoltori gonnesi lo abbinavano alla gamma dei prodotti contenuti nei carri diretti verso i mercati di Cagliari o del circondario.
In periodi recenti la coltivazione per scopi commerciali è andata in disuso per la diminuzione della domanda, determinata dalla presenza di prodotti alternativi di importazione offerti a prezzi altamente competitivi.
Tuttavia numerosi agricoltori-conservatori hanno curato il mantenimento in purezza di questo ecotipo che oggi è ancora patrimonio della comunità gonnese.
Fassobeddu corantinu (foto www.italiaatavola.net)
Il "fassobeddu corantinu" (fagiolino quarantino) è caratterizzato da una pianta di media vigoria, portamento eretto , taglia ridotta e ciclo produttivo precoce da cui deriva la denominazione che si riferisce alla breve durata del ciclo produttivo: Corantinu = quarantino = quaranta giorni. L’ecotipo è caratterizzato da semi di dimensioni medio piccole, di forma cilindrico-lunga e di colore bianco avorio chiaro con ottimali caratteristiche organolettiche: buccia sottile con ridotta presenza di tegumenti, ridotta farinosità, sapore intenso ed equilibrato, ricco di aromi . La pianta presenta un portamento assurgente di ridotte dimensioni, apparato fogliare molto coprente e una grande capacità produttiva.
Veduta panoramica di Gonnosfanadiga (foto http://www.gonnos.com)
Questa leguminosa è presente negli orti gonnesi da sempre, sia per soddisfare il fabbisogno familiare che quello legato a destinazioni commerciali più estese . La tecnica colturale prevede l’utilizzo dell’irrigazione per scorrimento o, più recentemente, il sistema a goccia . Nel passato era pratica comune anche la semina in asciutto nei terreni dissodati per l’impianto della vite. L’utilizzo di prodotti fitofarmaci è limitato al controllo di afidi e rincoti per un massimo di due trattamenti insetticidi a stagione. Il controllo delle malerbe si effettua manualmente senza l’utilizzo di diserbanti chimici.
La raccolta si effettua manualmente prelevando le piante dal campo che, successivamente, vengono separate manualmente dai baccelli. La frantumazione dei baccelli ottenuta manualmente: “pistadura”o, con l’ausilio di animali da tiro: “sa trebadura”, è seguita dalla separazione dei legumi dallo scarto tramite l’azione del vento “sa bentuadura”.
La conservazione si realizza tramite recipienti di vetro (barattoli e damigiane) opportunamente esposte al sole estivo per il controllo naturale del parassita che si nutre dei legumi, il “tonchio”.