Regione: Toscana
Zona di produzione: in varie zone della Garfagnana e nella Media Valle del Serchio (Lucca)
Il fagiolo Giallorino è sempre stato molto diffuso in tutta la Garfagnana e nella
Media Valle del Serchio dove veniva coltivato prevalentemente sui terreni adiacenti
al fiume; terreni
demaniali che venivano divisi in piccole porzioni
dai produttori
e dove questo fagiolo ha trovato
l’habitat più congeniale alle sue caratteristiche.
Veniva
coltivato in consociazione col mais, allo scopo di utilizzare
al meglio lo
scarso
terreno
a disposizione e, nel contempo, per fornire
al fagiolo un ambiente
fresco
e riparato. Allo stesso scopo veniva spesso seminato fra i filari delle viti.
Fagiolo
particolarmente
rustico,
si è adattato a tutte le condizioni pedologiche.
È
sempre stato destinato prevalentemente all’autoconsumo e talvolta utilizzato
come merce di scambio; era particolarmente importante come base alimentare
per le popolazioni della valle del Serchio che lo impiegavano in tutte le preparazioni
della cucina povera: come base per il minestrone,
nella minestra di farro,
cucinato
con il cotechino oppure
lessato e condito insieme al baccalà.
Fagiolo Giallorino della Garfagnana
Pianta a crescita determinata (35-40 cm), a maturazione abbastanza contemporanea.
Si è ben adattato in Garfagnana
in quanto predilige
ambienti freschi
e
riparati;
per questo veniva coltivato in consociazione col mais (alcuni produttori
lo fanno ancora) e seminato tra i filari delle viti. Presenta
foglie di un colore
verde
tendenzialmente chiaro;
il baccello, inizialmente verde,
a maturazione
diventa giallo paglierino, raggiungendo mediamente lunghezza di 10-12 cm e
larghezza di 1 cm. Il seme è di 1-1,5 x 0,5-0,8 cm, ha forma ellittica leggermente
reniforme
e colorazione giallo paglierino tendente al verdastro
con
aureola
di colore
rosso
granato.
Fagiolo Giallorino della Garfagnana (foto "I fagioli della Lucchesia" Manuale ARSIA)
Il seme viene riprodotto direttamente dai coltivatori; attualmente la produzione
avviene quasi esclusivamente negli orti familiari. Viene effettuata una leggera
aratura (25-30 cm), seguita da un’erpicatura attraverso la quale si somministra il
fertilizzante.
La fertilizzazione viene generalmente effettuata con prodotti organici o, raramente,
con l’ausilio di concimi chimici a basso titolo di azoto.
La
semina avviene nei mesi di aprile-maggio con sesti di impianto che variano da
5
cm sulla fila e 75 cm tra le file. Ancora oggi alcuni produttori lo seminano in
abbinamento con il mais. Raramente si effettuano interventi di difesa. Vengono
effettuate solo irrigazioni di soccorso, in quanto la pianta resiste bene alla siccità.
La raccolta viene compiuta a mano raccogliendo l’intera pianta e va dalla fine di
luglio alla metà di agosto. Il prodotto raccolto viene selezionato in azienda.
La produzione dipende molto dall’andamento stagionale e mediamente è di
circa 15-20 q.li/ha di prodotto fresco.
I quantitativi prodotti sono veramente modesti tanto che, se non fosse per l’ottima
qualità e per il fatto che è custodito gelosamente negli orti
di famiglia, si
sarebbe
certamente
già perso; la produzione
attuale è intorno
ai 15-20 q.li, ma
del resto, essendo così polverizzata, è difficile stabilirne con certezza l’entità.
Si consiglia di usarlo come purea da abbinare con pesce dal sapore intenso come
crostacei (scampi, granchi ecc.). Può essere impiegato come ingrediente primario
in flan o sformati,
da proporre
sia come antipasto, sia come contorno,
con
erbe
aromatiche
e salse di spessore
come, per esempio, nel Flan
di fagiolo Giallorino
aromatizzato
al timo con salsa di formaggio
pecorino.
Si
consiglia di accompagnarlo, una volta lessato, con dell’olio tendenzialmente
dolce
con un fruttato
medio.
Con
i piatti consigliati si potrebbe
abbinare
un vino rosso
fresco,
ma di buon
carattere
quale un Morellino
di Scansano o un Chianti Classico giovane.
Da "I fagioli della Lucchesia" Manuale ARSIA
Schede di presentazione delle varietà locali di fagioli
Marco Del Pistoia, Mario Macchia, Mauro Quarta, Marco Baldanzi, Lucia Ceccarini