Regione: Toscana
Zona di produzione: quasi scomparso, se ne conservano modeste qantità in alcuni orti di famiglia nella piana di Lucca e, in particolare, nei comuni di Lucca e Capannori.
Sinonimi: fagiolo malatino, fagiolo Verdone, fagiolo Giallino
Il fagiolo Malato ha origini incerte; fino agli anni sessanta veniva coltivato in
modo abbastanza diffuso in tutta la Lucchesia, data la discreta produttività, in
terreni di medio impasto tendenti al sabbioso.
Veniva coltivato in consociazione col mais allo scopo di utilizzare al meglio lo
scarso terreno a disposizione e per fornirgli, al contempo, un ambiente fresco e
riparato. In passato era molto utilizzato in quanto si presenta piuttosto precoce
e resistente ai ritorni di freddo e alla siccità; veniva, quindi, messo in coltura precocemente
ed era il primo a essere
disponibile per la mensa.
È sempre stato destinato prevalentemente all’autoconsumo e utilizzato in tutte
le preparazioni della cucina povera, in particolare, data la consistenza della pasta
e l’intenso sapore, come base per le minestre di verdura (passati).
In passato veniva consumato anche come fagiolino verde ‘mangiatutto’.
Il Malato è molto simile al Giallorino della Garfagnana tanto che, secondo alcuni,
si tratterebbe
della stessa varietà; in realtà
il nostro
lavoro ha evidenziato differenze
sensibili sia nel comportamento
agronomico,
sia dal punto di vista organolettico.
Fagiolo Malato o di San Giuseppe
Pianta a crescita determinata (40-45 cm), a maturazione scalare. Le foglie sono di colore verde tendenzialmente chiaro; il baccello, inizialmente verde, a maturazione si presenta giallognolo e raggiunge mediamente lunghezza di 10-12 cm e larghezza di 1 cm. Il seme è di 1,5-2 x 0,5-1 cm, ha forma ellittica leggermente reniforme e colorazione crema verdastro con aureola di colore rosso granato.
Fagiolo Malato o di San Giuseppe (foto "I fagioli della Lucchesia" Manuale ARSIA)
Il seme viene riprodotto direttamente dai coltivatori; attualmente la produzione
avviene quasi esclusivamente per autoconsumo negli orti familiari.
Viene effettuata una leggera aratura (25-30 cm), seguita da un’erpicatura per
effettuare la somministrazione del fertilizzante, generalmente con prodotti
organici o, raramente, con l’ausilio di concimi chimici a basso titolo di azoto.
La semina avviene da maggio ad agosto. Generalmente il seme viene disposto in
postarelle (2-3 semi) ogni 20-30 cm. Raramente si effettuano interventi di difesa.
Generalmente viene irrigato
per scorrimento,
dopo aver effettuato
una leggera sarchiatura e rincalzatura. La raccolta viene compiuta a mano, cogliendo
l’intera pianta, e va dalla fine di luglio (prodotto fresco) fino a settembre inoltrato per la granella.
Il prodotto raccolto viene selezionato in azienda. La produzione dipende molto dall’andamento stagionale e mediamente è di circa 30/40
q.li/ha di prodotto
fresco.
I quantitativi prodotti sono veramente modesti tanto che, se non fosse per l’ottima
qualità e per il fatto che è custodito gelosamente negli orti
di famiglia,
sarebbe
certamente
già andato perduto;
la produzione
attuale, difficilmente
stimabile,
dovrebbe
essere
di poche decine di chili.
Può essere proposto come contorno, semplicemente lessato, o come antipasto,
abbinandolo a pesce delicato (gamberetti, totani, seppioline ecc.) aromatizzato
con erbette fresche e associato a pomodoro fresco saltato come, per esempio,
nell’Insalata di fagiolo Malato con trilogia di mare saltato con pomodoro fresco in
concassé.
Data l’elevata intensità e persistenza aromatica e l’armonicità di questo fagiolo,
si consiglia, per goderne appieno il gusto, l’uso lessato, abbinandolo con un olio
dolce e con fruttato non troppo intenso, come alcuni oli tipici lucchesi.
A questi piatti si potrebbe abbinare un vino bianco ricco di profumi, per esempio
un Vermentino
di Luni.
Da "I fagioli della Lucchesia" Manuale ARSIA
Schede di presentazione delle varietà locali di fagioli
Marco Del Pistoia, Mario Macchia, Mauro Quarta, Marco Baldanzi, Lucia Ceccarini