Famiglia: Leguminosae
Specie: Trifolium repens L.
Trifoglio Ladino
Francese: Trèfle blanc, Treflé rampant, Trainelle, Triolet; Inglese: White clover; Spagnolo: Trebol blanco; Tedesco: Weissklee.
Nel mondo il trifoglio bianco è forse, con l’erba medica, la leguminose da foraggio più diffusa. Esso è infatti è reperibile dovunque si pratichi un’attività agricola: dall’Asia all’Africa, dalle Americhe all’Europa, all’Australia ed alla Nuova Zelanda.
La zona di origine è ancora controversa; alcuni autori la collocano in Eurasia, altri in Nord America ed altri ancora in entrambe le zone contemporaneamente.
Il trifoglio bianco coltivato nei prati monoliti è diverso da quello che si trova spontaneo nei pascoli e negli incolti, infatti per la coltura intensiva si impiega uno speciale ecotipo, selezionato nella Valle padana, noto col nome di ladino e corrispondente alla varietà botanica Trifolium repens var. gigantem.
Trifoglio bianco - Trifolium repens L. (foto www.agraria.org)
Il trifoglio bianco è una leguminose della tribù Trifolieae, diffusissima allo stato spontaneo in tutto il continente euro-asiatico, nei pascoli, negli incolti, nei bordi delle strade. Il trifoglio bianco è pianta vivace, con steli prostrati, striscianti sul terreno, detti catene, capaci di emettere radici avventizie dai nodi, queste catene che si estendono e si rinnovano continuamente conferiscono alle colture una durata notevole, infatti i nodi delle catene, dai quali spuntano radici, foglie e fiori, si comportano come tante nuove piantine indipendenti dalla pianta madre. Le foglie sono trifogliate, glabre, portate da un lungo picciolo eretto. Le foglioline sono leggermente ovali, denticolate su tutto il margine, con forte nervature e frequente macchia verde chiaro. I fiori sono bianchi con frequenti sfumature rosee, riuniti in gran numero di grossi capolini portati anch’essi da un lungo peduncolo eretto che fa loro raggiungere un livello superiore a quello delle foglie. Il foraggio falciabile di trifoglio bianco è costituito esclusivamente dalle foglie e dalle infiorescenze con i loro piccioli: è perciò molto acquoso, ma anche molto digeribile. I legumi sono piccoli, quasi sempre riseminato. I semi sono piccolissimi (1000 semi pesano 0,6-0,7 g), giallo dorati che invecchiando diventano giallo-rossi.
Il trifoglio ladino è adatto ai climi temperato umidi, quanto a terreno esige quelli sciolti, leggeri, ben provvisti di calce, non necessariamente profondi purché irrigati.
Nell’avvicendamento il ladino prende il posto tra due cereali: frumento o riso, il riso è il precedente migliore perché rinettando perfettamente il terreno dalle erbe terrestri garantisce un ladinaio puro e di lunga durata.
La semina del ladinaio può farsi in diversi modi:
- in bulatura nel frumento, in primavera con 5-6 Kg/ha di seme;
- col sistema di prato forzato: quando si voglia avere un ladinaio puro, di alta produttività e di lunga durata, si seminano in autunno, su terreno precedentemente coltivato a frumento e ben lavorato, 5-7 Kg/ha di seme di ladino e 100 Kg/ha di seme di segale; in aprile la segale viene falciata, così come il suo ributto dopo una ventina di giorni, dopo di che crescerà rigoglioso il ladino puro.
L’irrigazione del prato è assolutamente necessaria, con acqua abbondante e turni frequenti, applicata generalmente con il metodo irriguo della spianata. Le adacquature si sospendono all’avvicinarsi dei tagli per impedire che il foraggio, troppo acquoso, possa nuocere e per evitare calpestii eccessivi e dannosi.
Utili si rivelano le erpicature autunnali miranti ad arieggiare il terreno troppo rassodato ed a favorire la formazione delle catene: vanno usati erpici con organi taglienti, che taglino le catene, piuttosto che strapparle.
Particolare importanza per la buona produzione e il mantenimento del prato ha l’impiego del terricciato in copertura: questo concime organico (si tratta di letame mescolato a terra e fatto maturare) rincalza e fertilizza le piante e facilita l’allungamento e il radicamento di nuove catene.
Il ladinaio dà da 4 a 6 tagli all’anno e dura in genere 4 anni.
La resa media annua è di 10-12 t/ha di ottimo fieno, con punte di 12-15 t/ha. Il buon fieno di ladino ha la seguente composizione: s.s. 84%, protidi grezzi 18-19%, U.F. 0,6 per Kg di s.s.
Alla produzione di seme si destinano i ladinai più puri e quindi più giovani.
La resa di seme, che può essere favorita da un’accorta regolazione dell’irrigazione, si aggira su 150 Kg/ha.
Il trifoglio bianco coltivato nei prati monoliti è diverso da quello che si trova spontaneo nei pascoli e negli incolti, infatti per la coltura intensiva si impiega uno speciale ecotipo, selezionato nella Valle padana, noto col nome di ladino e corrispondente alla varietà botanica Trifolium repens var. gigantem. Il ladino è caratterizzato da maggior sviluppo e rigoglio vegetativo rispetto al trifoglio bianco comune. Il ladino più pregiato è quello diffuso nella pianura di Lodi e perciò denominato gigante lodigiano..
Il trifoglio bianco è il più adattabile dei trifogli e per questo ha un’importanza grandissima nel miglioramento dei pascoli o nell’impianto dei prati-pascoli, per i quali sono da scegliere le forme più rustiche e adattabili (T.r. silvestre), mentre talune forme molto esigenti e produttive costituiscono prati monoliti da vicenda, importanti per certe regioni come la pianura irrigua piemontese-lombarda a Nord del Po.
a cura di Francesco Sodi