Classe: Dicotyledonae
Ordine: Leguminosae
Famiglia: Papilionaceae
Tribù: Vicieae
Specie: Lens esculenta Moench.
Sinonimi: Ervum lens. L., Lens culinaris Medic.
Francese: Lentille; Inglese: Lentil; Spagnolo: Lenteja; Tedesco: Linse, Gemeine.
La lenticchia è una delle più antiche piante alimentari che l’uomo ha conosciuto, originatasi nella regione medio-orientale della "Mezzaluna fertile" (Siria e Iraq settentrionale), agli albori della civiltà agricola, e diffusasi poi in tutto il mondo.
Si coltivano a lenticchia nel mondo 3,2 milioni di ettari, con una produzione di 3 milioni di tonnellate, corrispondente a una resa media di 900 Kg/ha.
L’Italia è un modestissimo produttore: meno di 1.000 ettari coltivati a lenticchia.
I semi secchi di lenticchia costituiscono un ottimo alimento per l’uomo, ricco di sali minerali e proteine (23-24%) di buona qualità.
Lenticchie di Catelluccio di Norcia IGP - Lens esculenta Moench. (foto www.agraria.org)
La lenticchia (Lens culinaris, sin. Lens esculenta o Ervum lens), è una pianta annuale, bassa (0,25-0,40 m di altezza), ramificata, gracile, semiprostrata.
La radice della lenticchia è fittonante ma la profondità raggiungibile dal fittone non è grande: 0,35-0,40 m al massimo. Sulle radici si sviluppano numerosi tubercoli radicali, piccoli e allungati.
Le foglie sono alterne, pennate, composte da 1 fino a 8 paia di foglioline, terminanti con un cirro semplice.
I fiori sono piccoli, bianchi o con venature rosate o celeste pallido sullo stendardo, portati in numero da 1 a 4 su infiorescenze ascellari.
La lenticchia è pianta a sviluppo indeterminato e può presentare legumi quasi maturi sui nodi bassi e fiori su quelli più alti. La fecondazione è dei norma autogamia.
I legumi sono appiattiti e di solito contengono 1 o 2 semi rotondi, lenticolari, di diametro variabile da 2 a 8 mm. In base alla dimensione e al peso dei semi la specie è divisa in due gruppi principali:
- 1 Microsperma, a seme piccolo (< 6 mm di diametro e < 40 mg di peso di un seme);
- 2 Macrosperma, a seme grande (> 6 mm di diametro e > 40 mg di peso).
Il colore dei semi varia sia per il colore dei cotiledoni (giallo o arancio) che dei tegumenti: dal giallo-verdognolo al grigio al bruno al nero, in tinta unita o screziata. In certi mercati sono apprezzate le lenticchie a seme grosso (fino a 80 mg) mentre in Italia le lenticchie più pregiate sono quelle a seme molto piccolo.
La lenticchia è coltura diffusa nelle aree svantaggiate a clima temperato, semiarido dove, grazie alla brevità del ciclo biologico e al ciclo autunno-primaverile, nonostante la siccità ricorrente riesce a dare produzioni soddisfacenti, anche se modeste, di una granella di alto valore alimentare e di residui pagliosi di alto valore foraggero, preziosi per gli animali domestici allevati in queste regioni.
In Italia la lenticchia è soprattutto localizzata in ristrette aree di altopiano dove le condizioni di clima e di suolo conferiscono altissimo pregio qualitativo al prodotto, per sapore e facilità di cottura.
Per quanto riguarda il terreno la lenticchia manifesta una grande adattabilità anche a terre di fertilità media e bassa, di tessitura da argillosa a limo-sabbiosa, pur se ricchi di scheletro, di reazione da sub-acida a sub-alcalina.
Poco adatti alla lenticchia sono invece i terreni di alta fertilità o con eccessiva umidità, e quelli salini. Su terreni calcarei la lenticchia dà un prodotto poco pregiato, di difficile cottura.
Quasi tutte le lenticchie coltivate nel mondo ancor oggi sono popolazioni locali (ecotipi) non sottoposte a un serio lavoro di miglioramento genetico.
Solo da poco la lenticchia è sottoposta a selezione per ottenere varietà più produttive e più facili da coltivare, attraverso la eliminazione dei difetti e la modifica del portamento. Obiettivi importanti sono i seguenti: aumento della resistenza al freddo, per poter estendere la semina autunnale anche in montagna; portamento eretto, sviluppo determinato e indeiscenza dei legumi per rendere possibile la raccolta meccanica; aumento della resistenza alle principali avversità.
In Italia le lenticchie che si coltivano sono popolazioni locali a seme piccolo che godono di rinomanza per la loro qualità: molto apprezzate sono le lenticchie del Fucino, del Castelluccio di Norcia, di Villalba, di Altamura, ecc.
Nelle aree a clima semi-arido (tra 250-350 mm di piogge all’anno) dove la lenticchia è prevalentemente diffusa, essa entra in avvicendamento con il cereale autunnale (frumento od orzo), costituendo un'ottima coltura da far precedere al cereale.
La preparazione del terreno va fatta accuratamente arando per tempo, subito dopo aver raccolto il cereale. Seguono lavori di affinamento per preparare il letto di semina in autunno nel caso di semina autunnale, in autunno e in inverno nel caso di semina primaverile.
La semina della lenticchia in Italia si fa in novembre nelle zone basse, in marzo-aprile nelle zone di elevata altitudine.
La più razionale tecnica di semina è la seguente: 300-400 semi germinabili a metro quadrato, seminati a file a 0,15-0,25 m alla profondità di 40-60 mm secondo la grossezza del seme (più questo è grosso, più in profondità può essere seminato). Il seme va conciato per proteggerlo dai marciumi delle plantule.
Le quantità di seme necessarie e sufficienti sono di 60-80 Kg/ha per le lenticchie a seme piccolo e di 120-160 Kg/ha per quelle a seme grosso. Per la semina si impiegano le comuni seminatrici da frumento.
La concimazione della lenticchia va fatta con 30 Kg/ha di P2O5; in terreno povero di potassio con 50-80 Kg/ha di K2O. l’azoto non è necessario.
Le erbe infestanti costituiscono un serio problema per la lenticchia che nella fase iniziale del ciclo cresce lentamente e che è dotata di scarso potere soffocante. Sarchiature a macchina non si possono fare date le file strette, per cui la scerbatura a mano è stata ed è tuttora il più usato sistema di controllo delle malerbe. Buoni risultati si ottengono con il diserbo in pre-emergenza o in post-emergenza. Se non interdetto da disciplinari di produzione.
La raccolta delle attuali popolazioni di lenticchie non può essere fatta a mano, quando le piante iniziano a disseccarsi. Le piante tagliate, o più spesso, estirpate vengono lasciate in campo disposte in mucchietti a completare l’essiccazione. Dopo di che vengono trasportate sul luogo della sgranatura. Solo con varietà a taglia alta e a portamento eretto sarà possibile la meccanizzazione della raccolta con la mietittrebbiatura diretta oppure con falcia-andanatura, essiccazione delle andane e successivo passaggio di mietitrebbiatrice munita di “pick up”.
Può considerarsi buona una produzione di 1,5-2 T/ha di semi secchi; rese molto più basse vengono realizzate in terre marginali (montagna, altopiani) dove la lenticchia si trova spesso coltivata.
Alla produzione di granella si accompagna una produzione di residui che costituiscono un foraggio molto apprezzato.
Il seme in magazzino va difeso dagli attacchi dei tonchi con idonei trattamenti.
La lenticchia presenta problemi fitosanitari in genere meno gravi di altre leguminose da granella, tuttavia diversi nemici possono concorrere a limitarne le rese.
Tra le avversità crittogamiche di maggiore incidenza ricordiamo i marciumi radicali e la ruggine.
Tra gli insetti i danni più seri sono provocati da coleotteri curculionidi del genere Sitona (i cui adulti mangiano le foglie sui margini, mentre le larve si cibano delle radici e soprattutto dei tubercoli radicali), da afidi e dal lepidottero Etiella zinckenella le cui larve rodono i legumi.
I semi di lenticchia in magazzino sono molto esposti agli attacchi dei tonchi: Bruchus ervi e Callosobruchus chinensis. L’orobanche attacca pure la lenticchia, ma non costituisce un problema così serio come per la fava.
a cura di Francesco Sodi