Famiglia: Leguminosae
Specie: Medicago lupulina L.
Francese: Luzerne lupuline; Inglese: Black medick, Yellow trefoil; Spagnolo: Gelbklee; Tedesco: Hopfenklee.
Il nome volgare deriva forse dalla rassomiglianza delle sue infiorescenze con quelle del luppolo. La sua importanza è nettamente inferiore a quella dell’erba medica, rispetto alla quale è meno longeva e meno produttiva.
Spontanea nelle regioni temperato-calde del continente Euro-Asiatico, fu probabilmente coltivata per la prima volta in Inghilterra verso la metà del XV secolo. Si diffuse, come foraggera, nel resto d’Europa tra il XVIII ed il XIX secolo. Anche se in forma molto ridotta, è oggi coltivata, quasi mai sola, in quasi tutti i Paesi europei. In Italia non è oggetto di rivelazioni statistiche ufficiali e la sua utilizzazione è limitata alla costituzione di miscugli per prati polititi.
Medica lupolina - Medicago lupulina L. (foto www.agraria.org)
Ha apparato radicale modesto, rappresentato da una radice fittonante piuttosto sottile e con poche ramificazioni. Tubercolizza con discreta facilità formando noduli piuttosto piccoli. Gli steli sono eretto o semiprostrati, sottili, angolosi, provvisti di peli e più o meno ramificati. Le foglie sono trifogliate con la fogliolina centrale provvista di picciolo più lungo delle due laterali. Le foglie basali sono di solito più lungamente spicciolate di quelle apicali. L’infiorescenza si sviluppa in posizione ascellare ed è portata da un peduncolo lungo e sottile. Inizialmente globosa, in seguito si allunga mano a mano che i singoli fiori si sviluppano. È composta da numerosi fiori gialli lunghi circa 3 mm con calice di lunghezza pari a metà della corolla della quale è evidente solamente il vessillo. Gli stami sono diadelfi, l’ovario è monosperma e, a maturazione, si attorciglia a spirale e diventa nero. I semi sono gialli, brillanti e rotondeggianti. Il peso di 1000 semi è di 1,5-1,8 g e 1g ne contiene circa 550.
La lupolina non è vincolata a particolari tipi di terreno. Essa, tuttavia, non gradisce terreni aridi o molto umidi e predilige i terreni profondi e ben provvisti di calcare. In quanto al clima, essa sembra dotata di maggiore resistenza rispetto alla medica, ciò che la rende coltivabile, ad esempio ad altitudini più elevate.
Appartenente al genere Medicago non presenta molte affinità con Medicago sativa da cui si differenzia anche come numero di cromosomi 2n = 16. è specie autofertile ed autoimpollinante e, pertanto, non richiede la presenza di insetti per la fecondazione.
La coltura pura di lupolina si può dire venga eseguita esclusivamente per la produzione del seme.
Di solito la lupolina entra a far parte di miscugli per prato polifita in consociazione con graminacee e leguminose diverse. È tuttavia da tener presente che essa è caratterizzata da notevole precocità e, pertanto, quando il prato viene falciato essa ha già raggiunto uno stadio di avanzata maturazione e dà quindi un foraggio qualitativamente piuttosto scadente. In virtù di questa sua spiccata precocità, la lupolina risemina spontaneamente con molta facilità e quantunque sia di longevità limitata (2-3 anni), essa si mantiene indefinitamente nei prati polifiti.
La lupolina si presta per il pascolo. Essa, infatti resiste discretamente al calpestio e, caratterizzata com’è da una pronta ripresa vegetativa primaverile, è in grado di fornire un pascolo precoce. In tali condizioni essa riesce, tra l’altro, a contribuire favorevolmente alla qualità del foraggio. Il contenuto in sostanze nutritive digeribili, che nel fieno non è mai molto elevato, è invece su livelli analoghi a quelli dell’erba medica e dei trifogli se l’utilizzazione avviene in uno stadio precoce di sviluppo, prima che si verifichi un eccessivo aumento del contenuto in fibra.
a cura di Francesco Sodi