Classe: Dicotyledonae
Sottoclasse: Dialypetaleae
Ordine: Gruinales
Famiglia: Linaceae
Specie: Linum usitatissimum L.
Francese: Lin; Inglese: Flax; Spagnolo: Lino; Tedesco: Flachs, Lein.
Il Lino (Linum usitatissimum L.) è probabilmente originario delle zona compresa tra il Golfo Persico, il Mar Caspio e il Mar Nero; sembra sia stato portato in Europa settentrionale dai Finni e dagli Indo-europei nel resto dell'Europa. La sua coltura risale sia in Europa che in Egitto ad almeno cinquemila anni fa. Nel Medioevo il lino era ampiamente coltivato in tutto il continente europeo e solo nel Settecento ebbe inizio il suo declino, dovuto soprattutto alla maggior coltivazione di altre piante da fibra; il declino si è accentuato nel corso del XX secolo con l'avvento delle fibre sintetiche.
A livello mondiale, il maggior produttore di semi di lino è il Canada, seguito a distanza da Argentina, India, Cina e Nuova Zelanda. In Europa viene coltivato in Francia, Gran Bretagna e Belgio. La coltura del lino da fibra è diffusa in alcuni Stati dell'Ex-Unione Sovietica e Cina; in Europa, in Romania, Polonia, Francia, Olanda e Belgio. In Italia, nel 1990 solo alcune centinaia di ettari erano occupati per la produzione di seme e fibra.
Il lino appartiene alla Famiglia delle Linaceae, genere Linum, di cui fanno parte circa 200 specie tra cui il L. usitatissimum L., l'unica specie coltivata per scopi industriali; le altre specie presentano un modesto interesse, a esclusione di alcune utilizzate a scopo ornamentale.
La Specie Linum usitatissimum L. comprende numerose forme e i tipi coltivati sono distinti in due grandi gruppi:
- Lino da fibra: comprende le forme a taglia alta, stelo elastico, fibre lunghe e duttili, infiorescenza ridotte, fiori piccoli azzurri o a volte bianchi, semi piccoli e bruni; queste forme prediligono ambienti costieri, freschi, senza forti escursioni termiche;
- Lino da olio: comprende forme a taglia ridotta, a portamento rigido, con steli brevi e robusti, ramificati alla base, con fibre corte e grossolane, infiorescenze molto sviluppate, fiori azzurri e a volte violacei, con semi più grandi, bruni o tendenti al rossastro; prediligono ambienti caldi e assolati.
Semi di Lino - Linum usitatissimum L. (foto www.agraria.org)
Il Lino è una pianta erbacea a radice fittonante, sottile e poco ramificata, con fusto eretto, unico o ramificato nelle varietà a seme), che di rado supera il metro di altezza; le foglie sono sessili o brevemente picciuolate, intere, strette, glabre, alterne, raramente opposte. I fiori, solitari o riuniti in corimbi, sono formati da 5 sepali e 5 petali, in genere azzurri, talcolta bianchi o violacei. Il frutto è una capsula pentacarpellare e ogni carpello è biloculare; ogni loggia contiene un seme, di colore variabile (bruno, bruno-rossastro, bruno-olivastro) lucente, ricco di olio e povero dialburno, allungato, ovale. Lo strato più esterno del tegumento è formato da cellule poligonali che hanno la proprietà di rigonfiare in acqua.
Fiore di Lino - Linum usitatissimum L. (foto http://funet.fi)
I tipi nordici, delle aree temperato-umide, sono coltivati per la produzione di fibra; quelli dei climi caldi sono destinati alla produzione di seme.
Il lino predilige terreni profondi, fertili, piuttosto leggeri, con buona dotazione di sostanza organica e pH neutro; nei terreni troppo ricchi di humus, l'abbondanza di azoto favorisce l'allettamento.
Il ciclo biologico dura 90-100 giorni nei tipi a semina primaverile e 180-200 giorni o più in quelli a semina autunnale. Vista la brevità del ciclo (in quelli a semina primaverile), gli elementi nutritivi devono essere disponibili in forma facilmente assimilabile. Nel lino da fibra, l'azoto riveste notevole importanza in quanto ne determina la resa e favorisce l'allungamento dello stelo e la formazione dei fasci liberiani. Il fosforo influenza la quantità e qualità della produzione, in particolare quella del seme, e conferisce alla pianta maggiore rusticità e resistenza alle avversità. Il K contribuisce ad aumentare la finezza della filaccia conferendone uniformità ed elasticità.
Il lino può occupare il primo posto nella rotazione; si consiglia di non far succedere il lino a se stesso per evitare fenomeni di stanchezza del terreno. Il lino da fibra apre la rotazione succedendo a un prato, alla medica o a un cereale vernino, mentre quello da seme segue una coltura da rinnovo.
Dopo aver eseguito una aratura profonda (circa 40 cm), dovranno essere eseguite due lavorazioni per preparare un terreno molto fine. La semina avviene da metà febbraio a fine aprile per i tipi primaverili, da ottobre a dicembre per quelli autunnali, a file distanti circa 10 cm (140-180 kg/ha di seme per la produzione di fibra e 80-90 kg/ha per il lino da seme).
Il fabbisogno di elementi nutritivi è di circa 80-100 kg/ha di azoto, 80 kg/ha di fosforo e altrettanti di potassio.
Al Nord di solito la coltura non necessita di irrigazione; al Sud abbisogna di 2-3 interventi irrigui.
Nelle prime fasi del ciclo risulta sensibile alle infestanti.
Il lino da seme viene raccolto quando le capsule si sono imbrunite; nel lino da fibra, l'epoca ottimale coincide con la perdita delle foglie basali da parte dello stelo e quando il suo colore dal verde intenso al paglierino intenso. Per la produzione di fibra la raccolta avviene impiegando estirpatrici meccaniche, mentre per la produzione di olio viene eseguita con normali mietitrebbiatrici.
La resa varia in funzione del tipo di coltura: per quella da fibra da 40 a 60 quintali ad ettaro di paglia essiccata, di cui 5-7 quintali di seme; nella coltura da olio, la resa in seme può arrivare a 20-25 q.li/ha.
La fibra commerciale deriva dalle fibre liberiane della corteccia (lunghe 30-90 cm), ottenuta tramite un processo di lavorazione che comprende: macerazione, essiccamento, gramolatura e strigliatura. Come sottoprodotti della lavorazione si ottengono la filaccia e la stoppa.
Il seme di lino contiene circa 35-45% di olio e 5-6% di mucillagine; viene impiegato esclusivamente per la produzione di colori, vernici, inchiostro da stampa, linoleum. Il panello che residua (come le capsule residuate) viene impiegato nell'alimentazione zootecnica.
Danni possono essereprovocati dai ritorni di freddo e dall'eccessivo calore; la grandine può provocare le lacerazioni allo stelo; il vento forte e le piogge violente possono causare l'allettamento.
Tra le micosi ricordiamo: la Ruggine (Melampsona lini), il Brusone o Svettamento (Fusicladium lini e Asterocystis lini) e l'Antractoni (Colletotrichum lini).
Tra gli insetti, possono provocare danni le Altiche o pulci (Aphthona euphorbiae e Longitarsus parvulus), i Tripidi (Thrips lini e Thrips linarius), la Tignola (Conchilis epilinana) e i lepidotteri nottuidi 8Lycophotia saucia, Phytometra gamma) e ninfalidi (Vanessa cardui).
Il nematode Heterodera radicicola porta alla formazione di galle sulle radici.