Famiglia: Malvaceae
Specie: H. cannabinus L.
Il kenaf, secondo il Murdoc, fu domesticato nel 3500 a.C. nel Nuclear Mande, una regione agricola dell'Africa Occidentale ove l'agricoltura si sviluppò indipendentemente da quella egiziana. Quest'ultima infatti, a partire dal 5000 a.C., aveva ottenuto le prime specie domesticate, vegetali ed animali, per migrazione dalle regioni collinari dell'Irak Centrale. Se la valorizzazione del kenaf si originò nell'Africa Occidentale a nord dell'equatore, più controversa presso i ricercatori si presenta l'identificazione del centro di origine della specie. Tre sono le aree africane ove si trovano forme selvatiche:
- le valli superiori del Niger e del Bani: è la zona più vicina al centro di domesticazione;
- il territorio Angolano, che presenta le specie più primitive. Da qui la specie avrebbe migrato verso oriente per poi rientrare ad occidente, una volta superata la fascia tropicale umida, rappresentante una barriera naturale per le migrazioni dirette nord-sud e/o viceversa;
- il territorio Tanzaniano: da qui il kenaf sarebbe potuto migrare con direzione sud-occidentale, verso l'Angola e con direzione nord-occidentale, verso il territorio del Nuclear Mande.
Prive di fondamento sono invece le ipotesi di una origine asiatica della specie poiché sul territorio asiatico non esistono specie selvatiche. La migrazione verso l'Asia è avvenuta probabilmente insieme al karkadé per via marittima oppure con le carovaniere attraverso il territorio mesopotamico.
La scoperta in tale area, da parte di una missione archeologica italiana, di manufatti con fibra di kenaf risultati databili al 2400-2800 a.C. sembrerebbe confermare tale ipotesi. (Fonte G. Mignoni)
La prova della prima utilizzazione di questa malvacea come specie da fibra tessile è stata annunciata soltanto recentemente.
Nel 1972, una équipe di archeologi dell' ISMEO - Istituto per il Medio e l'Estremo Oriente dell'Università di Roma, in uno scavo effettuato a Shahr-l-Sokhta, nel Sistan Persiano, ha rinvenuto una cordicella di kenaf risalente al III millennio e che risalirebbe al 2400-2800 a.C. (Comunicazione personale del Prof. Costantini - ISMEO - Roma). Trattasi dunque di un manufatto tessile.
In periodo storico, il primo impiego del kenaf è avvenuto ad opera delle popolazioni del continente indiano che - per la più ampia adattabilità della specie in rapporto alla juta - lo hanno da sempre utilizzato nelle aree marginali al bacino monsonico del continente asiatico.
E' dunque in quest'area che dalla seconda metà del 1700 molti ricercatori inglesi si interessarono a questa specie ed alla sua coltivazione: ciò avvenne sia con prove di comparazione sperimentale, come quelle condotte a Madras dal 1784 al 1815 da Sir William Roxburgh, sia e successivamente a Calcutta, nei giardini della East Indian Company, sia descrivendone la diffusione allo stato spontaneo o la coltivazione nelle differenti parti dell'India da parte delle popolazioni locali.
Secondo Dustan, come riportato dal Dempsey, la fibra di kenaf fu presentata per la prima volta in Europa sul mercato di Londra agli inizi del XX secolo (1901-1902) con il nome di "Bimlipatam jute".
Tale nome prende origine dal villaggio di Bimlipatam ove - come segnalato nel 1910 dai due fratelli Howard, i primi che procederono alla classificazione del kenaf nei cinque fenotipi a tutt'oggi riconosciuti, - era localizzato un impianto di filatura ed una manifattura sacchi con differenti fibre.
La prima fabbrica di sacchi, che abbia utilizzato esclusivamente fibra di kenaf e che secondo il Dempsey restò funzionante fino al 1958, era localizzata a Nellore. (Fonte G. Mignoni)
Il kenaf (Hibiscus cannabinus) appartiene alla famiglia delle Malvacee, ed è una pianta annuale con radice fittonante. Il fusto è costituito per il 30-35% della sostanza secca totale da una parte corticale esterna (tiglio), caratterizzata da fibre lunghe in media 2,5 mm, e da un cilindro centrale (kenapulo) che rappresenta mediamente il 65-70%, costituito prevalentemente da fibre di 0,7 mm di lunghezza. Al suo interno è, inoltre, presente un midollo non fibroso che costituisce l'1-3%. Grazie alle caratteristiche del fusto e alla rilevante produzione di biomassa, il kenaf, attualmente è coltivato in alcune aree dell'Asia Orientale per le industrie della saccheria e della corderia e come materia prima per la produzione di pasta di cellulosa. L'interesse per questa coltura si sta estendendo anche a Paesi della fascia temperata, dove si può inserire nell'avvicendamento colturale, come una coltura primaverile-estiva, quale succedaneo delle tradizionali essenze legnose utilizzate per produzioni di fibra da destinare all’isolamento termico ed acustico degli edifici. La maggior parte delle varietà risulta brevidiurna, richiedendo infatti 12-13 ore di buio per il differenziamento delle gemme a fiore. Alle latitudini della fascia temperata solo le varietà più precoci sono in grado di portare a termine la maturazione del seme. (Fonte abiotec.com)
Il seme
Rassomiglia vagamente al dente di uno squalo, è di forma più o meno triangolare, talvolta reniforme, con angoli più o meno acuti.
Il suo colore è grigio cenere o bruno chiaro. Il seme contiene un olio edule simile per caratteristiche chimiche a quello del cotone però con un contenuto più basso in acido linoleico ma privo di gossipolo, un pigmento fenolico tossico. Il contenuto di olio nel seme varia mediamente in Italia fra il 16% s ed il 22%. Il seme del kenaf, come quello della canapa, perde facilmente germinabilità per l'alto contenuto in olio. (Fonte K.E.F.I. Spa)
Lo stelo
Nelle coltivazioni industriali, lo stelo del kenaf è eretto, diritto, a sezione cilindrica, raggiunge un'altezza da 1 ad oltre 4 metri, di colore completamente verde, oppure verde con punteggiature rossastre. Se la pianta è isolata, oppure molto spaziata, può accestire ramificando vigorosamente.
Le foglie
Le foglie possono essere completamente intere, o profondamente lobate con margini serrati oppure profondamente palmate, tre-cinque-sette palmatosette, alternate, stipulate con stipule libere lateralmente. Le foglie del kenaf sono utilizzate per alimentazione animale ed anche per alimentazione umana in alcune salse della cucina africana ed asiatica.
Kenaf - Hibiscus cannabinus L. (foto Eugenio Cozzolino)
Prove del progetto Co.Al.Ta.2
in provincia di Benevento
Semina: il kenaf viene seminato tra l'ultima settimana di aprile e la prima di maggio in un letto di semina abbastanza umido e a seconda delle condizioni climatiche del luogo (temperatura, sole, pioggia, vento, etc.).
Viene seminato a 2,5 cm di profondità, con una densità di 40-60 piante per mq ed in interfilari regolari di circa 45 cm. A questa densità di semina corrisponde una quantità di 20-30 kg di semente per ettaro. Per la posa della semente si utilizzano normalmente macchine pneumatiche con disco da sorgo da 3,5 mm.
Cosa seminare: le principali varietà commerciali di produzione estera sono: Everglades 4l, Everglades 7l, l Tainung, Tainung 2, Cuba 2032 e Dowling. L'USDA ha recentemente rilasciato SF459.
Concimazione
Va considerato che buona parte dei nutrienti sono localizzati nelle foglie per cui se queste restano sul terreno le asportazioni sono fortemente limitate. In prove sperimentali la concimazione azotata ha influito positivamente sulla biomassa raggiungendo un plateau intorno a 100 kg/ha di N somministrato (fonte Cozzolino et al.)
Diserbo: la coltura è soggetta a competizione con le malerbe solo nelle fasi giovanili. Successivamente riesce a soffocare le infestanti per ombreggiamento. Un intervento di sarchiatura al momento opportuno può contenere le malerbe.
Irrigazione: rispettando le condizioni di semina prima esposte, normalmente il kenaf germoglia entro le 96/115 ore dalla data di posa nel terreno e normalmente inizia a disporsi in file dal 12 al 18 giorno.
In questo periodo è estremamente importante l'apporto di acqua, che se non perviene naturalmente (pioggia) bisogna fornire con apposite irrigazioni. La coltura necessita complessivamente di 300-500 mm di acqua nell’intero ciclo. Tale disponibilità idrica non viene di norma soddisfatta dalla piovosità naturale per cui sono indispensabili interventi irrigui di soccorso.
Raccolta: il ciclo vegetativo completo della pianta di kenaf è di 150 giorni ma per il perfetto raggiungimento del grado di umidità prescelto e del fenomeno autodistaccante delle pectine tra le fibre primarie e secondarie che compongono la corteccia deve aspettare che la temperatura ambientale scenda sotto i 10 gradi per 2 settimane e che si verifichino almeno 2 fenomeni di gelata consecutivi.
Dopo di chè la pianta è pronta per essere raccolta e allo scopo di utilizzano macchine come per il "ceroso" tipo John Deer o similari con l'accortezza di tenere sul macchinario una fila di coltelli si e una no e di spostare la piastra controcoltello tutta indietro, al fine di ottenere un cippato da 7 a 12 cm che viene poi trasportato mediante rimorchi e ribaltabili da bordo campo nei luoghi di raccolta.
Kenaf Dowling e Tainung2 (foto Eugenio Cozzolino)
Prove del progetto Co.Al.Ta.2
in provincia di Benevento
Kenaf Dowling (foto Eugenio Cozzolino)
Prove del progetto Co.Al.Ta.2
in provincia di Benevento
a cura del dott. Eugenio Cozzolino