Famiglia: Poaceae o Gramineae o Graminaceae
Specie: Festuca arundinacea Schreb.
Sinonimo: Festuca littoralis Wahlnb.
Francese: Féstuque roseau; Inglese: Tall fescue; Tedesco: Rohrschwingel.
Graminacea di origine incerta, si trova spontanea in Europa, Asia e Nord Africa; la Festuca arundinacea è stata introdotta in coltura in America settentrionale e meridionale, quindi in Europa e, più recentemente, in Italia.
Festuca arundinacea Schreb. (foto Gerald F. Guala 2005 www.herbarium.lsu.edu)
Pianta vivace, cespitosa di taglia ragguardevole (80-170 cm), la Festuca arundinacea ha un sistema radicale molto profondo, steli eretti, foglie larghe e portamento rigido, ruvide al tatto per la presenza di scaglie silicee, con nervature mediana accentuata, ligule corte, orecchiette forti e denticolate.
L’infiorescenza è un pannicolo con spighette provviste di 3-10 fiori, semi piuttosto piccoli (1.000 semi = 2,5 g) con rachide a sezione circolare.
Festuca arundinacea Schreb. (foto Gerald F. Guala 2005 www.herbarium.lsu.edu)
Caratteristica saliente di questa graminacea è l’estrema rusticità che la rende interessante in tutti gli ambienti. Infatti, si adatta benissimo al freddo, alla siccità e a tutti i terreni, compresi quelli acquitrinosi, purché non troppo superficiali. È certamente fra le graminacee più produttive e anche fra le più longeve potendo fornire buone rese per 6-10 anni.
Per contro essa presenta due notevoli difetti: il lento insediamento, che può rendere pressoché improduttivo il primo anno, e la scarsa appetibilità del foraggio che, pur presentando una buona composizione chimica, viene sovente rifiutata dal bestiame oltre lo stadio di spigatura. L’impianto e l’utilizzazione di questa graminacea costituiscono quindi due problemi piuttosto delicati.
L’alta taglia e il rapido accrescimento rendono la Festuca arundinacea più adatta allo sfalcio che al pascolamento, che è attuabile solo se condotto razionalmente. Specie precoce, ma con un ventaglio fra le cultivar di circa tre settimane, la Festuca arundinacea può essere impiegata in coltura pura o in consociazione con erba medica o trifoglio bianco oppure, in ambienti marginali, far parte di miscugli polifiti.
Il miglioramento genetico sta lavorando attivamente per migliorarne l’appetibilità e l’elasticità di utilizzazione. Le varietà oggi disponibili possono dividersi in due gruppi: quello tipo continentale, ottenute soprattutto in Nord America e Francia e vegetanti in primavera-estate; e quelle di tipo mediterraneo, di origine Nord-africana e a utilizzazione invernale. Il Registro italiano comprende 26 varietà. Oltre alle cultivar italiane “Penna”, “Celone”, “Erika”, “Magno”, “Sibilla” e “Tanit” (questa ultima di tipo mediterraneo), sono da citare la varietà francese “Ondine”, la danese “Finelawn” e le statunitensi “Carol” e “Safari”.
a cura di Francesco Sodi