Classe: Monocotyledones
Sottoclasse: Commelinidae
Ordine: Cyperaceae
Famiglia: Poaceae (Graminaceae)
Specie: Arundo donax L.
Francese: Canne de Provence; Inglese: Giant Cane; Spagnolo: Caña común; Tedesco: Pfahlrohr.
La Canna comune o domestica è una pianta erbacea perenne e dal fusto lungo, cavo e robusto, che cresce in acque dolci o moderatamente salmastre. La zona di origine si estende dal bacino del Mediterraneo al Medio Oriente fino all'India. In Italia è diffusa in tutta la penisola e sulle isole, in particolare negli areali del bassopiano
e in quelli submontani (la specie è presente fino ad altitudini di circa 700 m sul livello del
mare). Tuttavia non può essere considerata pianta spontanea nonostante la
propagazione, in alcune zone, sia molto accentuata
Fin dall'antichità questa pianta è coltivata in tutta l'Asia, in Europa meridionale, in nord Africa e in Medio Oriente. Gli antichi Egizi usavano le foglie di questa pianta per avvolgere le spoglie dei defunti. Data la grande densità di individui che ne caratterizza la crescita, spesso è stata utilizzata per creare siepi frangivento. Dato il suo ritmo di crescita molto elevato, è una specie particolarmente adatta per la produzione di biomassa per uso combustibile e anche come fonte di cellulosa per l'industria della carta.
Canna comune - Arundo donax L.
Canna comune - Arundo donax L.
La canna comune presenta una parte ipogea composta da un ricco sistema di rizomi, dal
quale dipartono le radici, e da una parte epigea, caratterizzata da fusti (culmi) alti e
lignificati. Il rizoma legnoso, che può raggiungere dimensioni e peso variabili in funzione
delle condizioni pedoclimatiche, porta copiose radici che si sviluppano tutto attorno (sulla
faccia inferiore, sulla faccia superiore e sui lati, spesso anche su nodi e internodi). Il
rizoma presenta inoltre gemme primarie e secondarie dalle quali si sviluppano i fusti e
gemme di prolungamento dalle quali si accrescono, alla ripresa vegetativa, nuovi rizomi. Il
sistema radicale è in grado di accrescersi da 80 a 140 cm, in funzione della tessitura del
terreno (Facchini, 1941; Sharma et al., 1998).
Le gemme primarie germogliano alla ripresa vegetativa (marzo-aprile), dando origine a
canne “maggenghe”, mentre le gemme secondarie, che nel periodo di ripresa vegetativa si
allungano e si accrescono allontanandosi dalla gemma primaria, germogliano in giugnoluglio sviluppando canne “agostane”. La germogliazione delle gemme secondarie può
avvenire anticipatamente in presenza di condizioni pedoclimatiche favorevoli e buona
disponibilità idrica. Le due tipologie di canne si differenziano, essenzialmente, per la
diversa lamina fogliare, che si presenta più lunga e larga nelle canne maggenghe, e per
un diverso grado di sviluppo dei fusti, meno pronunciato nelle canne agostane. I fusti si
presentano eretti e lignificati, divisi in nodi (pieni) e internodi (cavi); sono rivestiti in gran
parte dalle guaine fogliari, le quali, eccetto che nelle prime foglie, a lamina ridotta, si
espandono in una lunga e relativamente ampia lamina lineare, gradatamente ristretta
verso l’apice. Le foglie sono verdi grigiastre, lisce o scabre solo sul margine. L’altezza
media dei fusti varia da 4 a 6 m (Tomasinsig, 2004).
I fiori si presentano in densi e lunghi panicoli di colore oro o marrone chiaro e lunghezza
pari a 40-70 cm. Il frutto è una cariosside, frutto secco ed indeiscente caratteristico delle
graminacee. Tuttavia, la canna comune, nei nostri climi, non porta a maturazione le
cariossidi ed i rari semi prodotti non danno luogo a germinazione. Per tale motivo, la
propagazione della specie avviene esclusivamente per via vegetativa (agamica), mediante
talee di fusto o propagazione dei rizomi. (Altre informazioni >>>)
La canna comune è una pianta che predilige zone calde e temperate. In genere è
sensibile alle temperature molto basse, dannose soprattutto per la vitalità dei rizomi.
Poco esigente in fatto di terreni, vegeta in condizioni ottimali in quelli freschi di pianura che
presentano una buona circolazione di acqua ed aria e presentano una buona disponibilità
idrica. La specie, pur non essendo acquatica, sopporta bene anche situazioni di ristagno
idrico purché esso non sia prolungato, poiché questo agevola lo sviluppo di marciumi e
batteriosi che possono comprometterne la vitalità. La canna preferisce, inoltre, terreni con
reazione alcalina del substrato, anche con presenza di calcio.
Relativamente alle esigenze idriche, la profondità e la potenza dell’apparato radicale sono
tali da rendere la coltura in grado di avvalersi di falde acquifere poste a profondità
superiori ad un metro. La canna comune viene
considerata una coltura a bassa necessità di acqua ed in grado di ottimizzarne l’efficienza
di utilizzo nel caso di situazioni di stress idrico.
Si mette a dimora, a inizio primavera se si utilizzano i rizomi a gemma dormiente, oppure durante la stagione vegetativa se si usano gli internodi a gemma vegetante, con una densità massima di circa 1 pianta al mq e sesti variabili in funzione della giacitura del terreno, dell’esposizione alla luce e della logistica di raccolta. La coltivazione è totalmente meccanizzata, dalla messa a dimora, con trapiantatrici ispirate a quelle che si usano per i tuberi di patata, sino alla trinciatura con testate da mais oppure con quelle speciali utilizzate per il pioppo da SFR nel caso di arundeti raccolti in inverno.
Nel primo anno si ottiene una produzione di sostanza secca pari fino al 50% del potenziale della pianta, che viene raggiunto già nel secondo anno. Ogni anno fornisce, come media delle varie situazioni agropedoclimatiche e di tecnica agronomica, 40 t/ha di sostanza secca.
Non si conoscono al momento parassiti animali né vegetali.