Riconoscimento UE: 2020
La Provola dei Nebrodi è uno dei formaggi più antichi della Sicilia, le cui peculiarità
si sono tramandate per secoli, per via orale, da generazioni in generazioni. Particolare
rilevanza assumono pertanto gli scritti del Sacerdote Gaetano Salomone del 1870 e del
1872, ne “Il Manuale Teorico-Pratico D’Agricoltura e Pastorizia, adattato
all’Intelligenza popolare delle persone del circondario di Mistretta”, che già alla fine
del XIX secolo descriveva i sistemi tradizionali della produzione della Provola dei
Nebrodi, che tra l’altro, rispecchiano gli attuali sistemi produttivi. Altri storici si sono
occupati della Provola dei Nebrodi, quali Antonino Uccello nel 1980, in Bovari,
Pecorai, Curatuli: Cultura casearia in Sicilia, ed ancora da Giuseppe Martorana in “I Vistiamara” 1988. Anche dai loro saggi si evidenzia l’unicità della Provola dei
Nebrodi correlata all’importanza delle essenze pabulari spontanee e coltivate del
territorio di origine, nonché dagli usi costanti e leali che l’uomo, il casaro, da
generazioni adotta nei processi di caseificazione e di stagionatura.
La zona di origine comprende: nella provincia di Catania,
l'intero territorio amministrativo dei comuni di Bronte, Castiglione di Sicilia, Maletto, Maniace,
Randazzo; nella provincia di Enna, l'intero territorio amministrativo dei comuni di Cerami, Troina;
nella provincia di Messina, l'intero territorio amministrativo dei comuni di: Alcara li Fusi, Basicò,
Capizzi, Capri Leone, Caronia, Castel di Lucio, Castell’Umberto, Cesarò, Ficarra, Floresta, Frazzanò,
Galati Mamertino, Gioiosa Marea, Librizzi, Longi, Malvagna, Mirto, Mistretta, Mojo Alcantara,
Montalbano Elicona, Montagnareale, Motta d’Affermo, Naso, Patti, Pettineo, Piraino, Raccuja,
Reitano, Roccella Valdemone, San Fratello, San Piero Patti, S. Teodoro, S. Angelo di Brolo, Santa
Domenica Vittoria, Santo Stefano di Camastra, Sinagra, Tortorici, Tripi, Tusa, Ucria.
Provola dei Nebrodi DOP
I vini consigliati per l'abbinamento sono Faro e Etna Rosato.
Provola dei Nebrodi con limone
La provola dei Nebrodi presenta una variate “con limone”. Durante il processo di lavorazione della provola viene incorporato all’interno del prodotto un limone verdello intero, scottato nel siero per sterilizzarne la superficie. Dopo sei mesi di stagionatura, pronta per essere consumata, la provola ha acquisito il sapore e l’aroma del limone, ormai maturato al suo interno.
Articolo 1.
DENOMINAZIONE
La Denominazione d’Origine Protetta “Provola dei Nebrodi” è riservata esclusivamente al formaggio
rispondente alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione.
Articolo 2.
DESCRIZIONE DEL PRODOTTO
La Provola dei Nebrodi è un formaggio di latte di vacca a pasta filata e viene prodotto secondo le
seguenti tipologie: fresca, semi-stagionata, stagionata, sfoglia e al limone verde, ed all’atto
dell’immissione al consumo presenta le seguenti caratteristiche:
a. Forma: La tipologia fresca presenta la classica forma a pera, con o senza testina; le altre
tipologie presentano una forma ovale con breve collo che si allarga nella parte superiore,
con o senza testina, secondo le consuetudini della zona di produzione; l'applicazione al
collo delle provole, di cordicelle -lacci, consente di legarle in coppia “pennule” per farle
asciugare e/o stagionare.
b. Dimensioni variabili in relazione al peso della forma: altezza del lato oblungo da 15 a 35
cm, diametro della forma da 12 a 25 cm.
c. Peso: Provola dei Nebrodi Fresca: da 1 a 2 kg; Semi-stagionata, Stagionata, Sfoglia e con
limone verde da 2 a 10 Kg.
d. Aspetto esterno: crosta liscia, sottile, compatta, priva di vaiolature e piegature, di color
crema tendente al paglierino, che diventa giallo - dorato più o meno intenso con
l’avanzare della stagionatura.
e. Pasta: morbida per la tipologia Fresca, da semi dura a dura con l’avanzare della
stagionatura, di colore bianco–avorio che diventa giallo–ambrato con il progredire della
maturazione per le altre tipologie. A stagionatura avanzata può presentare la classica
sfogliatura, evidenziando una struttura lamellare, tanto da essere definita storicamente
come la provola dei Nebrodi Sfoglia. La pasta della provola al Limone Verde, mantiene
una struttura più soffice sia pur tendente al semi duro all’avanzare della stagionatura
per il lento rilascio di umidità dal limone incorporato nella pasta.
f. Occhiatura: è ammessa una leggera occhiatura di piccole dimensioni.
g. Sapore: Decisamente gradevole, dolce, delicato per le forme fresche, all’avanzare della
stagionatura si evidenzia in modo crescente il sentore di piccante e saporito.
h. Aroma: all’avanzare della stagionatura si evidenziano marcati componenti aromatici in
cui prevalgono note di verde-erbaceo, fieno, butirrico, funghi a testimonianza di un forte
legame con il territorio e le essenze pabulari. Prevalente il sentore del profumo di
agrume nelle provole con limone verde.
i. Composizione chimica: solidi totali non inferiore al 52% per le provole Fresche e non
inferiore al 60 % per quelle semi-stagionate e stagionate; grasso sui solidi totali non
inferiore al 38%; cloruro di sodio sui solidi totali non superiore al 4 %;
j. Stagionatura:
Provola dei Nebrodi D.O.P. fresca: a breve stagionatura, inferiore a 30 gg;
Provola dei Nebrodi D.O.P Semi-Stagionata: stagionatura da 30 a 120 gg;
Provola dei Nebrodi D.O.P Stagionata: stagionatura oltre 120 gg;
Provola dei Nebrodi D.O.P. Sfoglia, stagionatura minima di cinque mesi;
Provola dei Nebrodi D.O.P. con Limone Verde intero incorporato nella pasta caseosa alla fine
della filatura: stagionatura minima 90 gg.
k. Per i formaggi semi-stagionati e stagionati, sfoglia e con limone verde può essere prevista la cappatura con olio di oliva.
l. Le Provola dei Nebrodi possono essere immesse nel mercato in forme intere, porzionate
e grattugiate.
m. La Provola dei Nebrodi stagionata immessa nel mercato preconfezionata come
grattugiata deve presentare i seguenti parametri tecnici e tecnologici: additivi:
assenti; umidità: non inferiore al 25% e non superiore al 35%; aspetto: non
pulverulento ed omogeneo, particelle con diametro inferiore a 0,5 mm. non superiori al
25%; quantità di crosta: non superiore al 18%; caratteristiche organolettiche ed
aromatiche specifiche della Provola dei Nebrodi.
Articolo 3.
ZONA DI PRODUZIONE
Tutte le fasi della produzione e l’eventuale processo di grattugia del formaggio "Provola dei Nebrodi
D.O.P." devono avvenire nella seguente zona di origine che comprende: nella provincia di Catania,
l'intero territorio amministrativo dei comuni di Bronte, Castiglione di Sicilia, Maletto, Maniace,
Randazzo; nella provincia di Enna, l'intero territorio amministrativo dei comuni di Cerami, Troina;
nella provincia di Messina, l'intero territorio amministrativo dei comuni di: Alcara li Fusi, Basicò,
Capizzi, Capri Leone, Caronia, Castel di Lucio, Castell’Umberto, Cesarò, Ficarra, Floresta, Frazzanò,
Galati Mamertino, Gioiosa Marea, Librizzi, Longi, Malvagna, Mirto, Mistretta, Mojo Alcantara,
Montalbano Elicona, Montagnareale, Motta d’Affermo, Naso, Patti, Pettineo, Piraino, Raccuja,
Reitano, Roccella Valdemone, San Fratello, San Piero Patti, S. Teodoro, S. Angelo di Brolo, Santa
Domenica Vittoria, Santo Stefano di Camastra, Sinagra, Tortorici, Tripi, Tusa, Ucria.
Articolo 4.
PROVA DELL’ORIGINE
É necessario monitorare ogni fase del processo produttivo documentando per ognuna, gli input e
gli output. Attraverso l’iscrizione in appositi elenchi, gestiti dalla struttura di controllo, degli
allevatori, dei caseificatori, degli stagionatori e dei confezionatori nonché attraverso la denuncia
tempestiva alla struttura di controllo dei quantitativi prodotti, è garantita la tracciabilità del
prodotto. Tutte le persone, fisiche o giuridiche, iscritte nei relativi elenchi, sono assoggettate al
controllo da parte della struttura di controllo, secondo quanto disposto dal disciplinare di
produzione e dal relativo piano di controllo.
Articolo 5.
METODO DI OTTENIMENTO
Il formaggio "Provola dei Nebrodi "è prodotto esclusivamente con latte di vacca intero, crudo,
proveniente da allevamenti ubicati nella zona di cui all'art. 3 ed ottenuto nel rispetto di apposite
prescrizioni relative all'allevamento ed al processo di ottenimento, in quanto rispondenti allo
standard produttivo seguente:
ALIMENTAZIONE DELLE BOVINE.
Nella razione giornaliera, su base annuale, almeno il 60% della sostanza secca deve essere
rappresentata da foraggi, nelle diverse forme: al pascolo, affienate, dal sottobosco nonché da
residui secchi dei prati e dei pascoli, secondo disponibilità.
Gli animali utilizzano il pascolo, nelle sue diverse tipologie, sia come foraggio verde costituito da
essenze foraggere spontanee nebroidensi ed erbai coltivati (principalmente erbai di sulla e
trifoglio e veccia e trifoglio, cereali da foraggio) nonché come residui secchi dei prati e delle essenze foraggere spontanee nonché dei cereali minori coltivati, ed anche di arbusti dei
sottoboschi, per almeno 240 giorni l’anno.
La razione di base, costituita da foraggi, è integrata da mangimi in grado di bilanciare l’apporto dei
vari nutrienti della dieta, per un massimo, su base annuale, del 40% della sostanza secca della
razione.
I mangimi extra zona di origine sono riconducibili principalmente al granoturco ed alla Soia ed in
misura minore alle farine di girasole, di carrubo, e cereali minori nonché di sottoprodotti dei
cereali minori, barbabietole, integratori di minerali e vitamine, ed a tracce di prodotti minori.
La necessità di ricorrere all’utilizzazione di mangimi extra zona di origine è correlata agli aspetti
pedo-climatici e vocazionali dell’area dei Nebrodi, caratterizzata da: un’alta vocazione per i prati
permanenti e pascoli (con un’incidenza di circa il 30% del dato siciliano con più di 100 mila ettari di
Sau), e una ridotta vocazione per i seminativi (inferiore al 3% della Sau Siciliana), dati ultimo
censimento Istat 2010.
La ridotta vocazione territoriale alla diffusione dei seminativi, fa si che la produzione di cerali e
leguminose da granella nella zona di origine della Provola dei Nebrodi, destinabili alla
formulazione dei mangimi, risulta di conseguenza bassa.
La tipologia di concentrati maggiormente rilevati nelle aziende che producono la Provola dei
Nebrodi, includono il granoturco, cereali minori, crusche, fave, soia, farine di girasole ed
integratori di minerali e vitamine. In alcuni casi si riscontra la presenza di barbabietole, tutoli di
granoturco, farina di carruba, ma in percentuali minime, essendo indicate nella parte finale della
lista degli ingredienti delle etichette dei concentrati.
La razione alimentare delle bovine nel suo complesso deve essere costituita per almeno il 60% di
sostanza secca proveniente da alimenti prodotti nella zona di origine di cui all’art.3.
È vietato l’uso di insilati, di sottoprodotti freschi delle lavorazioni industriali, del fieno di trigonella,
di alimenti che rappresentano fonti di contaminazione e alimenti in cattivo stato di conservazione.
DESCRIZIONE DEL PROCESSO DI CASEIFICAZIONE
a) Il latte bovino intero crudo, di una o due mungiture deve essere coagulato alla temperatura
di 36 °C, con oscillazione in più o in meno non superiore ai 2-3 °C, sfruttando lo sviluppo
spontaneo della microflora casearia autoctona; Nel caso in cui la caseificazione avvenga una
volta al giorno, il latte della mungitura serale viene filtrato e conservato in un apposito
serbatoio isotermico e refrigerato alla temperatura di 4-6°C. Il giorno successivo il latte della
sera, riscaldato sino alla temperatura di 37-38°C, viene unito a quello della mungitura
mattutina.
b) Coagulazione. La coagulazione del latte avviene nella tina di legno mediante l’aggiunta di
caglio in pasta di capretto o di agnello. La quantità di caglio è di 50/100 gr. per quintale di
latte, sciolto in una soluzione acquosa di cloruro di sodio. La quantità di soluzione impiegata
deve essere tale da comportare un tempo di presa, coagulazione e rassodamento da 45 a 60
minuti.
c) Rottura del coagulo e sineresi. La rottura del coagulo avviene manualmente con una rotella
in legno, “ruotola”, o altri materiali secondo gli usi e costumi della tradizione locale, fino a
ridurre la cagliata alle dimensioni di chicco di riso. Durante la rottura si aggiunge acqua calda
alla temperatura di 75°C più o meno 5 °C, in misura di 10-15 litri per ogni ettolitro di latte.
Dopo una breve sosta, 5-10 minuti, il casaro, attraverso movimenti rotatori con la “ruotula”,
favorisce la precipitazione, sul fondo della tina in legno, della cagliata e l’affioramento del siero di latte (lacciata), segue il travaso del siero nella caldaia.
d) Scottatura. La cagliata direttamente nella tina o, a seconda delle condizioni climatiche, dopo
essere stata rimossa ed adagiata su una superficie piatta al fine di ottenere il massimo
spurgo, è sottoposta a scottatura con il liquido risultante dalla lavorazione della ricotta
(scotta) o con acqua a temperatura non inferiore a 65-70°C. Dopo 3-4 ore, quando la
temperatura della scotta o dell’acqua utilizzata si è abbassata tra i 34 ed i 38° la cagliata
viene estratta manualmente, riposta su un tavolo spersorio preferibilmente in legno, “tavuliere”, e ricoperta con un telo di lino o di cotone.
e) Maturazione della cagliata. La maturazione della cagliata avviene nel tavolo spersorio
(tavuliere) attraverso un processo naturale di acidificazione della durata di 16-24 ore,
periodo in cui la cagliata continua a perdere siero e lentamente fermenta per raggiunge un
pH adeguato per la filatura. La cagliata in questa fase è sottoposta a pressatura con pesi di
vario tipo secondo le tradizioni del casaro.
f) Preparazione per la Filatura. La cagliata raggiunto il giusto grado di fermentazione naturale
(pH 5-5,4) per la filatura, viene tagliata a fette di 5-10 cm di larghezza e 2-3 cm di spessore.
Le fette di cagliata sono poste nel “piddiaturi”, recipiente in legno, basso (h 40-60 cm) ed a
forma tronco-conica, e ricoperte con scotta bollente, o con acqua calda a 80-90°C e lasciata
a riposare per 5-10 minuti, ricoprendo il “piddiaturi” con un telo di lino o di cotone, (la durata è funzione della temperatura ambientale). Attraverso l’uso di una spatula in legno con
superficie allargata, “manuvedda”, il casaro mescola le fette di cagliata con la scotta (o con
acqua) al fine di aumentare la superficie di contatto tra le fette di cagliata e la scotta.
g) Filatura. Il casaro immergendo le mani nel “piddiaturi” verifica (sottoponendo le fette a
leggera trazione) se la combinazione fra pH ed elevate temperature ha reso tutta la cagliata
filante. Verificato il giusto livello di filatura, con l’ausilio della “manuvedda”, inizia la
lavorazione della cagliata, onde favorire la fusione delle fette per ottenere una massa
caseosa omogenea a forma sferica (grosso gomitolo). Lavorazione che prevede anche una
continua pressione, con la “manuvedda”, sulla pasta caseosa, al fine di stimolare un ulteriore
sineresi della stessa.
h) Formatura. La sfera caseosa viene quindi tagliata nella pezzatura desiderata (proporzionale
al peso finale della singola provola) ed i pezzi vengono riposti a bagno nel fondo del “piddiaturi”. Il singolo pezzo di pasta filata viene quindi lavorato manualmente con molta
cura, “ncuppatina”, fino ad ottenere la provola nella sua forma tipica con la superficie
esterna esente da smagliature e saldata ad un polo. Per la chiusura (saldatura) della provola,
cosi come per l’eventuale (secondo le tradizioni locali) modellatura della testa della provola
i casari utilizzano del siero bollente. Ottenuta la chiusura della provola viene immersa in
acqua fredda e risposta nella vasca con la salamoia.
Per l’ottenimento della tipologia al Limone, durante la formatura, il casaro, nelle fasi finali
della lavorazione e prima della chiusura della provola, incorpora nel cuore della pasta
caseosa un limone verde intero, previa scottatura dello stesso nel siero bollente per
sterilizzarne la superficie.
i) Salatura. La salatura effettuata in salamoia tendente alla saturazione, viene protratta per un
tempo variabile (12- 24 ore per kg di formaggio) in ragione delle dimensioni delle forme e
tale, comunque, da non comportare un contenuto di cloruro di sodio sulla sostanza secca
superiore al 4%. All’uscita dalla salamoia le provole vengono immerse per 5-10 minuti in
acqua fredda e dopo vengono appese al collo, con una cordicella in fibre naturali, a coppie “pennule” a cavallo di una pertica e/o asse portante.
j) Stagionatura. La stagionatura avviene in locali freschi e ventilati, soprattutto nella fase
iniziale (30-60 giorni). La durata della stagionatura è funzione del peso della provola.
Articolo 6.
LEGAME CON L’AMBIENTE
I principali fattori che determinano un forte legame tra la Provola dei Nebrodi ed il suo
territorio di origine sono:
1. l’alimentazione degli animali con essenze foraggere spontanee e coltivate,
prevalentemente al pascolo, tipiche delle aree montane del Massiccio Nebroideo;
Le famiglie botaniche più rappresentate sono oltre 25 con più di 120 specie identificate
(alta bio-diversità naturale) e con una netta prevalenza in tutti gli ambienti di
graminacee, leguminose e composite che rappresentano anche gli indici di frequenza
più elevati. Lo sviluppo del comparto zootecnico è avvenuto in condizioni talvolta
difficilissime, ma reso possibile grazie alla combinazione di risorse foraggere
distribuite nel tempo, e soprattutto, nello spazio, generata dalla complementarietà fra
periodi di disponibilità di foraggio nelle aree montane e nelle aree collinari.
L’importanza del pascolo sulle qualità organolettiche, aromatiche della Provola dei
Nebrodi è stata studiata da diversi ricercatori da oltre un decennio, da cui si evince la
presenza di aldeidi alifatiche e terpeni, nonché di ben altri 60 componenti volatili che
contribuiscono alla formazione di il profilo aromatico della Provola dei Nebrodi
(Verzera A. et al 2004; Ziino M. et al 2005; Licitra G.et al 2008;). L’importanza dei
terpeni è correlata alle essenze foraggere ingerite dagli animali e non ad una origine
microbica, a dimostrazione della significativa utilizzazione dei pascoli
nell’alimentazione animale. Risultati confermati da altri ricercatori, che hanno
lavorato su prodotti diversi (Dumont, J. P., et al 1978; Bugaud, C., et al 2001a; Bugaud,
C., et al 2001c; Carpino S., et al 2004a; Carpino S., et al 2004b;).
2. gli usi costanti e leali dei processi tradizionali di caseificazione e stagionatura tramandati
da generazioni, ed in particolare:
a. L’uso di latte intero crudo.
b. L’uso di attrezzature in legno che attraverso la formazione di specifici Biofilm
consentono uno sviluppo spontaneo della microflora casearia autoctona.
c. Lo sviluppo della Microflora Spontanea Filo-Casearia. Nel disciplinare di produzione
della Provola dei Nebrodi non è previsto l’uso di innesti allogeni commerciali, per cui
tutti i processi di acidificazione sono affidati allo sviluppo spontaneo della microflora
casearia autoctona, quindi correlata al territorio di origine, derivante dall’ambiente,
dal latte intero crudo, dai Biofilm insediatosi nelle attrezzature in legno, quali la tina
di legno, la ruotula, u piddiaturi, la manuvedda, il tavuliere. Di particolare rilevanza
i Biofilm colonizzanti le tine di legno, che rilasciano in pochi minuti un’eccellente e
complessa microflora filo-casearia spontanea. Attività microbica che oltre ai processi
di acidificazione contribuisce, grazie ai loro enzimi rilasciati dopo l’autolisi, alla
formazione del profilo aromatico del prodotto finale. In questo processo
contribuiscono anche gli enzimi lipolitici e proteolitici derivanti dai cagli in pasta.
d. L’esperienza ed il saper fare del Casaro è certamente uno dei fattori determinanti per
la qualità del prodotto finale. L’applicazione di sistemi tradizionali di trasformazione
casearia impone la complessa gestione di molteplici processi naturali, biologici, non
standardizzati, (ad es. tempi di coagulazione, di acidificazione della cagliata, di
filatura), per cui il casaro è chiamato, quotidianamente, a valutare ogni processo ed
intervenire in funzione delle condizioni macro e micro-climatiche ambientali, così
come della qualità del latte crudo utilizzato, fattori tutti riconducibili al territorio di
origine. L’abilità e la saggezza dei casari hanno nel tempo generato inoltre due specificità uniche la Provola dei Nebrodi con Limone Verde intero incorporato nella
pasta, e la Provola dei Nebrodi Sfoglia. Quest’ultima è frutto di una lavorazione più
accurata e specifica sia nella fase di rottura della cagliata che durante la filatura,
nonché per i successivi excursus termici e igrometrici durante i processi di
maturazione, strettamente correlati alle condizioni ambientali naturali dei locali di
stagionatura. A seguito di ulteriori proteolisi, riduzione sia del pH che dell’umidità, le
provole possono presentare delle fessurazioni tra i fasci delle lunghe fibre caseiniche
allineate parallelamente, evidenziando una struttura lamellare, che viene definita dai
casari e dagli stagionatori a “Sfoglia”. Caratteristica questa di grande pregio, che rende
unica la provola dei Nebrodi di grandi dimensioni e particolarmente apprezzata sia dai
produttori che dai consumatori.
e. La scelta dei casari, di produrre provole di grandi dimensioni, pesi che possono
arrivare anche a 10 Kg, per affrontare lunghe stagionature, anche oltre l’anno, è
storicamente dettata anche dai periodi, a volte lunghi, di difficoltà nel raggiungere i
mercati (inverni nevosi, con condizioni climatiche particolarmente avverse nelle
montagne Nebroidee). Condizioni che rendono la Provola dei Nebrodi l’unica provola
siciliana che si stagiona così a lungo.
f. Gli ambienti di Stagionatura, freschi e ventilati sono correlati alle condizioni climatiche
delle aree montane dei Nebrodi, caratterizzate da inverni lunghi ed abbastanza rigidi
ed estati miti e non afose. La piovosità oscilla dai 500 ai 1400 mm e le temperature
medie annue sono di 12-14°C, con notevoli oscillazioni tra l’inverno ed il periodo
estivo in cui difficilmente si superano i 25-28°C, con livelli di umidità che oscillano
dal 60 al 90%. Escursioni termiche ed igrometriche che accompagnano la maturazione
della Provola dei Nebrodi durante i diversi mesi di stagionatura, contribuendo a
determinarne il profilo strutturale ed aromatico. Ne deriva che la Provola dei Nebrodi è un formaggio caratterizzato da un flavour marcato.
La cura della Provola dei Nebrodi durante i processi di stagionatura viene differenziata
rispetto al periodo di produzione ed alle relative condizioni climatiche esterne, nonchè
in funzione della tipologia di prodotto finale (Semi-stagionata, Stagionata, Sfoglia).
g. La Provola dei Nebrodi è uno dei formaggi più antichi della Sicilia, le cui peculiarità
si sono tramandate per secoli, per via orale, da generazioni in generazioni. Particolare
rilevanza assumono pertanto gli scritti del Sacerdote Gaetano Salomone del 1870 e del
1872, ne “Il Manuale Teorico-Pratico D’Agricoltura e Pastorizia, adattato
all’Intelligenza popolare delle persone del circondario di Mistretta”, che già alla fine
del XIX secolo descriveva i sistemi tradizionali della produzione della Provola dei
Nebrodi, che tra l’altro, rispecchiano gli attuali sistemi produttivi. Altri storici si sono
occupati della Provola dei Nebrodi, quali Antonino Uccello nel 1980, in Bovari,
Pecorai, Curatuli: Cultura casearia in Sicilia, ed ancora da Giuseppe Martorana in “I Vistiamara” 1988. Anche dai loro saggi si evidenzia l’unicità della Provola dei
Nebrodi correlata all’importanza delle essenze pabulari spontanee e coltivate del
territorio di origine, nonché dagli usi costanti e leali che l’uomo, il casaro, da
generazioni adotta nei processi di caseificazione e di stagionatura.
3. Un complesso profilo aromatico sempre più marcato all’avanzare della stagionatura
derivante dalle produzioni foraggere autoctone e dai processi enzimatici del latte crudo, del
caglio e dalla microflora filo-casearia autoctona, che garantiscono al prodotto ottenuto con
sistemi eco-sostenibili e nel rispetto dell’ambiente, un elevato tasso di Bio-diversità.
Le ricerche scientifiche confermano un profilo aromatico complesso composto da oltre 60
componenti volatili e da innumerevoli sentori correlati alla presenza di acidi, alcol, esteri,
chetoni, prodotti sulfurei, ed alle già citate aldeidi alifatiche e terpeni, che si evolvono durante i processi di stagionatura. Dalle analisi sensoriali effettuate a diversi mesi di
stagionatura, si evince che diversi attributi presentano valori significativi, tra cui il colore e
l'aroma, caratterizzato anche da note di butirrico, verde-erbaceo, floreale, fieno, ad ulteriore
testimonianza del legame con il territorio di origine, ed in particolare agli ecosistemi “pascoli, animali, processi di trasformazione casearia ed ambienti di stagionatura”, (Verzera
A. et al 2004; Ziino M. et al 2005; Licitra G.et al 2008;).
Articolo 7.
CONTROLLI
La conformità del prodotto al disciplinare di produzione è svolto da una struttura di controllo
conformemente a quanto stabilito dal Reg. (UE) N. 1151/2012. Tale struttura è il Gruppo di Controllo
e Certificazione (GCC) del Consorzio di Ricerca Filiera Carni, Organismo di Certificazione accreditato
da ACCREDIA e Struttura pubblica di controllo del MIPAAF conformemente a quanto stabilito
dall’art. 37 Reg. (UE) 1151/2012, GUUE L 343 del 14 dicembre 2012. Polo Universitario
dell’Annunziata, 98168 Messina. info@corfilcarni.it, corfilcarni@PEC.it ; tel. 090 353659; fax 090
3500098, cell 320 4356920.
Articolo 8.
ETICHETTATURA
Il formaggio Provola dei Nebrodi D.O.P è commercializzato in forma intera, porzionato e grattugiato
ed è immesso al consumo munito di logo/loghi identificativi, come di seguito esplicitato secondo le
specifiche caratteristiche del prodotto, e da una etichetta eventualmente adesiva, da apporre al
collo della provola e/o su un lato del porzionato, e sulle confezioni del grattugiato. Sull’etichetta,
eventualmente adesiva, viene riportato, oltre agli elementi previsti dalla normativa vigente, il logo
identificativo della “Provola dei Nebrodi D.O.P”, ed il simbolo europeo per le D.O.P. previsto dalle
normative vigenti.
È consentita inoltre l’aggiunta in etichetta di indicazioni che facciano riferimento ad aziende, nomi,
ragioni sociali, marchi privati, non aventi significato laudativo e non idonei a trarre in inganno
l’acquirente, che devono essere comunque conformi alle vigenti disposizioni normative in materia
di etichettatura e presentazione dei prodotti alimentari. Tali indicazioni devono essere di dimensioni
inferiori rispetto logo identificativo del prodotto D.O.P.
Provole intere.
Tutte le " Provola dei Nebrodi D.O.P. " a prescindere dal grado di stagionatura saranno marchiate
con matrici di caseina identificative delle forme di formaggio: tipologia di prodotto, numero
identificativo del produttore e del numero progressivo del prodotto, riportando i seguenti loghi, di
cui all’art. 9, a garanzia della rispondenza alle specifiche prescrizioni normative del presente
disciplinare:
Logo 1. Matrice caseinica per la Provola dei Nebrodi D.O.P.
Logo 2. Matrice caseinica per la Provola dei Nebrodi D.O.P. con Limone Verde.
Oltre alle matrici caseiniche le provole semi-stagionate, stagionate, Sfoglia e con Limone Verde
saranno anche marchiate a fuoco, rispetto alla tipologia di prodotto, con i loghi riportati nell’art. 9:
Logo 3. Marchio a fuoco per la Provola dei Nebrodi D.O.P.
Logo 4. Marchio a fuoco per la “Provola dei Nebrodi Sfoglia”.
Logo 5. Marchio a fuoco per la “Provola dei Nebrodi con Limone Verde”.
Provole Confezionate
La Provola dei Nebrodi D.O.P. può essere immessa nel mercato intera, porzionata o grattugiata,
ottenuta esclusivamente da formaggio intero avente diritto alla denominazione di origine di cui
trattasi.
Le forme di Provola dei Nebrodi D.O.P. che vengono confezionate con operazioni che comportino la raschiatura, l’asportazione della crosta (raspature, cubetti, fettine, ecc), la grattugia, che rendono invisibile la marchiatura con matrici caseiniche e del marchio a fuoco, devono avvenire esclusivamente nella zona di produzione, così come definita nell’articolo 3, al fine di garantire l’autenticità e la rintracciabilità.
Provola dei Nebrodi D.O.P. Porzionata.
Al fine di garantire l’autenticità e consentire la corretta identificazione del formaggio “Provola
dei Nebrodi D.O.P., immesso nel mercato preconfezionato, la porzionatura del formaggio può
avvenire a pezzi, da metà forma a spicchi di peso variabile, comunque tali da comprendere una
parte della matrice in caseina o dei marchi a fuoco al fine di testimoniare l’origine del formaggio.
Su ogni pezzo o confezione, va inoltre posta una etichetta eventualmente adesiva, da apporre
al collo della provola e/o su un lato interno del porzionato che riporti il logo identificativo della “Provola dei Nebrodi D.O.P.”, come già descritto per le diverse stagionature delle provole intere,
ed il simbolo Europeo per le D.O.P. previsto dalle normative vigenti.
Sono ammesse tutte le tipologie di confezionamento consentite dalle normative vigenti.
Provola dei Nebrodi D.O.P. Stagionata Grattugiata.
Al fine di garantire l’autenticità e consentire la corretta identificazione del formaggio “Provola
dei Nebrodi D.O.P. Stagionata”, immesso nel mercato preconfezionato, grattugiato, i processi di
lavorazione devono avvenire nella zona di origine (art.3), nel rispetto dei parametri tecnici e
tecnologici descritti nell’art.2.
Ogni confezione dovrà recare un contrassegno costituito da una etichetta adesiva in cui dovrà
essere riportato il logo identificativo della Provola dei Nebrodi D.O.P. Stagionata Grattugiata ed il
logo identificativo del simbolo Europeo per le D.O.P. previsto dalle normative vigenti.
Sono ammesse tutte le tipologie di confezionamento consentite dalle normative vigenti.
Articolo 9.
LOGHI DELLA DENOMINAZIONE
Il formaggio a denominazione di origine “Provola dei Nebrodi” deve recare apposto all’atto della
sua immissione al consumo i contrassegni di seguito riportati a garanzia della rispondenza alle
specifiche prescrizioni normative.
Tutte le Provole a prescindere dal grado di stagionatura saranno marchiate con matrici di caseina
identificative delle forme di formaggio " Provola dei Nebrodi ": tipologia di prodotto, numero
identificativo del produttore e del numero progressivo del prodotto riportando i seguenti loghi:
Logo 1. Matrice caseinica per la Provola dei Nebrodi D.O.P.
Logo 2. Matrice caseinica per la Provola dei Nebrodi D.O.P. con Limone Verde
Logo 3. Marchio a fuoco per la Provola dei Nebrodi D.O.P.
Logo 4. Marchio a fuoco per le “Provola dei Nebrodi Sfoglia”, con una stagionatura minima di cinque mesi, a pasta dura e sfoglia
Logo 5. Marchio a fuoco per la “Provola dei Nebrodi con Limone Verde”
Provola dei Nebrodi con limone (foto www.florestagiovane.it) e i due loghi