La zona di allevamento degli ovini, di produzione e di stagionatura del "Pecorino del Monte Poro" è rappresentata esclusivamente dal territorio dei seguenti comuni della provincia di Vibo Valentia tutti appartenenti al comprensorio del Monte Poro: Joppolo, Spilinga, Zungri, Rombiolo, Nicotera, Limbadi, Zaccanapoli, Drapia, Filandari, Briatico, Ricadi, Maierato, Mileto, San Calogero, Parghelia, Pizzo Calabro, Stefanaconi, Filogaso, Tropea, San Costantino Calabro, San Gregorio d’Ippona, Sant’Onofrio, Vibo Valentia, Zambrone, Cessaniti, Ionadi, Francica.
Pecorino del Monte Poro DOP (foto http://www.onaf.it/)
Formaggio prodotto esclusivamente con latte ovino e caglio, in tre diverse stagionature: "fresco" (20÷60 giorni), “semistagionato” (61 gg ÷ 6 mesi), “stagionato” (6÷24 mesi).
Si abbina tradizionalmente ai vini della Calabria, come Cirò DOC bianco o rosso.
Articolo 1.
Denominazione
La Denominazione di Origine Protetta "Pecorino del Monte Poro" è riservata esclusivamente al
prodotto che risponde alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.
Articolo 2.
Descrizione del prodotto finito
Il “Pecorino del Monte Poro” DOP è un formaggio prodotto con latte di pecora, che risponde, a seconda del periodo di stagionatura, alle seguenti tre diverse tipologie:
- “fresco”, da 20 giorni a 60 giorni di conservazione;
- “semistagionato”, da 61 giorni a 6 mesi di stagionatura;
- “stagionato”, da 6 mesi a 24 mesi di stagionatura.
Il "Pecorino del Monte Poro” deve, inoltre, presentare al momento dell’immissione al consumo, le seguenti caratteristiche.
2.1 Caratteristiche fisiche
Forma: rotonda, facce piane.
Diametro del piatto: da 6 a 40 cm.
Altezza dello scalzo: da 6 a 20 cm.
Peso: da 600 gr a 2,5 Kg, per la tipologia «fresco» e «semistagionato», fino a 10 Kg per la tipologia «stagionato».
Crosta: dura, rugosa, di colore variabile dal giallo oro per la tipologia «fresco» al nocciola più o
meno scuro per la tipologia «semistagionato» e «stagionato», tendente al rossiccio, laddove unto con
peperoncino e olio extravergine di oliva e peperoncino per trattare la crosta esterna.
Pasta: struttura compatta con eventuale leggera occhiatura irregolarmente distribuita. Al taglio il
colore si presenta variabile dal bianco per la tipologia «fresco» al paglierino più meno intenso nella
tipologia «semistagionato» e «stagionato». La consistenza della pasta è morbida al taglio nella
tipologia “fresco” e via via più consistente nella tipologia “stagionato”.
2.2 Caratteristiche chimiche
Grasso sulla sostanza secca: > 45%;
Proteine (Nx6,25): > 20%.
2.3 Caratteristiche organolettiche
Sapore: fragrante e con aromi di fiori selvatici, di macchia mediterranea e di fieno, pastoso e
piacevolmente nocciolato all’assaggio, caratteristiche che diventano sempre più intense con
l’aumentare del periodo di stagionatura, accompagnandosi ad una decisa pungenza e sapidità nella
tipologia “stagionato”.
Articolo 3.
Zona di produzione
La zona di allevamento degli ovini, di produzione e di stagionatura del "Pecorino del Monte Poro" è
rappresentata esclusivamente dal territorio dei seguenti comuni della provincia di Vibo Valentia
tutti appartenenti al comprensorio del Monte Poro: Joppolo, Spilinga, Zungri, Rombiolo, Nicotera,
Limbadi, Zaccanapoli, Drapia, Filandari, Briatico, Ricadi, Maierato, Mileto, San Calogero,
Parghelia, Pizzo Calabro, Stefanaconi, Filogaso, Tropea, San Costantino Calabro, San Gregorio
d’Ippona, Sant’Onofrio, Vibo Valentia, Zambrone, Cessaniti, Ionadi, Francica.
Articolo 4.
Origine del prodotto
L'origine del “Pecorino del Monte Poro” è garantita da un sistema in cui ogni fase del processo
produttivo deve essere monitorata documentando per ognuna gli input (prodotti in entrata) e gli
output (prodotti in uscita). In questo modo e attraverso l’iscrizione in appositi elenchi, gestiti
dall’organismo di controllo di cui all'articolo 7, degli allevatori, produttori e trasformatori, è
garantita la tracciabilità e la rintracciabilità (da valle a monte della filiera) del “Pecorino del Monte
Poro”. Tutte le persone, fisiche o giuridiche, iscritte nei relativi elenchi, saranno assoggettate al
controllo da parte dell’organismo di controllo di cui all'articolo 7, secondo quanto disposto dal
presente disciplinare di produzione e dal relativo piano di controllo.
Articolo 5.
Metodo di ottenimento
5.1. Materia prima e ingredienti
La lavorazione del “Pecorino del Monte Poro” prevede l'impiego delle seguenti materie prime:
Latte: ovino, crudo e intero - ottenuto da due mungiture (mattina e sera precedente) - prodotto da
capi allevati con sistema semi-brado nel territorio di cui all’articolo 3 che solo nel corso della notte
vengono fatti stabulare negli ovili. L’alimentazione è a base di essenze tipiche della zona del Monte
Poro, sotto forma di foraggio fresco nel periodo estivo e affienato nel periodo invernale. In annate
dall’andamento climatico particolarmente sfavorevole per siccità o eccessivo rigore invernale, che
non consentono la produzione di foraggio sufficiente per il sostentamento delle greggi,
l’alimentazione con le caratteristiche sopra specificate può scendere fino ad una percentuale
dell’80%, essendo ammesso un approvvigionamento di fieno proveniente dall’esterno dell’area di
produzione della DOP in una percentuale non superiore al 20% del totale somministrato.
Limitatamente al periodo della lattazione degli animali e ai fini di un loro migliore sostentamento, è
ammessa inoltre, in una percentuale che non superi il 15% del totale, l’integrazione
dell’alimentazione con cereali e leguminose in granella, fioccati o sfarinati, sali minerali e vitamine
anche di provenienza esterna all’area di produzione della DOP, in quanto per la situazione
orografica, climatica e vocazionale del territorio, questi non sono prodotti a sufficienza in loco.
Gli ovini non possono essere alimentati con prodotti geneticamente modificati (OGM). Viene,
impiegato per la coagulazione del latte, caglio ottenuto dalle pareti del quarto stomaco dell’agnello
e/o del capretto, alimentati esclusivamente con latte.
Caglio: ottenuto dalle pareti del quarto stomaco dell’agnello e/o del capretto, alimentato
esclusivamente con latte.
Sale: fino.
5.2 Tecniche di lavorazione
5.2.1 Produzione
Il latte destinato alla trasformazione in “Pecorino del Monte Poro” non deve essere sottoposto ad
alcun intervento di termizzazione, ma solo riscaldato fino a raggiungere la temperatura di 32-38°C e
conservato all’interno di serbatoi di acciaio inox o rame.
Al latte riscaldato è addizionato caglio di capretto e/o di agnello.
A questo punto, il latte è lasciato coagulare per un periodo oscillante tra i 30 ed i 90 minuti. Quando
il coagulo ha raggiunto la consistenza solida si passa alla rottura della cagliata. Con tale operazione,
che ha lo scopo di accelerare la separazione del siero dalla cagliata, i grumi caseosi sono ridotti
manualmente alla dimensione di un chicco di riso attraverso l’impiego del rodu (o roju), della lira
frangicagliata o dello spino. Il composto così ottenuto viene raccolto manualmente, posizionato in
piccole forme cilindriche dette “fuscelle” delle dimensioni variabili, pressato manualmente oppure
con il metodo della stufatura in contenitori o ambienti idonei e girato tre - quattro volte fino al
completo spurgo del siero, lasciato riposare su tavole di legno o di altro materiale idoneo all’uso
alimentare fino al completo spurgo del siero presente.
5.2.2 Salatura maturazione ed eventuale stagionatura
Estratto dalle forme viene salato a secco e adagiato su tavole dove è girato una volta al giorno per 34 giorni. La salatura può avvenire anche per immersione in vasche di salamoia con modalità
differenti in relazione al peso del prodotto:
40 minuti, per le forme fino a 600 gr;
2 ore, per le forme fino a 1,2 kg;
12 ore, per le forme fino a 2,5 kg;
24 ore, per le forme fino a 5 kg;
36 ore, per le forme fino a 10 kg.
La stagionatura può avvenire, in locali freschi, ben aerati, poco illuminati, oppure trasferito in cella
per la stagionatura e favorire la formazione di muffe naturali, il periodo di stagionatura può
variare da 20 giorni fino ad un massimo di 24 mesi; durante la stagionatura il prodotto può essere
lavato con acqua calda.
Il pecorino sottoposto ad un breve periodo di maturazione (inferiore a due mesi) può essere trattato
in superficie con olio di oliva. Se invece la stagionatura è prolungata oltre i sei mesi, il formaggio
può essere trattato in superficie con olio d’oliva, oppure con una soluzione di olio d’oliva e
peperoncino frantumato.
Articolo 6.
Legame con il territorio
Situato tra il Golfo di Lamezia e la piana di Gioia Tauro il territorio di produzione è delimitato a
nord dalla Piana dell’Angitola, a sud dalla piana di Rosarno ad ovest dal crinale appenninico delle
Serre catanzaresi.
In tale contesto crescono numerose essenze vegetali locali che rappresentano la principale fonte di
sostentamento degli ovini al pascolo, corrispondente ad almeno il 70% della loro alimentazione.
Diffusi anche gli arbusti della rigogliosa e folta macchia mediterranea ancora presente nelle zone
impervie e scoscese dell’altopiano del Poro che sono oggetto di brucatura, tra i quali annoveriamo la
ginestra, il mirto, l’olivastro selvatico, il lentisco ed il biancospino (Simone Cesare Lombardi: Il
Poro e la Costa di Capo Vaticano, 2003). Sono proprio gli arbusti e le essenze vegetali della
macchia mediterranea a conferire sotto il profilo organolettico una caratterizzazione distintiva
(“bouquet”) rispetto agli altri formaggi a base di latte ovino. Gustando il Pecorino sono chiaramente
percepibili, oltre alla “pastosità” del sapore, i sentori di erbe e fiori del Monte Poro ed un retrogusto lievemente nocciolato/erbaceo: infatti le sostanze odorifere delle erbe spontanee sono liposolubili e
possono essere trasmesse al latte attraverso i grassi, e da questi al formaggio. Inoltre alcune
peculiarità del processo produttivo garantiscono la presenza di questo bouquet distintivo; tra queste
possiamo evidenziare:
- l’utilizzo di latte crudo e intero, raccolto e trasformato senza che venga sottoposto ad alcun trattamento
termico che ne potrebbe modificare le caratteristiche organolettiche;
- le basse temperature di lavorazione (32-38°C) che assicurano la permanenza delle sostanze disciolte
limitando la volatilità degli aromi.
Inoltre il fatto che la mano d’opera sia ancora presente nelle fasi di trasformazione evidenzia un’alta
specializzazione e artigianalità del sistema produttivo, che rimane inevitabilmente legato a risorse
umane difficilmente reperibili in altri contesti territoriali. Le competenze specialistiche influenzano
direttamente la qualità di taluni passaggi del ciclo produttivo (es. cagliatura, formatura,
stagionatura) rendendo il formaggio in tal senso “tipico” perché strettamente legato al territorio di
produzione.
Si riscontra inoltre un forte legame tra il prodotto e il territorio anche nelle consuetudini alimentari
e, soprattutto, nella gastronomia locale. Infatti il “Pecorino del Monte Poro” è molto ricercato dai
ristoratori e dalla popolazione del territorio che lo utilizzano nei piatti della cucina tradizionale,
oltre che nel consumo fresco. Numerose sono le preparazioni di questo formaggio: come antipasto,
insieme a pomodori secchi, salumi e ortaggi sott'olio; grattugiato sui primi piatti conditi con sugo di
carne di capretto o d'agnello e infine, a seconda del suo periodo di stagionatura, come formaggio da
tavola o da grattugia nella preparazione della minestra di fave e cicorie selvatiche e delle cipolle
gratinate. In particolare, nel periodo pasquale, per tradizione, il Pecorino del Monte Poro viene
consumato fresco, accompagnato da fave crude o da vini rossi tipici calabresi quali il Cirò, il Val di
Neto e il Melissa.
Anche nelle fonti bibliografiche più antiche, dal De antiquitate et situ Calabriae (1571)
dell’umanista e storico vibonese Gabriele Barrio al Saggio per l’economia campestre per la
Calabria Ultra (1770) dell’economista e filosofo reggino Domenico Grimaldi da Seminara, il
formaggio in questione è citato con riferimento al territorio di origine. Un legame, questo, la cui
sottolineatura si mantiene molto viva nel tempo, come dimostrano gli scritti di Saverio Di Bella del
1985 (I formaggi e le ricotte di pecora del Poro sono bianchi, morbidi e saporiti, grazie ai pascoli
ed alla vasta produzione spontanea di origano), le diverse edizioni a partire dal 1991 dell’Atlante
dei prodotti tipici. I formaggi curato dall’INSOR - Istituto Nazionale di Sociologia Rurale - (I
pascoli del Monte Poro …. sono ricchi di molte essenze erbacee e tra queste molte sono odorose. I
formaggi prodotti in questa zona vengono venduti ai turisti della costa per il pregio e la notorietà
acquisita), la pubblicazione del 1999 Formaggi d’Italia di Slow Food (I pascoli del Monte Poro
sono particolarmente ricchi di essenze aromatiche e odorose e da sempre i pecorini prodotti in
questa zona hanno goduto di una buona rinomanza) e il Golosario di Paolo Massobrio del 2006 (Il
sapore esclusivo e molto aromatico di questo formaggio sono dovuti alle erbe con cui si alimentano
le razze locali). Da segnalare infine che nel 2012 il “Pecorino del Monte Poro” al Salone del Gusto
di Torino ha vinto il premio “I fuoriclasse” del Gambero Rosso, che lo ha consacrato tra i 17
formaggi migliori d’Italia.
Articolo 7.
Controlli
I controlli sulla conformità del prodotto al disciplinare di produzione sono svolti da una struttura di
controllo conformemente a quanto stabilito dall’articolo 37 del regolamento (UE) n. 1151/2012.
Tale struttura è l’autorità pubblica designata Camera di Commercio di Vibo Valentia con sede in Vibo Valentia Complesso Valentianum, Piazza S. Leoluca, 89900, Telefono: 0963 294600, email:
segreteria.generale@vv.camcom.it.
Articolo 8.
Confezionamento ed etichettatura
Il " Pecorino del Monte Poro” può essere immesso al consumo in forme intere o porzionato.
All’atto dell’immissione al consumo deve recare una etichetta informativa posta su una delle due
facce del prodotto intero o sulle confezioni del prodotto porzionato e preconfezionato in tranci.
L’etichetta reca a caratteri chiari e leggibili, oltre al logo di cui all’articolo 9, e alle informazioni
corrispondenti ai requisiti della normativa cogente di settore le seguenti indicazioni:
Pecorino del Monte Poro" (la denominazione è intraducibile, ma né è ammessa la traduzione
nelle lingue dei paesi europei nei quali il prodotto viene commercializzato) seguito dalla
espressione (traducibile) "Denominazione di Origine Protetta” per esteso o nella sigla “DOP”.
la tipologia di stagionatura ai sensi dell’articolo 2 del presente disciplinare, ovvero: «fresco»,
«semistagionato» e «stagionato»;,
il logo della DOP di cui all’articolo 9.
È vietata l'aggiunta di qualsiasi qualificazione non espressamente prevista.
È consentito l'utilizzo di indicazioni che facciano riferimento a nomi o ragioni sociali o marchi
privati purché non abbiano significato laudativo o siano tali da trarre in inganno il consumatore,
nonché di altri riferimenti veritieri e documentabili che siano consentiti dalla normativa vigente e
che non siano in contrasto con le finalità e i contenuti del presente disciplinare.
Articolo 9.
Logo
Il logo del prodotto rappresenta, in modo stilizzato, uno scorcio panoramico del Monte Poro dalle
cui alture, guardando verso il mare di colore azzurro, è possibile vedere il vulcano Stromboli di colore grigio.