Riconoscimento UE: Reg. 20/02/2015
Il Pecorino delle Balze Volterrane DOP evidenzia già nel nome lo stretto legame con il territorio di origine. Le “balze”, le grandi voragini scavate dalle acque meteoriche, insieme ai calanchi disegnano una morfologia inconfondibile che ha contribuito anche alla selezione di una flora specifica, in cui ha trovato ampia diffusione il cardo selvatico, ingrediente base del caglio che caratterizza il metodo di produzione del formaggio. Le condizioni ambientali si sono rivelate ideali per l’allevamento ovino e la produzione di latte, attività radicate da secoli che hanno assunto un ruolo di rilievo nel tessuto produttivo. Testimonianze scritte che attestano la notorietà e l’apprezzamento per il pecorino locale sono databili già dal XV secolo e trovano costante conferma nei periodi successivi.
La zona di produzione del Pecorino delle Balze Volterrane DOP interessa il territorio dei comuni di Volterra, Pomarance, Montecatini Val di Cecina, Castelnuovo Val di Cecina e Monteverdi Marittimo ricadenti in provincia di Pisa, nella regione Toscana.
Pecorino delle Balze Volterrane DOP
Il latte, proveniente da pecore allevate allo stato semibrado e alimentante per almeno i 2/3 al pascolo, deve essere lavorato entro 48 ore dalla prima mungitura senza essere sottoposto a termizzazione. Dopo essere stato versato crudo in una caldaia di rame o acciao inox, viene riscaldato fino a 30-40°C e addizionato con caglio vegetale. La coagulazione si protrae per 30-60 minuti per poi procedere a rottura della cagliata con l’utilizzo dello spino. Terminata la rottura, la cagliata viene pressata in forme cilindriche che vengono riposte su tavoli spersori e sottoposte a salatura a secco con sale fino. Dopo un massimo di 10 giorni, le forme vengono messe a stagionare in locali freschi (6 – 16°C) su assi di legno chiaro per un periodo variabile: 7 - 44 giorni per il tipo Fresco; 45 giorni - 6 mesi per il SemiStagionato; 6 – 12 mesi per lo Stagionato; oltre 12 mesi per la tipologia “da Asserbo”.
Il Pecorino delle Balze Volterrane DOP è un formaggio ottenuto dalla lavorazione di latte ovino crudo di pecore di razza Sarda allevate nella zona di produzione e caglio vegetale ricavato dalle inflorescenze di cardo o cardo selvatico. In base al periodo di stagionatura si distinguono quattro tipologie: Fresco, Semistagionato; Stagionato, “da Asserbo”.
Il Pecorino delle Balze Volterrane DOP ha forma cilindrica a facce piane. Il peso varia da 600 gr a 2 kg e fino a 7 kg per la sola tipologia “da Asserbo”. Il colore della crosta evolve da giallo paglierino e giallo carico, fino al grigio se trattata con olio di oliva e cenere (tipologia “da Asserbo”), mentre la pasta, con struttura compatta e occhiatura leggera e irregolare, si presenta da bianca a paglierino più o meno intenso. Nel profumo persistente si percepiscono il cardo selvatico e sentori di erbe aromatiche e fiori. Il sapore dolce iniziale si evolve nel retrogusto di note vegetali fresche per chiudere con il leggermente piccante, che si accentua con la stagionatura.
Grazie al sapore delicato che lo caratterizza, il Pecorino delle Balze Volterrane DOP si è affermato come formaggio ricercato che trova ampio spazio nelle ricette della tradizione pisana. Le diverse tipologie di stagionatura ne fanno un prodotto molto versatile, da gustare da solo come formaggio da pasteggio, in antipasti accompagnato da salumi e sott’oli, grattugiato per insaporire zuppe o paste ripiene.
Articolo 1.
Denominazione
La Denominazione di Origine Protetta "Pecorino delle Balze Volterrane" è riservata
esclusivamente al prodotto che risponde alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente
disciplinare di produzione.
Articolo 2.
Descrizione del prodotto finito
Il "Pecorino delle Balze Volterrane” è un formaggio prodotto esclusivamente con caglio
vegetale e latte ovino crudo intero proveniente da allevamenti ubicati nella zona di cui
all’art.3, rispondente, a seconda del periodo di stagionatura, a quattro diverse tipologie:
“fresco”, da 7 giorni a 44 giorni di conservazione;
“semistagionato”, da 45 giorni a 6 mesi di stagionatura;
“stagionato”, da 6 mesi a 12 mesi di stagionatura;
“da asserbo”, oltre 12 mesi di stagionatura.
Il "Pecorino delle Balze Volterrane” deve, inoltre, avere al momento della immissione al consumo, le seguenti caratteristiche:
2.1 Caratteristiche fisiche
Forma: cilindrica a facce piane con scalzo dritto o leggermente convesso.
Diametro delle facce: da 10 a 30 cm.
Altezza dello scalzo: da 5 a 15 cm.
Peso: da 600 g a 2 Kg, per il pecorino «fresco», «semistagionato» e «stagionato», fino a 7
Kg per il pecorino «da asserbo».
Crosta: di colore variabile dal giallo paglierino al giallo carico. Dopo il trattamento (di cui
all’art. 5.2.2) con olio di oliva e cenere presenta colore grigio.
Pasta: a struttura compatta e minima friabilità con eventuale leggera occhiatura irregolarmente distribuita. Al taglio il colore si presenta variabile dal bianco per il tipo «fresco» al paglierino più meno intenso nel tipo «semistagionato», «stagionato» e «da asserbo».
2.2 Caratteristiche chimiche
Grasso sulla sostanza secca: >45 %
Proteine(Nx6,25): >20 %
2.3 Caratteristiche organolettiche
Profumo: persistente che ricorda il latte e il cardo selvatico, con sentori di erbe aromatiche
e fiori.
Sapore: al primo assaggio dolce, con sentori di latte e floreali e note di cardo; retrogusto
lungo e persistente con richiami vegetali freschi; finale leggermente piccante, caratteristica
che diventa più intensa con l’aumentare del periodo di stagionatura, accompagnandosi a
una leggera sapidità e allappatura nei tipi “stagionato” e “da asserbo”.
Articolo 3.
Zona di produzione
La zona di allevamento degli ovini e di produzione e stagionatura del "Pecorino delle
Balze Volterrane" è rappresentata esclusivamente dal territorio dei comuni di Volterra,
Pomarance, Montecatini Val di Cecina, Castelnuovo Val di Cecina, Monteverdi, tutti
ubicati in provincia di Pisa.
Articolo 4.
Metodo di ottenimento
4.1. Materia prima e ingredienti
La lavorazione del “Pecorino delle Balze Volterrane” prevede l'impiego delle seguenti
materie prime, nelle dosi indicate al successivo art. 5.2.2:
Latte: ovino, crudo e intero, prodotto da capi di razza sarda allevati con sistema semi-brado
nel territorio di cui all’art. 3.
Caglio: vegetale ricavato dalle infiorescenze di cardo o carciofo selvatico (Cynara
cardunculus).
Sale: fino.
4.2 Sistema di allevamento e alimentazione degli animali
Il sistema di allevamento è semi-brado. L’alimentazione degli ovini è ricavata per almeno i
2/3 del fabbisogno complessivo dal pascolamento nella zona geografica di origine. Foraggi
conservati e cereali contenenti granelle (orzo, avena, favette) sono somministrati in
quantità variabili da 100 g/capo/die a 800 g/capo/die a seconda del periodo dell’anno, con i
valori maggiori concentrati nei mesi invernali e quelli inferiori nei mesi estivi.
Gli ovini non possono essere alimentati con prodotti geneticamente modificati (OGM).
4.3 Tecniche di lavorazione
4.3.1 Produzione
Il latte destinato alla trasformazione in “Pecorino delle Balze Volterrane” non deve essere
sottoposto ad alcun intervento di termizzazione e deve essere lavorato entro 48 ore
dall’effettuazione della prima mungitura.
Il latte crudo viene versato in una caldaia di rame o acciaio inox detta “pentola” fino a
raggiungere una temperatura compresa tra i 30 – 40°C. Al latte riscaldato è addizionato
caglio vegetale (da un minimo di 10 ml ad un massimo di 50 ml per 100 litri di latte). È
ammessa l’aggiunta di fermenti termofili e/o mesofili o autofermenti (ottenuti dal siero
della lavorazione precedente) in quantità tali da produrre abbassamento di pH a 5,2 +/- 0,2
in tre/otto ore.
Il latte è lasciato coagulare per un periodo oscillante tra i 30 ed i 60 minuti. Quando il
coagulo ha raggiunto una consistenza solida si procede, con l’ausilio di un attrezzo detto “spino”, alla rottura dello stesso fino a che i grumi caseosi abbiano raggiunto la
dimensione di una nocciola per il formaggio «fresco», «semistagionato» e «stagionato», e
di una nocciolina o chicco di riso per il formaggio «da asserbo».
Per la preparazione del pecorino, la cagliata può essere mantenuta in ambiente caldo
(processo di “cottura”) a temperatura compresa tra 20°C e 40°C per un tempo che va da un
minimo di 60 minuti ad un massimo di 180 minuti.
Terminata la rottura e l’eventuale “cottura”, la cagliata è pressata manualmente in apposite forme cilindriche di materiale idoneo ad usi alimentari e trasferita su tavoli spersori, per favorire l’allontanamento del siero.
4.3.2 Salatura maturazione ed eventuale stagionatura
La salatura deve essere effettuata manualmente a secco cospargendo di sale la superficie
del formaggio, provvedendo a rivoltare il prodotto.
Entro i successivi 10 giorni, in base alla pezzatura, si procede ad asportare dalla superficie
del formaggio il sale in eccesso mediante lavaggio con acqua delle forme.
Successivamente il formaggio viene posto ad asciugare su assi di legno chiaro,
preferibilmente di pioppo ed abete, in locali freschi ad una temperatura compresa tra 6 –
16°C per un periodo corrispondente ai tempi di stagionatura indicati all’art. 2 per ciascuna
tipologia di formaggio.
Durante la fase di stagionatura le forme di pecorino, con frequenza almeno settimanale,
devono essere capovolte, spazzolate e lavate con acqua per eliminare la muffa
eventualmente formata. Sono ammessi per il pecorino «da asserbo» trattamenti con olio di
oliva o con olio addizionato a sale, cenere di leccio o di pioppo.
Per i prodotti con una stagionatura superiore ai 30 giorni, parte del processo di stagionatura
può avvenire in grotte di tufo, o in fosse di argilla, o in cantine presenti nel territorio di cui
all’art. 3.
Articolo 5.
Legame con il territorio
5.1 Il territorio
Situato agli estremi confini sud-orientali della Provincia di Pisa, il territorio di produzione
si estende tra le valli dei fiumi Era (a Nord) e Cecina (a Sud). Per la sua posizione interna
ma non troppo lontana dal mare, l’areale presenta un clima sub-litoraneo con mesi
autunnali e primaverili piovosi. La geologia, seppur piuttosto semplice, presenta una
morfologia estremamente variegata a causa della spinta erosione meteorica unita alla
prolungata attività antropica (disboscamento, pastorizia, lavori agricoli) che hanno dato
luogo alla formazione di biancane (piccole cupole argillose di aspetto mammellonare),
calanchi (serie di ripidissime piccole valli contigue caratterizzate da un profilo
planimetrico simile a un ferro di cavallo) e balze (gigantesche voragini originate
dall'azione erosiva delle acque meteoriche). In questo ambiente avviene una forte selezione
della vegetazione. La morfologia tormentata, la mobilità e la scarsa permeabilità del
substrato, lo scarso contenuto di materia organica, la sua ricchezza in sali e i lunghi periodi
di aridità selezionano una rada vegetazione erbacea che tollera la salinità ed esprime
specifici meccanismi di adattamento. La sommità dei calanchi e i crinali sono occupati da
una prateria di graminacee, nelle aree con argilla affiorante domina la sulla, alla base dei
calanchi piante che sopportano i ristagni d’acqua. Diffusi anche il timo e le piante che sono
oggetto di brucatura, come la ginestra odorosa. Ma soprattutto vi“nasce spontaneamente in
gran copia” (G. Amerighi: Il cacio pecorino, 1973) il cardo selvatico.
L’allevamento ovino ha rivestito da sempre una notevole importanza nell’economia agraria
del territorio volterrano. Le condizioni pedoclimatiche dell’areale, particolarmente idonee,
hanno favorito negli anni il trasferimento in loco di intere famiglie di allevatori. Questo ha
comportato un progressivo aumento della consistenza del patrimonio ovino locale, dalla
cui attitudine alla produzione di latte piuttosto che lana molti storici fanno derivare la
rinomata esperienza degli allevatori e lo sviluppo di molte strutture idonee alla
caseificazione. La tradizionale trasformazione del latte crudo direttamente in caseifici
annessi alle strutture di ricovero degli animali è altresì all’origine del carattere artigianale
di tale attività. Grazie all’impiego della mano d’opera locale e all’uso di tecniche costanti,
si è riusciti a garantire una continuità della tradizione, con conseguente mantenimento di
un’alta specializzazione inevitabilmente legata a risorse umane difficilmente reperibili in
altri contesti territoriali.
5.2 Il prodotto
Le peculiarità del “Pecorino delle Balze volterrane” nascono dal particolare metodo di
produzione basato sull’impiego di caglio ricavato dai fiori della pianta di cardo, presente in
abbondanza nel territorio. Questo aspetto e la specificità dei pascoli determinano differenze
con gli altri formaggi ottenuti da latte ovino soprattutto sotto il profilo organolettico. In
particolare, a parte la dolcezza, che è inusuale in un formaggio pecorino, sono percepibili
profumi unici di erbe e fiori, le cui essenze, grazie alle ridotte temperatura di lavorazione
(< 40°C), rimangono disciolte e caratterizzano il prodotto finito conferendo al formaggio
gusti e profumi tipici dell’areale di produzione.
Proprio queste caratteristiche sono state alla base delle lodi che molti, da letterati a studiosi
di scienze agrarie, hanno speso sul prodotto e che risalgono fino al XV secolo.
Molte sono infatti le segnalazioni sul formaggio locale ottenuto con l’impiego di caglio
vegetale ritrovate in documenti che risalgono al XVIII secolo. In particolare è utile
menzionare un interessante carteggio, della metà del 1700, intercorso tra Monsignor Mario
Guarnacci, erudito cittadino volterrano, ed il suo maestro il filologo Anton Maria Salvini.
In alcune missive raccolte in un testo di G. Pilastri del 1926, si leggono espliciti riferimenti
al “Pecorino delle Balze volterrane”. Di esso si dice esplicitamente che “è migliore, per
qualità, perfino dei rinomati formaggi lombardi”, mentre in un sonetto si dichiara che “Ogni cacio egli cuopre oscura e atterra, E tutti i pregi in se dé caci aduna……”.
Ulteriori riferimenti al “Pecorino delle balze volterrane” risalgono al XVIII secolo. In
particolare si segnala l’opera del francese M. De La Lande dal titolo “Voyage in Italie”
pubblicata a Parigi 1786. Nel capitolo XXIII, intermente dedicato ai formaggi italiani
(“Des Fromages d’Italie”), l’autore, giunto in questa parte della Toscana, parla di «un
fromage doux……, pour le quel on fait prendre le lait avec une fleur de chardon”..
Nella prima metà dell’Ottocento, il prodotto compare nei libretti di osservazioni agrarie di
Ignazio Balenotti, canonico pievano del territorio, pubblicati nel citato volume di G.
Amerighi. Secondo il Balenotti in Toscana sono presenti due tipologie di formaggi: “quello
detto forte e che pizzica e l’altro dolce”. Il secondo si ottiene “dal fiore di carciofo
selvatico detto presame e conosciuto dalla più parte dei nostri contadini col vocabolo di
presura”.
Appare interessante infine notare che il “Pecorino delle Balze volterrane” ha sempre avuto
un riconoscimento anche economico. Come si desume dal “Listino dei prezzi all’ingrosso”
pubblicato dal Consiglio e Ufficio provinciale dell’economia di Pisa, nei primi anni ‘30 del
secolo scorso questo formaggio riusciva a spuntare prezzi di vendita molto più alti degli
altri (1.700 lire/q.le prodotto stagionato; 1.000 lire a q.le prodotto fresco. Il prezzo degli
altri formaggi era: Stracchino, 800 L/q.le; Belpaese: 900L/q.le; Gorgonzola prima qualità:
850L/q.le; Parmigiano reggiano scelto: 1650 L/q.le).
5.3 Il legame fra il prodotto e il territorio
Il clima e la conformazione geologica del territorio favoriscono lo sviluppo di essenze
vegetali locali che rappresentano la principale fonte di sostentamento degli ovini al pascolo
e che conferiscono aromi volatili al latte.
L’ambiente risulta determinante anche per l’ottenimento del particolare tipo di caglio
derivante dal cardo selvatico presente in abbondanza nel territorio.
L’imponente fenomeno erosivo inoltre ha portato alla formazione di strutture cavernose di
forme e dimensioni diverse utilizzate, nei secoli scorsi, dai contadini e dai pastori locali sia
per il ricovero del bestiame che per la stagionatura dei prodotti lattiero-caseari. Qui infatti i
livelli di umidità, tendenzialmente costanti, fanno si che la stagionatura del pecorino
proceda gradualmente, contribuendo in tal modo a mantenere le peculiarità del prodotto.
Nella gastronomia locale il “Pecorino delle Balze Volterrane”, noto per il suo sapore
delicato, è estremamente ricercato rientrando in molti piatti della cucina tradizionale
pisana. Numerose sono le occasioni di consumo di questo formaggio come antipasto,
insieme a salumi e ortaggi sott'olio, grattugiato sui primi piatti conditi con sugo di carne o
e infine, a seconda del suo periodo di stagionatura, come formaggio da tavola o da
grattugia nella preparazione di minestre e paste ripiene cotte al forno (ad es. nei “ceci in
magro”).
Articolo 6.
Controlli
I controlli sulla conformità del prodotto al disciplinare sono svolti, da una struttura di
controllo, conformemente a quanto previsto dal Reg. (CE) 1151/2012. La struttura
designata è Agroqualità S.r.l. – Viale Cesare Pavese 305 00144 Roma - tel.
06.54228575 fax 06.54228692 posta elettronica: agroqualita@legalmail.it -
agroqualita@agroqualita.it
Articolo 7.
Confezionamento ed etichettatura
Le modalità di confezionamento del prodotto all’atto dell’immissione al consumo
prevedono una etichetta informativa posta su una delle due facce del prodotto.
L’etichetta reca a caratteri chiari e leggibili, oltre al logo del prodotto, al simbolo grafico
comunitario e relativa menzione (in conformità alle prescrizioni della Regolamentazione
comunitaria) e alle informazioni corrispondenti ai requisiti di legge, le seguenti
indicazioni:
- "Pecorino delle Balze Volterane"; intraducibile, seguito, per esteso o in sigla (DOP),
dalla espressione traducibile "Denominazione di Origine Protetta;
- la tipologia di stagionatura («fresco», «semistagionato», «stagionato» e «da asserbo»)
ai sensi dell’art. 2 del presente disciplinare,
- il nome, la ragione sociale, l'indirizzo dell'azienda produttrice, stagionatrice e
confezionatrice.
Il prodotto può essere venduto preincartato, ovvero confezionato sotto vuoto, intero e/o
porzionato. Al fine di impedire che nella porzionatura si possa perdere l’identità del
prodotto, la dicitura “Pecorino delle Balze Volterrane” deve essere riportata sull’etichetta
alternata al logo del prodotto e ripetuta almeno 4 volte (a 90° di distanza l’una dall’altro).
È vietata l'aggiunta di qualsiasi qualificazione non espressamente prevista.
È tuttavia consentito l'utilizzo di indicazioni che facciano riferimento a nomi o ragioni
sociali o marchi privati purché non abbiano significato laudativo o siano tali da trarre in
inganno il consumatore, nonché di altri riferimenti veritieri e documentabili che siano
consentiti dalla normativa vigente e che non siano in contrasto con le finalità e i contenuti
del presente disciplinare.
Il logo del prodotto consiste, come da figura riportata, in una immagine di formato
circolare nel cui centro compare la figura stilizzata di un carciofo selvatico (cardo) e due
segni grafici curvilinei che vanno a delineare la lettera “V”, le foglie del carciofo selvatico
e il profilo di due colline che compaiono sullo sfondo sovrastate dal cielo. All’interno del
cerchio lungo la parte superiore della circonferenza stessa compare la dicitura “Pecorino
delle Balze” nel carattere tipografico Lucida Sans italic, nella parte inferiore destra sempre
all’interno della circonferenza compare la dicitura “volterrane” nel carattere tipografico
Lucida Sans italic.
I riferimenti colorimetrici sono i seguenti:
Circonferenza: pantone verde 3282 CVC
Paesaggio:
cielo - sfumatura radiale di due tonalità di azzurro dal più chiaro all’interno al più
scuro all’esterno
Azzurro chiaro:pantone 573 CVC
Azzurro scuro: pantone 643 CVC
colline – sfumatura lineare dal giallo al verde (collina sinistra inclinazione 55°,
collina destra inclinazione 125°)
Giallo: pantone 110 CVC
Verde: pantone 375 CVC
Carciofo selvatico (cardo):
Fiore rosa: pantone 508 CVC
Corpo spinoso verde smeraldo: pantone 3282 CVC
Gambo verde smeraldo: pantone 3282 CVC
Foglie verde smeraldo: pantone 3282 CVC
Testo verde smeraldo: pantone 3282 CVC