Nell’estate del 2013 sono stati segnalati in alcuni oliveti pugliesi diversi casi di disseccamento di piante di olivo coltivate in una zona a sud di Gallipoli nella Provincia di Lecce.
Le piante colpite presentavano la seguente sintomatologia:
- disseccamenti estesi della chioma che interessavano rami isolati, intere branche e/o l’intera pianta;
- imbrunimenti interni del legno a diversi livelli dei rami più giovani, delle branche e del fusto;
- foglie parzialmente disseccate nella parte apicale e/o marginale.
In seguito alle indagini svolte dal Servizio Fitosanitario della Puglia con il supporto dell’Università degli Studi di Bari e del CNR, nell’area colpita sono stati individuati diversi agenti parassitari che associati costituiscono il cosiddetto “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo”; essi sono: il batterio fitopatogeno da quarantena Xylella fastidiosa,; il lepidottero Zeuzera pyrina o Rodilegno giallo ed alcuni miceti lignicoli vascolari (Phaeoacremonium parasiticum, P. rubrigenun, P. aleophilum, P. alvesii e Phaemoniella spp.) noti per causare disseccamenti di parti legnose di piante arboree e di vite.
Xylella fastidiosa è un batterio incluso nella lista degli organismi nocivi di quarantena dell’Unione europea (allegato I AI della Direttiva del Consiglio 2000/29/CE) che è stato riscontrato per la prima volta sul territorio comunitario.
Considerato il rischio della sua diffusione a causa della sua pericolosità nei confronti di numerose specie vegetali coltivate e spontanee, questo ha innescato una serie di azioni comunitarie, nazionali e regionali atte ad eradicare il focolaio pugliese e a contenerne la diffusione sul territorio nazionale.
Olivo colpito da Xylella fastidiosa (fonte www.efsa.europa.eu)
Olivo colpito da Xylella fastidiosa
Xylella fastidiosa è un batterio fitopatogeno capace di attaccare oltre all’olivo, diversi tipi di piante fra le quali le più importanti sono la vite, il pesco, il mandorlo, diverse specie di agrumi, l’oleandro e diverse altre. In totale le specie di piante ospiti di Xylella fastidiosa sono oltre 150, fra le quali molte infestanti. Xylella fastidiosa colonizza lo xilema delle piante ospiti e il suo sviluppo nella pianta sembra condizionato dalla temperatura: valori compresi fra 25 e 32°, le temperature più idonee per la moltiplicazione del batterio, sarebbero favorevoli ad uno sviluppo epidemico della malattia; al contrario, temperature al disotto di 12-17°C e superiori a 34°C potrebbero influire negativamente sulla sopravvivenza del batterio nelle piante ospiti. La sensibilità di Xylella fastidiosa alle basse temperature invernali spiega in parte la sua distribuzione geografica che appare limitata alle aree tropicali e subtropicali. Tuttavia Xylella fastidiosa è stata segnalata anche in Canada (Ontario), dove le temperature possono essere piuttosto rigide. Xylella fastidiosa si moltiplica nei vasi xilematici della pianta ospite provocandone l’ostruzione. La situazione che si viene così a determinare sarebbe in parte responsabile della comparsa dei sintomi della malattia. Il batterio riesce a muoversi sia verso l’alto sia verso il basso, e per questo motivo può essere rinvenuto anche nelle radici. Si diffonde facilmente, su brevi e lunghe distanze, con il materiale di propagazione o piante intere e, in loco, anche tramite innesto. La trasmissione più efficiente è però operata da insetti che si nutrono della linfa xilematica. Questo tipo di trasmissione è di norma molto rapida poiché manca nell’insetto il periodo di latenza (periodo intercorrente tra l’acquisizione del batterio e la capacità dell’insetto di trasferirlo in una pianta sana tramite punture di alimentazione). Il patogeno è trasmesso in natura esclusivamente da alcune specie di insetti appartenenti all’Ordine Hemiptera, sub-ordine Cicadomorpha (Famiglie Cicadellidae e Aphrophoridae) che fungono da vettori contribuendo 4 alla diffusione della malattia a breve e medio raggio. Il batterio è trasmesso in maniera persistente dai vettori che tuttavia perdono l’infettività a seguito della muta. La diffusione su lunghe distanze è opera dell’uomo attraverso il commercio di materiale di moltiplicazione infetto. Xylella fastidiosa non si riproduce nel seme. Il periodo di incubazione della malattia è di solito molto lungo (ma molto dipende dalla specie di pianta ospite e, nell’ambito della stessa specie, dalla cultivar), da qualche mese ad un anno e talvolta anche più. Si aggiunga che in molti ospiti l’infezione può rimanere asintomatica. Ne deriva che in molti casi, ad es. in vivaio, eventuali infezioni possono sfuggire, in tempi brevi, all’osservazione diretta e ciò facilita la propagazione della malattia con il materiale vegetale. Nel mondo, sono ufficialmente riconosciute quattro subspecie del batterio, in grado di attaccare, come già accennato, un numero elevato di ospiti, tra cui vite diversi fruttiferi; colture da frutto, essenze forestali e specie spontanee.
Considerando la vasta gamma di ospiti, i numerosi insetti vettori, il movimento globale di materiale di propagazione, tutte le misure di prevenzione nei confronti del patogeno devono essere rafforzate da altre azioni di profilassi in base all’esperienza dei paesi da più tempo invasi dal batterio. La lotta chimica curativa non è attuabile quindi il controllo di Xylella fastidiosa si basa sulla prevenzione: impiego di varietà resistenti, pratiche colturali e di igiene appropriate, misure di lotta (chimica e/o biologica) contro gli insetti vettori. Tutti questi metodi, tuttavia, hanno avuto, nei paesi già invasi da Xylella fastidiosa, solo un parziale successo (ad es. negli Stati Uniti, nonostante le molte precauzioni adottate, Xylella fastidiosa è oggi presente, oltre che in California, in altri 27 Stati). Le ragioni di questi esiti parzialmente negativi sono numerose: Xylella fastidiosa è spesso asintomatica in molte piante ospiti, incluse molte specie di piante infestanti e piante ornamentali; gli insetti che possono fungere da vettori sono numerosi e generalmente polifagi, alcuni forse ancora sconosciuti. La stessa rimozione delle piante infette è certamente utile ma solo in parte perché l’infezione può diffondersi da zone limitrofe.
Il controllo delle popolazioni degli insetti vettori con mezzi biologici o chimici è una tecnica molto importante per rallentare la diffusione del batterio. Ad esempio questo approccio è stato seguito in California, con buoni risultati quando è stata introdotta la specie Homalodisca vitripennis. Per quanto riguarda la lotta chimica possono essere impiegati insetticidi sistemici, soprattutto neonicotinoidi; insetticidi di origine naturale, sostanze repellenti, come il caolino, ecc.
Lo stress in particolare idrico, è spesso un fattore aggravante nella manifestazione dei sintomi nelle piante infettate da Xylella fastidiosa. Le pratiche colturali dovrebbero quindi essere orientate verso l’ottenimento di piante sane, ben coltivate e con una nutrizione adeguata. Nelle aree contaminate dovranno comunque essere adottate le seguenti misure di eradicazione - estirpazione di tutte le piante arboree infette; - rimozione o devitalizzazione dell’apparato radicale delle piante infette; - monitoraggio intensivo delle piante limitrofe alla pianta infetta. Inoltre, qualsiasi sintomo sospetto riscontrato sulle piante nel raggio di 200 m. sarà oggetto di prelievo del campione ed analisi; - eliminazione delle specie erbacee infestanti mediante trattamenti chimici o metodi meccanici nell’intera zona contaminata; - esecuzione di trattamenti insetticidi contro gli insetti vettori nell’intera zona contaminata.
Fonte: www.regione.toscana.it/