L'origine dell'albicocco - Prunus armeniaca L. ( = Armeniaca vulgaris Lam.) - è triplice: cinese, centro-asiatica, iranocaucasica, tutte zone dove la specie è diffusa. In Italia si trova principalmente nelle regioni meridionali.
Appartiene alla famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia delle Prunoideae, genere Prunus. Tra le specie affini si ricordano il Prunus brigantiaca Vill., presente sulle Alpi francesi, il Prunus ansu Kamar, coltivato nelle zone umide del Giappone e della Cina orientale e il Prunus mume Sieb. e Zucc. (albicocco giapponese).
Biologia: ha fioritura precoce e perciò è più soggetto a danni da ritorni di gelate, nel periodo primaverile. Le cv usate sono autocompatibili (comunque quasi mai se ne usa una sola), mentre cv di origine USA sono autoincompatibili; l'impollinazione è entomofila anche se sembra esserci anche cleistogamia nelle autocompatibili, tuttavia non è possibile produrre senza impollinatori. Limiti pedoclimatici: necessita di 250-1200 UF, fabbisogno in freddo che, se non soddisfatto comporta anomalie fiorali ed elevata cascola delle gemme; principale fattore limite è l'eccesso di umidità nel terreno e nell'aria, inoltre è sensibile all'asfissia radicale. Teme le gelate di ritorno e perciò si è spostato nel sud Italia.
Frutti di Albicocco - Prunus armeniaca L. (foto www.agraria.org)
Foglie di Albicocco - Prunus armeniaca L. (foto www.agraria.org)
Albicocco in fiore - Prunus armeniaca L. (foto www.agraria.org)
Per la scelta delle cv si osservino le Liste di orientamento varietale - Progetto finalizzato MiPAF.
Si ricordano: Ninfa, buona ovunque, Bella d'Imola, Vitillo, anche questa valida ovunque, Giulia, San Castrese, la più importante, Glodrich, Portici, pure valida, Pisana, Boccuccia spinosa e B. liscia, Dulcinea. Nel panorama italiano sono da ricordare anche Cafona e Monaco.
Per i portinnesti vi sono albicocchi e susini, specie affine:
- Albicocco franco
- Mirabolano da seme (P. cerasifera)
- Manicot GF 1236
- Mirabolano 29C
- Mr. S. 2/5
- Montclar( P.persica) sensibile ai nematodi
- Ishtara (P. cerasifera x P. persica).
Propagazione: per seme si ottengono portinnesti franchi e nuove cv; l'innesto è diffuso ma spesso vi è disaffinità, eccetto col susino; a causa del tannino la talea non radica bene; infine alla micropropagazione si ricorre per i portinnesti.
Si adatta a molti ambienti grazie a combinazioni cv/portinnesto. Le forme di allevamento diffuse sono il vaso a tre branche (sesto 5 x 3-4 m), vaso semilibero a 4-5 branche (sesto 4,5 x 3 m), vaso ritardato, e fusetto (sesto 4,5 x 2 m) per impianti ad alta densità, comunque la specie preferisce il volume, non la forma appiattita.
L’irrigazione, spesso assente, è auspicabile nella quantità di 2000m3/ha in maggio-settembre. Per la concimazione è da ricordare che è una pianta che richiede molto N, il quale però non va dato in abbondanza poiché produrrebbe molto legno e debole, perciò si distribuisce in 4-5 volte in modo che la pianta lo distribuisca equilibratamente. Elementi principali: N (100 kg), K (170 kg ogni 10 t di albicocche prodotte), Ca, Bo, P (40 kg), in produzione.
Come per altre specie la potatura dell'albicocco si basa sull’habitus di fruttificazione (decidere se produrre su dardi, rami misti, rami anticipati) ed anche sull'habitus vegetativo accotono o mesotono. Si tratta di una drupacea quindi ha gemme a fiore sui rami dell'anno numero che va equilibrato dopo la differenziazione. Da non dimenticare che l'operazione di diradamento va eseguita alla fase dell'indurimento del nocciolo; dopo 20-30gg non si ottiene risultati.
La raccolta, essendo frutti di modeste dimensioni e delicati, viene fatta a mano con rendimenti del lavoro non elevati (circa 20-25 kg/h utile di lavoro con forma di allevamento a palmetta e applicando la pallettizzazione; nel vaso i rendimenti sono inferiori). La resa è ovviamente superiore se meccanica: in questo caso, i frutti lesionati dovranno essere destinati alla preparazione di succhi e marmellate. Importante caratteristica è la polpa compatta per lo sciroppato, mentre per la trasformazione in liquido il succo dovrà essere limpido.
Le produzioni per ettaro sono in relazione alle densità di piantagione e alla forma di allevamento prescelta; normalmente si considera normale una produzione di 180-220 q.li/ha.
La conservazione per una drupacea non è possibile.
Principale malattia è la Sharka (Plant Pot Virus), poi tra le crittogame vi sono moniliosi (Monilia laxa e fructigena), l’oidio (Podosphaera oxycanthae) e tra le batteriosi Pseudomonas syringae, Agrobacterium e Xantomonas.