La zona di produzione delle uve atte alla produzione dei vini a denominazione d’origine controllata «Terre di Casole» comprende i terreni del territorio amministrativo del comune di Casole d’Elsa in provincia di Siena.
I fattori umani legati al territorio di produzione, che per consolidata tradizione hanno
contribuito ad ottenere i vini delle Terre di Casole, sono di fondamentale rilievo. In
quest’area, infatti, esistono testimonianze della coltivazione della vite che risalgono
al periodo Etrusco – l’antica città etrusca di Volterra è distante non più di 15 Km dai
confini comunali e la stessa Casole ha solide origini etrusche confermate dalla
presenza di necropoli nella zona – in particolare alcuni reperti rinvenuti nelle
necropoli presso Casole d’Elsa, tra i quali i tradizionali pithoi, recipienti particolari
per la raccolta del vino proveniente dalla pigiatura delle uve e dai torchi. La
dominazione romana accentuò la tendenza al miglioramento delle tecniche di
vinificazione, che rimasero insuperate fino al medioevo; in questo periodo storico, i
documenti di varia natura conservati presso gli archivi monastici, confermano la
diffusione della coltivazione della vite, incrementata anche da abili mercanti Senesi, i
quali avevano notato come il vino, insieme al pane, era il cibo più richiesto. La
tradizione vitivinicola ha continuato a trasmettersi nei secoli, passando attraverso le
lotte tra Volterra e Siena agli inizi del 1200, fino alla guerra fra Guelfi e Ghibellini
che portò, nel 1259, alla occupazione del territorio da parte delle truppe fiorentine,
periodo durato un solo anno e conclusosi con l’annessione definitiva di Casole ai
domini di Siena a seguito della battaglia di Montaperti.
È intorno al 1200 che cominciano a diffondersi i primi vini toscani legati al luogo di
origine, come la Vernaccia da San Gimignano e, più tardi, i vini rossi da San Gioveto
provenienti dal territorio casolano e da Colle di Val d’Elsa, diffusi grazie alla fama
ed alla notorietà delle città di Firenze e di Siena che, per lunghi anni, si
contenderanno il dominio su queste terre di confine. Nel medesimo periodo si
sviluppò in questo territorio l’arte della lavorazione del vetro, che dette nuovo
impulso alla diffusione del vino, grazie anche al famoso fiasco toscano impagliato,
prodotto inizialmente nelle fornaci di Montaione, Gambassi e Colle Val d’Elsa, in
piena Valdelsa. Nel 1710 il primo fiasco di vino toscano varcò i confini del Gran
Ducato e riscosse subito un notevole successo, tanto che i vignaioli delle colline
senesi decisero di incrementare la coltivazione della vite inserendo un po’ ovunque il
vitigno Sangiovese, che si era dimostrato il più adatto al territorio.
Più tardi, a metà del 1800, iniziano le sperimentazioni con l’innesto di altre varietà
non locali, come il Cabernet; a questo riguardo, il Mondini, nel ricordare tali
esperienze, nel 1903 dirà “…In generale, è stato constatato che anche le migliori
qualità di vini toscani si avvantaggiano notevolmente con l’aggiunta di piccole
quantità di vino Cabernet”.
Col passare degli anni, grazie anche all’impianto di nuovi vigneti, alla nascita di
nuove aziende e ad un’attività di sperimentazione e di studio su varietà di vite diverse
dal Sangiovese e su metodi di vinificazione più innovativi, i risultati che sono emersi
hanno convinto i produttori dell’area casolana a valorizzare i vini ottenuti sul loro
territorio, in modo da evidenziarne le peculiarità e le ottime caratteristiche
qualitative.
Si è giunti così, nel 2007, al riconoscimento della denominazione di origine
controllata per i vini prodotti nelle «Terre di Casole» incentrata, oltre che sul
tradizionale Sangiovese per i vini rossi, anche sul più “moderno” Chardonnay, al fine
di valorizzare al meglio le tipologie bianche ed il passito.
Terre di Casole Doc
Base ampelografica
I vini a denominazione di origine controllata «Terre di Casole» devono
essere ottenuti dalle uve prodotte dai vigneti aventi, nell’ambito aziendale, la
seguente composizione ampelografica:
- «Terre di Casole» bianco anche con la menzione riserva:
Chardonnay: minimo 50%;
possono concorrere alla produzione di detto vino, fino ad un massimo del 50%, le
uve a bacca bianca, provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione per la regione
Toscana, con l’esclusione del Moscato bianco;
- «Terre di Casole» rosso e “Terre di Casole” rosso Superiore:
Sangiovese: dal 60% all’80%;
possono concorrere alla produzione di detto vino, dal 20% al 40%, le uve a bacca
rossa, provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione per la regione Toscana, con
l’esclusione dell’Aleatico;
- «Terre di Casole» Sangiovese anche con la menzione riserva:
Sangiovese: minimo 85%;
possono concorrere alla produzione di detto vino, fino ad un massimo del 15%, le uve
a bacca rossa, provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione per la regione Toscana,
con l’esclusione dell’Aleatico;
- «Terre di Casole» passito:
Chardonnay: minimo 50%;
possono concorrere alla produzione di detto vino, fino ad un massimo del 50%, le
uve a bacca bianca, provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione per la regione
Toscana, con l’esclusione del Moscato bianco.
I vini a denominazione di origine controllata «Terre di Casole» all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
«Terre di Casole» bianco:
- titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;
- acidità totale minima: 5,0 g/l;
- estratto non riduttore minimo: 16,0 g/l.
«Terre di Casole» bianco riserva:
- titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;
- acidità totale minima: 5,0 g/l;
- estratto non riduttore minimo: 18,0 g/l.
«Terre di Casole» rosso:
- titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
- acidità totale minima: 4,5 g/l;
- estratto non riduttore minimo: 21,0 g/l.
«Terre di Casole» rosso superiore:
- titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,50% vol;
- acidità totale minima: 4,5 g/l;
- estratto non riduttore minimo: 24,0 g/l.
«Terre di Casole» Sangiovese:
- titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
- acidità totale minima: 4,5 g/l;
- estratto non riduttore minimo: 21,0 g/l.
«Terre di Casole» Sangiovese riserva:
- titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,50% vol;
- acidità totale minima: 4,5 g/l;
- estratto non riduttore minimo: 24,0 g/l.
«Terre di Casole» Passito:
- titolo alcolometrico volumico totale minimo: 15.00% vol; di cui effettivo minimo
12.50% e minimo 2,50% da svolgere;
- acidità volatile massima: 1,50 g/l;
- acidità totale minima: 4,5 g/l;
- estratto non riduttore minimo: 27,0 g/l.
I vini a denominazione di origine controllata «Terre di Casole» all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
«Terre di Casole» bianco:
- colore: giallo paglierino;
- odore: sentore fruttato;
- sapore: secco ed armonico.
«Terre di Casole» bianco riserva:
- colore: giallo paglierino;
- odore: profumo intenso, caratteristico;
- sapore: asciutto, delicato ed armonico.
«Terre di Casole» rosso:
- colore: da rosso rubino a granato;
- odore: intenso, caratteristico;
- sapore: secco e armonico.
«Terre di Casole» rosso superiore:
- colore: rosso vivo talvolta con riflesso violaceo, tendente al granato con
l’invecchiamento;
- odore: intenso, con eventuale sentore di piccoli frutti;
- sapore: secco ed armonico, pieno.
«Terre di Casole» Sangiovese:
- colore: da rosso rubino a granato;
- odore: intenso, caratteristico;
- sapore: pieno ed armonico, asciutto.
«Terre di Casole» Sangiovese riserva:
- colore: rosso con riflessi violacei, tendenti con l’invecchiamento al rosso
granato;
- odore: intenso, caratteristico talvolta con sentore di piccoli frutti, speziato;
- sapore: pieno e armonico.
«Terre di Casole» Passito:
- colore: da giallo dorato all’ambrato intenso;
- odore: intenso, ricco, complesso, di frutta matura;
- sapore: ampio, vellutato, rotondo.
Variano a seconda della tipologia di vino.