Disciplinare di produzione dei vini a denominazione di origine controllata e garantita
"Rosazzo"
Disciplinare approvato con DM 14.10.2011 - Pubblicato sulla G.U. 249 - 25.10.2011
Articolo 1.
1. La denominazione di origine controllata e garantita «Rosazzo» e' riservata al vino bianco
rispondente alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione.
Articolo 2.
Base ampelografica
1. La denominazione di origine controllata e garantita «Rosazzo» è riservata ai vini ottenuti da uve
provenienti dai vigneti aventi, nell’ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica:
Friulano: per almeno il 50%;
Sauvignon: dal 20% al 30 %;
Pinot bianco e/o Chardonnay: dal 20 al 30%;
Ribolla Gialla: fino al 10%.
Possono concorrere altri vitigni con uve a bacca bianca, idonei alla coltivazione per la provincia di
Udine, presenti nei vigneti fino ad un massimo del 5%.
Articolo 3.
Zona di produzione delle uve
Le uve destinate alla produzione del vino a denominazione di origine controllata e garantita «Rosazzo» devono essere prodotte nella zona appresso indicata ricadente in provincia di Udine:
partendo dalla coincidenza tra la strada comunale di Manzano denominata «Strada del Sole» ed il
corso d'acqua «Rio Case», la delimitazione risale a monte di detto corso d'acqua «Rio Case» fino
alla coincidenza con la strada poderale che lo ricollega, poco più a nord, con il «Rio Sossó»;
scende a valle lungo il «Rio Sossó» fino alla confluenza con il «Torrente Sossó»; risale a monte
lungo il «Torrente Sossó» fino alla coincidenza con la strada comunale dell'Abbazia; corre lungo
detta strada comunale in direzione della frazione di Oleis per poi, circa dopo 250 m, correre a
destra, in direzione Nord, lambendo a valle la pendice collinare lungo la curva di livello 93,1, fino
all'incrocio con la strada comunale di Oleis per Poggiobello; oltrepassa detta strada comunale in
direzione nord per confluire, circa 75 m dopo, nel «Torrente Riul», risalendolo fino alla confluenza
nel corso d'acqua «Torrente Corona»; risale il «Torrente Corona», fino al confine tra i comuni di
Premariacco e Manzano, per seguire detto confine in direzione Est proseguendo poi lungo il confine
tra i comuni di Corno di Rosazzo e Manzano fino all'incrocio con la stradina che collega Casali
Sandrinelli con Casa del Bosco passando in direzione sud fino a quest'ultima e scendendo
ulteriormente lungo la stessa passando per le quote 98,8 e 93,4 e ricongiungendosi lungo il confine
Manzano-Corno di Rosazzo in direzione sud lungo la stessa stradina per Villa Naglis fino
all'incrocio con la strada denominata via dell'Abbazia; percorre detta strada in direzione sud fino
all'altezza della stradina poderale «Trento» in vicinanza di due fabbricati rurali - quota 75,3 - corre
in direzione nord - ovest lungo detta strada poderale, per circa 50 m fino all'incrocio con il corso
d'acqua «Il Rivolo», che scende verso valle fino alla coincidenza con la stradina che, a circa 140 m
a nord di «Case Masarotte» corre verso ovest per circa 450 m, a nord-ovest ed incrocia la strada
vicinale dei Ronchi per proseguire fino alla coincidenza con la linea elettrica esistente; segue detta
linea elettrica fino alla coincidenza con il Rio San Giovanni che risale fino al ponticello di
attraversamento della strada interpoderale che porta ai podere «Trento»; segue detta strada
interpoderale in direzione ovest, lambendo a valle il colle «Trento», attraversando l'affluente del
Rio San Giovanni, che segna in quel tratto il confine tra i comuni di San Giovanni al Natisone e
Manzano, per tornare al punto di coincidenza tra «Strada del Sole» ed il «Rio Case».
Articolo 4.
Norme per la viticoltura
1. La produzione massima di uva e' di tonnellate 8 per ettaro.
2. Tali rese devono comunque determinare un quantitativo di vino per ettaro atto per l'immissione al
consumo non superiore a ettolitri 56.
3. I nuovi impianti o reimpianti relativi alla produzione del vino a denominazione di origine
controllata e garantita «Rosazzo» devono avere la densità minima di 4000 ceppi/ha.
4. Nei nuovi impianti o reimpianti le viti non potranno produrre mediamente piu' di kg 2,000 di uva
per ceppo.
Articolo 5.
Norme per la vinificazione
1. Le operazioni di vinificazione delle uve per la produzione del vino a denominazione di origine
controllata e garantita «Rosazzo» devono essere effettuate nell'interno della zona di produzione di
cui all'art. 3 e nel restante territorio dei comuni di San Giovanni al Natisone, Manzano e Corno di
Rosazzo, nonchè nei comuni a questi confinanti.
2. Le uve destinate alla vinificazione devono assicurare al vino denominazione di origine controllata
e garantita «Rosazzo» un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 11,50% vol.
3. Nella vinificazione ed affinamento dei vini dei presente allegato e' consentito l'uso di contenitori
di legno.
Articolo 6.
Caratteristiche al consumo
Il vino a denominazione di origine controllata e garantita «Rosazzo» all'atto dell'immissione al
consumo, deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
colore: giallo paglierino più o meno intenso;
odore: caratteristico, delicato;
sapore: secco, armonico, vinoso;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
acidità totale minima: 4,0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 19,0 g/l.
Articolo 7.
Designazione e presentazione
Il vino a denominazione di origine controllata e garantita «Rosazzo» deve essere posto in
commercio a decorrere dal primo aprile del secondo anno successivo all’annata di produzione delle
uve.
Nell’etichettatura e presentazione del vino a denominazione di origine controllata e garantita «Rosazzo», è obbligatoria l’indicazione dell'annata di produzione delle uve.
Articolo 8.
Confezionamento
1. Per il vino a denominazione di origine controllata e garantita «Rosazzo», è consentito l’utilizzo di
bottiglie di vetro di capacità fino a litri 15.
Articolo 9.
Legame con l’ambiente geografico
A) Informazioni sulla zona geografica.
1. Fattori naturali rilevanti per il legame.
L’areale di produzione della D.O.C.G. “Rosazzo”, si sviluppa nella zona collinare a cavallo tra i
comuni di Manzano e San Giovanni al Natisone, con una piccolissima propaggine nel comune di
Corno di Rosazzo, tutti ricompresi nella provincia di Udine, nella parte meridionale della DOC “Friuli Colli Orientali”.
L’area è formata prevalentemente da terreni di origine eocenica, rappresentati da marne (argille
calcaree) ed arenarie (sabbie calcificate). La presenza alternata di queste due componenti porta a
definire questo tipo di suolo come “flysch”, mentre la terminologia locale lo identifica con il
termine “ponca” (che letteralmente corrisponde a marna). Le marne prevalgono sulle arenarie.
Questo porta ad una singolare particolarità di questo tipo di terreno, il quale, pur avendo consistenza
rocciosa, risulta molto fragile e si sgretola facilmente ad opera di agenti atmosferici o meccanici,
fino a raggiungere consistenza argillosa, i valori analitici hanno evidenziato la presenza un terreno
franco-limoso-argilloso a reazione mediamente alcalina.
Il contenuto in calcare totale è abbastanza basso mentre quello attivo è nella norma. Il terreno
presenta uno scarso contenuto di azoto, medio-basso di potassio ed uno scarsissimo contenuto di
fosforo. Il calcio si attesta su valori molto elevati, mentre il contenuto di magnesio è medio.
Il rapporto C/N è medio, ed indica un sostanziale equilibrio tra mineralizzazione ed umificazione
della sostanza organica.
La capacità di scambio cationico (C.S.C.) è medio/bassa e per questo il terreno presenta una ridotta
capacità di mantenere la proprio fertilità chimica e di garantire l’efficienza degli interventi di
fertilizzazione del terreno, in quanto ha una scarsa capacità di trattenere gli elementi minerali
apportati.
La compattezza del terreno marnoso non è elevata e questo, unito ad una permeabilità piuttosto
scarsa, evidenzia una certa erosione per via dello scorrimento superficiale delle acque. Per questo
motivo gli impianti viticoli vengono “modellati” in modo da avere un’elevata stabilità, portando alla
necessità di ricorrere a frequenti terrazzamenti e giropoggi. Inoltre viene prestata particolare
attenzione ai sistemi di drenaggio e di scarico delle acque piovane, al fine di tutelarsi contro il
rischio di smottamenti e di frane. Tutto questo porta ad un’elevatissima onerosità nella preparazione
dei terreni destinati alla viticoltura.
La temperatura media durante il periodo vegetativo è pari a 18,6°C, mentre le precipitazioni medie
durante il periodo vegetativo sono pari a 915 mm con un picco per il mese di settembre che
rappresenta il mese più piovoso con circa 156 mm mentre il mese più secco è rappresentato da
giugno con un precipitazione di 111 mm.
La somma termica dal 1 aprile al 31 ottobre è pari a 1834°Cd contro 1806°Cd della media della
provincia, il che porta ad un anticipo fenologico di 5 giorni sulla media fenologica provinciale; tale
dato, calcolato tramite il metodo dei gradi giorno, è peraltro confortato dalle osservazioni in campo
del servizio di assistenza tecnica.
Considerando i dati medi annui, la temperatura media annua è pari a 14,2°C, contro una media
provinciale di 14°C, le precipitazioni annue sono pari a 1290 mm annui contro 1360 mm annui della
media della provincia.
Le caratteristiche climatiche sono dunque improntate ad una maggiore mitezza delle temperature e a
una minore quantità delle precipitazioni, dovute alla posizione geografica, più prossima al mare e
più lontana dalle catene montuose rispetto alle altre località delle DOC provinciali.
2. Fattori umani rilevanti per il legame.
La tradizione vitivinicola della zona è di grande importanza e rilievo storico; la sinergia con
l’Abbazia di Rosazzo, centro religioso, culturale, politico e sociale che sorge nel cuore della
denominazione, ha reso anche possibile la documentazione della produzione vinicola negli ultimi
mille anni.
La funzione trainante svolta dall’Abbazia condizionò positivamente sin dall’antichità lo sviluppo di
queste zone ed è documentato come “l’allargamento delle zone agrarie collinari si diresse verso le
colture che maggiormente potevano trarre profitto dalle particolari condizioni climatiche e
pedologiche di questi terreni: i vigneti e i frutteti in coltura promiscua si inserirono prepotentemente
nel paesaggio boschivo di queste colline” (Gaspari 1976).
Da un documento datato 20 gennaio 1341 si legge che “Il Patriarca Bertrando minaccia la
scomunica ad alcune persone, le quali, dopo aver occupato una selva dell’Abbazia di Rosazzo, non
volevano piantare le viti”; è uno dei documenti che attestano la vocazione per la coltura della vite di
Rosazzo. Gli agostiniani prima, poi i Benedettini e quindi i Domenicani, fecero dei vini di queste
terre una costante fonte di sostentamento economico, rendendoli tanto famosi da essere serviti alla
mensa imperiale.
La Serenissima Repubblica di Venezia, insediatasi a Rosazzo nell’estate del 1420, contribuì non
poco a far conoscere i vini friulani, sia per le numerose relazioni pubbliche, commerciali e
diplomatiche che essa intratteneva, sia per il grande consumo nella città, dove ricevimenti e feste
erano eventi quotidiani.
La DOCG “Rosazzo” è stata riconosciuta con D.M. 14 ottobre 2011, in seguito all’elevazione della
sottozona “Rosazzo” che faceva già parte della DOC “Colli Orientali del Friuli”.
Base ampelografica dei vigneti: l’articolo 2 definisce i vitigni che concorrono alla produzione del
vino “Rosazzo” che sono il Friulano, il Sauvignon, il Pinot Bianco o Chardonnay, la Ribolla gialla,
e altre varietà a bacca bianca raccomandate e autorizzate per la provincia di Udine.
Norme per la viticoltura: l’obiettivo del disciplinare è quello di ottenere un’elevata qualità delle
uve che poi, si trasformerà in un’altrettanta elevata qualità nei vini.
Nell’ambito della DOCG “Rosazzo” si rinvengono in generale pratiche agricole comuni alla DOC “Friuli Colli Orientali”; tuttavia la tendenza al costante miglioramento della qualità porta a densità
di piantumazione elevate ed all’adozione di forme di allevamento a spiccato contenimento
quantitativo ed incremento qualitativo quali il guyot, il cordone speronato ed il doppio capovolto.
Per questo motivo le forme di allevamento e i sistemi di allevamento devono essere quelli
generalmente usati per assicurare le migliori caratteristiche delle uve e dei vini. Devono
considerarsi idonei unicamente i vigneti ubicati in terreni di favorevole giacitura ed esposizione. Per
i nuovi impianti la densità minima dovrà essere di 4000 ceppi per ettaro con un tetto massimo di
produzione di 8 tonnelate per ettaro, le uve destinate alla vinificazione devono assicurare ai vini un
titolo alcolometrico volumico naturale minimo del 11,5% vol.
La resa massima di uva in vino deve determinare un quantitativo di vino per ettaro atto per
l'immissione al consumo non superiore a ettolitri 56.
Norme per la vinificazione: le pratiche enologiche consentite sono solo quelle idonee a conferire
ai vini “Rosazzo” le caratteristiche di tipicità e di qualità tradizionali tali da consentire l’ottenimento
di vini fini, eleganti, fruttati e floreali, gradevoli ed armonici che rispecchiano le caratteristiche
varietali dalle quali traggono origine.
La vinificazione dei vini deve essere effettuata nell'interno della zona di produzione delimitata
nell'art. 3, tuttavia, tenuto conto delle situazioni tradizionali, e' consentito in deroga che tali
operazioni vengano effettuate nel restante territorio dei comuni di San Giovanni al Natisone,
Manzano e Corno di Rosazzo, nonchè nei comuni a questi confinanti.
B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente
attribuibili all’ambiente geografico.
La DOCG “Rosazzo” si riferisce ad un’unica tipologia di vino bianco che, dal punto di vista analitico
ed organolettico, presenta caratteristiche molto evidenti e peculiari, descritte all’articolo 6 del
disciplinare, che ne permettono una chiara individuazione e tipicizzazione legata all’ambiente
geografico.
In particolare questo vino ha una grande personalità con un equilibrato tenore di acidità, un colore
giallo paglierino più o meno intenso, il profumo è caratteristico e delicato il sapore è secco,
armonico, e vinoso.
Al sapore, questi vini, che hanno un grande spessore, sono ricchi e setosi, raffinati ed eleganti.
Hanno la costanza qualitativa tipica dei grandi cru che gli permettono di raggiungere nelle annate
più favorevoli, dei picchi qualitativi di primissima grandezza ed un lungo, prezioso invecchiamento.
C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla
lettera B).
La morfologia delle colline di Rosazzo è straordinariamente ‘plastica’ anziché “rigida”: è
complessa, morbida, modellata, tutta a dolci protuberanze e dolci insenature, convessità e concavità.
Si vedono in questa zona, ammirando, le vigne continuamente ‘girare’ nel sole. Le loro terrazze,
erbose e spaziose, una sull’altra come ampli e molli inviti di immani scalee, si vedono disegnare
continui e perfetti semicerchi, offrendosi al mezzogiorno oppure accogliendolo, secondo che, lungo
le sue sinuosità, la sezione della collina si protenda o rientri.
L’ambiente di Rosazzo è stato plasmato dall’uomo con molta sapienza, nel rispetto degli equilibri
naturali.
La presenza di molti boschi (l’area Nord è coperta per la sua totalità e vi si trovano castagni e
querce più che secolari, oltre a ciliegi selvatici, noccioli, noci, robinie) ne è la più tangibile
conferma.
Lo sguardo attraversa la pianura sottostante e si spinge fino al mare, creando un magico effetto di
libertà e profondità.
Quello che più colpisce a Rosazzo è la luce: una luce a volte violenta, ma anche dolce e
conturbante, pulita, tersa, e decisa, che illumina la natura in maniera esuberante.
La storia di Rosazzo è antica e inizia prima del mille quando degli eremiti si stabilirono sul colle
Santa Caterina, sarà poi la costruzione dell’Abbazia di Rosazzo avvenuta tra il 1068 ed il 1070 a far
entrare nella storia friulana la località. Il Monastero, fondato dagli Agostiniani, e subito dopo
lungamente detenuto dai Benedettini ed infine dai Domenicani fu, oltre che importantissimo centro
religioso, anche il maggior punto di riferimento vitivinicolo del Friuli orientali.
La basilica di Rosazzo fu dunque al centro di una rinnovata vivacità agraria, sostenuta anche dalla
sua sempre maggiore potenza ed i cui possedimenti arrivavano fino a Capodistria, alla Valle del
Vipacco, comprendendo quasi tutta l’area collinare che oggi è al vertice della qualità dei vini
friulani.
La funzione trainante nello sviluppo agricolo che i monaci assunsero è nota non solo in Friuli, ma in
tutta l’Europa.
L’Abbazia di Rosazzo, questa funzione la esercitò incessantemente, Gaetano Perusini scrisse che“nel Rinascimento la fama dei nostri vini specialmente per quelli prodotti sui colli di Rosazzo, dura
vivissima”.
In De naturali vino rum historia del Bacci, scritto nel 1595, testo che Hugh Johnson definisce“molto citato” ricorda che i tedeschi stimavano il vino di Rosazzo più di quanto non fosse stimato il
Falerno dai Romani ed aggiunge che era bevuto anche alla mensa imperiale.
Fino al 1716 continua la tradizione che collocava il vino di Rosazzo al vertice della qualità, un‘reportage’ dell’epoca, a firma di Marin Sanudo raccolto nel suo “Itinerario per la terra ferma” nel
1483, racconta che “..cavalcando per monti si arriva a la Badia di Rosazzo el quale è un castelletto
situato sopra un monte… Erra solum VI frati di l’Hordenne di San Bendeto (i Benedettini avevano
lasciato l’Abbazia nel 1423)…”
E con una notazione lapidaria scriveva: “Qui è perfettissimi vini” per concludere “…et, ut dicitur,
ivi sono li mior de Italia”.
Anche una canzone popolare documenta la fama di Rosazzo e dei suoi buoni vini.
Durante la guerra austro-veneta conclusa nel 1516, le truppe imperiali, guidate dal Duca di
Brunswick, appena passate le Alpi, si accampano a Rosazzo ed un cantastorie dell’epoca intona così
il suo dire nelle piazze: Ritornato o di scortese/imbriagi e vil canaglia/vostre arme si non taglia/a
voler con nui contese/…Vui venivi alla chaza/per trachanare la bon vino/el primo salto fo
Rosaza/cul subiol a tamburino/chi alle botte, che al tino/discorendo il paese. Finita la recitazione, il
cantastorie vendeva agli spettatori una stampa con la sua poesia (la stampa è conservata presso la
Biblioteca comunale di Udine).
Rosazzo è dominato dall’omonima Abbazia, che dal 29 giugno 1995 dopo un lungo e prezioso
restauro, è stata completamente riaperta al culto.
La basilica, romanica, a tre navate, ha l’abside affrescata dal Torbido e dà sul cinquecentesco
chiostro nel quale si possono ammirare due bifore dalla fine del 1300 riportate alla luce durante i
recenti restauri, una delle quali dipinta all’interno e che illuminano la sala del Capitolo dal quale si
accede ad uno dei panorami più emozionanti e significativi sulla disposizione del “Vigneto
chiamato Friuli”. Lo sguardo, inseguendo i vigneti, che disegnano le colline, corre sulla pianura per
sfociare poi nei bagliori della laguna. All’interno dell’Abbazia, è custodita gelosamente una tra le
più antiche cantine della regione, in cui, le botti di rovere, riposano come sospese in un etereo
anfratto all’interno delle grandiose mura di cinta.
Negli ultimi mille anni la zona di Rosazzo e la sua produzione vitivinicola hanno rappresentato
quindi un punto di riferimento per l’intera vitivinicoltura friulana. La coltivazione inoltre ha potuto
vivere una straordinaria continuità grazie soprattutto alla presenza dell’Abbazia di Rosazzo: così
come altri importanti centri di culto ed in diverse epoche l’Abbazia ha potuto garantire la presenza
della vite anche nei momenti più bui della storia, sia per il diretto coinvolgimento nella produzione
dei religiosi, non coinvolti nelle guerre ad esempio, che grazie alla centralità del vino nel rito
dell’eucaristia, per questo necessario.
Articolo 10.
Riferimenti alla struttura di controllo
NOME E INDIRIZZO:
CEVIQ s.r.l. - CERTIFICAZIONE VINI QUALITA'
Via Morpurgo, 4 - 33100 UDINE
Tel. 0432- 510619
Fax 0432 288595
E-Mail: info@ceviq.it
CEVIQ s.r.l. è l’Organismo di controllo autorizzato dal Ministero delle politiche agricole,
alimentari e forestali , ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs n. 61/2010 (allegato 1) che effettua la verifica
annuale del rispetto delle disposizioni del presente disciplinare, conformemente all’art. 25, par. 1,
1° capoverso, lettera a) e c), ed all’art. 26 del reg. CE n.607/2009, per i prodotti beneficianti della
D.O.P., mediante una metodologia dei controlli sistematica nell’arco dell’intera filiera produttiva
(viticoltura, elaborazione, confezionamento), conformemente al citato art. 25, par.1, 2° capoverso,
lettera c). In particolare, tale verifica è espletata nel rispetto di un predeterminato Piano dei
Controlli, approvato dal Ministero, conforme al modello approvato con il D.M. 2 novembre 2010,
pubblicato in G.U. n. 271 del 19/11/2010 (allegato 2).
Annualmente quindi le attività di controllo si espleteranno in sintesi attraverso due fasi:
1. Una verifica documentale che riguarderà il 100% degli operatori, attraverso la quale l’Organismo di
controllo controllerà, esprimendo i relativi “pareri di conformità”, tutti i dati ai fini della
rivendicazione della D.O.P. (le giacenze, le certificazioni di idoneità, le movimentazioni, i
declassamenti, le riclassificazioni).
2. Una verifica ispettiva - a campione - che riguarderà il controllo dei vigneti, il controllo in cantina
(corrispondenza del prodotto detenuto ai documenti e registri di cantina, prelievo ed analisi di
campioni), il controllo sull’imbottigliamento (prelievo ed analisi per verificare la rispondenza del
prodotto confezionato con la certificazione di idoneità, verifica del corretto uso della D.O. sui
contenitori, etichette, chiusure, imballi).