Riconoscimento IGP: 2010.
Regione: Lazio.
L’area di produzione del Prosciutto Amatriciano IGP è rappresentata dai seguenti Comuni della provincia di Rieti: Amatrice, Accumoli, Antrodoco, Borgo Velino, Cantalice, Castel Sant’Angelo, Cittaducale, Cittareale, Configni, Contigliano, Colli sul Velino, Cottanello, Greccio, Labro, Leonessa, Micigliano, Morro Reatino, Petrella Salto, Poggio Bustone, Posta, Rieti e Rivodutri.
La reputazione del Prosciutto Amatriciano risale alla fine dell’ottocento primi del novecento quando si comincia ad identificare il prodotto proprio con Amatrice. Questo paese, infatti, può considerarsi il centro di un territorio che corre lungo le alte valli del Velino e del Tronto caratterizzato da un'antica produzione di prosciutti. Prova ne è il testo riguardante la "civiltà amatriciana", datato 1932 in cui Cesare De Berardinis qualifica la preparazione dei "prelibati prosciutti" attribuendola "alle mani" e "alle cure" delle instancabili donne di Amatrice.
Prosciutto Amatriciano IGP
Logo del Prosciutto Amatriciano IGP
Il Prosciutto Amatriciano IGP presenta una consistenza elastica e compatta con ottima tenuta della fetta.
E’ caratterizzato da un colore rosso/roseo inframmezzato dal bianco puro del grasso di marezzatura e presenta un profumo gradevole, dolce ma intenso. Il sapore è sapido, ma non salato; profumo gradevole, dolce ma intenso.
Il peso minimo non inferiore a 8 kg alla conclusione del periodo minimo di stagionatura; minimo 12 mesi di stagionatura dalla data di prima salatura.
Articolo 1.
Denominazione.
L’Indicazione Geografica Protetta Prosciutto Amatriciano I.G.P. è riservata
esclusivamente al prosciutto, rispondente alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal
presente disciplinare di produzione.
Articolo 2.
Caratteristiche del prodotto.
Il Prosciutto Amatriciano I.G.P., all’atto dell’immissione al consumo, presenta le seguenti
caratteristiche:
- chimico-fisiche:
- Percentuale di umidità: non superiore al 60% su tal quale;
- Contenuto di proteine: minimo 25% sulla sostanza secca
- organolettiche e qualitative:
- Forma: a pera con esclusione dello zampo;
- Faccia frontale: caratterizzata da una ampia parte scoperta che si estende in
senso verticale fino ad oltre la metà della altezza della coscia (rifilatura alta);
- Peso minimo: non inferiore a 8 kg alla conclusione del periodo minimo di
stagionatura;
- Stagionatura: minimo 12 mesi dalla data di I salatura;
- Colore: rosso/roseo inframmezzato dal bianco puro del grasso di
marezzatura;
- Sapore: sapido ma non salato;
- Aroma: profumo gradevole, dolce ma intenso anche nelle prove all’ago;
- Consistenza: elastica e compatta con ottima tenuta della fetta.
Articolo3.
Zona di produzione.
L’area di produzione del Prosciutto Amatriciano I.G.P. è rappresentata dai seguenti
Comuni della provincia di Rieti, con il limite altimetrico non superiore a 1.200 m s.l.m.:
Amatrice, Accumoli, Antrodoco, Borgo Velino, Cantalice, Castel Sant’Angelo,
Cittaducale, Cittareale, Configni, Contigliano, Colli sul Velino, Cottanello, Greccio, Labro,
Leonessa, Micigliano, Morro Reatino, Petrella Salto, Poggio Bustone, Posta, Rieti e
Rivodutri.
Articolo 4.
Prova dell’origine.
Ogni fase del processo produttivo deve essere monitorata documentando per ognuna delle
fasi gli input (prodotti in entrata) e gli output (prodotti in uscita). In questo modo, e
attraverso l’iscrizione in appositi elenchi, gestiti dall’organismo di controllo, dei
macellatori, sezionatori, trasformatori, confezionatori e affettatori, nonché attraverso la
dichiarazione tempestiva alla struttura di controllo delle quantità prodotte, è garantita la
tracciabilità del prodotto. Tutte le persone, sia fisiche che giuridiche, iscritte nei rispettivi
elenchi, sono assoggettate al controllo da parte della struttura di controllo, secondo quanto
disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo piano di controllo.
Articolo 5.
Metodo di ottenimento.
5.1. La materia prima destinata alla produzione del Prosciutto Amatriciano I.G.P. è
rappresentata esclusivamente dalla coscia fresca di:
- Suini delle razze tradizionali Large White Italiana e Landrace Italiana, così come
migliorate dal Libro Genealogico Italiano, o figli di verri delle stesse razze;
- Suini figli di verri di razza Duroc Italiana, così come migliorata dal Libro
Genealogico Italiano;
-
Suini figli di verri di altre razze ovvero di verri ibridi, purché provengano da
schemi di selezione o incrocio attuati con finalità non incompatibili con quelle del Libro
Genealogico Italiano per la produzione del suino pesante;
Non sono in ogni caso ammessi:
- Verri e scrofe, carcasse non perfettamente dissanguate, ovvero caratterizzate dalla
presenza di miopatie conclamate [PSE (Pale, Soft, Exsudative – pallida, soffice,
essudativa) e DFD (Dark, Firm, Dry – scura, rigida, secca)] o di postumi evidenti di
processi flogistici e traumatici;
- Suini portatori di caratteri antitetici, con particolare riferimento al gene
responsabile della sensibilità agli stress [PSS (Porcine Stress Sindrome – sindrome dello
stress suino)];
- Animali in purezza delle razze Landrace Belga, Hampshire, Pietrain, Duroc e
Spotted Poland.
Ai sensi del presente disciplinare le tecniche di allevamento, gli alimenti consentiti, le loro
quantità e modalità di impiego sono finalizzate ad ottenere un suino pesante tradizionale,
obiettivo che deve essere perseguito nel tempo attraverso moderati accrescimenti
giornalieri ed un’alimentazione conforme alla disciplina generale in vigore.
I suini sono avviati alla macellazione non prima che sia trascorso il 9° mese e non dopo
che sia trascorso il 15° mese dalla nascita. Il loro stato sanitario deve essere ottimo e come
tale attestato dalla competente Autorità sanitaria. Le mezzene devono essere classificate
commercialmente secondo il metodo SEUROP ad appartenere alle classi E, U, R, O e P.
Inoltre:
- la coscia fresca deve avere cotenna bianca e base ossea costituita da una parte del coxale
(anchetta), dal femore, dalla tibia, dalla rotula e dalla prima fila delle ossa tarsiche;
- le cosce dei suini impiegati per la produzione del Prosciutto Amatriciano I.G.P. devono
avere un peso compreso tra 12,50 16,00 kg;
- lo spessore del grasso della parte esterna della coscia fresca rifilata, misurato
verticalmente in corrispondenza della testa del femore (sottonoce), con la coscia e la
relativa faccia esterna poste su un piano orizzontale, deve essere compreso tra i 15 ed i 30
millimetri, cotenna compresa, in funzione della pezzatura;
- la coscia deve presentare un tatuaggio indelebile ed inamovibile apposto prima dello
svezzamento ed indicante il codice di tracciabilità della coscia nelle fasi precedenti la
trasformazione;
- dopo la macellazione le cosce suine non devono subire, tranne la refrigerazione, alcun
trattamento di conservazione, ivi compresa la congelazione. Per refrigerazione si intende
che le cosce suine devono essere conservate, nelle fasi di deposito e trasporto, ad una
temperatura delle carni variabile tra 0 C° e + 4 C°;
- non è ammessa la lavorazione di cosce suine che risultino ricavate da suini macellati da
meno di 24 ore o da più di 120 ore che decorrono dal giorno di macellazione.
5.2 Il procedimento per la lavorazione delle cosce suine fresche è illustrato di seguito
mediante l’elenco delle diverse fasi del processo produttivo.
La lavorazione del Prosciutto Amatriciano I.G.P. prevede 9 fasi.
1. Ricevimento e Rifilatura
2. Selezione e Raffreddamento
3. Salagione
4. Dissalatura
5. Toelettatura e Riposo
6. Lavaggio
7. Asciugatura
8. Pre-Stagionatura e Sugnatura
9. Stagionatura e Marchiatura
5.2.1 RICEVIMENTO E RIFILATURA
Dopo la macellazione si provvede al sezionamento della coscia ed al suo invio presso lo
stabilimento di produzione, secondo quanto previsto al punto 5.1.
La fase di rifilatura consiste nell’asportare grasso e cotenna in modo da conferire al
prosciutto la classica forma tondeggiante “a pera”, con la parte interna della coscia
ampiamente “scoperta”.
Dalla fase di accettazione della materia prima in stabilimento, le cosce impiegate per la
produzione del Prosciutto Amatriciano I.G.P. non devono subire alcun trattamento ad
esclusione della refrigerazione.
5.2.2 SELEZIONE E RAFFREDDAMENTO
Le cosce fresche vengono sottoposte a selezione allo scopo di suddividere i singoli lotti in
due classi di peso: la I tra 12,50 e 14,00 kg, la II tra 14,01 e 16,00 kg. Le cosce selezionate
vengono sistemate in apposita cella dove vi rimangono fino al raggiungimento di una
temperatura delle carni compresa tra 0 e +4 C°. Successivamente si prosegue con la fase di
salagione.
5.2.3 SALAGIONE
Il processo di salagione si suddivide in I salatura e II salatura (o ripasso).
Alla I salatura le cosce vengono: massaggiate allo scopo di eliminare i residui di sangue;
sfregate manualmente o meccanicamente con sale marino sulla cotenna; salate mediante
aspersione con cloruro di sodio; è consentito l’uso di saccarosio e nitrato di potassio
secondo le quantità consentite dalla normativa vigente.
La rifinitura avviene sempre manualmente avendo cura di ricoprire con il sale la zona del
pallino.
Le cosce salate vengono trasferite su un piano orizzontale e riposte in una apposita cella a
temperatura non superiore ai 6°C dove rimangono per un periodo variabile tra 4 e 6 giorni.
Trascorso tale periodo le cosce sono sottoposte alla fase di ripasso (II salatura); vengono
prelevate dalla cella, il sale residuale viene asportato dalla superficie e successivamente
vengono ripetuti il massaggio, la sfregatura e l’aspersione del sale, con le stesse modalità
della I salatura.
Nuovamente riposte in cella a temperatura non superiore ai 6°C, le cosce vi permangono
per un periodo variabile tra 8 - 10 giorni per la I classe di peso e tra 11 - 14 giorni per la II
classe di peso, a decorrere dall’inizio della seconda salatura.
5.2.4 DISSALATURA
Al termine del periodo necessario alla salagione si asporta il sale dalla superficie esterna
delle cosce, viene ripetuto il massaggio e, legati con dello spago ai gambi, si appendono i
prosciutti in posizione verticale. Al termine di questa fase le cosce hanno subito un calo
peso, riferito al peso delle cosce fresche di cui al punto 5.2.2., superiore al 2%.
5.2.5 TOELETTATURA E RIPOSO
Terminata la fase di dissalatura le cosce vengono riposte in celle di riposo a temperatura
compresa tra 0 e +6°C. Durante la permanenza in tali celle, esse vengono ulteriormente
rifinite (“toelettate”) al fine di eliminare le imperfezioni e le piccole sporgenze che si
possono trovare attorno all'osso. Nel corso della fase di riposo il sale assorbito penetra con
graduale omogeneità all’interno della massa muscolare distribuendosi in modo uniforme.
5.2.6 LAVAGGIO
Ultimato il riposo le classi di cosce vengono sottoposte a lavaggio definitivo mediante
l’applicazione di getti d’acqua.
5.2.7 ASCIUGATURA
Le cosce poste all’interno di celle sono sottoposte a ventilazione con aria calda ad una
temperatura compresa tra 16 e 24°C. E’ vietato qualsiasi processo di affumicatura.
5.2.8 PRE-STAGIONATURA e SUGNATURA
In questa fase prosegue il processo di rinvenimento / acclimatamento delle carni a
temperatura minima di 10 °C. Alla fine di questa fase i singoli lotti di prosciutto subiscono
un trattamento di sugnatura che consiste nella distribuzione sulla superficie esposta della
coscia non protetta da cotenna e grasso, di una pasta composta da: sugna e/o lardo e/o
strutto finemente triturati con sale marino, spezie (pepe nero e/o pepe bianco e/o aglio) e
farina di cereali e/o crema di riso. La composizione della pasta deve rispettare le seguenti
percentuali: 40-60% di sugna e/o lardo e/o strutto e 40-60% di farina di cereali o farina o
crema di riso.
5.2.9 STAGIONATURA e MARCHIATURA
A questo punto inizia la stagionatura vera e propria, fase in cui i singoli lotti di prosciutto
sostano almeno fino al 12° mese dalla data della prima salatura in celle a temperatura
minima di 10°C e comunque fino al raggiungimento di un calo peso del 30% rispetto al
peso di cui al comma 5.2.2.. Durante questa fase deve avvenire, entro il 12° mese da quello
della fase di I salatura, la marchiatura a fuoco, descritta nell’art 8, sulla cotenna della parte
alta della faccia interna della coscia.
E’ consentito effettuare una seconda fase di sugnatura secondo le metodiche descritte nel
punto 5.2.8.
Articolo 6.
Legame con l’ambiente
6.1. Il Prosciutto Amatriciano I.G.P. vanta una qualità specifica che deriva dalla
tradizionale tecnica di rifilatura particolarmente alta della coscia fresca effettuata in tutto
l’areale di produzione nella fase di ricevimento della materia prima. Tale operazione, che
caratterizza questo prodotto contraddistinguendolo dagli altri prosciutti stagionati meno
scoperti, è dovuta alla secolare esperienza maturata dai produttori della zona specifica; essa
consiste nell’asportare grasso e cotenna con un deciso taglio semi-circolare che arriva fino
ad oltre la metà dell’altezza della coscia in modo da conferire al prosciutto la classica
forma tondeggiante “a pera”, facendo in modo che la faccia frontale risulti caratterizzata da
una ampia parte scoperta che si estende in senso verticale fino ad oltre la metà della altezza
della coscia.
Oltre all’aspetto visivo esteriore, grazie a questa operazione viene aumentata la superficie
esposta non protetta da cotenna e grasso utile dapprima all’assorbimento della concia
salina e successivamente all’azione di asciugamento dell’aria; si ottiene così un prodotto
finito contraddistinto, rispetto agli altri prodotti meno scoperti, da un più basso contenuto
di umidità ed un più elevato tenore in proteine che sono indice di qualità del prodotto; tali
caratteristiche sono in accordo con le buone caratteristiche olfattive e di consistenza del
prodotto, connotato da una significativa compattezza al tatto e da un intenso aroma di
stagionatura.
L’apprezzamento verso questa preparazione alimentare viene confermato dalla reputazione
che il Prosciutto Amatriciano si è costruito a partire già dall’inizio del novecento, quando
si comincia ad identificare il prodotto proprio con Amatrice. Questa località infatti può
considerarsi il centro di un territorio che corre lungo le alte valli del Velino e del Tronto
caratterizzato da un'antica produzione di prosciutti. Prova ne è il testo riguardante la"civiltà amatriciana", datato 1932 in cui Cesare De Berardinis qualifica la preparazione dei"prelibati prosciutti" attribuendola "alle mani" e "alle cure" delle instancabili donne di
Amatrice. Nello specifico si dice: “L’economia tutta della famiglia è nelle loro mani (le
donne) e sono esse che debbono provvedere … alla tenuta…di tutti gli animali da cortile,
tra i quali sono compresi i maiali …d’inverno le provviste per l’estate, e d’estate per
l’inverno. Son loro che attendono alla preparazione delle carni salate di maiale e dalle
loro mani e dalle loro cure, escono i prelibati prosciutti..”. Dagli anni ’80 ad oggi, inoltre,
la denominazione passa nei circuiti commerciali, tanto che le fatture dei salumifici della
zona si riferiscono al prodotto come "prosciutto amatriciano".
La notorietà e distinzione del Prosciutto Amatriciano ha, però, radici che si perdono nel
tempo. Un’importante produzione di prosciutti si attesta, in modo certo nella zona di cui
all’art 3, dal pieno medioevo. Dai documenti esaminati si evince come, per l'alto valore
attribuitogli, fossero usati prosciutti come merce di scambio, come se avessero già un
valore commerciale: nel 1327 60 paia di prosciutti l’anno costituiscono il prezzo che gli
abitanti di Capradosso (comune di Petrella Salto compreso nell’areale di produzione
individuato) sono disposti a pagare a chi li aiuti ad appropriarsi di possedimenti, adiacenti
ai loro territori ma ricadenti sotto la signoria dell’abbazia benedettina di S. Salvatore
Maggiore. In altri documenti, inoltre, i prosciutti sono considerati una tassa da pagare ai
feudatari: negli Statuti del Cicolano (territorio in cui ricade la maggior parte dei comuni
compresi nell’areale di produzione del Prosciutto Amatriciano) è attestata, alla fine del
XIV secolo, la consuetudine signorile di prelevare dai vassalli prosciutti.
Per passare a tempi più recenti, di notevole importanza è la Statistica del Regno di Napoli,
fatta stilare da Gioacchino Murat nel 1811 in cui si fa riferimento già ad un'"industria" di
prodotti suini “nel Cicolano, in Amatrice e in qualche altro punto della provincia" e si
parla, nello specifico di "prosciutti...” e altri prodotti esportati "nelle vicine province, ed in
Napoli ancora". Esalta, inoltre, il prodotto dicendo che "la loro bontà dipende più che
altro dalla buona qualità delle carni e dalla purezza dell'aere".
Anche nell’Inchiesta Jacini, redatta tra il 1877 – 1885, il professor Piccinini, incaricato di
redigere la “Monografia sul Circondario di Cittaducale”, comprendente gran parte dei
comuni compresi nell'areale di produzione, parla di produzione di prosciutti: al capitolo
Razze suine così si esprime: “... la maggior parte dei maiali si alleva presso le famiglie ...
infatti tutte le famiglie (dei Comuni del Circondario) allevano uno o più animali suini ad
esclusivo uso dei bisogni propri.... Dei porci si utilizza tutto e la conservazione avviene
tanto allo stato fresco che salato. Se ne fanno prosciutti.....”. Questa attenzione, pertanto,
mostra in modo paradigmatico ed inequivocabile come proprio la conca amatriciana sia
stata e continui ad essere il luogo di maggior produzione e di trasformazione di prosciutti.
6.2. Accanto alla sua indiscussa reputazione, il prosciutto amatriciano vanta particolari
caratteristiche legate sia ai fattori pedoclimatici sia alla secolare esperienza maturata dai
produttori della zona specifica.
La zona di produzione del Prosciutto Amatriciano I.G.P. presenta particolari caratteristiche
geografiche e morfologiche. Il comprensorio dei 22 comuni facenti parte della zona di
produzione, come indicato all’art 3 del presente disciplinare, è essenzialmente montano
con una scarsa presenza di aree di pianura. L’orografia e la natura geofisica presentano,
nelle diverse aree incluse in questo comprensorio, aspetti di grande similitudine, che hanno
consentito la nascita e lo sviluppo di attività antropiche e di tradizioni che pur nella loro
peculiarità presentano grandi analogie.
La zona di produzione del Prosciutto Amatriciano I.G.P. è caratterizzata da una situazione
pedoclimatica piuttosto favorevole alla buona riuscita di tale preparazione alimentare.
Oltre alla tecnica di lavorazione, al tipo ed ai tempi di stagionatura, le altitudini fino a 1200
metri s.l.m., il clima rigido nelle aree d’alta montagna e relativamente rigido nelle aree
basse e vallive della zona montana, l’aria fresca e pulita che si respira in tutto il
comprensorio interessato dalla produzione e soprattutto l’umidità relativa generalmente
inferiore al 70%, agiscono in modo positivo durante tutte le fasi di lavorazione ed in modo
particolare nella lunga ed accurata stagionatura, consentendo al prodotto finito di avere
quel particolare aroma dal profumo gradevole, dolce ma intenso, che lo contraddistingue.
Articolo 7.
Controlli
Il controllo sulla conformità del prodotto al disciplinare è svolto, da una struttura di
controllo, conformemente a quanto stabilito dagli articoli 10 e 11 del Reg.(CE) n.
510/2006. Tale struttura è l’Organismo di controllo 3 A PTA – Parco Tecnologico
agroalimentare dell’Umbria - s.c.r.l., Fraz. Pantalla – Todi (PG) 06050, Tel: +39-
0758957224, Fax: +39-0758957257, Email: certificazione@parco3a.org
Articolo 8.
Etichettatura
8.1. Il Prosciutto Amatriciano I.G.P. è destinato alla vendita:
- con osso: dopo l’apposizione del collarino;
- disossato: è ottenuto a partire dal prosciutto stagionato con osso; il disosso avviene al
completamento del periodo mimino di stagionatura; è indispensabile il confezionamento
sottovuoto con buste per alimenti nel rispetto della normativa vigente. Il Prosciutto
Amatriciano I.G.P. disossato deve avere un peso superiore ai 6 Kg. e presentare sulla
cotenna della faccia interna della coscia il marchio a fuoco;.
- affettato: il confezionamento deve essere effettuato in sottovuoto o in atmosfera
modificata in contenitori, rispondenti alla normativa vigente.
Il Prosciutto Amatriciano I.G.P., dovrà recare obbligatoriamente sul collarino, sulle
etichette o sulle buste utilizzate, a caratteri di stampa chiari e leggibili, oltre al simbolo
grafico comunitario identificativo delle produzioni I.G.P., alle relative menzioni, e alle
informazioni corrispondenti ai requisiti di legge, le seguenti ulteriori informazioni:
- “Prosciutto Amatriciano” seguita dalla sigla I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta);
- Il nome, la ragione sociale e l’indirizzo dell’azienda produttrice;
- Il logo del prodotto.
La designazione “Prosciutto Amatriciano” è intraducibile.