Valpolicella DOC
Atlante dei prodotti tipici - Vini DOP e IGP

Zona di produzione e storia

1) La zona di produzione della denominazione di origine controllata “Valpolicella” comprende in tutto o in parte i territori dei Comuni di: Marano, Fumane, Negrar, S. Ambrogio, S. Pietro in Cariano, Dolcè, Verona, S. Martino Buon Albergo, Lavagno, Mezzane, Tregnago, Illasi, Colognola ai Colli, Cazzano di Tramigna, Grezzana, Pescantina, Cerro Veronese, S. Mauro di Saline e Montecchia di Crosara.
2) La zona di produzione delle uve per la produzione dei vini della denominazione di origine controllata “Valpolicella” designabili con la specificazione geografica Valpantena è così delimitata... (omissis).
3) La zona di produzione delle uve per la produzione dei vini della denominazione di origine controllata “Valpolicella” designabili con la menzione Classico comprende i Comuni di Negrar, Marano, Fumane, Sant'Ambrogio, S. Pietro in Cariano.

Le prime coltivazioni della «Vitis vinifera L. », si attribuiscono alla civiltà paleoveneta o a quella etrusco-retica che fiorì tra il VII e il V secolo a.C. e che persistette durante la dominazione romana in Valpolicella, nel «Pagus Arusnatium». Il primo vino che si produceva nella zona, che oggi è la “Valpolicella”, era conosciuto come «retico», perché prodotto nella zona collinare e montana della provincia veronese-romana, chiamata “Retia”. Fra le ipotesi sull’origine del nome “Valpolicella”, sembra che possa derivare dal latino “Polesella” che significa terra dai molti frutti o da “Vallispolis-cellae” cioè valle dalle molte cantine. Molte sono anche le citazioni dell’attività di vinificazione in Valpolicella da parte dei classici greco-romani a testimonianza dell’importanza viticola della zona. Nei secoli successivi la viticoltura in Valpolicella è cresciuta molto e ha iniziato a specializzarsi come attestato dalla prima catalogazione ampelografia del XIX secolo, che ufficializza, tra l’altro, “la corvina” quale cultivar tipica della Valpolicella.
Numerosi sono gli studiosi che dedicarono lezioni e scritti ai vitigni della Valpolicella; nel 1881 Stefano de' Stefani curò la prima delimitazione delle zone produttive dei vini di Verona in cui erano citati i “Vini della Valpolicella”; tale definizione della zona ed il miglioramento delle tecniche di produzione e di vinificazione nei successivi ottant’anni hanno portato nel 1968 all’approvazione ufficiale del primo Disciplinare di produzione del vino “Valpolicella” con il riconoscimento della DOC (Decreto Presidente della Repubblica 21.08.1968).
Al fine di tutelare l’identità delle diverse tipologie inserite nella denominazione “Valpolicella”, “Valpolicella Ripasso”, “Recioto della Valpolicella”e “Amarone della Valpolicella”, il 24 marzo 2010 sono stati adottati appositi decreti ministeriali con i quali le quattro suddette tipologie, sono state rese autonome.
Attualmente la denominazione “Valpolicella” è presente in numerosi mercati europei ed extraeuropei; grazie alla notorietà della denominazione, il territorio è meta di numerosi turisti italiani e stranieri e nel 2009, è stato nominato migliore regione viticola dell’anno dalla prestigiosa rivista americana Wine Enthusiast.
Giornalisti e scrittori hanno dedicato libri e pubblicazioni alla Valpolicella e ai suoi vini, i quali sono citati ed oggetto di riconoscimento nelle più importanti guide: Buoni Vini d'Italia Touring Club, Vini d’Italia Gambero Rosso, Veronelli, Luca Maroni, Espresso, Wine Enthusiast.

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Vitigni - Grado alcolometrico minimo - Invecchiamento e qualifiche

Base ampelografica
I vini della denominazione di origine controllata “Valpolicella” devono essere ottenuti dalle uve prodotte dai vigneti aventi, in ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica:
- Corvina Veronese (Cruina o Corvina) dal 45% al 95 %; è tuttavia ammesso in tale ambito la presenza del Corvinone nella misura massima del 50%, in sostituzione di una pari percentuale di Corvina;
- Rondinella dal 5 % al 30 % .
Possono concorrere alla produzione di detti vini, fino ad un massimo del 25% totale le uve provenienti dai vitigni:
- a bacca rossa non aromatici, ammessi alla coltivazione per la provincia di Verona di cui al Registro nazionale delle varietà di viti, nella misura massima del 15%, con un limite massimo del 10% per ogni singolo vitigno utilizzato;
- classificati autoctoni italiani ai sensi della legge n. 82/06, art. 2, a bacca rossa, ammessi alla coltivazione per la Provincia di Verona di cui al Registro nazionale delle varietà di viti.

Il vino a denominazione di origine controllata “Valpolicella”, anche con le specificazioni “classico”, “Valpantena” e “superiore”, all’atto dell’immissione al consumo, deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
- titolo alcolometrico volumico effettivo minimo: 11,00% vol (con un residuo alcolometrico volumico potenziale massimo di 0,40% vol) e 12,00% vol. per la tipologia “superiore”;
- acidità totale minima: 5,0 g/l;
- estratto non riduttore minimo: 18,0 g/l e 20,0 g/l per la tipologia “superiore”.

E’ facoltà del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di modificare con proprio decreto, i limiti sopra indicati per l’acidità totale e l’estratto non riduttore minimo.

Caratteristiche organolettiche

I vini a denominazione di origine controllata «Valpolicella» all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
- colore: rosso tendente al granato con l'invecchiamento;
- odore: vinoso con profumo gradevole, delicato, caratteristico, che ricorda talvolta le mandorle amare;
- sapore: vellutato, di corpo, sapido, armonico.

Abbinamenti e temperatura di servizio

Si abbina a carni alla griglia, pollame e pollame nobile al forno o in casseruola, paste al forno con sughi di carne, formaggi stagionati non troppo piccanti. Va servito a una temperatura di 16-18°C.

Zootecnia Cani e gatti Coltivazioni erbacee Fruttiferi Coltivazioni forestali Insetti Prodotti tipici Funghi Parchi ed aree protette
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