Classe: Insetti
Ordine: Lepidotteri
Sottordine: Eteroneuri
Famiglia: Crambidi
Genere: Cydalima
Specie: C. perspectalis Walker, 1859
Piante ospiti: dannoso per il Bosso (Buxus spp.), che costituisce l’ospite preferenziale. Risultano particolarmente suscettibili agli attacchi del lepidottero le specie Buxus microphylla, Buxus microphylla var. insularis, Buxus sempervirens e Buxus sinica. L’insetto può svilupparsi, meno frequentemente, anche a spese di un altro ospite, la Pachysandra (Pachysandra terminalis), una pianta erbacea sempreverde, anch’essa appartenente alla famiglia delle Buxaceae, impiegata per il suo fogliame verde scuro che la rende una pianta tappezzante molto adatta agli spazi ombrosi.
E’ un insetto originario dell’Asia ed è giunto per la prima volta in Europa accidentalmente, con
piante di Bosso infette, dapprima in Germania (2007) e successivamente in Svizzera (2008),
Francia (2008), Austria (2009) e Olanda (2009). Il suo primo rinvenimento in Italia, in Lombardia,
risale al luglio 2011.
Il danno è causato dalle larve del lepidottero che, essendo molto voraci, possono defogliare
completamente le piante di Bosso in poco tempo. Questo è particolarmente evidente sulle parti
che vengono regolarmente potate (ad esempio, nelle siepi), sui lati e sui rami più bassi della
chioma. Le larve erodono le foglie in maniera diversa a seconda del loro stadio di accrescimento: le
larve appena nate si nutrono della pagina inferiore delle foglie, lasciando intatta la pagina
superiore; le larve mature si nutrono dell’intera lamina fogliare, lasciando intatta solo la nervatura
centrale. Le larve non si nutrono solamente delle foglie e dei germogli, ma anche della corteccia
ancora verde dei nuovi rami.
Le piante di bosso attaccate risultano quindi fortemente defogliate ed evidenziano un caratteristico
intreccio di fili sericei tra foglie e rametti. Le siepi colpite manifestano macchie di
deperimento, con diffusi ingiallimenti su tutta o parte della vegetazione. Tali sintomi
possono a prima vista essere scambiati per attacchi di agenti fungini ma, a un più attento esame,
la diagnosi risulta più facile per la presenza delle tracce larvali (tela bianca simile a delle ragnatele
e rosura, cioè gli escrementi delle larve) sull’intera pianta.
Spesso l’attacco della piralide si accompagna ad una malattia fungina causata dal fungo
Cylindrocladium buxicola Henricot, che contribuisce a peggiorare lo stato di salute della pianta,
incrementando il processo di disseccamento dell’apparato fogliare. (S. Vanarelli, D. Rizzo, L. Stefani, M. Paoli - Regione Toscana - Laboratorio di diagnostica fitopatologica e di biologia molecolare del Servizio
Fitosanitario Regionale).
Gli adulti sono farfalle di medie dimensioni, con apertura alare di circa 4 cm. Le loro ali hanno lo
sfondo bianco, quasi trasparente, con un’ampia fascia marrone decorrente lungo i bordi che
risultano debolmente iridescenti. A livello delle ali anteriori nella fascia scura risalta una
caratteristica macchia bianca; una seconda macchia bianca mediamente più piccola può essere
talvolta presente. Sono stati osservati anche adulti melanici, con le ali quasi completamente
marroni. L’addome dell’adulto è bianco, con l’estremità marrone.
Le larve (lunghe circa 4 cm a completo sviluppo) sono di colore verde con capo nero,
caratterizzate da striature nere e bianche disposte lungo tutto il corpo.
Le uova inizialmente si presentano di colore giallo pallido poi, con l’avanzare della maturazione,
evidenziano per trasparenza una piccola macchia scura corrispondente al colore del capo della
larva ormai formata. Esse vengono deposte dalle femmine in gruppi di 10-20, parzialmente
sovrapposte l’una all’altra, sulla pagina inferiore delle foglie.
Le crisalidi misurano circa 2 cm e sono inizialmente di colore verde con strisce nere lungo la parte
dorsale per divenire con la maturazione di un colore marrone scuro. Si trovano ben nascoste
all’interno della vegetazione, avvolte da un bozzolo sericeo biancastro.
La biologia di C. perspectalis in Europa non è ancora conosciuta del tutto. In Italia, l’insetto compie
2/3 generazioni all’anno e sverna come larva in un bozzolo tessuto in autunno tra le foglie. L’anno
successivo, con l’arrivo delle miti temperature primaverili, la larva completa il suo sviluppo e, dopo
circa 4 settimane di alimentazione, si impupa nascosta nella vegetazione. A maturità sfarfallano gli
adulti che, dopo l’accoppiamento, danno inizio alla prima generazione.
Larva Piralide del bosso Cydalima (Diaphania o Glyphodes) perspectalis (foto http://en.wikipedia.org/)
Pupa di Piralide del bosso Cydalima (Diaphania o Glyphodes) perspectalis (foto http://en.wikipedia.org/)
Adulto di Piralide del bosso Cydalima (Diaphania o Glyphodes) perspectalis (foto http://en.wikipedia.org/)
Per quanto concerne la difesa, ci sono ancora poche informazioni riguardo ai metodi da poter
adottare nei confronti di C. perspectalis. Inoltre l’abbondante presenza sulla pianta di tela bianca
prodotta dalle larve più adulte rende molto più difficile il controllo.
Sicuramente assume molta importanza il monitoraggio del lepidottero mediante trappole a
feromoni con campionamento in campo perché consente di capire quando l’insetto è presente e
quindi di poter intervenire in modo mirato ed efficace con le diverse tecniche di difesa.
Trappole a feromoni: sono trappole innescate con feromoni sessuali dell’insetto con lo scopo di
monitorarne la presenza (sono prodotti non tossici e selettivi in quanto in grado di attirare solo
insetti della specie considerata). L’intervento consiste nel collocare le trappole a feromoni alla
comparsa degli insetti adulti (fine primavera, 5 - 10 trappole ad ettaro). Non sono necessarie
ispezioni frequenti perché il sacchetto della trappola è in grado di contenere un numero elevato di
insetti; in ogni trappola il ricambio delle capsule erogatrici dovrà essere effettuato circa ogni 6
settimane.
Mezzi meccanici
In caso di deboli infestazioni si può provvedere a raccogliere e distruggere le larve manualmente
subito dopo la schiusura delle uova.
Mezzi biologici
Per il controllo delle forti defogliazioni di siepi di bosso che possono verificarsi a causa dell’insetto e
considerato anche il susseguirsi delle diverse generazioni nel corso dell’anno, possono essere
effettuati ripetuti trattamenti contro le giovani larve, impiegando prodotti a base di Bacillus
thuringiensis var. kurstaki o var. aizawai.
Bacillus thuringiensis è un batterio entomopatogeno che può essere efficacemente usato per
contenere la popolazione della piralide: esso è efficace se ingerito dalle larve (soprattutto quelle
appena nate) e provoca la loro morte per setticemia e paralisi in breve tempo. Bacillus
thuringiensis non è fitotossico e non pregiudica la vita dei predatori e dei parassiti naturali degli
insetti dannosi. I trattamenti vanno eseguiti circa 2 o 3 volte l’anno, in corrispondenza della
schiusura delle uova.
Mezzi chimici
Il controllo degli stadi giovanili dell’insetto è effettuato con prodotti insetticidi specifici attivi contro
le larve dei lepidotteri.
Tra le principali sostanze attive ad azione abbattente si ricordano prodotti ad azione neurotossica e
ad ampio spettro d’azione, come i piretroidi (deltametrina, cipermetrina) o esteri fosforici
(clorpirifos, in formulazioni microcapsulate), di profilo ecotossicologico meno favorevole, può
essere giustificato per la gestione delle prime infestazioni, al fine di abbattere inizialmente i livelli
delle popolazioni dell’organismo nocivo.
Si possono anche utilizzare i regolatori della crescita (Teflubenzuron) registrati per l’utilizzo su
piante ornamentali con cui si possono ottenere buoni risultati relativamente al controllo delle forme
giovanili. I trattamenti devono essere effettuati da personale altamente qualificato nel pieno
rispetto delle legislazioni vigenti relative ai prodotti fitosanitari ed eseguiti una volta al mese a
partire dai primi di giugno sino a fine settembre nelle ore meno calde della giornata. Vista la
lentezza di crescita del Bosso, può essere utile integrare la difesa chimica con opportune
concimazioni al terreno per favorire la nuova emissione di foglie e sostenere la ripresa della pianta.
E’ bene ricordare che i trattamenti sono esclusivamente curativi e non preventivi, devono essere
quindi eseguiti solo in presenza di infestazione in campo.
Fonte: Regione Toscana
S. Vanarelli1 , D. Rizzo1 , L. Stefani1 , M. Paoli1 1 Regione Toscana - Laboratorio di diagnostica fitopatologica e di biologia molecolare del Servizio Fitosanitario Regionale