Classe: Insetti
Ordine: Ortotteri
Sottordine: Ensiferi
Famiglia: Acrididi
Specie: Calliptamus italicus L. -
Dociostaurus maroccanus (Thumb.)
Riferimento bibliografico:
“Fitopatologia, entomologia agraria e biologia applicata” – M.Ferrari, E.Marcon, A.Menta; Edagricole scolastico - RCS Libri spa
Piante ospiti: Leguminose foraggere, Colture ortive ed industriali di pieno campo, Vivai, ecc..
Il Calliptamus italicus o Grillastro italiano è definito anche Cavalletta dalle ali rosa per il caratteristico colore della parte basale delle ali posteriori; questa specie, i cui adulti misurano 18-30 mm di lunghezza, è riconoscibile per le tre carene, ad andamento parallelo, del pronoto e per le tre macchie scure nella parte interna dei femori posteriori. Il Calliptamus è diffuso in tutta Italia, particolarmente nelle regioni settentrionali, anche ad altitudini di circa 1000 metri. I danni sono arrecati sia dalle neanidi, voraci defogliatrici, che dagli adulti; i danni maggiori si hanno sulle piante erbacee, tuttavia, specialmente se in fase gregaria, si possono avere danni anche sulle piante arboree coltivate e forestali.
Il Dociostaurus maroccanus, detto comunemente Grillastro o Cavalletta crociata per la caratteristica croce di S. Andrea sul pronoto, presenta una colorazione rossastra con macchie brune, le ali posteriori sono prive di particolari colorazioni; nella parte esterna dei femori posteriori presenta tre macchie scure. La femmina può superare anche di 10 mm la lunghezza del maschio, raggiungendo oltre i 35 mm. Il Dociostaurus è la cavalletta più temibile delle regioni dell'Italia Centro-meridionale e delle Isole, per la frequente comparsa della fase gregaria, risultando più dannosa anche del Calliptamus; in passato sono state registrate gravi devastazioni in Sardegna, in Campania ed in Puglia.
Il Calliptamus compie una sola generazione all'anno; le uova vengono deposte, in ooteche, nel terreno in estate (grillare); l'inverno è trascorso allo stadio di uovo e le neanidi sgusciano a partire da maggio-giugno; gli adulti compaiono da luglio in avanti, a seconda della latitudine e del clima. Analogo ciclo compie il D. maroccanus: ha infatti una sola generazione all'anno, e l'inverno viene trascorso come uovo, deposto nel terreno, in ooteche dette "cannelli". Le neanidi compaiono, di solito, a partire da aprile e gli adulti circa un mese dopo; la schiusa delle uova (e la comparsa delle neanidi) è scalare ed avviene gradualmente.
Cavalletta dei prati o Grillastro italico - Calliptamus italicus L. (foto www.lobau.org)
Grillastro o Cavalletta crociata - Dociostaurus maroccanus (Thumb.) (foto www.afleurdepau.com)
Nella primavera 2010 i colli Euganei e Berici sono stati interessati da un’esplosione demografica del tutto singolare perché il “Barbitistes vicetinus”, specie autoctona e tipica delle zone collinari del Veneto ma presente anche in val d’Adige dove la situazione risulta però nella norma, è solitamente rara. La cavalletta è innocua, al massimo può spaventare o risultare fastidiosa. Normalmente ha una colorazione verde, ma in queste fasi di anormale diffusione diventa nera.
I danni provocati sono concentrati all’interno del bosco e solo marginalmente hanno interessato alcune coltivazioni di vite, olivo e ciliegio. (fonte IASMAA)
Cavallette nere - Barbitistes vicetinus Galvagni & Fontana (foto Paolo Fontana)
La lotta alle cavallette, resa obbligatoria dall'art. 28 della legge 987 del 16/6/1931, deve essere effettuata innanzitutto con un costante e continuo controllo delle aree di possibile ovideposizione; queste vanno individuate e opportunamente segnalate ai tecnici dei Consorzi Fitosanitari o ai competenti Servizi provinciali dell'agricoltura; l'individuazione è fondamentale per rendere possibile il controllo e l'intervento tempestivo. Fondamentalmente la lotta si avvale di due mezzi: mezzi agronomici e mezzi chimici.
I mezzi agronomici sono:
- lavorazioni superficiali e dissodamento dei terreni in autunno-primavera, per distruggere le ooteche;
- coltivare le superfici incolte e rifare i vecchi prati, ormai molto degradati;
- negli areali di ovideposizione (generalmente esposti a sud e incolti) effettuare, se possibile, lavorazioni del terreno;
- controllo delle nascite (maggio-giugno) con evidenziazione dei focolai da trattare.
I mezzi chimici sono:
- trattamenti, localizzati alle zone di ovideposizione preventivamente individuate, mediante prodotti chimici, da distribuirsi sul terreno;
trattamenti ai focolai appena formati (nascita delle neanidi).