Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione: Angiospermae
Classe: Dicotyledones
Famiglia: Fagaceae
La Sughera o Quercia da sughero è originaria del bacino del Mediterraneo. In Italia si trovano sugherete in Sicilia, Lazio, bassa Toscana e soprattutto in Sardegna.
Rametto con fiori di Sughera (foto http://courses.washington.edu)
Catasta di sughero
Quercia da sughero
Tronco di Quercus suber - Orto Botanico di Firenze (foto www.agraria.org)
Dimensione e portamento
Quercia sempreverde che può raggiungere i 20 metri d'altezza, con chioma di colore verde-grigiastro.
Tronco e corteccia
Il tronco diventa presto sinuoso e si riveste di una corteccia molto caratteristica, spessa molti centimetri, grigiastra, che si stacca facilmente in grossi blocchi pesanti. A ogni distacco la nuova scorza sottostante si presenta di colore bruno rossastro, spesso quasi rossastra.
Foglie
Foglie semipersistenti, semplici a lamina coriacea (come il leccio), ovoidali, con margine dentato e spinoso.
Strutture riproduttive
Pianta monoica a fiori unisessuali; le ghiande sono ovoidali lunghe 2-3 cm e cupola con squame in rilievo.
La corteccia della Sughera (che si stacca facilmente in grossi blocchi) viene utilizzata per la fabbricazione dei turaccioli e come materiale isolante nell'edilizia.
L'estrazione avviene solo nel periodo che va dai primi di maggio a fine agosto, quando il sughero distacca più facilmente senza causare danni alla pianta.
La prima decortica di una giovane quercia, la demaschiatura, si effettua quando la pianta ha circa 25-30 anni e una circonferenza non inferiore ai 60 cm, e se ne ottiene un sughero da macina detto sugherone o maschio. Le successive estrazioni avvengono a intervalli di almeno dieci anni, come previsto dalle normative, ma anche 12-13 se il sughero non ha raggiunto un calibro accettabile, e il prodotto ottenuto è detto sughero gentile e viene utilizzato, se di buona qualità, per la fabbricazione dei tappi.
Gli operai specializzati nella decortica sono gli estrattori o scorzini il cui attrezzo di lavoro è un'accetta affilatissima che usano per effettuare alcuni tagli: uno orizzontale attorno alla pianta, chiamato corona o collana, a un'altezza da terra di circa 2-3 volte la circonferenza della quercia, e altri due o tre (ma anche di più se l'albero è particolarmente grosso) verticali detti righelli o aperture.
È questa la fase più delicata del lavoro in quanto, pur dovendo imporre parecchia forza all'accetta per tagliare il sughero, bisogna al contempo evitare assolutamente di incidere il fellogeno sottostante, il cui danneggiamento porta alla rovina della pianta.
Uno scorzino di valore deve saper usare forza e sensibilità, e riconoscere bene le caratteristiche fisiche del sughero che deve estrarre per poter operare di conseguenza.
La fase successiva è quella del distaccamento del sughero: il manico dell'accetta, che ha l'estremità sagomata a cuneo, viene infilato tra il sughero e la pianta a partire dai righelli, e usandolo come leva si riesce ad ottenere le diverse porzioni di sughero, così come tracciate dall'accetta.
Queste porzioni vengono chiamate plance e altri operai sono incaricati di raccoglierle, quasi sempre a spalla perché raramente si riesce ad accedere con mezzi di trasporto all'interno delle sugherete, e ammucchiarle dove poi verranno caricate sui camion che le porteranno in sugherificio.