Le uve devono essere prodotte nella zona di produzione comprendente il territorio collinare della provincia di Asti, esclusi pertanto i territori comunali di Cellarengo d’Asti e di Villanova d’Asti.
Il nucleo originale di diffusione del vitigno Freisa sembra essere l’area nord occidentale del Monferrato, ai confini tra il bacino terziario piemontese la collina morenica torinese e, amministrativamente, tra le province di Asti e Torino.Lo attestano citazioni del nome Freisa nei catasti del Comune di Chieri del secolo sedicesimo. Il vitigno Freisa si è poi largamente diffuso in tutta l’area astigiana, essendo in molti comuni a sinistra del Tanaro il secondo vitigno coltivato dopo il Barbera. La sua diffusione è dovuta alle qualità enologiche specifiche, alla sua ottima vocazione come uva da taglio per i freschi aromi fruttati e la tannicità robusta. Vinificato in purezza, è tradizionale sia la versione vivace, frizzante e spumante, secca oppure amabile, che quella ferma.
Freisa d'Asti Doc (foto (foto www.viniastimonferrato.it)
Base ampelografica
I vini a denominazione di origine controllata “Freisa d’Asti” devono essere ottenuti dalle uve
provenienti dai vigneti composti dal vitigno Freisa.
I vini a denominazione di origine controllata «Freisa d'Asti» all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
“Freisa d’Asti”:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00 %vol ;
acidità totale minima complessiva: 5,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 19,0 g/l.
“Freisa d’Asti”superiore:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50 %vol ;
acidità totale minima complessiva: 5,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,0 g/l.
“Freisa d’Asti” spumante:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00 %vol.;
acidità totale minima complessiva: 5,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 19,0 g/l.
“Freisa d’Asti” frizzante:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00 % vol.;
acidità totale minima complessiva: 5,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 19,0 g/l.
E’ in facoltà del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con proprio decreto, di modificare detti limiti minimi per l’acidità totale e l’estratto non riduttore minimo.
I vini a denominazione di origine controllata «Freisa d'Asti» all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
“Freisa d’Asti”:
colore: rosso granato o cerasuolo piuttosto chiaro, con tendenza a leggero arancione con
l’invecchiamento;
odore: caratteristico delicato di lampone e di rosa;
sapore: amabile, fresco, con sottofondo assai gradevole di lampone. Nel tipo secco e con breve
invecchiamento, delicatamente morbido.
“Freisa d’Asti” superiore:
colore: rosso granato o cerasuolo piuttosto chiaro, con tendenza a leggero arancione con
l’invecchiamento;
odore: caratteristico delicato di lampone e di rosa;
sapore: amabile, fresco, con sottofondo assai gradevole di lampone. Nel tipo secco e con breve
invecchiamento, delicatamente morbido.
“Freisa d’Asti” spumante:
spuma: fine, persistente
colore: rosso granato o cerasuolo piuttosto chiaro;
odore: caratteristico delicato di lampone e di rosa;
sapore: da extra dry ad abboccato, fresco, con sottofondo assai gradevole di lampone.
“Freisa d’Asti” frizzante:
spuma: vivace, evanescente;
colore: rosso granato o cerasuolo piuttosto chiaro;
odore: caratteristico delicato di lampone e di rosa;
sapore: amabile, fresco, con sottofondo assai gradevole di lampone.
Il Freisa d'Asti Doc si abbina a salumi, carni fredde con maionese e formaggi. Temperatura di servizio 16° - 18°C. Nella tradizione contadina viene anche prodotto come vino dolce utilizzato per accompagnare i dessert a base di frutta.
La versione spumante è un vino da fine pasto. Temperatura di servizio 8° - 10°C.