La denominazione di origine controllata “Colli Albani” è riservata al vino bianco che risponde alle
condizioni e ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
“Colli Albani”;
“Colli Albani” novello;
“Colli Albani” spumante;
“Colli Albani” superiore.
Le uve devono essere prodotte nella zona di produzione appresso indicata che comprende in tutto i territori amministrativi comunali di Ariccia e Albano e in parte quelli di Pomezia, Ardea, Castelgandolfo e Lanuvio, in provincia di Roma.
Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio di produzione, che per consolidata
tradizione hanno contribuito ad ottenere il vino “Colli albani”.
La presenza della viticoltura nell’area delimitata risale all’epoca romana che destinavano a vigneto
le terre più idonee e perciò preferivano il suolo vulcanico dell’antico vulcano laziale posto a sud di
Roma. Le più importanti ville situate nei dintorni di Roma, nell’area dei Colli Albani,
corrispondente agli odierni Castelli Romani, possedevano grandi spazi dedicati alla conservazione
del vino: molti vini famosi all’epoca dei romani molti provenivano dai Colli Albani. Orazio per
celebrare il Natalizio di Mecenate aprì un’anfora di vino Albano vecchio di più di nove anni,
quando descrive la cena di Nasidieno vi pone l’Albano ed il Falerno, ed altrove loda l’uva Albana
appassita al fumo. Dionisio parlando del territorio di Albano riporta “ammirabili per l'amenità,
fertilissimi d' ogni genere di biade, di maniera che non cedevano ad alcun' altro campo d’Italia, e
particolarmente per la bontà del vino soavssìmo , propriamente chiamato Albano superiore a tutti
gl’altri , ad eccezione di quello di Falerno.”
Con la fine della barbarie lentamente la vita si fece più normale, e anche l’agricoltura ovviamente
ricominciò a prosperare. La viticoltura nei Colli albani si diffuse nuovamente, razionalizzandosi,
fino a diventare la coltura principale del territorio castellano, grazie anche alla grande richiesta di
vino di Roma, sede della corte papale e teatro di un forte aumento della popolazione.
Gli Statuta Vniversitatis Castri Gandvlphi, emanati nel 1588 e gli Statuti dell'antica e nobil Terra
dell'Ariccia, concessi dal duca Paolo Savelli nel 1610, contengono Capitoli che stabilivano tra
l’altro l’epoca della vendemmia e regolavano il commercio del vino.
Nei corso dei secoli la viticoltura ha mantenuto il ruolo più importante nell’economia agricola del
territorio contribuendo in modo significativo allo sviluppo sociale ed economico dell’area.
Grazie alle loro peculiarità, numerosi sono i riconoscimenti che hanno ricevuto e continuano a
ottenere, i vini a DOC Colli Albani sia in ambito locale, nazionale che internazionale; ben figurano
inoltre sulle principali guide nazionali.
Malvasia Bianca di Candia (foto http://catalogoviti.politicheagricole.it)
Base ampelografica
Il vino a denominazione di origine controllata “Colli Albani” deve essere ottenuto dalle uve
provenienti dai vigneti aventi, nell’ambito aziendale, la composizione ampelografica appresso
indicata:
Malvasia bianca di Candia, localmente nota come Malvasia rossa, fino a un massimo del 60%;
Trebbiano toscano, Trebbiano giallo e Trebbiano di Soave, da soli o congiuntamente dal 25 al 50%;
Malvasia del Lazio, localmente nota come Malvasia puntinata, dal 5% al 45%.
Possono concorrere alla produzione di detto vino anche le uve delle varietà di vitigni bianchi idonei
per la coltivazione per la Regione Lazio, fino a un massimo del 10% del totale, con esclusione delle
uve dei vitigni delle varietà Moscato.
Il vino a denominazione di origine controllata “Colli Albani” all’atto dell’immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
“Colli Albani”, anche nella tipologia novello e spumante:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 16,0 g/l.
“Colli Albani” superiore:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
acidità totale minima: 4,50 g/l;
estratto non riduttore minimo: 16,00 g/l.
E' facoltà del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali di modificare con proprio decreto i sopra indicati limiti di acidità totale e dell'estratto non riduttore.
Il vino a denominazione di origine controllata “Colli Albani” all’atto dell’immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
“Colli Albani”, anche nella tipologia novello e spumante:
colore: dal giallo paglierino al paglierino scarico;
odore: vinoso e delicato;
sapore: secco o abboccato o amabile o dolce, caratteristico, fruttato.
“Colli Albani” superiore:
colore: dal giallo paglierino al paglierino scarico;
odore: vinoso e delicato;
sapore: secco o abboccato o amabile o dolce, caratteristico, fruttato.
E' facoltà del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali di modificare con proprio decreto i sopra indicati limiti di acidità totale e dell'estratto non riduttore.
"Colli Albani": si accompagna a salumi stagionati, primi piatti con sughi di carne, bianco e nero d’agnello alla cacciatora, fegatelli di maiale alla griglia, trippe in umido, pollame e coniglio arrosto, formaggi freschi. Temperatura di servizio 8° - 10°C.