La denominazione di origine controllata “Orvieto”, ivi compresa la sottozona Orvieto Classico
anche nelle tipologie secco, abboccato, amabile, dolce, superiore, vendemmia tardiva e muffa
nobile è riservata ai vini bianchi che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel
disciplinare di produzione.
La tipologia vendemmia tardiva può essere rivendicata esclusivamente per il vino a
denominazione di origine controllata “Orvieto” e “Orvieto” Classico con la qualificazione
superiore.
a) Le uve destinate alla, produzione dei vini “Orvieto” devono essere prodotte nella zona che
comprende, in tutto o in parte, i territori amministrativi dei seguenti comuni: Orvieto, Allerona,
Alviano, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Ficulle, Guardea, Montecchio, Fabro,
Montegabbione, Monteleone d’Orvieto, Porano in provincia di Terni e Castiglione in Teverina,
Civitella D’Agliano, Graffignano, Lubriano, Bagnoregio in provincia di Viterbo.
b) Le uve destinate alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata “Orvieto”
designabile con la menzione classico devono essere prodotte nella zona di origine più antica
appresso indicata... (omissis).
Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio. Ad Orvieto tutto profuma di uva
e di vino perché la coltivazione della vite ne ha da sempre caratterizzato il paesaggio e
l’economia: vigneti curati si dispongono intorno alla rupe in un disegno armonico dove le linee
parallele dei filari si intersecano con quelle ondulate delle colline. Per la città, dunque, il vino è
un’importante risorsa, una peculiarità distintiva che si protrae ininterrottamente nei secoli e a
testimoniarlo sono l’archeologia, l’arte, la storia, l’artigianato e la letteratura, tanto che la
produzione dell’Orvieto di qualità è stata apprezzata e celebrata nel tempo da poeti, papi, artisti
e viaggiatori.
Ma prima ancora delle parole, il ruolo fondamentale del vino nella vita quotidiana e nei riti
culturali di Orvieto è attestato negli importanti dipinti delle tombe etrusche del territorio
(seconda metà del IV sec. a.C.) e nella ricca varietà di ceramiche etrusche e greche destinate
alla conservazione, alla mescita e alla degustazione della celebre bevanda. Gli affreschi della
tomba Golini I, conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, riproducono le
fasi preparatorie del banchetto etrusco dove la macellazione delle carni e l’accurata
sistemazione delle bevande nei recipienti e dei cibi sulle mense da parte dei servi – tra la frutta
si individua facilmente anche un grappolo d’uva - affiancano il banchetto vero e proprio.
Orvieto Doc (foto www.consorziovinidiorvieto.it)
Base ampelografica
I vini a denominazione di origine controllata “Orvieto” devono essere ottenuti dalle uve
provenienti dai vigneti composti, nell’ambito aziendale, dai vitigni seguenti, nella proporzione
indicata a fianco di ciascuno di essi:
Trebbiano Toscano (Procanico) e Grechetto minimo 60%.
Possono concorrere altri vitigni di colore analogo idonei alla coltivazione per la Regione
Umbria e per la Provincia di Viterbo fino a massimo 40%, iscritti nel registro nazionale delle
varietà di vite per uve da vino approvato,
riportati nel disciplinare.
I vini a denominazione di origine controllata “Orvieto” all’atto dell’immissione al consumo
devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 14,0 g/l.
I vini “Orvieto” con la qualificazione superiore all’atto dell’immissione al consumo devono
avere un titolo alcolometrico volumico totale minimo del 12,00% vol.
Per la tipologia Vendemmia Tardiva:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 13,00% vol di cui almeno 10,00% effettivi;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,0 g/l.
Per la tipologia Vendemmia Tardiva prima dell’imbottigliamento può avvenire una lenta
fermentazione che si attenua nei mesi freddi.
Per la tipologia Muffa Nobile:
titolo alcolometrico svolto al consumo: minimo 10,50% vol;
acidità totale minima: 5,0 g/l.
estratto non riduttore minimo: 20,0 g/l.
È in facoltà del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di modificare con
proprio decreto i limiti sopra indicati per l’acidità totale e l’estratto non riduttore.
I vini a denominazione di origine controllata “Orvieto”, in tutte le tipologie, ove sottoposti al
passaggio o conservazione in recipienti di legno, possono rilevare lieve sentore (o percezione)
di legno.
I vini a denominazione di origine controllata “Orvieto” all’atto dell’immissione al consumo
devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
colore: giallo paglierino più o meno intenso;
odore: delicato e gradevole;
sapore: secco con lieve retrogusto amarognolo; oppure abboccato o amabile o dolce, fine,
delicato.
Per la tipologia Vendemmia Tardiva:
colore: dal giallo paglierino al dorato;
odore: gradevole e profumato;
sapore: dolce ed armonico.
Per la tipologia Muffa Nobile:
colore: giallo oro tendente, con l’invecchiamento, all’ambra;
odore: gradevole, profumato ed elegante, ricco ed untuoso;
sapore: dolce, lungo e di armoniosa morbidezza.
I vini a denominazione di origine controllata “Orvieto”, in tutte le tipologie, ove sottoposti al passaggio o conservazione in recipienti di legno, possono rilevare lieve sentore (o percezione) di legno.
Abbinamenti: il tipo secco (dal lieve retrogusto amarognolo) risulta un buon aperitivo e accompagna bene minestre di verdure senza pomodoro e primi piatti asciutti anche a base di pesce. Molto adatto con secondi piatti di pesce bollito o arrosto e carni bianche; indicato con verdure bollite o in padella. I tipi abboccato e amabile trovano la loro migliore collocazione con piatti a base di fegato, con alcuni formaggi saporiti e leggermente piccanti, e con macedonie di frutta. Il tipo dolce (soprattutto vendemmie tardive e muffe nobili) trova il suo merito spazio tra i vini 'da meditazione' o in felici abbinamenti con fois gras, formaggi fermentati o di capra, biscotteria secca con nocciole o mandorle e dolci delicati senza crema, cioccolata o panna.