La zona di produzione delle uve destinate alla produzione del vino a denominazione di origine
controllata Valtellina “rosso" o Rosso “di Valtellina" comprende:
in sponda orografica destra del fiume Adda tutti i terreni in pendio ubicati tra il tracciato della s.s. n.
38 ed una quota di livello di metri 700 s.l.m. dal comune di Ardenno al comune di Tirano, inclusi;
in territorio del comune di Piateda e Ponte in Valtellina i pendii vitati si spingono al di là della s.s.
n. 38 fino al fiume Adda;
in sponda orografica sinistra in comune di Villa di Tirano frazione Stazzona e in comune di
Albosaggia i terreni in pendio compresi tra il fiume Adda e una quota di livello di metri 600 s.l.m., in provincia di Sondrio.
Molto rilevanti risultano i fattori umani legati al territorio di produzione, che per tradizione hanno
dato origine al vino Rosso di Valtellina
Le origini della viticoltura in Valtellina sono molto lontane nel tempo. Lo sfruttamento agricolo del
territorio e la sistemazione a terrazzamento è riconducibile in epoca romana o quantomeno
longobarda, se non addirittura pre-romana in quanto i primi abitatori della valle furono i Liguri a cui
seguirono gli Etruschi, ed entrambi i popoli conoscevano la coltura della vite.
La razionalizzazione e l’intensificazione della coltivazione della vite è però da ascrivere, prima alla
colonizzazione romanica e, successivamente nel medioevo (sec. X e XI), al movimento dei “magistri comacini” ed ai monaci benedettini.
Risulta documentato che già alcuni secoli prima del mille, il Monastero Sant’Ambrogio di Milano
era proprietario sul versante retico valtellinese di diversi appezzamenti di vigne a coltura
specializzata, il cui prodotto era destinato al consumo locale e certamente anche ai monaci del
capoluogo lombardo.
Il grande impulso viticolo alla Valtellina è però conseguente alla presenza del governo svizzero da
parte della Lega Grigia (oggi “Cantone Grigioni”). Per quasi tre secoli, dal 1550 al 1797, la
Valtellina fu territorio grigionese e i primi commerci di esportazione di vino furono conseguenza
dei rapporti economici che la Lega Grigia intratteneva con le corti del centro e nord Europa.
E’ soprattutto di quei secoli la fama dei vini della Valtellina che, anche successivamente,
continuarono a viaggiare verso il nord.
Particolare interessante e caratteristico del territorio è il sistema dei terrazzamenti.
Il terrazzamento è un metodo di dissodamento degli acclivi versanti montani, espressione di una
precisa cultura insediativa che si ritrova, con molte analogie, in tutte le vallate dell’arco alpino.
Attraverso la realizzazione del terrazzo fu possibile recuperare allo sfruttamento agricolo le costiere
pedemontane ed insediarvi le colture necessarie alla sopravvivenza delle popolazioni locali.
Si consideri inoltre che il portare le coltivazioni sugli acclivi montani serviva anche a proteggerle
dalle rappresaglie delle soldatesche barbariche che transitavano per il fondo valle, nonché ad evitare
il rischio delle frequenti inondazioni causate dalle piene improvvise del fiume Adda.
Il sistema terrazzato di Valtellina si identifica con la realizzazione di una miriade di muri a secco in
sasso che sostengono i ronchi vitati. Trattasi di un’opera avviatasi alcuni millenni fa e perpetuata
nel tempo attraverso il lavoro quotidiano dei viticoltori che, per tutto questo, sono degli autentici
manutentori del territorio. Come già accennato, i muri sono di una entità ciclopica; stimabile in oltre
2.500 Km di sviluppo lineare, con una incidenza media/ettaro superiore ai 2.000 m2 di superficie
verticale e, di conseguenza con costi di mantenimento altissimi. Oltre a consentire la realizzazione
della economia agricola, il terrazzamento diventa componente essenziale del fascino paesaggistico
del territorio ed importante elemento di salvaguardia e presidio delle falde montane.
Valtellina Rosso Doc (foto www.consorziovinivaltellina.com)
Base ampelografica
Il vino a denominazione di origine controllata "Valtellina Rosso" o "Rosso di Valtellina" deve
essere ottenuto esclusivamente da uve provenienti da vigneti aventi, in ambito aziendale, la
seguente composizione ampelografica: Nebbiolo, localmente denominato Chiavennasca, minimo
90%.
Possono concorrere altri vitigni a bacca rossa non aromatici idonei alla coltivazione nella Regione
Lombardia fino ad un massimo del 10%.
Il vino a denominazione di origine controllata Valtellina “rosso" o Rosso “di Valtellina" all'atto
della sua immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;
acidità totale minima: 4,50 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,00 g/l.
E' in facoltà del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali modificare, con proprio decreto, i limiti sopra indicati per l'acidità totale e l'estratto non riduttore minimo.
Il vino a denominazione di origine controllata Valtellina “rosso" o Rosso “di Valtellina" all'atto
della sua immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
colore: rosso rubino, con eventuali riflessi granato;
odore: delicato, persistente, caratteristico;
sapore: asciutto e leggermente tannico, con eventuale percezione di legno.