La zona di produzione delle uve per l'ottenimento dei mosti e dei vini atti ad essere designati con l'indicazione geografica tipica “Collina del Milanese”, comprende la parte collinare del territorio amministrativo del comune di San Colombano al Lambro in provincia di Milano, dei comuni di Graffignana e Sant‟Angelo Lodigiano in provincia di Lodi, di Inverno e Monteleone, Miradolo Terme, in provincia di Pavia.
La diffusione della viticoltura nella zona della “Collina del Milanese” risale all'epoca dell'impero
Romano, dimostrata da un documento del 918 d.C. in cui l'imperatore Corrado I menziona la zona
vitivinicola. È da sottolineare l'addensarsi di ritrovamenti archeologici che rappresentano l‟indice
evidente della presenza di numerosi micro insediamenti sparsi su tutta l'area, ma soprattutto in
prossimità delle pendici del colle rivolte ad oriente. Alcune ricerche evidenziano che i tanti
insediamenti erano agevolati dalla comunicazione diretta e abbastanza rapida da Milano capitale:
oltre alla autostrada fluviale rappresentata dal Lambro, vi era una via terrestre denominata il
sentiero per Milano, collegata alla importante Ticinum-Placentia.
Nelle epoche successive tale vocazione venne potenziata, perfezionata e arricchita, a partire dal
medioevo da San Colombano, che recuperò la zona in decadenza a seguito del progressivo crollo
dell'Impero Romano. Nell'età Carolingia il ripopolamento e il riutilizzo delle zone agricole venne
infatti promosso dai monasteri di San Colombano di Bobbio e di Santa Cristina di Corteolona,
permettendo il commercio con i mercati di Milano, Pavia e Lodi. Negli anni successivi vennero
potenziate queste vie di comunicazione portando la viticoltura al secondo posto subito dopo i
cereali. Significativo il fatto che gli affittuari dovevano versare all‟amministrazione del monastero
un terzo del raccolto in cereali, ma la metà del prodotto in vino, che a sua volta veniva venduto ai
commercianti.
Nel 1396 Gian Galeazzo Visconti fondò la Certosa di Pavia includendo anche 1290 ettari della zona
Banina. I contratti agrari che seguirono, venivano attuati con canoni decisamente contenuti
favorendo l'insediamento di nuove comunità. Da un documento risulta che in 1729 pertiche a vigna
nel 1437 crescevano 22579 ceppi, di cui poco più della metà in vigneto specializzato e poco meno
della metà in filari, intercalati a strisce a prato o a seminativo. Più di due terzi di questi filari era
costituito da viti maritate. È intuibile che nelle aree più adatte alla coltivazione dei vigneti più
pregiati fossero inseriti i vigneti specializzati. Nei documenti relativi alla consegna agli affittuari
delle terre da coltivare risultano elencati anche strumenti enologici: torchi, tini, bigonce, botti, ecc.
la tipologia dei vitigni cui sopra abbiamo fatto riferimento è ben evidenziata dal Bacci nel suo
monumentale trattato del 1595, in sette libri. Egli, descrivendo vitigni e vini del territorio a sud di
Milano, dopo un riferimento puramente geografico a Lodi, in sostanza focalizza solo la
vitivinicoltura di San Colombano.
All'inizio del '600, la viticoltura era ben consolidata e da un'indagine risultava che 8/10 del
territorio erano vitati e che la produzione annua media di vino era di circa 20000 hl. Nel 1938 la
superficie raggiunse circa 820 ettari di vigneto specializzato con una produzione di 115000 q.li di
uva.
Nell'ultimo decennio del '900 l'estensione agraria del comune era di circa 1000 ha di cui 250 ha a
vigneto. Questa superficie è suddivisa in 380 aziende, con una media inferiore all‟ettaro per
azienda.
Collina del Milanese IGT
I vini ad indicazione geografica tipica “Collina del Milanese” bianchi, rossi e rosati devono essere
ottenuti da uve provenienti da vigneti composti, nell’ambito aziendale, da uno o più vitigni idonei
alla coltivazione nella Regione Lombardia ed iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite per
uve da vino.
L’indicazione geografica tipica “Collina del Milanese” con la specificazione di uno dei vitigni
idonei alla coltivazione nella Regione Lombardia è riservata ai vini ottenuti da uve provenienti da
vigneti composti, nell’ambito aziendale, per almeno l’85% dai corrispondenti vitigni.
Possono concorrere, da sole o congiuntamente alla produzione dei mosti e vini sopra indicati, le uve
dei vitigni a bacca di colore analogo, non aromatici, idonei alla coltivazione nella Regione
Lombardia, fino ad un massimo del 15%.
I vini ad indicazione geografica tipica “Collina del Milanese” con la specificazione di uno dei
vitigni di cui al presente articolo possono essere prodotti anche nella tipologia frizzante.
Il vino ad indicazione geografica tipica “Collina del Milanese” passito deve essere ottenuto dalle
uve provenienti da uno o più vitigni aromatici idonei alla coltivazione nella Regione Lombardia:
qualora il vino ad indicazione geografica tipica “Collina del Milanese” passito provenga per almeno
l’85% dal vitigno Verdea, può portare nella sua presentazione il riferimento di detto vitigno.
I vini ad indicazione tipica «Collina del Milanese», con la specificazione del nome del vitigno, all'atto dell'immissione al consumo avere le seguenti caratteristiche:
“Collina del Milanese” bianco:
titolo alcolometrico volumico minimo: 10,00% vol;
acidità totale minima: 5,00 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l.
“Collina del Milanese” rosso:
titolo alcolometrico volumico minimo: 10,50%;
acidità totale minima: 4,50 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,00 g/l.
“Collina del Milanese” rosato:
titolo alcolometrico volumico minimo: 10,50%;
acidità totale minima: 4,50 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,00 g/l.
“Collina del Milanese” passito:
titolo alcolometrico volumico minimo: 11,00%;
acidità totale minima: 3,50 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,00 g/l;
acidità volatile massima: 25 meq/l.
I vini a indicazione geografica tipica “Collina del Milanese”, anche con la specificazione del nome
del vitigno, prodotti nelle tipologie novello e frizzante, all'atto dell'immissione al consumo, devono
avere il seguente titolo alcolometrico volumico totale minimo:
“Collina del Milanese” novello 11,00% vol;
“Collina del Milanese” frizzante 10,00% vol.
I vini ad indicazione tipica «Collina del Milanese», con la specificazione del nome del vitigno, all'atto dell'immissione al consumo avere le seguenti caratteristiche:
“Collina del Milanese” bianco:
colore: paglierino o paglierino più o meno intenso;
odore: delicato, caratteristico;
sapore: armonico, talvolta abboccato, fresco, giovane, tranquillo o vivace.
“Collina del Milanese” rosso:
colore: rosso rubino di varia intensità;
odore: vinoso, caratteristico;
sapore: asciutto o abboccato, sapido, fresco, giovane, tranquillo o vivace.
“Collina del Milanese” rosato:
colore: rosa di varia intensità;
odore: vinoso, floreale;
sapore: asciutto o abboccato, sapido, fresco, giovane, tranquillo o vivace.
“Collina del Milanese” passito:
colore: giallo dorato di varia intensità o leggermente ambrato;
odore: aromatico, delicato;
sapore: dolce, armonico, vellutato.
I vini ad indicazione geografica tipica “Collina del Milanese” con la specificazione del nome del vitigno, all’atto dell’immissione al consumo, oltre alle caratteristiche sopra specificate per i vini del corrispondente colore, devono presentare le caratteristiche organolettiche proprie del vitigno.
Variano a seconda della tipologia di vino.