La denominazione di origine controllata “Terre del Colleoni” o “Colleoni” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed a i requisiti del disciplinare di produzione per le seguenti tipologie: “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Pinot Bianco (anche nelle versioni Spumante e Frizzante); “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Pinot Grigio (anche nelle versioni Spumante e Frizzante); “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Chardonnay (anche nelle versioni Spumante e Frizzante); “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Incrocio Manzoni (anche nelle versioni Spumante e Frizzante); “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Moscato Giallo (anche nella versione Frizzante); “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Moscato Giallo Passito; “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Schiava (da Schiava Nera) (anche nella versione Frizzante); “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Merlot (anche nella versione Novello e Frizzante); “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Marzemino (anche nella versione Frizzante); “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Cabernet (da Cabernet Sauvignon) (anche nella versione Novello e Frizzante); “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Franconia (anche nella versione Novello e Frizzante); “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Incrocio Terzi (anche nella versione Novello e frizzante).
La zona di produzione dei vini a denominazione di origine controllata “Terre del Colleoni” o “Colleoni” comprende l’intero territorio amministrativo dei comuni di Predore, Sarnico, Viadanica, Adrara S.Rocco, Adrara S. Martino, Foresto Sparso, Villongo, Gandosso, Credaro, Castelli Calepio, Grumello del Monte, Chiuduno, Carobbio degli Angeli, Zandobbio, Trescore Balneario, Luzzana, Entratico, Vigano S. Martino, Borgo di Terzo, Berzo San Fermo, Pradalunga, Cenate Sopra, Cenate Sotto, S. Paolo D’argon, Seriate, Brusaporto, Bagnatica, Montello, Costa Mezzate, Bolgare, Telgate, Gorle e Pedrengo Gorlago, Albano S. Alessandro, Torre De’ Roveri, Scanzorosciate, Villa di Serio, Nembro, Alzano Lombardo, Ranica, Torre Boldone, Bergamo, Ponteranica, Sorisole, Villa D’Almè, Almenno S. Salvatore, Almenno S. Bartolomeo, Palazzago, Caprino Bergamasco, Cisano Bergamasco, Pontida, Villa D’Adda, Calusco D’Adda, Terno D’Isola, Chignolo D’Isola, Bonate Sotto, Bonate Sopra, Ponte San Pietro, Presezzo, Brembate Sopra, Mapello, Sotto il Monte Giovanni XXIII, Carvico, Ambivere, Barzana, Paladina, Valbrembo, Almè, Mozzo, Curno, in provincia di Bergamo.
La coltura della vite nel territorio Bergamasco è riferibile al periodo della colonizzazione romana,
sebbene alcuni autori la collochino in epoca etrusca.
Numerosi in epoca romana sono i riferimenti al culto di Bacco, nella città di Bergamo, come templi
a lui dedicati sia all’interno che nei pressi della città. In linea con le definizioni culturali romane
dell’Enotria anche a Bergamo ebbero grande rilevanza i templi dedicato a Bacco e i “Baccanali”.
A dimostrazione dell’impronta della cultura romana sul territorio bergamasco il taglio dei boschi di
latifoglie diffusissimi nei pressi della Città, che venne inizialmente praticato in epoca Imperiale per
far posto ai vigneti.
Riferimenti relativi alla diffusione della vite in territorio bergamasco sono rintracciabili in Plinio,
altre tracce sono riferibili a cenni sulle qualità del vino bergamasco fatti da Cesare in occasione del
suo passaggio con le legioni in quest’area.
A partire dalla caduta dell’Impero e con le invasioni barbariche, si perdono riferimenti precisi sui
patrimoni agricoli, ma sembra che la coltura della vite, come molte altre colture, sia stata
momentaneamente abbandonata. Rimane quasi simbolicamente legata ai grandi borghi e alle corti.
Con l’avvento dell’epoca comunale grande interesse e fervore si agita intorno alla vite e al vino e
vengono piantumati vigneti. Molti i riferimenti bibliografici sulle consistenze vitate e di come si
allevi la vite in provincia di Bergamo da Pier De Crescenzi (1300) a Castelo Castelli (1398).
L’insediamento dei monaci benedettini nella zona di S. Paolo D’Argon e a Pontida, promuove poi il
miglioramento delle tecniche viticole ed enologiche.
I primi cenni scritti relativi alle varietà coltivate in provincia di Bergamo sono del 1500 a cura di
Agostino Gallo; costui elenca e descrive alcune varietà presenti nel bergamasco: Groppelle,
Vernacce, Schiave Nere, Besgane, Valtoline, Pignole, Correre, Trebbiane.
Verso la fine del XVIII secolo Tomini Foresti segnala alcune varietà bergamasche coltivate:, ma la
prima descrizione con impronta scientifica de epoca pre-filloserica per la provincia di Bergamo
risulta essere quella del Prof. Tamaro in merito ai 5 vitigni principali della provincia: Marzemino,
Schiava Lombarda, Groppello, Rossera, Rossolo, Pignola, Vernaccia.
Nel 1929 nel catasto agricolo sono riportati i vitigni più diffusi in collina e montagna: Schiava,
berzemina, Bonarda, Negriera e Imberghem o Franconia.
Nel 1950 il Dr. Bruno Marangoni nella pubblicazione “Note di viticoltura bergamasca”rileva la
presenza diffusa, oltre che dei precedenti anche di Barbera, Merlot, Negrara trentina, Raboso
veronese, Sangiovese grosso, Albana.
Il Condottiero Bartolomeo Colleoni nasce a Solza, piccolo villaggio sulla sponda bergamasca
dell'Adda.
In merito alla data di nascita non vi è certezza, anche se una targa bronzea rinvenuta nel suo
sepolcro nel 1969 indica la data della morte all’ètà di ottant'anni. A partire da questo dato si può
risalire all’anno di nascita, che dovrebbe essere il 1395.
Tuttavia in contrapposizione a questa deduzione vi è la biografia del contemporaneo Antonio
Corazzano che fu commissionata dallo stesso Colleoni. In questa biografia Cornazzano indicava
quale data di nascita l'anno 1400.
La famiglia è di stirpe longobarda, Colleoni è figlio di Paolo e Ricadonna Saiguini de' Valvassori di
Medolago e apparteneva alla nobiltà cittadina, come indicava la sua arma araldica, che è del genere
delle armi parlanti, cioè di quelle che rappresentano graficamente il cognome. Il condottiero era
talmente orgoglioso del proprio cognome da farne il temuto grido di guerra “Coglia, Coglia” cioè
“Coglioni, Coglioni” e da continuare a rappresentarli, con turgido realismo, nel suo stemma anche
quando vi aggiungerà i gigli d'oro d'Andegavia ovvero d'Angiò e le fasce di Borgogna.
Dal 1168 bandita la vecchia nobiltà terriera dalla cosa pubblica, la Famiglia Colleoni sale alla
ribalta della scena pubblica di Bergamo. Essa assunse grazie alle gesta di Bartolomeo, rilevanza
italiana ed internazionale.
Il patrimonio immobiliare dei Colleoni si consolidò specialmente nell'Isola Bergamasca, in quella
parte del territorio inclusa tra il fiume Brembo ed il fiume Adda la cui posizione strategica ne
aumentava l'importanza e la funzione politica.
Partendo da questo territorio il padre di Bartolomeo, Paolo con alcuni parenti, occupò in maniera
fortunosa il castello di Trezzo sull'Adda, impadronendosene nel 1404 e facendone una base per
scorrerie nei territori circostanti. Questo territorio costituì, di fatto, un piccolo stato indipendente
che fronteggiò per parecchi anni e con fortuna i Signori di Milano e la nuova signoria di Pandolfo
Malatesta.
Due erano i rami colleoneschi che reggevano Trezzo e fra essi assunsero la preminenza i cugini
Giovanni, figlio di Guardinus de' Collionibus e Paolo figlio di Guidotus de' Collionibus.
La conquista del castello di Trezzo segnò l'infanzia di Bartolomeo. Sembra infatti che il padre Paolo
fosse ucciso dai suoi cugini. Mentre la madre viene segregata nei suoi appartamenti, i cugini non
infieriscono sul piccolo Bartolomeo che rimane invece libero.
Dopo aver ricevuto una discreta istruzione Bartolomeo, ancora molto giovane, decide di
intraprendere la carriera delle armi.
Entra nel 1424, al servizio del condottiero Jacopo Caldora. Con il Caldora entrò nella corte di
Giovanna II di Napoli; partecipò alla battaglia dell'Aquila, 1424, contro Braccio da Montone, che
venne sconfitto e rimase ucciso. Si distinse nell'assedio di Bologna, 1425, sotto le insegne del
Caldora, per il Papa.
La fama delle imprese del Colleoni raggiunge la Repubblica di Venezia che, sempre alla ricerca di
abili soldati che sappiano controbattere quelli dei Visconti, lo ingaggia.
Gli viene quindi affidata una condotta di 40 cavalli sotto il comando generale del conte di
Carmagnola.
Quest’ultimo è sospettato dalla Serenissima di tradimento, i sospetti di tradimento divennero
certezza quando il Carmagnola intervenne tardivamente nell'attacco a Cremona, vanificando gli
sforzi del Colleoni e determinando, così, il fallimento dell'attacco stesso: «egli arrivò tardi perché
tardi volle arrivare» (Battistella A., Il Conte di Carmagnola) Il Conte è giustiziato dopo il fallito
tentativo di prendere Cremona, durante il quale Bartolomeo ha invece avuto una comportamento
esemplare e riceve una condotta di centoventi cavalli, il comando di altri ottanta soldati a cavallo e
il feudo di Bottanuco.
I suoi meriti militari erano indiscussi ma non riconosciuti come avrebbe voluto: nel crescendo degli
incarichi che gli vennero affidati non riuscì ad ottenere dal Senato veneziano quello di capitano
generale, che venne affidato a Gian Francesco Gonzaga.
La pace di Ferrara del 1433 consente al Colleoni un certo periodo di riposo di cui egli approfitta per
prendere in moglie Tisbe dei Martinengo della Mottella, appartenente ad una delle famiglie più
importanti della nobiltà bresciana, figlia di un comandante dell'esercito veneto. Il matrimonio, che
comportava un'alleanza tra le due famiglie, fu di grande rilevanza perché lo proiettò in un ambito
sociale, militare e geografico più ampio ed elevato: i Martinengo costituivano, infatti, un consorzio
parentale particolarmente ricco e potente sia politicamente che militarmente, con grandi
possedimenti a Brescia ed in Valcamonica. Si ampliava così la sua sfera d'influenza e di interessi,
oltre che il prestigio e la rete di relazioni sociomilitari.
Nel 1438 difese validamente la sua Bergamo dall'attacco di Niccolò Piccinino, capitano generale di
Filippo Maria Visconti, mentre il suo comandante Gonzaga si ritirava oltre l'Oglio lasciando campo
libero al Visconteo. La ritirata del Gonzaga non si svolse in maniera tranquilla ma assunse il
carattere di una rotta. Frattanto il Consiglio dei Dieci nomina Capitano Generale delle milizie
veneziane Francesco Sforza, che subentra al Gattamelata che aveva a sua volta sostituito Gian
Francesco Gonzaga. Ripreso il vicentino, Francesco marcia in soccorso di Verona. L’azione
coordinata del Colleoni e dello Sforza obbligano il Piccinino a ritirarsi. Questa impresa procura a
Bartolomeo il comando di una condotta di 800 cavalli. Egli è ora uno dei più importanti e apprezzati
condottieri dell’esercito veneziano.
Successivamente nel 1440, una battaglia navale sul lago di Garda consente di riconquistare Riva del
Garda e sottrarre Brescia e Bergamo al dominio visconteo.
Nella battaglia di Soncino Francesco Sforza infligge un’altra dura sconfitta ai milanesi condotti da
Talian Furlano.
La guerra, si conclude con la pace di Corvara. Francesco Sforza, che stima molto il Colleoni, lo
ricompensa dei suoi preziosi servigi facendogli donare i castelli di Romano, Antenate e Covo nel
bergamasco.
Alla scadenza della condotta con Venezia il Colleoni passò al servizio del Visconti che gli offrì un
castello a Milano, il comando di 1.500 lance e donò a sua moglie Tisbe il Castello di Adorno
assieme a numerosi gioielli. Il servizio presso il Visconti, tuttavia, fu travagliato per i suoi rapporti
tumultuosi col Piccinino, di cui era il vice: venne accusato di connivenza con il nemico ed
imprigionato per un anno ai Forni di Monza.
Fuggì dal carcere dopo la morte del Visconti, avvenuta nel 1447, passando alla neonata Repubblica
Ambrosiana chiamato da Francesco Sforza, al momento Capitano Generale della Repubblica stessa.
In questo periodo, 1447/49, Bartolomeo Colleoni compì diverse importantissime azioni militari con
le truppe francesi del duca di Orléans.
Il 15 giugno 1448 passò nuovamente al servizio di Venezia, firmando una condotta di 500 lance e
400 fanti. In questo periodo si coprì di gloria, ammassando al contempo una enorme ricchezza, ma
per gli intrighi di Gentile da Leonessa dovette fuggire per evitare l'arresto ordinato dal Doge e
riparare presso Francesco Sforza, ormai diventato signore di Milano, rimanendovi al servizio.
Il 15 febbraio 1453, con una lettera, annunciò allo Sforza le proprie dimissioni allo scadere del
contratto ed il 12 aprile firmò una nuova condotta con Venezia con cui i rapporti, tenuti tramite la
moglie, non si erano del tutto interrotti.
Questo ritorno a Venezia fece gridare i milanesi, e non senza ragione, al tradimento.
Non si trattò del solito contratto contabile-burocratico normalmente stipulato, ma di un atto dal
valore politico per la grande libertà d'azione attribuitagli, per l'importanza delle somme pattuite,
100.000 ducati, e per il prestigio riconosciutogli con la promessa di Como, Lodi e della Gera
d'Adda, qualora fossero state conquistate, oltre alla promessa del comando generale non appena
libero.
A partire dalla pace di Lodi del 1454, il Colleoni sarà legato a Venezia fino alla morte.
Il 1467 poteva essere l'anno giusto per la grande impresa che il Colleoni da sempre sperava, perché,
in un periodo di crisi dell'equilibrio raggiunto con la pace di Lodi, Venezia tentò di assicurarsi il
predomino dell’Italia settentrionale favorendo una repubblica di Firenze e rompendo così l'asse
Milano-Firenze.
La conseguenza fu che i Medici si trovarono alleati con il nuovo duca di Milano Galeazzo Sforza e
Ferdinando re di Napoli, mentre il Colleoni rimase solo a combattere su più fronti.
Ottenne alcune vittorie fino alla battaglia della Riccardina o, come ricordato da altri, della Molinella
del 25 luglio 1467. Questa battaglia che non ebbe vinti né vincitori fu importante perché Colleoni vi
usò delle artiglierie, suscitando grande scandalo in quanto le armi da fuoco erano considerate
contrarie alla morale e alla deontologia militare e gli valsero la taccia di barbaro e maligno.
La sopravvenuta pace, dichiarata da papa Paolo II l'anno successivo, seppellì quella che poteva
essere la gloriosa impresa tanto sognata.
Renato d'Angiò nel 1467 con privilegio in data 14 maggio gli concesse di aggiungere al proprio il
patronimico d'Angiò, ovvero d'Andegavia, aggiungendo così nel suo stemma i Gigli Angioini d'oro
in campo azzurro con sotto i consueti testicoli colleoneschi. Di questo nuovo stemma il Colleoni era
molto orgoglioso tanto da utilizzarlo ogni volta che se ne presentava l'occasione.
Nel 1472 si presentò al Colleoni quella che fu la sua ultima opportunità per compiere la gloriosa
impresa, ai danni dell'odiato Galeazzo Maria.
Carlo il Temerario, Duca di Borgogna, scese in Italia con mire sul Ducato di Milano richiese i
servizi del condottiero nella guerra contro Luigi XI. Il Colleoni, ormai d'Andegavia, firmò con il
Borgognone una condotta ricchissima oltre che prestigiosa, che prevedeva l'assegnazione di
150.000 ducati l'anno, il comando di 1000 lance e 1500 fanti oltre al privilegio, concessogli nel
1473, di aggiungere al proprio stemma le Fasce di Borgogna.Anche questa occasione finì nel nulla,
agli inizi del 1474 l'avventura di Carlo il Temerario era di fatto svanita prima di iniziare.
Il 15 maggio 1475 restituì alla Serenissima il bastone del comando ed iniziò a smobilitare le sue
truppe. Venezia, consapevole della ormai prossima fine del proprio condottiero, respinse le sue
dimissioni e gli affiancò tre provveditori con funzioni di controllo ed amministrative, tenuto conto
che Bartolomeo le avrebbe lasciato in eredità la maggior parte del suo patrimonio: diverse proprietà
immobiliari ed una somma in contanti di oltre 300.000 ducati, una somma enorme tanto da potere
rinsanguare le casse esauste della Repubblica.
Nel testamento vi era un legato a carico di Venezia: l'elevazione di un monumento in suo onore
nella piazza San Marco, ma come sappiamo Venezia, onorò parzialmente questo legato.
Bartolomeo Colleoni d'Andegavia morì nel suo Castello di Malpaga il 2 novembre 1475.
Ancora oggi esiste una frazione del Comune di Chignolo d’Isola porta ancora il suo nome.
Terre dei Colleoni Doc (foto www.valcalepio.org)
Base ampelografica
I vini a denominazione di origine controllata “Terre del Colleoni” o “Colleoni” devono essere
ottenuti esclusivamente mediante la vinificazione delle uve prodotte da vigneti situati nella zona
indicata nel successivo art. 3 e che, nell’ambito aziendale presentino la seguente composizione
ampelografica:
- “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Pinot Bianco
Pinot bianco per almeno ‘85% ; altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione per la Regione
Lombardia, fino ad un massimo del 15%.
- “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Chardonnay
Chardonnay per almeno ‘85% ; altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione per la Regione
Lombardia, fino ad un massimo del 15%.
- “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Incrocio Manzoni
Incrocio Manzoni per almeno ‘85% ; altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione per la
Regione Lombardia, fino ad un massimo del 15%.
- “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Moscato Giallo
Moscato Giallo per almeno ‘85% ; altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione per la
Regione Lombardia, fino ad un massimo del 15%.
- “Terre del Colleoni” o “Colleoni” Pinot Grigio
Pinot Grigio per almeno ‘85% ; altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione per la Regione
Lombardia, fino ad un massimo del 15%.
- “Terre del Colleoni” o “Colleoni”Schiava
Schiava per almeno 85%; altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione per la Regione
Lombardia, presenti nei vigneti fino a un massimo del 15%.
- “Terre del Colleoni” o “Colleoni”Merlot
Merlot per almeno 85%; altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione per la Regione
Lombardia, presenti nei vigneti fino a un massimo del 15%.
- “Terre del Colleoni” o “Colleoni”Cabernet Sauvignon
Cabernet Sauvignon per almeno 85%; altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione per la
Regione Lombardia, presenti nei vigneti fino a un massimo del 15%.
- “Terre del Colleoni” o “Colleoni”Franconia
Franconia per almeno 85%; altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione per la Regione
Lombardia, presenti nei vigneti fino a un massimo del 15%.
- “Terre del Colleoni” o “Colleoni”Incrocio Terzi
Incrocio Terzi per almeno 85%; altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione per la Regione
Lombardia, presenti nei vigneti fino a un massimo del 15%.
- “Terre del Colleoni” o “Colleoni”Marzemino
Marzemino per almeno 85%; altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione per la Regione
Lombardia, presenti nei vigneti fino a un massimo del 15%.
[2] La denominazione di origine controllata “Terre dei Colleoni” o “Colleoni” tipologia Spumante è riservata i vini ottenuti dalle uve dei vitigni Chardonnay e/o Pinot bianco e/o Pinot nero e/o
Incrocio Manzoni e/o Pinot Grigio.
[3] I vini ottenuti dalle uve dei vigneti iscritti allo schedario viticolo “Terre del Colleoni” Moscato
Giallo o “Colleoni” Moscato Giallo possono essere elaborati nella versione passito.
[4] La denominazione di origine controllata “Terre dei Colleoni” o “Colleoni” tipologia novello è
riservata i vini ottenuti dalle uve dei vitigni a bacca rossa ad esclusione dei vitigni Schiava e
Marzemino.
I vini a denominazione di origine “Terre del Colleoni” o “Colleoni” nell’atto dell’immissione al consumo devono possedere le seguenti caratteristiche:
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Pinot Bianco:
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol
Acidità totale minima: 4,50 g/l
Estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Pinot Grigio:
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol
Acidità totale minima: 4,50 g/l
Estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Chardonnay:
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00 %vol
Acidità totale minima: 4,50 g/l
Estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Incrocio Manzoni:
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol
Acidità totale minima: 4,50 g/l
Estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Moscato Giallo:
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol
Acidità totale minima: 4,50 g/l
Estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Moscato Giallo Passito:
Residuo Zuccherino minimo: 50,00 g/l
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 16,00% vol, di cui almeno 9,00%vol svolti
Acidità totale minima: 5,00 g/l
Estratto non riduttore minimo: 18,00 g/l
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Schiava:
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol
Acidità totale minima: 4,50 g/l
Estratto non riduttore minimo: 16,00 g/l.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Merlot:
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol
Acidità totale minima: 4,50 g/l
Estratto non riduttore minimo: 16,00 g/l.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Marzemino:
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol
Acidità totale minima: 4,50 g/l
Estratto non riduttore minimo: 16,00 g/l.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Cabernet:
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol
Acidità totale minima: 4,50 g/l
Estratto non riduttore minimo: 16,00 g/l.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Franconia:
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol
Acidità totale minima: 4,50 g/l
Estratto non riduttore minimo: 16,00 g/l.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Incrocio Terzi:
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol
Acidità totale minima: 4,50 g/l
Estratto non riduttore minimo: 16,00 g/l.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Novello:
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol
Acidità totale minima: 4,50 g/l
Estratto non riduttore minimo: 16,00 g/l
Zuccheri riduttori: 10,00 g/l massimo.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Spumante:
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00%vol
Acidità totale minima: 5,50 g/l
Estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l
I vini a denominazione di origine “Terre del Colleoni” o “Colleoni” nell’atto dell’immissione al consumo devono possedere le seguenti caratteristiche:
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Pinot Bianco:
Colore: Giallo Paglierino
Odore: Intenso, fruttato, floreale
Sapore: Secco, equilibrato, fresco.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Pinot Grigio:
Colore: Giallo Paglierino
Odore: Intenso, sentori di frutta
Sapore: Fresco, asciutto.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Chardonnay:
Colore: Giallo paglierino
Odore: Fruttato con sentori di mela,
Sapore: Secco e Fresco.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Incrocio Manzoni:
Colore: Giallo paglierino con riflessi verdognoli
Odore: Intenso,talvolta di frutta esotica e floreale
Sapore: Fresco, secco con buona acidità.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Moscato Giallo:
Colore: Giallo dorato - paglierino
Odore: Intenso di frutta fresca, secca e passita, erbe
officinali e miele.
Sapore: Secco di media acidità, caratteristico.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Moscato Giallo Passito:
Colore: Giallo dal paglierino al dorato, riflessi dorati
Odore: Intenso fruttato, floreale
Sapore: Corposo, dolce, caratteristico.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Schiava:
Colore: Dal rosa tenue al cerasuolo
Odore: Delicato fruttato con note di frutta rossa
Sapore: Secco, fresco e gradevole con nota amarognola.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Merlot:
Colore: Rosso rubino
Odore: Ampio e intenso bouquet fruttato
Sapore: Asciutto, armonico.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Marzemino:
Colore: Rosso rubino
Odore: Ampio e fresco bouquet fruttato
Sapore: Asciutto, armonico.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Cabernet:
Colore: Rosso rubino
Odore: Intenso fruttato ed erbaceo
Sapore: Caratteristico e asciutto.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Franconia:
Colore: Rosso rubino
Odore: Vinoso e fruttato
Sapore: Asciutto e caratteristico.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Incrocio Terzi:
Colore: Rosso rubino
Odore: vinoso
Sapore: Secco, intenso, caratteristico.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Novello:
Colore: Rosso rubino
Odore: Fruttato
Sapore: Armonico fresco.
“Terre del Colleoni” o “Colleoni” Spumante:
Colore: Giallo Paglierino
Odore: Fruttato e floreale
Sapore: Da Extra brut a secco, armonico ed equilibrato
Spuma: Fine e persistente.
Variano a seconda della tipologia di vino.