La zona di produzione dei vini a denominazione di origine controllata “Botticino” comprende in tutto o in parte il territorio dei comuni di Brescia, Botticino e Rezzato, in provincia di Brescia.
Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio di produzione. La storia di queste
comunità si fa risalire al popolo autoctono dei Cenomani che soccombero e si fusero poi ai Romani, i
quali portarono in questa valle le prime forme di civiltà e con essa la vite e l’uso della lavorazione della
pietra che doveva poi, negli anni, assumere una grande fama sotto il nome di “marmo di Botticino”.
Nei periodi seguenti con le invasioni dei barbari, sia nomadi che stabili, Botticino conobbe, come tutta
la penisola, il suo Medio Evo, ma un Medio Evo fecondo, in particolare con l’avvento dei Benedettini
che, come risulta dagli scritti, iniziarono, intorno al 1000/1100, una profonda ed organica opera di
bonifica sulla base della quale si inserisce la Botticino moderna.
Più volte, sfogliando gli archivi di stato riguardanti Botticino, si trovano documenti di cessioni, acquisti
e lasciti ove i beni sono rappresentati dalla parte forestale, agraria, dalle cave di pietra ed,
immancabilmente, dalle viti.
L’origine del nome Botticino è incerta, lo stemma del Comune comunque è sempre stato rappresentato
da una botticella, non una botticella qualsiasi destinata ad usi vari, bensì un vero e proprio bariletto da
vino. Questo stemma fu custodito gelosamente dalle popolazioni locali, sia che fossero raggruppate in
un solo comune, sia che fossero divise in più comuni (Botticino Sera, Botticino Mattina, S. Gallo) e
quando, abbastanza recentemente, si definì che i tre agglomerati dovevano formare un solo Comune,
Botticino, lo stemma del comune si rappresentò con le tre botticelle dei singoli comuni, che si fusero
poi in una sola, l’attuale, quasi a significare la raggiunta matura unità delle popolazioni. Viene da
pensare che, se Botticino, conosciuto in tutto il mondo per il suo marmo, non abbia ritenuto
sufficientemente degno a rappresentarlo una stele marmorea o un qualche cosa che in qualche modo
rappresentasse il marmo, vuole dire che le popolazioni sono state nel tempo, tanto legate a quella
botticella di vino prodotta nel loro campo, da ritenere questa senz’altro di maggior valore
rappresentativo, oltre forse ad un più profondo vincolo affettivo.
E’ da ricordare che i primi esperimenti per la ricostruzione dei vigneti in provincia di Brescia, nel
periodo post-filosserico, vennero fatti proprio a Botticino, presso Botticino Sera, e, in quegli
appezzamenti, si possono notare ancora interessanti prove allora eseguite.
Che commercialmente poi il vino Botticino godesse fama fin dai tempi antichi, è cosa scontata, per
tradizione e leggenda, se non proprio per una cospicua mole di documenti. Esistono infatti documenti
che attestano il commercio dei vini sotto il nome Botticino sin dal 1800. In tale periodo a favorire la
notorietà di questo vino, contribuì incosciamente Tito Speri, l’eroe delle dieci giornate di Brescia che di
questa valle, con l’aiuto del Curato Don Pietro Boifava, ne fece un sicuro rifugio dove accogliere i
patrioti ed alimentare in loro quell’amor di patria che più tardi li immortalò nelle epiche dieci giornate.
E’ facile pensare come i sopravvissuti abbiano portato lontana la fama di quel generoso bicchier di
vino, bevuto in circostanze ebbre di entusiasmo, dignità ed esaltazione, fama che tutt’oggi perdura a
sinonimo di vino generoso e gagliardo.
Botticino Doc
Base ampelografica
I vini a denominazione di origine controllata “Botticino”devono essere ottenuti dalle uve dei seguenti
vitigni, presenti in ambito aziendale, nella proporzione indicata a fianco di ciascuno di essi:
Barbera minimo 30%,
Schiava Gentile (media e grigia, da sole o congiuntamente) minimo 10%,
Marzemino (localmente denominato Berzemino) minimo 20%,
Sangiovese minimo 10%.
Possono concorrere alla produzione dei vini “Botticino”, fino ad un massimo del 10%, anche uve, da
sole o congiuntamente provenienti da altri vitigni a bacca di colore analogo, idonei alla coltivazione
nella Regione Lombardia.
I vini a denominazione di origine controllata “Botticino” all’atto dell’immissione al consumo deve
rispondere alle seguenti caratteristiche:
“Botticino”:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
acidità totale minima: 5,00 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,00 g/l.
“Botticino” riserva:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,50% vol;
acidità totale minima: 5,00 g/l;
estratto non riduttore minimo: 22,00 g/l.
E’ in facoltà del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali modificare, con proprio
decreto, i limiti sopra indicati per l'acidità totale e l'estratto non riduttore.
I vini a denominazione di origine controllata “Botticino” all’atto dell’immissione al consumo deve
rispondere alle seguenti caratteristiche:
“Botticino”:
colore: rosso rubino con riflessi granati;
odore: vinoso e intenso;
sapore: asciutto, armonico, giustamente tannico.
“Botticino” riserva:
colore: rosso rubino tendente al granato;
odore: intenso, pieno, leggermente etereo;
sapore: pieno, vellutato, di notevole carattere con eventuale leggera percezione di legno.
Variano a seconda della tipologia di vino.