Le uve destinate alla produzione del vino “Rosso di Cerignola” devono essere prodotte nella zona che comprende: il territorio del comune di Cerignola, salvo la parte non idonea a produzioni vinicole con le caratteristiche previste dal presente disciplinare; l’intero territorio dei comuni di Stornara e Stornarella; le isole amministrative del comune di Ascoli Satriano intercluse nel territorio del comune di Cerignola, in provincia di Foggia.
La città di Cerignola è posta al centro del Tavoliere, fra le colline del Preappenino Dauno ed il
mare. L’antropizzazione del territorio oggetto della DOP già in epoca preistorica dimostra quanto
esso fosse vocato alla coltivazione di piante arboricole aldilà della produzione cerealicola. La storia
di Cerignola risulta essere abbastanza incerta, sebbene iscrizioni e reperti archeologici rinvenuti nel
suo territorio ne attestino lo sviluppo a partire dalla dominazione romana, durante cui divenne
Municipium.
La testimonianza cartacea più antica relativa alla città è uno scritto risalente al 1150, tratto dal "Codice diplomatico barese", in cui si fa riferimento ad una “domum Malgerii Cidoniole”; in realtà
la presenza della Chiesa Madre, risalente almeno al X secolo, anticiperebbe la datazione di duecento
anni.
Resti della via Traiana
Il territorio che circonda l'attuale Cerignola è abitato sin dal Neolitico, come testimoniano le tracce
risalenti a tale periodo rinvenute dagli archeologi. L'abbondante selvaggina e gli estesi pascoli verdi
portarono alla nascita di numerosi insediamenti tra cui era fitto lo scambio di merci; villaggi sorsero
sia nell'entroterra (nella zona di Ripa Alta), che poco distanti dal mare (nell'antica zona di Salapia).
Le tracce giunte sino ai giorni nostri, appartenenti all'Età del Bronzo (2000 a.C. circa) o all'Età del
Ferro (1000 a.C. circa), ci raccontano di villaggi ad economia agro-pastorale ben organizzati, al
punto da disporre di mura e guerrieri.
Nel IV secolo a.C. la civiltà Dauna raggiunse l'apice del proprio splendore arrivando a occupare
l'intero Tavoliere; tuttavia nello stesso periodo i Romani sottrassero loro le medesime terre al fine di
assegnarle a nobili e veterani di guerra. Fino alla caduta dell’Impero romano nel 476 d.C., la
maggioranza dei terreni risultava divisa in appezzamenti di varia estensione, lasciati a pascolo o
coltivati a cereali; i campi più vasti erano curati da delegati di ricchi cittadini romani, mentre i
terreni più modesti erano lavorati da agricoltori veterani di guerra. Per tale ragione il territorio
circostante l'abitato di Cerignola è ricco di ville e fattorie, come ad esempio in località Ripa Alta,
Tavoletta e Posta Fara (nella valle dell’Ofanto), San Marco (in direzione di Canosa) e ancora San
Vito e Cerina (in prossimità dell'antica Salapia).
Le produzioni agricole e zootecniche, derivanti dal massiccio sfruttamento dell'agro limitrofo alla
città, raggiunsero volumi tali per cui si rese necessaria la realizzazione di un'efficiente rete viaria
che ne permettesse il trasporto verso i porti sull’Adriatico e verso le principali città, Roma
compresa. Il notevole flusso di merci e persone spinse l'imperatore Traiano a far costruire una
strada che collegasse Benevento a Brindisi e che porta il suo nome.
In molti fanno risalire la nascita di Cerignola al 500 a.C. circa, in seguito alla distruzione dell'antica
Cerina (o Kerina) sul fiume Fortore (dove un tempo passava la via Traiana); la città fu rasa al suolo
da Alessandro I d'Epiro, detto il Molosso, durante la guerra greco-romana nel 324 a.C.
Gli abitanti rimasti in vita si insediarono inizialmente nelle campagne circostanti fondando una serie
di borghi e successivamente pensarono di unirsi per dar vita a quella che sarebbe diventata la nuova
Cerignola; per motivi di sicurezza gli abitanti disposero la nascita del paese a nord del castello del
Curatore romano (sito dove attualmente sorge il Borgo Antico, anche chiamato Terra Vecchia),
presidiato da una guarnigione di soldati ivi residente. Il Curatore (Curator annonae) era l'affidatario
dell'oppidum, ossia un centro di raccolta e conservazione del frumento oggi conosciuto come "Piano delle Fosse". Le fosse granarie, prima diffuse in tutta la Daunia e oggi presenti solo a
Cerignola, testimoniano una speciale modalità di conservazione del grano in silos sotterranei. La
colonia insediatasi battezzò il luogo Ceriniola (o Keriniola), ovvero: piccola Cerina, in memoria
della loro città d'origine.
Il borgo antico di Cerignola mantiene ad oggi quasi inalterata la sua fisionomia di borgo medievale,
costituendo quindi un patrimonio storico-culturale da rivalutare.
Il territorio nel corso dei secoli ha subito trasformazioni, ma ha sempre avuto nella vite una delle
sue principali coltivazioni.
Elementi determinanti per imprimere le peculiarità di un vino sono il vitigno, l’ambiente e di
fondamentale importanza sono anche i fattori umani presenti nel territorio di produzione che hanno
inciso da sempre sulle caratteristiche del vino.
Il territorio interessato dalla produzione dei vini “rosso Cerignola” presenta un paesaggio agrario
caratterizzato da un’estesa pianura, su cui insistono coltivazioni più o meno intensive, erbacee ed
arboree e macchie di vegetazione spontanea mediterranea che costituiva la copertura naturale del
territorio prima della presenza dell’uomo. Il paesaggio rurale attualmente è caratterizzato da numerose
masserie che testimoniano la storia agricola del territorio. I vigneti sono per la maggior parte di
medie e piccole dimensioni, nei quali la scelta dei vitigni predominanti è stata fatta con felice
intuizione al fine di sfruttare al massimo le caratteristiche del territorio, per produrre ottimi vini con la
denominazione ““rosso Cerignola”.
Cerignola - Duomo
Base ampelografica
Il vino “Rosso di Cerignola” deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti composti dai
seguenti vitigni nella percentuale appresso indicata:
Uva di Troia non meno del 55%;
Negro amaro dal 15 al 30%;
Sangiovese, Barbera, Montepulciano, Malbeck e Trebbiano toscano, da soli o congiuntamente, fino
ad un massimo del 15%.
Il vino “Rosso di Cerignola” all’atto dell’immissione al consumo deve rispondere alle seguenti
caratteristiche:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
acidità totale minima: 5,0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,0 g/l.
È in facoltà del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con proprio decreto, di modificare i limiti minimi sopra indicati per l’acidità totale e l’estratto non riduttore.
Il vino “Rosso di Cerignola” all’atto dell’immissione al consumo deve rispondere alle seguenti
caratteristiche:
colore: dal rosso rubino più o meno intenso al rosso mattone con l’invecchiamento;
odore: vinoso, alcoolico, gradevole;
sapore: asciutto, sapido, di buon corpo, giustamente tannico, armonico, retrogusto amarognolo
gradevole.
Rosso di Cerignola: si associa sia a preparazioni molto strutturate, come agnello, salsicce, carni in umido e brasate, sia a pecorini mediamente stagionati. Temperatura di servizio 18°C.