La denominazione di origine controllata “ Colline Joniche Tarantine” è riservata ai vini che
rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione, per le
seguenti tipologie:
a. “Colline Joniche Tarantine” Bianco;
b. “Colline Joniche Tarantine” Bianco Spumante;
c. “Colline Joniche Tarantine” Verdeca;
d. “Colline Joniche Tarantine ” Rosato;
e. “Colline Joniche Tarantine” Rosso;
f. “Colline Joniche Tarantine” Novello;
g. “Colline Joniche Tarantine ” Rosso Superiore;
h. “Colline Joniche Tarantine” Primitivo;
i. “Colline Joniche Tarantine” Primitivo Superiore;
j. “Colline Joniche Tarantine” Primitivo Liquoroso secco;
k. “Colline Joniche Tarantine” Primitivo Liquoroso-Vino dolce naturale.
La zona di produzione delle uve destinate all’ottenimento dei vini Denominazione di Origine Controllata “Colline Joniche Tarantine” comprende gli interi territori amministrativi dei Comuni di Laterza, Mottola, Crispiano e Martina Franca e parte dei territori amministrativi dei comuni di Castellaneta, Ginosa, Palagianello, Massafra, Statte e Grottaglie, in Provincia di Taranto.
Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio di produzione, infatti il fattore
antropico nella zona è intervenuto in maniera significativa a modificare le tecniche colturali e di
produzione e ad esaltare le caratteristiche pedologiche, climatiche ed agronomiche dei territori;
così, ad esempio, i viticoltori delle Colline Joniche nelle operazioni agronomiche hanno effettuato
operazioni di scasso e frantumazione sul crostone roccioso, andando a trovare il terreno di ottima
qualità e freschezza che si trova al di sotto di esso; in alcune sottozone i viticoltori hanno utilizzato
la presenza di pietre per la costruzione dei famosi “muretti a secco” e, in tutta l’area il clima, con
forti escursioni termiche ed il terreno ricco di scheletro ha favorito il riaffermarsi delle produzioni
vitivinicole nel rispetto della tradizione del territorio Tarantino. Infatti l’introduzione delle pratiche
vitivinicole nel Tarantino si deve, probabilmente, ai coloni spartani che fondarono la città greca.
Della viticoltura di epoca coloniale sappiamo molto poco, ma è molto probabile che essa rivestisse
un ruolo molto importante all'interno delle aziende medio-piccole proliferate all'interno della chora
nei secoli V-III a.C.. Questa specificità la si riscontra in parte anche oggi e non è un caso se fin dal ‘700 il sistema della masseria, personificazione della grande proprietà (feudale, laica o
ecclesiastica) si contrapponeva a quello del semplice vigneto, espressione invece del piccolo
possesso contadino; non è un caso, quindi, che ben di rado il peso economico del vigneto all'interno
della masseria risultasse consistente, nonostante il suo pur articolato corredo di funzioni produttive.
Fu nell’800, a seguito della nascita di una nuova forma insediativa delle elite borghesi, che
prese le mosse dalla trasformazione delle strutture produttive deputate alla vite (i palmenti, con gli
ambienti che ospitavano il custode del vigneto) in casini di campagna, dove le antiche funzioni
convivevano con le nuove, residenziali e di rappresentanza insieme, che si realizzò uno sviluppo
importante della viticoltura anche per il fatto che la popolazione contadina, per emulazione,
cominciò a risiedere in campagna per periodi prolungati favorendo così la nascita di veri villaggi
rurali. Sorse così una miriade di microaziende viticole che giunsero a colonizzare finanche la duna
costiera, mentre i moltissimi trulli eretti nelle campagne divennero un inequivocabile segno di
nuovo, seppure stagionale, modello di popolamento rurale.
Comunque, anche in tale contesto, il vigneto continuava a costituire il nucleo della pur grama
proprietà contadina, fermo restando la condizione di esigua produzione
commercializzabile. Contemporaneamente i grossi proprietari terrieri, grazie a finalmente
importanti investimenti, impiantarono estesi vigneti la cui produzione poteva finalmente essere
destinata ad un mercato più ampio; iniziava così una pratica: l'impiego del vino pugliese per
migliorare le prestazioni delle più celebrate produzioni del Centro e Nord italiane.
La viticoltura ha sempre rappresentato la pratica agricola più redditizia e, al tempo stesso, però
quella più onerosa ed il binomio vite-vino, sebbene racchiuda gran parte della storia della
viticoltura tarantina, non lo esaurisce, infatti nella zona pianeggiante dell’arco jonico si è sviluppata
la coltura della vite da tavola e nell’area denominata “Colline Joniche” si è consolidata, con alti e
bassi, quella da vino. Tutto ciò può trovare una spiegazione sia nella tipologia pedoclimatiche
dell’area che nella tradizione. Infatti alcune varietà di vite (come il moscatellone e la duraca) erano
considerate di elevato pregio, per cui si preferiva allevarle all'interno dei giardini, mentre la vite
destinata alla produzione di vino era allevata senza sostegni (ad alberello), le pregiate varietà di uva
da tavola necessitavano di irrigazioni e di sostegni. Tale funzione avevano, all'interno dei giardini,
gli scenografici pergolati, costituiti da colonnati, gli antesignani dei moderni tendoni, come pure
nelle aree orticole (come le Paludi del Tara), dalla abbondante disponibilità idrica, veniva coltivata,
invece, l'uva in impalata: si trattava in genere di una varietà da tavola (l'uva lunga o cornola)
allevata con sostegni fatti di canna.
Anche la vinificazione delle uve, sia nei metodi che nelle procedure e tecnologie, ha radice
consolidate nella tradizione. Il ciclo lavorativo annuale prevedeva due o tre zappature (o
conce:autunnale, primaverile e estiva), la mondatura e la probaginatura (con la quale si
sostituivano, con il sistema delle propaggini,cioè della margotta, le piante venute meno per varie
cause).
La tipica azienda viticola medio-grande includeva anche gli edifici deputati alla trasformazione
delle uve in mosti.
Tipicamente essi consistevano in una casa di custodia che ospitava il conduttore della vigna (il
vignaiolo,abitata in genere per il periodo della vendemmia e delle lavorazioni), in una rimessa, in
alcuni pozzi per la fornitura della molta acqua necessaria, nelle vasche (pile) e nell'impianto di
trasformazione vero e proprio, comprendente il palmento e le strutture annesse (caricaturi, palaci e
palmentelli).
Verso i palmenti venivano indirizzate anche le uve dei piccoli viticoltori circostanti, che in genere
non avevano sui propri terreni tali strutture.
Il mosto che si ricavava dalla pigiatura e dalla torchiatura veniva caricato su carri adeguatamente
attrezzati per il trasporto di liquidi (le carrizze) e trasferito nelle cantine in città o in paese, ove
veniva imbottato per essere poi sottoposto ai successivi travasi.
Ed oggi, nel rispetto della tradizione, nell’areale interessato, tanti piccoli produttori conferiscono a
sistemi cooperativi che hanno il compito di valorizzare e commercializzare il prodotto ed alcuni
hanno cominciato a diversificare la loro attività completando la filiera e commercializzando
direttamente le proprie produzioni di qualità.
L’incidenza dei fattori umani, nel corso degli ultimi anni, in particolare riferita alla puntuale
definizione degli aspetti tecnico produttivi ha modificato questo trend indirizzando le produzioni
verso altri mercati che hanno saputo premiare gli sforzi, le caratteristiche e le specificità dell’intero
territorio.
Colline Joniche Tarantine Doc
Base ampelografica
Il vino a denominazione di origine controllata “Colline Joniche Tarantine” Bianco, anche nella
tipologia Spumante, deve essere ottenuto dalle uve provenienti da vigneti aventi, nell’ambito
aziendale, almeno il 50% del vitigno Chardonnay;
possono concorrere, per la restante parte, congiuntamente o disgiuntamente, le uve provenienti da
altri vitigni a bacca bianca non aromatici, idonei alla coltivazione per la zona viticola Salento –
Arco Jonico, ed iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino, approvato con
D.M. 7 maggio 2004 e successivi aggiornamenti, riportati nell’allegato 1 del presente disciplinare.
Il vino a denominazione di origine controllata “Colline Joniche Tarantine” Verdeca deve essere
ottenuto dalle uve provenienti da vigneti aventi, nell’ambito aziendale, almeno il 85% del
medesimo vitigno;
possono concorrere, per la restante parte, congiuntamente o disgiuntamente, le uve provenienti da
altri vitigni a bacca bianca non aromatici, idonei alla coltivazione per la zona viticola Salento –
Arco Jonico.
I vini a Denominazione di Origine Controllata “Colline Joniche Tarantine” Rosato e Rosso, anche
nei tipi Novello e Superiore, devono essere ottenuti dalle uve provenienti da vigneti, aventi
nell’ambito aziendale, almeno il 50% del vitigno Cabernet Sauvignon;
possono concorrere, per la restante parte, congiuntamente o disgiuntamente, le uve provenienti da
altri vitigni a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione per la zona viticola Salento – Arco
Jonico, riportati nel disciplinare.
Il vino a denominazione di origine controllata “Colline Joniche Tarantine” Primitivo, anche nei tipi
Superiore, Liquoroso secco e Liquoroso Vino dolce naturale, deve essere ottenuto dalle uve
provenienti da vigneti aventi, nell’ambito aziendale, almeno il 85% del medesimo vitigno;
possono concorrere, per la restante parte, congiuntamente o disgiuntamente, le uve provenienti da
altri vitigni a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione per la zona viticola Salento – Arco
Jonico.
I vini a Denominazione di Origine Controllata “ Colline Joniche Tarantine”, all’atto dell’immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
“Colline Joniche Tarantine” BIANCO:
· Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
· Acidità totale minima: 4,5 g/l ;
· Estratto non riduttore minimo: 16,0 g/l.
“Colline Joniche Tarantine” BIANCO Spumante:
· Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;
· Acidità totale minima: 5,0 g/l ;
· Estratto non riduttore minimo: 16,0 g/l.
“Colline Joniche Tarantine” Verdeca:
· Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;
· Acidità totale minima: 4,5 g/l ;
· Estratto non riduttore minimo: 16,0 g/l.
“Colline Joniche Tarantine” ROSATO:
· Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,50% vol;
· Acidità totale minima: 4,5 g/l;
· Estratto non riduttore minimo: 20,0 g/l.
“Colline Joniche Tarantine” ROSSO:
· Titolo alcolometrico totale minimo: 12,50% vol;
· Acidità totale minima: 4,5 g/l;
· Estratto non riduttore minimo: 22,0 g/l.
“Colline Joniche Tarantine” Novello:
· Titolo alcolometrico totale minimo: 12,50% vol;
· Acidità totale minima: 4,5 g/l;
· Estratto non riduttore minimo: 20,0 g/l.
“Colline Joniche Tarantine” ROSSO Superiore:
· Titolo alcolometrico totale minimo: 13,00% vol;
· Acidità totale minima: 4,5 g/l;
· Estratto non riduttore minimo: 24,0 g/l.
“Colline Joniche Tarantine” PRIMITIVO:
· Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 13,00% vol;
· Acidità totale minima: 4,5 g/l;
· Estratto non riduttore minimo: 24,0 g/l.
“Colline Joniche Tarantine” PRIMITIVO Superiore:
· Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 13,50% vol;
· Acidità totale minima: 4,5 g/l;
· Estratto non riduttore minimo: 25,0 g/l.
“Colline Joniche Tarantine” PRIMITIVO Liquoroso Secco:
· Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 17,50% vol, di cui effettivi almeno 16,00% vol e un
massimo di zuccheri residui di 35,0 g/l;
· Acidità totale minima: 4,5 g/l;
· Estratto non riduttore minimo: 28,0 g/l.
“Colline Joniche Tarantine” PRIMITIVO Liquoroso Vino Liquoroso dolce naturale:
· Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 17,50% vol, di cui effettivi almeno 15,00% vol e un
massimo di zuccheri residui di 50,0 g/l;
· Acidità totale minima: 4,5 g/l;
· Estratto non riduttore minimo: 28,0 g/l.
I vini a Denominazione di Origine Controllata “ Colline Joniche Tarantine”, all’atto dell’immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
“Colline Joniche Tarantine” BIANCO:
· Colore: paglierino più o meno intenso;
· Odore: delicato, gradevole;
· Sapore: asciutto, fresco.
“Colline Joniche Tarantine” BIANCO Spumante:
· Spuma: fine e persistente;
· Colore: paglierino più o meno intenso;
· Odore: delicato, fruttato;
· Sapore: fresco, asciutto.
“Colline Joniche Tarantine” Verdeca:
· Colore: paglierino più o meno intenso, talvolta con riflessi verdolini;
· Odore: armonico, più o meno fruttato, caratteristico;
· Sapore: equilibrato, tipico, persistente.
“Colline Joniche Tarantine” ROSATO:
· Colore: rosa più o meno intenso;
· Odore: fruttato, delicato, gradevole;
· Sapore: fresco, asciutto, armonico.
“Colline Joniche Tarantine” ROSSO:
· Colore: rubino più o meno intenso, tendente al granato con l’invecchiamento;
· Odore: intenso, caratteristico, gradevole;
· Sapore: asciutto, di corpo, giustamente tannico, armonico.
“Colline Joniche Tarantine” Novello:
· Colore: rubino più o meno intenso, tendente al violaceo;
· Odore: intenso, gradevole, caratteristico;
· Sapore: armonico , rotondo, fruttato, caratteristico.
“Colline Joniche Tarantine” ROSSO Superiore:
· Colore: rubino più o meno intenso, tendente al granato con l’invecchiamento;
· Odore: intenso, caratteristico, gradevole;
· Sapore: asciutto, di corpo, giustamente tannico, armonico.
“Colline Joniche Tarantine” PRIMITIVO:
· Colore: rosso, tendente al violaceo da giovane e al granato con l’invecchiamento;
· Odore: vinoso, con profumo caratteristico;
· Sapore: vinoso, gradevole, pieno, armonico, tendente al vellutato con l’invecchiamento, talvolta
leggermente amabile e in tal caso il contenuto zuccherino non deve superare i 15,0 g/l.
“Colline Joniche Tarantine” PRIMITIVO Superiore:
· Colore: rosso, tendente al violaceo da giovane e al granato con l’invecchiamento;
· Odore: vinoso, con profumo caratteristico;
· Sapore: vinoso, gradevole, pieno, di corpo, armonico, tendente al vellutato con l’invecchiamento,
talvolta leggermente amabile e in tal caso il contenuto zuccherino non deve superare i 15,0 g/l.
“Colline Joniche Tarantine” PRIMITIVO Liquoroso Secco:
· Colore: granato più o meno intenso, tendente all’arancione con l’invecchiamento;
· Odore: caratteristico, gradevole;
· Sapore: tipico, armonico, pieno.
“Colline Joniche Tarantine” PRIMITIVO Liquoroso Vino Liquoroso dolce naturale:
· Colore: granato più o meno intenso, tendente all’arancione con l’invecchiamento;
· Odore: caratteristico, gradevole;
· Sapore: tipico, armonico, pieno, dolce.
Variano a seconda della tipologia di vino.