La denominazione di origine controllata “Orta Nova” è riservata ai vini rosso e rosato che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione.
Le uve devono essere prodotte nella zona di produzione che comprende in provincia di Foggia tutto il territorio amministrativo dei comuni di Orta Nova e Ordona e la parte idonea dei territori dei comuni di Ascoli Satriano, Carapelle, Foggia e Manfredonia.
La città di Orta Nova è posta al centro del Tavoliere, fra le colline del Preappenino Dauno ed il
mare. L’antropizzazione del territorio oggetto della DOP già in epoca preistorica dimostra quanto
esso fosse vocato alla coltivazione di piante arboricole aldilà della produzione cerealicola. Una terra
madre alla quale 10.000 anni fa i nostri progenitori hanno dedicato santuari fantasmagorici. Il
territorio che va Bovino a Trinitapoli attraversando gli agri dei comuni di Ordona ed Orta Nova
sono ricchi di testimonianze di culture molto progredite. Recentemente è stato rinvenuto un
insediamento neolitico in agro di Ordona, ed a pochi Km dal centro di Orta Nova databile 5.000
A.C. che è stato definito dagli archeologi della soprintendenza “il più antico e significativo
santuario neolitico del mondo e dedicato alla madre terra” e gli astronomi della Società
Internazionale di Archeoastronomia hanno comunicato alla comunità scientifica che questo
ritrovamento fa avere un senso al più noto Stonehenge. Tutto il territorio è costellato di villaggi
neolitici studiati da Università italiane ed estere, come Bari, Foggia Genova, Los Angeles (Santo
Tinè), Lovanio ed Insbruk con ritrovamenti di notevole interesse scientifico. I reperti sono custoditi
in molti musei della Puglia ed all’estero.
Con L’arrivo dei Dauni il territorio in oggetto divenne la spendida Herdonia, città di primo piano
nella storia dell’Italia intera preromana. Con la romanizzazione della Daunia in nostro territorio fu
oggetto di importanti commerci che transitavano sulla via Traiana, ma lo splendore massimo della
nostra agricoltura può essere riscontrato in epoca classica quando con la perdita del grano egiziano
(II secolo dopo Cristo) le classi dirigenti romane investirono in Abulia costruendo meravigliose
ville rusticae , unità produttive all’avanguardia in quei secoli.
Il territorio tra Orta ed Ordina divenne un importante centro di produzione sede di una villa rustica
di proprietà di Lucio Publio Celso, console canosino.
Per analogia con simili unità produttive c’è da supporre che la coltivazione della vite abbia avuto un
fote incremento nonché sarà stato oggetto di investimenti così come testimoniano le “fosse”
rinvenute per la messa a dimora della vite , metodo che è arrivato fino alla metà del 1900.
Inoltre la presenza di una importante stazione di posta in contrada Durante ed un’altra presenza
simile a taverna d’Orta sicuramente avranno stimolato la produzione del vino per il consumo in
loco.
Possiamo supporre che, come in tutta Europa, la distruzione del patrimonio ampelografico, Orta
deve il suo nome probabilmente a tribù nordiche che indicarono il territorio con il termine “Gort”
(campo di grano) toponimo dialettale.
Quindi solo con la successiva donazione da parte dei Normanni, vincitori a San Paolo Civitate, del
nostro territorio all’Abazia benedettina di Venosa c’è stato il reimpianto della vite inizialmente per
motivi sacrali.
L’importanza del nostro territorio, la fertilità e soprattutto la presenza di uno snodo viario, passo
d’Orta, che interessava direttamente il percorso dall’oriente a Roma fece si che Federico II di
Svevia avocasse a se il territorio in oggetto il quale passò direttamente fra le proprietà personali
dell’imperatore il quale vi costruì ben 5 masserie incrementando l’agricoltura.
Da allora in poi il nostro territorio è stato oggetto di notevoli investimenti in agricoltura al punto
che dopo la caduta degli Svevi Carlo I d’Angio nel 1271 scrisse agli abitanti del casale di Orta
promettendo loro l’esenzione da tasse e gabelle purchè restassero sul territorio.
Il 1418 nel periodo critico dello scontro tra la famigli Caracciolo e Giovanna d’Aragona un
inventario fatto in agro di Orta attesta la ricchezza delle scorte anche vinicole presenti nei
magazzini.
Sebbene le fonti ci diano scarse notizie si sa che il villaggio di Orta è stato sempre asservito a
grosse unità produttive appartenenti a nobili famiglie di Napoli o addirittura come nel caso dei Del
Tufo , rami collaterali dei Colonna.
Dopo il fallimento dei Del tufo questa grossa masseria venne acquistata all’asta dalla casa
generalizia dei Gesuiti di Roma che costruirono ex novo una masseria portando al concentrarsi della
popolazione in un sito che corrisponde all’attuale Orta.
Esiste un collegamento tra la popolazione della città di Napoli e l’entità dei terreni coltivati ad Orta,
se è vero come è vero che Orta era il granaio di Napoli tanto che anche i Borbone avevano proprietà
nel nostro agro c’è da considerare che la presenza di grossi investimenti agricoli non può
prescindere dalla coltivazione della vite e se dopo la cacciata dei Gesuiti dal Regno di Napoli la loro
importante masseria venne frazionata ed assegnata ai censuari, il vasto territorio di Orta vedeva la
presenza di innumerevoli masserie e proprietà che coltivavano oltre al grano ulivo e vite.
La produzione di vino ad Orta era così importante che alla fine del 1800 l’amministrazione
dell’epoca ritenne opportuno assumere un enologo condotto.
Il territorio nel corso dei secoli ha subito trasformazioni, ma ha sempre avuto nella vite una delle
sue principali coltivazioni.
Elementi determinanti per imprimere le peculiarità di un vino sono il vitigno, l’ambiente e di
fondamentale importanza sono anche i fattori umani presenti nel territorio di produzione che hanno
inciso da sempre sulle caratteristiche del vino.
Il territorio interessato dalla produzione dei vini “Orta Nova” presenta un paesaggio agrario
caratterizzato da un’estesa pianura, su cui insistono coltivazioni più o meno intensive, erbacee ed
arboree e macchie di vegetazione spontanea mediterranea che costituiva la copertura naturale del
territorio prima della presenza dell’uomo. Il paesaggio rurale attualmente è caratterizzato da numerose
masserie che testimoniano la storia agricola del territorio. I vigneti sono per la maggior parte di
medie e piccole dimensioni, nei quali la scelta dei vitigni predominanti è stata fatta con felice
intuizione al fine di sfruttare al massimo le caratteristiche del territorio, per produrre ottimi vini con la
denominazione “Orta Nova”.
Grappolo di Sangiovese
Base ampelografica
I vini “Orta Nova” Rosso e Rosato devono essere ottenuti dalle uve provenienti dai vigneti
composti dalla varietà di vitigno Sangiovese.
Possono concorrere alla produzione di detti vini le uve provenienti dalle varietà di vitigni Uva di
Troia, Montepulciano, Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano presenti nei vigneti, da soli o
congiuntamente, fino ad un massimo del 40% del totale.
La presenza nei vigneti delle varietà di vitigni Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano
disgiuntamente non dovrà superare il 10% del totale delle viti.
Il vino “Orta Nova” Rosso all’atto dell’immissione al consumo deve rispondere alle seguenti
caratteristiche:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 22,0 g/l.
Il vino “Orta Nova” Rosato all’atto dell’immissione al consumo deve rispondere alle seguenti
caratteristiche:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 17,0 g/l.
È in facoltà del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali modificare, con proprio decreto, i limiti minimi sopra indicati per l’acidità totale e l’estratto non riduttore.
Il vino “Orta Nova” Rosso all’atto dell’immissione al consumo deve rispondere alle seguenti
caratteristiche:
colore: rosso, dal rubino al granato con riflessi arancione se invecchiato;
odore: vinoso, gradevole;
sapore: asciutto, armonico, di corpo, giustamente tannico.
Il vino “Orta Nova” Rosato all’atto dell’immissione al consumo deve rispondere alle seguenti
caratteristiche:
colore: rosato più o meno intenso;
odore: leggermente vinoso, gradevole, trattato se giovane;
sapore: asciutto armonico, fresco se giovane.
- Orta Nova rosso: si accompagna a preparazioni abbastanza strutturate, quali primi piatti con ragù di carne, grigliate di carni suine, maiale allo spiedo, carni in umido e carni rosse alla griglia. Temperatura di servizio 18°C.
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Orta Nova rosato: va degustato con salumi piccanti, pollame e coniglio al forno o in umido, carni alla griglia, formaggi ovini stagionati. Temperatura di servizio 12° - 14°C.