Classe: Insetti
Ordine: Coleotteri
Sottordine: Polifagi
Famiglia: Scarabeidi
Genere: Popillia
Specie: P. japonica Newman, 1841
Riferimento bibliografico:
“Fitopatologia, entomologia agraria e biologia applicata” – M.Ferrari, E.Marcon, A.Menta; Edagricole scolastico - RCS Libri spa
Piante ospiti: P. japonica è una specie estremamente polifaga: negli Stati Uniti è segnalata su circa 300 specie vegetali ed è considerata dannosa su oltre 100 piante, sia spontanee che coltivate, comprendenti alberi da frutto (pomacee, drupacee), vite, nocciolo, piccoli frutti, essenze forestali (tiglio, noce nero, acero, faggio, betulla, ontano), colture di pieno campo (mais, soia, erba medica), ortive (es. pomodoro, fagiolo, asparago, zucchino) e ornamentali (es. rosa, dalia).
Nel luglio del 2014 è stata accertata la presenza di un vasto
focolaio di Popillia japonica all’interno del parco del Ticino,
nei comuni di Pombia, Marano Ticino, Oleggio, Bellinzago,
Cameri e Galliate per quanto concerne la provincia di Novara
e Turbigo, Nosate, Vizzola Ticino, Lonate Pozzolo e Ferno
per quella di Milano.
Il coleottero, originario del Giappone, è attualmente presente
in Russia (nell’isola di Kunashir, a nord dell’isola giapponese
di Hokkaido), Stati Uniti, Canada ed Europa, dove, prima di
quest’ultimo ritrovamento, era segnalato solo nelle isole
Azzorre (Portogallo). Introdotto accidentalmente negli Stati
Uniti verso il 1911, si è rivelato
particolarmente dannoso su un gran numero di
piante coltivate e spontanee, per cui nella
normativa fitosanitaria è inserito tra gli
organismi di quarantena (Direttiva
2000/29/CEE e s.m.i.) di cui deve essere
vietata l’introduzione e la diffusione nel
territorio dell’Unione Europea.
Il danno causato dagli adulti è costituito da erosioni più o meno intense a carico delle foglie (sono risparmiate in genere le nervature), dei fiori e anche dei frutti. Per via di uno spiccato comportamento gregario è possibile trovare decine o centinaia di insetti su una singola pianta o su un gruppo di piante vicine intenti a nutrirsi, causando gravi danni in brevissimo tempo, mentre altre piante della stessa specie a poca distanza risultano indenni. Le larve invece, nutrendosi a spese delle radici, preferibilmente di graminacee, in presenza di infestazioni elevate risultano particolarmente nocive ai tappeti erbosi (es. campi da golf, giardini) e ai prati e pascoli, sia per la comparsa di estese aree di vegetazione che ingialliscono per poi seccare, sia per i danni provocati dalle escavazioni di talpe e uccelli che si nutrono a spese delle larve nel terreno.
P. japonica alle nostre latitudini compie il suo ciclo vitale nell’arco di un anno. Gli adulti compaiono nei mesi di giugno, luglio e agosto con raggiungimento del picco di presenza intorno a metà-fine luglio. Vivono in media 4-6 settimane. Dopo essere emersi dal terreno si spostano sulle piante ospiti dove iniziano immediatamente a nutrirsi e ad accoppiarsi, preferendo le esposizioni soleggiate. Le femmine ricercano in genere i prati umidi di graminacee, scavano gallerie nel terreno profonde 5-10 cm e depongono in media 3-4 uova per volta. Possono ovideporre, in minor misura, anche nel suolo di colture come ad esempio mais e soia. Nell’arco della propria vita una femmina produce 40-60 uova. Il periodo di ovideposizione coincide di fatto con il periodo di volo dell’insetto e va da giugno a fine settembre. È necessario un buon livello di umidità del terreno per consentire lo sviluppo delle uova che durante lo sviluppo embrionale raddoppiano le loro dimensioni, quindi schiudono dando origine alle larve di I età. Queste si spostano nel terreno alla ricerca di radici di cui nutrirsi, crescendo rapidamente e raggiungendo una lunghezza di 10-11 mm prima della muta. Le larve possono spostarsi sia orizzontalmente sia verticalmente; di norma con il calare delle temperature o nella stagione più secca tendono a stazionare più in profondità dove l’umidità è maggiore. Nel corso dell’estate una parte delle larve di II età, lunghe circa 18,5 mm prima della seconda muta, raggiunge il terzo stadio larvale. Nei mesi invernali la popolazione, composta in prevalenza da larve di III età, staziona nel terreno ad una profondità variabile tra i 10 e i 25 cm. Con il progressivo innalzamento primaverile delle temperature le larve si spostano nuovamente negli strati più superficiali del terreno dove riprendono l’attività trofica a carico delle radici delle piante. Completato il loro sviluppo e raggiunti circa 32 mm di lunghezza, le larve di III età in tarda primavera si impupano all’interno di celle terrose. Dopo una o due settimane, a seconda della temperatura, sfarfallano gli adulti che dopo un periodo variabile dai 2 ai 14 giorni emergono dal terreno.
Adulto di Coleottero giapponese - Popillia japonica Newman, 1841 (foto Ryan Hodnett)
Larva di Coleottero giapponese - Popillia japonica Newman, 1841
Vengono utilizzate trappole che contengono un doppio attrattivo composto da un’esca alimentare e dal feromone specifico.
Trattamenti insetticidi
L’effettuazione di trattamenti diretti contro gli adulti può essere una soluzione se si opera in contesti
specifici come ad esempio una determinata coltura o un vivaio. In ambiente naturale invece, come
ad esempio un’area boschiva, l’utilizzo di insetticidi risulta poco praticabile sia per vincoli
legislativi sia per l’estensione che normalmente tali aree hanno. Si
ricorda che ai sensi dell’art. 17 della L.R. n. 20 del 03/08/1998 sono
vietati i trattamenti con prodotti fitosanitari (insetticidi, erbicidi e
fungicidi) dannosi per le api sulle colture arboree, erbacee,
ornamentali e spontanee durante il periodo di fioritura. Inoltre la
zona attualmente infestata è in gran parte inserita in un parco
naturale, caratterizzato dalla presenza di numerosi corsi d’acqua,
per cui la possibilità di far ricorso a trattamenti insetticidi è
fortemente limitata. Su colture agrarie e in vivaio contro gli adulti
potrebbero essere utilizzate sostanze attive, agenti per contatto o
ingestione, riportanti in etichetta tra gli insetti bersaglio i coleotteri.
Lotta biologica e microbiologica
Nel periodo 1920-1933 per il controllo biologico di P. japonica ben
49 specie di nemici naturali furono importate negli Stati Uniti. Di
queste solo alcune (es. Tiphia vernalis, Istocheta aldrichi) si sono
insediate e nessuna si è dimostrata in grado di esercitare un’azione
di controllo altamente efficace sul coleottero. Sempre negli Stati
Uniti contro le larve è stato sperimentato l’utilizzo di numerosi agenti microbiologi, tra cui i batteri
Paenibacillus popilliae e P. lentimorbus (agenti della malattia chiamata milky disease in quanto le
larve infettate assumono una colorazione lattea) e un recente isolato di Bacillus thuringiensis var.
japonensis. Inoltre è stata valutata anche l’azione di funghi (Metarhizium anisopliae, M. robertsii,
Beauveria bassiana) e nematodi (Steinernema glaseri, S. kushidai, Heterorhabditis bacteriophora).
Purtroppo l’utilizzo di tutti questi agenti biologici ha trovato nella pratica grossi limiti dovuti alla
produzione di formulati efficaci, alle condizioni particolari di distribuzione (richiedono alti livelli di
umidità nel terreno) e ai costi elevati per il trattamento di grandi superfici. Fonte www.parcoticinolagomaggiore.it