Classe: Insetti
Ordine: Coleotteri
Sottordine: Polifagi
Famiglia: Nitidulidi
Genere: Aethina
Specie: A. tumida Murray, 1867
Il Coleottero degli alveari è un insetto originario del Sudafrica dove l'ape del capo è l'unica sottospecie di Apis mellifera che sembra non risentire della sua presenza e con il quale condivide l'areale di origine. Le operaie sono infatti molto aggressive con il piccolo coleottero che riesce a parassitizzare solo famiglie molto deboli o favi immagazzinati. Nel Nord America alla fine degli anni '90 ha provocato ingenti danni al patrimonio apistico.
La presenza di Aethina tumida è stata confermata per la prima volta in Italia il il 5 settembre 2014 nel comune di Gioia Tauro (RC), in un apiario dell'Università di Agraria posto in località Sovereto (Reggio Calabria).
Gli adulti misurano dai 5 ai 7 mm di lunghezza e dai 3 ai 4,5 mm di larghezza, sono di colore chiaro appena dopo la nascita e diventano di colore marrone scuro che può virare fino al nero con il processo di invecchiamento. L’uovo è di poco più piccolo di quello delle api, cui comunque assomiglia: dal colore madreperla chiaro, le dimensioni sono di circa 0,26 mm di larghezza e 1,4 mm di lunghezza. Le femmine depositano queste uova negli interstizi dell’alveare e in fondo ai favi vuoti: in genere le uova si presentano come ammassi disordinati. Le larve hanno una stretta somiglianza con la tarma della cera da cui si distinguono per la presenza di tre paia di zampe più lunghe della norma, sono di colore biancastro, misurano 10-11 mm di lunghezza. Le larve dopo essersi nutrite di miele, polline e uova, distruggono i favi, depositano feci, indeboliscono e portano al collasso le famiglie e migrano all’esterno dell’alveare in forma di pupa che si interra fino a diventare adulta, riemergere dal terreno e rientrare in volo in altri alveari.
Adulto di Coleottero degli alveari - Aethina tumida
Larva di Coleottero degli alveari - Aethina tumida
Agglomerato di uova e pupa prima dell'interramento - Coleottero degli alveari
Favo invaso da larve di Aethina tumida (foto James D. Ellis, University of Florida)
La diagnosi si basa su un meticoloso esame visivo dei favi, delle spaccature e irregolarità interne all’arnia, concentrando l’attenzione nei luoghi più scuri e difficilmente raggiungibili. Aethina tumida, infatti, rifugge la luce tanto è vero che una delle tecniche più collaudate per la diagnosi e la rimozione del coprifavo, la sua collocazione in posizione rovesciata a terra e la sovrapposizione su di esso del melario che va lasciato così per circa un minuto; sollevandolo di colpo si noteranno gli scarabei adulti, se presenti, che si muovono rapidamente sul fondo cercando scampo all’improvvisa presenza di luce. Esclusa l’eventuale presenza di parassiti nel melario, per la corretta diagnosi è bene continuare l’ispezione nel nido, asportando uno alla volta i favi di covata e osservandone la superficie per scoprire sia adulti, sia larve insediate nelle celle disopercolate. Infine, l’ispezione dovrà concentrarsi sul fondo del nido e in particolare sugli angoli dove l'insetto ama rifugiarsi e proteggersi.
Per aggiornamenti sulla lotta e decreti, sito della Federazione Italiana Apicoltori >>>