La denominazione di origine controllata «Vittoria» e' riservata ai vini che rispondono alle
condizioni ed ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
«Vittoria» Rosso;
«Vittoria» Calabrese o Nero d'Avola;
«Vittoria» Frappato;
«Vittoria» Ansonica o Inzolia o Insolia;
«Vittoria» Novello.
La zona di produzione del vino a denominazione di origine controllata «Vittoria» che include
territori ricadenti in tre province limitrofe: Ragusa, Caltanissetta e Catania risulta delimitata come
appresso:
a) provincia di Ragusa: in tale provincia la zona di produzione comprende tutto il territorio dei
comuni di Vittoria, Comiso, Acate, Chiaramonte Gulfi, Santa Croce Camerina e parte del territorio
comunale di Ragusa.
b) provincia di Caltanissetta: in tale provincia la zona di produzione comprende parte del territorio
dei seguenti comuni: Niscemi, Gela, Riesi, Butera e Mazzarino.
c) Provincia di Catania: in tale provincia la zona di produzione comprende parte del territorio dei
seguenti comuni: Caltagirone, Licodia Eubea e Mazzarrone.
Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio di produzione, che per consolidata
tradizione hanno contribuito ad ottenere i vini a docg “Vittoria”.
La vitivinicoltura si diffuse nella Sicilia orientale sin dall’epoca della colonizzazione greca, (VII-VI
sec. a.C.), in particolare, nella Sicilia sud-orientale, con la fondazione di Siracusa (733-734 a.C.)
la più importante città greca dell’isola e, successivamente, con la fondazione da parte dei siracusani
della colonia di Kamarina (598 a.C.), costruita alla foce del fiume Ippari, nell’attuale territorio
della provincia di Ragusa e, dunque, nel comprensorio di produzione della doc “Vittoria”. Alcune
monete ritrovate nel territorio camarinese riportano, infatti, nell’esergo, la raffigurazione di anfore
vinarie, tipiche per la bocca stretta e la pancia allungata, che venivano usate sopratutto per il
trasporto e la commercializzazione del vino, così come numerose anfore sono state ritrovate nei
fondali del mare antistante Kamarina,
Sempre in questo territorio è stato ritrovato un reperto eccezionale costituito da una lamina di
piombo arrotolata, che è un vero e proprio atto notarile di vendita di un terreno coltivato a vite,
compreso tra i fiumi Ippari ed Irminio, il cui compratore era un donna proprietaria di una rivendita
di vini, quindi in quella data (III sec. a.C. ) esisteva già la produzione di vino ed era inoltre oggetto
di commercio.
Con l’occupazione romana il vino di questa zona della Sicilia veniva esportato a Roma e nell’Italia
centro-meridionale; durante degli scavi a Pompei sono state ritrovate delle anfore vinarie che
riportano delle iscrizioni sui luoghi di provenienza del vino: Taormina e Mesopotamio. In epoca
romana questa zona ricca e fertile posta tra i due fiumi Ippari e Dirillo, era infatti chiamata “Plaga
Mesopotamium” e coincideva con l’attuale zona di produzione dei vini Vittoria.
Camarina rappresentava lo sbocco naturale dei prodotti agricoli , tra cui il vino, prodotti in questa
zona, con un percorso che da Catania passava attraverso Lentini, Caltagirone, Acate, Vittoria e
Comiso, la cui attività vitivinicola è testimoniata da ritrovamenti di palmenti, fondaci per le soste,
fornaci per la costruzione di anfore da vino.
Nel 1606, la nobildonna Vittoria Colonna Henriquez, contessa di Modica, decise di fondare la città
di Vittoria, e per incentivarne l’urbanizzazione regalo ai primi 75 coloni un ettaro di terreno a
condizione che ne coltivassero un altro a vigneto.
Per tutto il seicento si ebbe un enorme espansione dei vigneti in questa zona grazie ad una politica
di incentivazione delle colture intensive pregiate, come appunto la vite, che valorizzavano la
naturale fertilità del suolo.
Il vino veniva esportato prima soltanto nelle varie altre città della contea di Modica,
successivamente, attraverso il porto di Scoglitti e le navi trapanesi e mazaresi, veniva esportato
anche a Malta.
Nel 1777 l’esenzione dal dazio sul mosto fece aumentare ancora di più la superficie a vigneto
soprattutto ad opera di piccoli e medi possidenti, enfiteuti e mezzadri.
L’abate Paolo Balsamo nel suoi appunti di viaggio attraverso la Contea di Modica (1808) asserisce
che la campagna di Vittoria è ricca di vigneti e si produce vino che considera il migliore tra quelli
da pasto di tutta la Sicilia.
Il fiorentino Domenico Sestini trasferitosi a Catania come bibliotecario al servizio del principe di
Biscari, dà una importante testimonianza della vitivinicoltura di questa zona della Sicilia;
nella lezione che tenne nel 1812 all’Accademia dei Georgofili sui vini del territorio di Vittoria,
elogia la qualità di questi vini e ne descrive i vitigni, il sistema di impianto e di coltivazione, la
fertilità dei terreni, le modalità di vendemmia e vinificazione.
Nella seconda metà dell’ottocento si ebbe un ulteriore sviluppo economico di questa zona e la città
di Vittoria divenne una delle città più floride e produttive della Sicilia.
In questo periodo ci fu un massiccio processo di riconversione colturale; migliaia di ettari, prima
coltivati a grano furono riconvertiti in colture più redditizie , tra cui il vigneto.
Tale trasformazione fu spinta dalla crescita della domanda di vino e dal relativo aumento dei prezzi,
dal progresso tecnologico delle operazioni colturali che rese più facile e redditizia la coltivazione
dei vigneti. Il porto di Scoglitti fu potenziato per fare fronte alle richieste di esportazione dei vini;
nel 1860 l’esportazione dei vini di Vittoria toccò i 300 mila ettolitri.
Ma a partire dalla fine del secolo l’epidemia della Fillossera portò alla distruzione di gran parte dei
vigneti della Sicilia e, Vittoria, con la sua spinta specializzazione viticola, pagò a caro prezzo la
scelta monoculturale; migliaia di piccoli proprietari caddero in rovina.
Agli inizi del XX secolo si diffuse la tecnica dell’innesto su vite americana resistente alla fillossera,
ma i piccoli proprietari e mezzadri erano totalmente privi di capitale per procedere ai reimpianti, per
cui fu ad opera di grosse famiglie proprietarie terriere che si procedette alla riconversione dei
vigneti.
La crisi economica conseguente alla fillossera e la guerra commerciale con la Francia segnarono il
declino della produzione dei vini ad alta gradazione ed ad intenso colore , che venivano esportati in
Francia come vini da taglio, ed aumentò la produzione dei vini da pasto a più moderato tenore
alcolico, profumati e freschi, antesignani degli attuali vini a DOC “Vittoria”.
Nel corso dei secoli dunque la viticoltura ha mantenuto un ruolo di coltura molto importante per il
territorio, fino ad arrivare ad oggi. La storia recente è caratterizzata da una evoluzione positiva della
denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende, la professionalità degli
operatori che hanno contribuito ad accrescer il livello qualitativo e la rinomanza della
denominazione come testimoniano i riconoscimenti in campo nazionale ed internazionale dei vini
prodotti dalle aziende della zona geografica di riferimento.
Vittoria Doc
Base ampelografica
I vini a denominazione di origine controllata «Vittoria» devono essere ottenuti da vigneti che
nell'ambito aziendale hanno la seguente composizione varietale:
«Vittoria» Rosso: dal 50% al 70% di Calabrese o Nero d'Avola e dal 30% al 50% di Frappato;
«Vittoria» Calabrese o Nero d'Avola: Calabrese o Nero d'Avola minimo 85%, altri vitigni a bacca
nera, non aromatici, idonei alla coltivazione nella Regione Sicilia, massimo 15%;
«Vittoria» Frappato: Frappato minimo 85%, altri vitigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla
coltivazione nella Regione Sicilia, massimo 15%;
«Vittoria» Ansonica o Inzolia o Insolia: Ansonica o Inzolia o Insolia minimo 85%, altri vitigni a
bacca bianca idonei alla coltivazione nella Regione Sicilia, massimo 15%;
«Vittoria» Novello: Calabrese o Nero d'Avola e/o Frappato minimo 80%, altri vitigni a bacca nera
idonei alla coltivazione nella Regione Sicilia ed iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite
per uve da vino, riportati
nel disciplinare, massimo 20%.
I vini a denominazione di origine controllata «Vittoria» devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
«Vittoria» Rosso:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
acidita' totale minima: 5,0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 26,0 g/l.
«Vittoria» Calabrese o Nero d'Avola:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
acidita' totale minima: 5,0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 26,0 g/l.
«Vittoria» Frappato:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
acidita' totale minima: 5,0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 24,0 g/l.
«Vittoria» Ansonica o Inzolia o Insolia:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
acidita' totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,0 g/l.
«Vittoria» Novello:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
acidita' totale minima: 5,0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,0 g/l.
I vini a denominazione di origine controllata «Vittoria» devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
«Vittoria» Rosso:
colore: rosso da rubino a ciliegia;
odore: dal floreale al fruttato talvolta con sentore di frutta secca;
sapore: secco, caldo, di corpo, morbido.
«Vittoria» Calabrese o Nero d'Avola:
colore: rosso rubino, talvolta con riflessi violacei;
odore: dal floreale al fruttato, caratteristico;
sapore: secco, caldo, robusto, morbido.
«Vittoria» Frappato:
colore: rosso rubino piu' o meno intenso;
odore: intenso dal fruttato al floreale;
sapore: asciutto, giustamente tannico, caratteristico.
«Vittoria» Ansonica o Inzolia o Insolia:
colore: giallo paglierino piu' o meno intenso;
odore: fruttato, delicato;
sapore: secco, caratteristico.
«Vittoria» Novello:
colore: rosso rubino piu' o meno intenso talvolta con riflessi violacei;
odore: dal floreale al fruttato;
sapore: morbido, vinoso, fragrante.
Variano a seconda della tipologia di vino.