La denominazione di origine controllata «Salaparuta» e' riservata ai vini che rispondono alle
condizioni e ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
«Salaparuta» Rosso anche nella tipologia Riserva;
«Salaparuta» Bianco;
«Salaparuta» Inzolia;
«Salaparuta» Grillo;
«Salaparuta» Chardonnay;
«Salaparuta» Catarratto;
«Salaparuta» Nero d'Avola anche nella tipologia Riserva;
«Salaparuta» Merlot anche nella tipologia Riserva;
«Salaparuta» Cabernet Sauvignon anche nella tipologia Riserva;
«Salaparuta» Syrah anche nella tipologia Riserva;
«Salaparuta» Novello.
Le uve destinate alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata «Salaparuta» devono provenire da vigneti ubicati in terreni vocati alla qualita' all'interno dei confini territoriali del comune di Salaparuta, in provincia di Trapani.
Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio di produzione, che per consolidata
tradizione hanno contribuito ad ottenere i vini a doc “ Salaparuta”.
La coltivazione della vite a Salaparuta ha una tradizione molto antica.
I primi insediamenti nel territorio dell’attuale Salaparuta risalgono al Neolitico, come testimoniano
le pietre sacre e gli altari primitivi rinvenuti nel territorio.
I primi abitanti furono i Sicani successivamente cacciati dai Siculi.
Queste popolazioni migrate in Sicilia portarono con sé la nomenclatura vitivinicola e molte tecniche
apprese nei loro scambi con il mondo egeo, per cui la vite in Sicilia era allevata ad alberello con
sostegno.
Essendo il territorio di Salaparuta molto fertile e ricco di sorgenti idriche, fu conteso, nel corso dei
secoli, da diversi popoli, seguendo le sorti politiche e storiche della Sicilia.
Dapprima conquistata dai Greci (735 a.C.) che importarono dalla Grecia molti vitigni ed
incrementarono notevolmente la produzione vitivinicola siciliana, fu poi teatro degli scontri tra
Greci e Cartaginesi (582 a.C.-241 a.C).
I Cartaginesi chiamavano il fiume Belice “Ipsa”, ovvero fiume delle delizie, per la salubrità
dell’aria e per la fertilità del terreno; un altro nome dato al fiume era “Crimiso”con la dizione
punica “Cremasis/Ceremasis” dove “cerem” presso i Cartaginesi indicava la vite ed “asis” il mosto,
quindi tale fiume per l’abbondanza dei vigneti era detto “Crimiso”.
Dopo i Cartaginesi fu la volta dei Romani che in Sicilia costruirono le loro Fattorie e le loro Ville.
In epoca imperiale ed, in particolare nella morente romanità del IV-V secolo d.c., in Sicilia si va
affermando, infatti, una classe di grandi proprietari terrieri che costruirono grandi ville rusticane (la
più famosa è quella del Casale di Piazza Armerina) nelle zone più fertili e vocate all’agricoltura
della Sicilia.
Nel territorio del comune di Salaparuta sono stati ritrovati i resti di questa tipologia di costruzione:
nel 1974 è venuta alla luce la Fattoria Romana di Cusumano, mentre si procedeva ai lavori di scavo
per la ricostruzione di Salaparuta, distrutta dal terremoto del 1968.
Gli scavi archeologici hanno restituito un quadro, seppur frammentario, di quella che doveva essere
una tipica fattoria romana della Valle del Belice riportando alla luce siti ed utensili che hanno
permesso di ricostruire la vita, le usanze e le tecniche agricole nel territorio, le quali suggeriscono
che i principali prodotti agricoli dovessero essere grano, uva ed olive.
Dopo la caduta dell’impero Romano, la Sicilia, dominata per breve tempo dai barbari, fu invasa dai
Bizantini nel 535 d.C. e nel territorio di Salaparuta sono state ritrovate tracce della dominazione
bizantina testimoniata dalla presenza di resti di un chiostro e dal ritrovamento di oggetti sacri.
Con lo sbarco dei Musulmani a Mazara nell’827 ha inizio la dominazione araba in Sicilia.
Il territorio di Salaparuta apparteneva al distretto di Val di Mazara ed aveva un suo emiro Abu El
Cassim; risalgono al periodo arabo i nomi di quattro casali: Belich (che diede il nome al fiume
Belice), Salah, Taruch e Rahal al Merath (Casale della donna), i primi tre vennero col tempo
abbandonati per le loro condizioni insalubri, rimase l’ultimo che cambiò il suo nome, quando gli
abitanti del casale di Salah vi si trasferirono, da Casale della donna divenne Sala della donna,
diventando così il nucleo originario della futura Salaparuta.
Alla dominazione araba segue la dominazione normanna che inizia intorno al 1061 con la discesa in
Sicilia dei conti Roberto e Ruggero, e continua con re Federico II che concesse a Salaparuta il titolo
di Comune.
Durante il dominio normanno si ha in Sicilia il consolidamento del feudo, che era proprietà dello
Stato , e della figura del Barone che doveva essere soltanto un usufruttuario. Durante le
dominazioni successive degli Angioini, degli Aragonesi, però, il barone si impossessa gradualmente
del feudo.
Il primo barone di Salaparuta dichiarato ufficialmente fu Girolamo Paruta nel 1507; da questo
momento la Baronia Sala Della Donna prende il nome di Sala di Paruta., e successivamente di
Salaparuta.
Non avendo, i successori di Girolamo Paruta, eredi maschi, la baronia di Sala passa ad una donna,
Fiammetta Paruta, che nel 1651 sposa Giuseppe Alliata Barone di Villafranca. Quest’ultimo
assume, con le nozze, il titolo di barone di Sala di Paruta, che trasmetterà ai suoi eredi.
Feudo e titoli passano al figlio Francesco Alliata, che nel 1624 viene nominato primo Principe di
Villafranca e nel 1625 primo Duca di Sala di Paruta, dal re Filippo IV, per aver fatto costruire un
nuovo quartiere.
Durante la dominazione borbonica (1735-1860) Salaparuta assiste al declino del feudo, che viene
abolito nel 1812.
Salaparuta vive questo periodo storico caratterizzato da contraddizioni e instabilità fino allo sbarco
di Garibaldi a Marsala; fra coloro che lo accolsero vi furono anche dei salitani.
Con l’Unità d’Italia, Salaparuta, come tutta la Sicilia e tutto il meridione, dovette far fronte ad una
serie di problemi, economici e sociali.
Dal secondo dopoguerra Salaparuta inizia il suo sviluppo raggiungendo un’economia abbastanza
articolata, grazie alle trasformazioni agrarie, la diminuzione delle coltivazioni cerealicole a
vantaggio dei vigneti e uliveti e il diffondersi della piccola proprietà contadina.
Questa crescita subisce un temporaneo blocco con il terremoto del 14-15 gennaio 1968, quando il
piccolo paese viene quasi completamente distrutto dal sisma.
La popolazione si disperde nelle campagne limitrofe e più tardi nei centri di raccolta sparsi in tutta
la Sicilia Occidentale. Dopo un breve periodo nelle tendopoli fu costruita la baraccopoli, nella quale
i salitani furono costretti a vivere per lunghi anni prima di assistere all’inizio dei lavori di
ricostruzione.
La cittadina di Salaparuta è oggi posta sui fianchi di una collina che guarda ad oriente ed a
mezzogiorno, scendendo dolcemente da tutti e due i lati sino ai piedi di altre colline prossime al
fiume, in un territorio che rappresenta una delle realtà viticole più rappresentative nello scenario
vitivinicolo d’Italia.
La viticoltura, oltre ad essere praticata da sempre, rappresenta infatti il settore produttivo
predominante.
Attorno a questa attività agricola sono fiorite nel tempo iniziative artigianali, industriali e
commerciali, che hanno contribuito a migliorare il reddito della popolazione ed a tenerne alto il
livello occupazionale.
Quindi l’economia di Salaparuta è stata ed è prettamente agricola e l’agricoltura e, per prima la
viticoltura, è tuttora alla base della vita economica del centro.
La storia recente è caratterizzata da una evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di
nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende, la professionalità degli operatori che hanno contribuito
ad accrescer il livello qualitativo e la rinomanza della DOC “Salaparuta”, come testimoniano i
riconoscimenti in campo nazionale ed internazionale dei vini a DOC “Salaparuta” prodotti dalle
aziende della zona geografica di riferimento.
La DOC è stata istituita con Decreto ministeriale dell’8 febbraio 2006 pubblicato sulla GURI n. 42
del 20 febbraio 2006.
Salaparuta Doc
Base ampelografica
La denominazione di origine controllata «Salaparuta» con o senza alcuna specificazione e' riservata
ai vini rossi e bianchi ottenuti da uve provenienti da vigneti aventi nell'ambito aziendale,
rispettivamente per le varie tipologie, la seguente composizione ampelografica:
«Salaparuta» Bianco:
Catarratto minimo: 60%, per la rimanente parte possono concorrere alla produzione di detto vino
altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, idonei alla coltivazione nella regione Siciliana iscritti nel
registro nazionale delle varietà di vite per uve da vino approvato, riportati nel disciplinare, con esclusione del
Trebbiano toscano.
«Salaparuta» Rosso e «Salaparuta» Rosso Riserva:
Nero d'Avola: minimo per il 65%; per la rimanente parte possono concorrere alla produzione di
detto vino altri vitigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla coltivazione nella regione Siciliana,
come sopra specificato.
«Salaparuta» Novello:
Nero d'Avola: minimo 50%; Merlot minimo 20%, per la rimanente parte possono concorrere alla
produzione di detto vino altri vitigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla coltivazione nella
regione Siciliana, come sopra specificato.
La denominazione di origine controllata «Salaparuta» seguita da una delle seguenti specificazioni di
vitigno «Inzolia», «Grillo», «Chardonnay», «Catarratto» «Nero d'Avola» anche nella tipologia
Riserva, «Merlot» anche nella tipologia Riserva, «Cabernet Sauvignon» anche nella tipologia
Riserva, «Syrah» anche nella tipologia Riserva, e' riservata ai vini ottenuti da vigneti composti dai
corrispondenti vitigni per almeno l'85%, possono concorrere alla produzione di detti vini, per la
restante percentuale, le uve di altri vitigni, a bacca di colore analogo non aromatici, idonei alla
coltivazione nella regione Siciliana, come sopra specificato con esclusione per i vini bianchi del
Trebbiano toscano.
I vini a denominazione di origine controllata «Salaparuta», all'atto dell'immissione al consumo, devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
«Salaparuta» Rosso:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,50% vol.
acidita' totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 19,0 g/l.
«Salaparuta» Bianco:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
acidita' totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 17,0 g/l.
«Salaparuta» Inzolia:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
acidita' totale minima 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 17,0 g/l.
«Salaparuta» Grillo:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
acidita' totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 17,0 g/l.
«Salaparuta» Chardonnay:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 13,00% vol;
acidita' totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 19,0 g/l.
«Salaparuta» Catarratto:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
acidita' totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 18,0 g/l.
«Salaparuta» Nero d'Avola e «Salaparuta» Nero d'Avola Riserva:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 13,00% vol; per la tipologia Riserva 14,00% vol;
acidita' totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 25,0 g/l.
«Salaparuta» Merlot e «Salaparuta» Merlot Riserva:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 13,00% vol; per la tipologia riserva 14,00% vol;
acidita' totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 23,0 g/l; per la tipologia riserva 25,0 g/l.
«Salaparuta» Cabernet Sauvignon e «Salaparuta» Cabernet Sauvignon Riserva:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 13,00% vol; per la tipologia Riserva 14,00% vol;
acidita' totale minima: 5,0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 25,0 g/l.
«Salaparuta» Syrah e «Salaparuta» Syrah Riserva:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 13,00% vol; per la tipologia Riserva 14,00% vol;
acidita' totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 25,0 g/l.
«Salaparuta» Rosso Riserva:
titolo alcolometrico volumico minimo: 14,00% vol;
acidita' totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 25,0 g/l.
«Salaparuta» Novello:
titolo alcolometrico volumico minimo: 11,50% vol;
acidita' totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 18,0 g/l.
E' in facolta' del Ministero delle politiche agricole e forestali modificare i limiti dell'acidita' totale e dell'estratto non riduttore minimo con proprio decreto.
I vini a denominazione di origine controllata «Salaparuta», all'atto dell'immissione al consumo, devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
«Salaparuta» Rosso:
colore: rosso intenso;
odore: gradevole, fine;
sapore: armonico, strutturato.
«Salaparuta» Bianco:
colore: giallo paglierino piu' o meno intenso;
odore: fine, elegante;
sapore: delicato, tipico.
«Salaparuta» Inzolia:
colore: giallo paglierino piu' o meno intenso;
odore: delicato, gradevole;
sapore: asciutto, sapido.
«Salaparuta» Grillo:
colore: giallo piu' o meno intenso;
odore: elegante, fine;
sapore: asciutto, armonico, pieno, sapido.
«Salaparuta» Chardonnay:
colore: giallo piu' o meno intenso;
odore: intenso, caratteristico;
sapore: gradevole, fruttato.
«Salaparuta» Catarratto:
colore: giallo paglierino piu' o meno intenso;
odore: caratteristico, fine;
sapore: armonico, pieno, intenso.
«Salaparuta» Nero d'Avola e «Salaparuta» Nero d'Avola Riserva:
colore: rosso intenso
odore: delicato, caratteristico, fruttato;
sapore: corposo, armonico, speziato.
«Salaparuta» Merlot e «Salaparuta» Merlot Riserva:
colore: rosso rubino;
odore: intenso, fruttato;
sapore: caratteristico, intenso.
«Salaparuta» Cabernet Sauvignon e «Salaparuta» Cabernet Sauvignon Riserva:
colore: rosso rubino;
odore: caratteristico, intenso;
sapore: caratteristico, corposo.
«Salaparuta» Syrah e «Salaparuta» Syrah Riserva:
colore: rosso rubino intenso;
odore: caratteristico, fruttato;
sapore: intenso, armonico e gradevolmente tannico.
«Salaparuta» Rosso Riserva:
colore: rosso rubino carico;
odore: intenso, armonico;
sapore: ricco, corposo, speziato.
«Salaparuta» Novello:
colore: rosso rubino;
odore: intenso, fruttato, caratteristico;
sapore: sapido, morbido.
In relazione alla conservazione in recipienti di legno, il sapore dei vini puo' rilevare sentore di legno.
Variano a seconda della tipologia di vino.