L'indicazione geografica tipica "Provincia di Nuoro" è riservata ai seguenti vini:
bianchi, anche nella tipologia frizzante;
rossi, anche nelle tipologie frizzante e novello;
rosati, anche nella tipologia frizzante.
La zona di produzione delle uve per l'ottenimento dei mosti e dei vini atti a essere designati con
l'indicazione geografica tipica "Provincia di Nuoro" comprende l'intero territorio amministrativo dei
comuni di Aritzo, Atzara, Austis, Belvì, Birori, Bitti, Bolotana, Borore, Bortigali, Desulo, Dorgali,
Dualchi, Fonni, Gadoni, Galtellì, Gavoi, Irgoli, Lei, Loculi, Lodè, Lodine, Lula, Macomer,
Mamoiada, Meana Sardo, Noragugume, Nuoro, Oliena, Ollolai, Olzai, Onanì, Onifai, Oniferi,
Orani, Orgosolo, Orosei, Orotelli, Ortueri, Orune, Osidda, Ottana, Ovodda, Posada, Sarule, Silanus,
Sindia, Siniscola, Sorgono, Teti, Tiana, Tonara e Torpè in provincia di Nuoro; dei comuni di
Arzana, Bari Sardo, Baunei, Cardedu, Elini, Gairo, Girasole, Ilbono, Jerzu, Lanusei, Loceri,
Lotzorai, Osini, Perdasdefogu, Seui, Talana, Tertenia, Tortolì, Triei, Ulassai, Urzulei, Ussassai e
Villagrande Strisaili in provincia Ogliastra; dei comuni di Escalaplano, Escolca, Esterzili, Gergei,
Isili, Nuragus, Nurallao, Nurri, Orroli, Sadali, Serri, Seulo e Villanova Tulo in provincia di Cagliari;
dei comuni di Bosa, Flussio, Genoni, Laconi, Magomadas, Modolo, Montresta, Sagama, Suni e
Tinnura in provincia di Oristano.
Recenti campagne di scavi condotte in alcuni siti archeologici, tra cui quello di “Duos Nuraghes”
(Borore, a circa 50 km ad ovest di Nuoro), hanno portato alla luce vinaccioli carbonizzati risalenti al
1.300 a.C. che testimoniano la presenza di una affermata cultura enoica in Sardegna anteriore
all’ingresso dei Fenici (IX-VIII secolo a.C), ai quali si faceva derivare l’introduzione delle primi
viti domestiche nell’isola.
Inoltre, sono stati ritrovati vari contenitori “da vino” che caratterizzano il repertorio vascolare
estremamente ricco ed originale, con le tipiche brocche askoidi e piccoli “askos” in ferro, bronzo e
ceramica di squisita fattura: ad esempio Nuraghe Arrubiu (Orroli), Sa sedda 'e sos carros (Oliena),
Bau Nuraxi in località “Telavé”- Triei.
Un altro ritrovamento nel territorio di Oliena, il località “Sa idda ‘e su medde” (il paese del miele), è il piccolo bronzo raffigurante Aristeo, col corpo totalmente ricoperto di api al quale la storia
mitologica attribuisce l’introduzione in Sardegna della coltivazione della vite, dell’ulivo e
l’allevamento delle api.
Dell’Età Romana imperiale e tardo antica, sono state rinvenute decine di anfore vinarie da trasporto.
A riprova della continuità di coltivazione della vite nella zona per alcuni millenni, è opportuno
riportare la voce di un registro delle spese dell’Archivio Vaticano, dei primi anni del ‘600, in cui è
menzionato l’acquisto di vino bianco di Telavé del villaggio di Triei.
Nel corso del periodo giudicale (900 – 1400) vennero emanate le prime norme a difesa delle colture
agricole, presenti anche nella “Carta de Logu” di Eleonora di Arborea (1392), codice legislativo che
rimase in vigore sino al periodo piemontese. L’uso della vite selvatica da parte dei Sardi ci viene
confermato dalla stessa Carta de Logu in cui vi sono disposizioni anche contro il commercio
dell’uva selvatica. Venditore ed acquirente potevano avere seri problemi: pena pecuniaria e
reclusione “a voluntadi nostra”, cioè del re.
Vari toponimi fanno riferimento alla vite, quali Vineolae (Dorgali); si ritrovano molti sinonimi
dialettali di evidente origine latina, come “su laccu” per la vasca di pigiatura e “pastinai sa bingia”
nel senso di impiantare un nuovo vigneto.
All’inizio del 1300 in epoca medioevale la Sardegna è sotto il dominio pisano e il Sarrabus e
l’Ogliastra vengono individuati dai nuovi dominatori come serbatoi vinicoli. In quest’epoca la
maggior concentrazione dei nuovi vigneti si rileva nei comuni dell’alta Ogliastra ed in particolare
nei comuni di Tortolì, Barì e Lotzorai.
Sulla quantità, qualità e provenienza dei vini nella capitale del regno tra il tre e il quattrocento le
notizie non mancano, i flussi di approvvigionamento delineano due correnti: una dalle campagne
verso la città; l’altra di vino navigato introdotto in città attraverso il porto. Le campagne circostanti
e le ville più o meno vicine, quando la guerra non infuriava, alimentavano Cagliari di mosto e di
vino imbottato, il generico bianco e rosso sardesco, su cui le fonti non offrono precise indicazioni.
Così come era intenso l’arrivo in porto di piccole barche provenienti dall’Ogliastra con carichi di
vino locale: sardesco bianco e rosso di cui è difficile cogliere le caratteristiche.
Qualche secolo più tardi, il BACCI, nel 1596, scrive dell’abitudine dei sardi a produrre vino dalla
vite selvatica.
Lo storico Angius, nel XVIII secolo, narra che il “salto di Nurri potrebbe a taluno parere una
regione, dove la vite fosse indigena; così essa è sparsa per tutto e con tanta prosperità vegeta
porgendo in suo tempo questa spurra, …, grappoli di acini variocolorati e deliziosi. Essa trovasi in
tutte le parti arrampicata alle altre piante, e principalmente sulle amenissime sponde de’ rivi.”
Nel 1746 un’ampia relazione storico geografica redatta dall’Intendente Generale del Regno,
Francesco Giuseppe de la Perrière conte di Viry dava una particolareggiata descrizione della
Sardegna rurale riproponendo l’immagine di una viticoltura capillarmente diffusa in diverse zone
dell’isola. In particolare nel Giudicato d’Ogliastra che abbracciava il vasto entroterra del golfo di
Orosei, estendendosi fino alle pendici del monte Ortobene, la ricca produzione delle zone costiere
richiamava diversi acquirenti esterni non solo da Cagliari ma anche da Malta, da Genova e dalle
coste nord-africane: per la quantità e la qualità dei loro vini si segnalavano i villaggi di Bari Sardo
(“fecond en vins”) Baunei, Jerzu, Oliena (“produit d’excellens vins”).
Dello stesso periodo esiste un documento “Riflessioni intorno ad alcuni mezzi per rendere migliore
l’isola di Sardegna” di Michele Antonio Plaza (1754-58) dove l’autore manifesta la sua meraviglia
per la qualità dei terreni e per la buona esposizione dei vigneti collinari dell’Ogliastra che era in
grado di produrre vini eccellenti.
Un capitolo a parte meritano gli studi di biologia molecolare che hanno permesso di stabilire i
rapporti genetici di parentela tra la vite domestica (Vitis vinifera L. ssp. sativa) e la sua progenitrice
vite selvatica (Vitis vinifera L. ssp. sylvestris), diffusa ancora oggi lungo i corsi d’acqua.
Tratti genetici condivisi (alleli microsatelliti) tra la vite selvatica ed alcune cultivar locali (il
Muristellu molto diffuso nel Nuorese) suggeriscono un legame di parentela tra le due sottospecie e
supportano l’ipotesi di un centro secondario di domesticazione in Sardegna.
Episodi di domesticazione di vite selvatica da parte di viticultori sono stati individuati dal CRAS (il
Centro Regionale Agrario Sperimentale della Regione Sardegna) ora confluito in AGRIS Sardegna
(l’Agenzia per la ricerca in agricoltura della Sardegna), oltre che nello stesso Sulcis, anche in
Barbagia e in Baronia.
La particolare qualità dei vini della Sardegna centro-orientale è conosciuta da tempo notevole.
Quello che probabilmente non è conosciuto a tutti è che già dalla fine dell’800 queste particolarità
erano state rilevate su basi scientifiche.
Il Cettolini, infatti, rileva sia l’elevata densità di impianto per ettaro (7000-7600 ceppi per ettaro,
che sono le densità ancora presenti nei vigneti più vecchi e capaci di produrre grandissima qualità)
seguita da una ridotta carica di gemme sia “ un fatto importante che venne già altra volta segnalato
per le uve del Nuorese si è quella della elevata proporzionalità acidimetrica che accompagna le uve
coltivate in posizioni alte”.
In un'altra opera, il Cettolini afferma che “la base della viticoltura nuorese è costituita quasi dalle
stesse viti della provincia di Cagliari, ma come è naturale il glucosio in generale diminuisce e
l’acidità aumenta”. Inoltre “i vini del Nuorese possono avere una notevole alcolicità unita ad un
elevato grado acidimetrico il che costituisce la possibilità di avere vini che coll’invecchiamento
diventano molto profumati.”
E a proposito delle uve provenienti da alcuni areali ogliastrini, lo stesso Cettolini evidenziava che “è
il quantitativo di acidità … dovuto a quel complesso di composti organici a base acida che la vite
elabora, e che passano dal mosto al vino, ravvivandone il colore, fissandone il sapore e presiedendo,
formandone parte, allo sviluppo del profumo”.
La tecnica di coltivazione e le forme di allevamento sono quelle tradizionali della Sardegna; i
vigneti vengono allevati ad alberello o impostati a controspalliera e potati a guyot o cordone
speronato, mantenendo l’equilibrio vegeto-produttivo della pianta contenendo lo sviluppo delle viti,
garantendo quindi produzioni di particolare pregio qualitativo.
Zona di produzione dei vini Provincia di Nuoro (foto www.lestradedelvino.com)
Base ampelografica
I vini a indicazione geografica tipica "Provincia di Nuoro" bianchi, rossi e rosati devono essere
ottenuti da uve provenienti da vigneti composti, nell'ambito aziendale, da uno o più vitigni idonei
alla coltivazione nella regione Sardegna, iscritti nel registro nazionale delle varietà di
vite per uve da vino, a bacca di
colore corrispondente.
L'indicazione geografica tipica "Provincia di Nuoro", con la specificazione di uno dei vitigni idonei
alla coltivazione nella regione Sardegna con l'esclusione dei vitigni Cannonau, Carignano, Girò,
Malvasia, Monica, Moscato, Nasco, Nuragus, Semidano, Vermentino e Vernaccia è riservata ai vini
ottenuti da uve provenienti da vigneti composti, nell'ambito aziendale, per almeno l'85% dai
corrispondenti vitigni.
Possono concorrere, da sole o congiuntamente, alla produzione dei mosti e vini sopra indicati, le
uve dei vitigni a bacca di colore analogo, non aromatici, idonei alla coltivazione nella regione
Sardegna, fino a un massimo del 15%.
I vini a indicazione geografica tipica "Provincia di Nuoro" con la specificazione di uno dei vitigni possono essere prodotti anche nelle tipologie frizzante nonché novello per
vini ottenuti da vitigni a bacca rossa.
I vini a indicazione geografica tipica "Provincia di Nuoro", anche con la specificazione del nome del vitigno, all'atto dell'immissione al consumo devono avere le seguenti caratteristiche:
"Provincia di Nuoro" bianco:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 13 g/l.
"Provincia di Nuoro" rosso:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 17 g/l.
"Provincia di Nuoro" rosato:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.
"Provincia di Nuoro" novello:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 16 g/l.
"Provincia di Nuoro" bianco frizzante:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 13 g/l.
"Provincia di Nuoro" rosso frizzante:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.
"Provincia di Nuoro" rosato frizzante:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.
I vini a indicazione geografica tipica "Provincia di Nuoro", anche con la specificazione del nome del vitigno, all'atto dell'immissione al consumo devono avere le seguenti caratteristiche:
"Provincia di Nuoro" bianco:
colore: dal bianco carta al giallo ambrato
odore:caratteristico
sapore:dal secco al dolce.
"Provincia di Nuoro" rosso:
colore: da rosso rubino tenue a rosso granato
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce.
"Provincia di Nuoro" rosato:
colore: dal rosa pallido al rosa carico
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce.
"Provincia di Nuoro" novello:
colore: da rosso con riflessi violacei a rosso rubino
odore: caratteristico
sapore: dal secco all’abboccato.
"Provincia di Nuoro" bianco frizzante:
colore: dal bianco carta al giallo
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce, frizzante.
"Provincia di Nuoro" rosso frizzante:
colore: dal rosso rubino tenue al rosso rubino
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce, frizzante.
"Provincia di Nuoro" rosato frizzante:
colore: dal rosa pallido al rosa carico
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce, frizzante.
I vini a indicazione geografica tipica “Provincia di Nuoro” con la specificazione del nome del vitigno, all'atto dell'immissione al consumo, oltre alle caratteristiche sopra specificate per i vini del corrispondente colore, devono presentare le caratteristiche organolettiche proprie del vitigno.
Variano a seconda della tipologia.