L'indicazione geografica tipica "Ogliastra" è riservata ai seguenti vini:
bianchi, anche nella tipologia frizzante;
rossi, anche nella tipologia frizzante e novello;
rosati, anche nella tipologia frizzante.
La zona di produzione delle uve per l'ottenimento dei mosti e dei vini atti a essere designati con l'indicazione geografica tipica "Ogliastra" comprende l'intero territorio amministrativo dei seguenti comuni: Arzana, Barisardo, Baunei, Cardedu, Elini, Gairo, Girasole, Jerzu, Ilbono, Lanusei, Loceri, Lotzorai, Osini, Perdasdefogu, Seui, Talana, Tertenia, Tortoli, Triei, Ulassai, Urzulei, Ussassai, Villagrande, in provincia dell’Ogliastra e i comuni di Villaputzu e San Vito, in provincia di Cagliari.
Fondamentale è la storia viticola legata al territorio di produzione che ha contribuito alla
individuazione del vino “Ogliastra”.
Che la coltivazione della vite in Ogliastra con tutte le operazioni ad essa connesse siano presenti fin
dal periodo nuragico è un fatto acquisito. Infatti contenitori “da vino” in forme tipiche della cultura
sarda, le brocche askoidi, che hanno caratterizzato il repertorio vascolare sardo fino alla prima Età
del Ferro sono stati rinvenuti nel complesso nuragico di Bau Nuraxi di Triei, in località “Telavé”.
La datazione del livello di rinvenimento colloca il reperto intorno al 1000 a.C. e dall’esame
gascromatografico dei frammenti di una grande brocca askoide, si è potuto stabilire che il recipiente
aveva contenuto del vino. Anche l'esame pollinico dello stesso livello di rinvenimento ha accertato
la presenza di pollini di “Vitis vinifera sativa”, quindi di vite domestica.
Nei vari ambienti dello stesso complesso, in una fase di riutilizzo in Età Romana imperiale e tardo
antica, sono state rinvenute decine di anfore vinarie da trasporto: una sorta dì deposito-cantina di
una probabile villa rustica che doveva sorgere nelle immediate vicinanze. A riprova della continuità
di coltivazione della vite nella zona per alcuni millenni, è opportuno riportare la voce di un registro
delle spese dell’Archivio Vaticano, dei primi anni del ‘600, in cui è registrato l’acquisto di vino
bianco di Telavé del villaggio di Triei.
Da questo breve excursus appare evidente e scientificamente provata la presenza della vite e del
vino in Ogliastra, almeno a partire dalla fine del secondo millennio a.C.
All’inizio del 1300 in epoca medioevale la Sardegna è sotto il dominio pisano, e il Sarrabus e
l’Ogliastra vengono individuati dai nuovi dominatori come serbatoi vinicoli. In quest’epoca la
maggior concentrazione dei nuovi vigneti si rileva nei comuni dell’alta Ogliastra ed in particolare
nei comuni di Tortolì, Barì (l’odierna Bari Sardo) e Lotzorai. Sulla quantità, qualità e provenienza
dei vini nella capitale del regno tra il Tre e il Quattrocento le notizie non mancano, i flussi di
approvvigionamento delineano due correnti: una dalle campagne verso la città, l’altra di vino
introdotto in città attraverso il porto. Le campagne circostanti e le ville più o meno vicine, quando la
guerra non infuriava, alimentavano Cagliari di mosto e di vino imbottato, il generico bianco e rosso
sardesco, su cui le fonti non offrono precise indicazioni. Così come era intenso l’arrivo in porto di
piccole barche provenienti dall’Ogliastra con carichi di vino locale: sardesco bianco e rosso di cui è
difficile cogliere le caratteristiche.
Nel 1746 un’ampia relazione storico geografica redatta dall’Intendente Generale del Regno,
Francesco Giuseppe de la Perrière conte di Viry dava una particolareggiata descrizione della
Sardegna rurale riproponendo l’immagine di una viticoltura capillarmente diffusa in diverse zone
dell’isola. In particolare nel Giudicato d’Ogliastra, che abbracciava il vasto entroterra del golfo di
Orosei, estendendosi fino alle pendici del monte Ortobene, la ricca produzione delle zone costiere
richiamava diversi acquirenti esterni non solo da Cagliari ma anche da Malta, da Genova e dalle
coste nord-africane: per la quantità e la qualità dei loro vini si segnalavano i villaggi di Bari Sardo
(“fecond en vins”), Baunei, Jerzu, Oliena (“produit d’excellens vins”).
Dello stesso periodo esiste un documento “Riflessioni intorno ad alcuni mezzi per rendere migliore
l’isola di Sardegna” di Michele Antonio Plaza (1754-58) dove l’autore manifesta la sua meraviglia
per la qualità dei terreni e per la buona esposizione dei vigneti collinari dell’Ogliastra che era in
grado di produrre vini eccellenti.
A dimostrazione dell’intenso legame dell’Ogliastra con la coltivazione delle vite si riportano i dati
delle produzioni per abitante riportati da Maria Luisa di Felice in “Vite e vino tra 800 e 900. La
memoria della tradizione, le promesse della modernità (1847-1940)” che riporta i dati del Cerletti
1889 dove la produzione ogliastrina media per abitante è di 206 litri mentre a Cagliari è di 111 litri,
nei circondari Oristano e di Iglesias è di 62 e 56 litri rispettivamente.
Studi recenti sul recupero e la valorizzazione dei vitigni autoctoni minori dell’isola dimostra la
variabilità dei vitigni coltivati in Ogliastra dove è stato possibile rintracciare una decina di
interessantissimi vitigni bianchi autoctoni, a dimostrazione che insieme al più noto Cannonau si
produceva dell’ottimo vino bianco. Questi vitigni in via di sparizione rappresentano una risorsa
molto importante per caratterizzare e differenziare il prodotto vino. Tuttavia il vitigno Cannonau dal
quale si ottiene un apprezzato vino rosso, è il più coltivato in Ogliastra ed è il vitigno caratterizzante
le produzioni enologiche ogliastrine.
Le forme di allevamento e i sesti di impianto sono quelli tradizionali della zona, consistono nella
realizzazione di filari di vite a controspalliera con potatura a guyot o a cordone speronato. Questa
disposizione consente di ottimizzare l’esposizione dei ceppi alla luce e all’aria e permette una
razionale conduzione dei vigneti. Sono ancora presenti nelle zone più tradizionali e nei vigneti più
vecchi forme di allevamento ad alberello.
Vini IGT della Sardegna (foto www.quattrocalici.it)
Base ampelografica
I vini a indicazione geografica tipica "Ogliastra" bianchi, rossi e rosati devono essere ottenuti da
uve provenienti da vigneti composti, nell'ambito aziendale, da uno o più vitigni idonei alla
coltivazione nella regione Sardegna iscritti nel registro nazionale delle varietà di vite
per uve da vino approvato, a bacca di colore
corrispondente.
L'indicazione geografica tipica "Ogliastra", con la specificazione di uno dei vitigni idonei alla
coltivazione nella regione Sardegna con l'esclusione dei vitigni Cannonau, Carignano, Girò,
Malvasia, Monica, Moscato, Nasco, Nuragus, Semidano, Vermentino e Vernaccia è riservata ai vini
ottenuti da uve provenienti da vigneti composti, nell'ambito aziendale, per almeno l'85% dai
corrispondenti vitigni.
Possono concorrere, da sole o congiuntamente, alla produzione dei mosti e vini sopra indicati, le
uve dei vitigni a bacca di colore analogo, non aromatici, idonei alla coltivazione nella regione
Sardegna, fino a un massimo del 15%.
I vini a indicazione geografica tipica "Ogliastra" con la specificazione di uno dei vitigni, possono essere prodotti anche nelle tipologie frizzante nonché novello per i vini
ottenuti da vitigni a bacca rossa.
I vini a indicazione geografica tipica "Ogliastra", anche con la specificazione del nome del vitigno, all'atto dell'immissione al consumo, devono avere le seguenti caratteristiche:
"Ogliastra" bianco:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 13 g/l.
"Ogliastra" rosso:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 17 g/l.
"Ogliastra" rosato:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.
"Ogliastra" novello:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 16 g/l.
"Ogliastra" bianco frizzante:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 13 g/l.
"Ogliastra" rosso frizzante:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.
"Ogliastra" rosato frizzante:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,5 % vol
acidità totale minima: 3,5 g/l
estratto non riduttore minimo: 14 g/l.
I vini a indicazione geografica tipica "Ogliastra", anche con la specificazione del nome del vitigno, all'atto dell'immissione al consumo, devono avere le seguenti caratteristiche:
"Ogliastra" bianco:
colore: dal bianco carta al giallo ambrato
odore:caratteristico
sapore:dal secco al dolce.
"Ogliastra" rosso:
colore: da rosso rubino tenue a rosso granato
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce.
"Ogliastra" rosato:
colore: dal rosa pallido al rosa carico
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce.
"Ogliastra" novello:
colore: da rosso con riflessi violacei a rosso rubino
odore: caratteristico
sapore: dal secco all’abboccato.
"Ogliastra" bianco frizzante:
colore: dal bianco carta al giallo
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce, frizzante.
"Ogliastra" rosso frizzante:
colore: dal rosso rubino tenue al rosso rubino
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce, frizzante.
"Ogliastra" rosato frizzante:
colore: dal rosa pallido al rosa carico
odore: caratteristico
sapore: dal secco al dolce, frizzante.
I vini a indicazione geografica tipica “Ogliastra” con la specificazione del nome del vitigno, all'atto dell'immissione al consumo, oltre alle caratteristiche sopra specificate per i vini del corrispondente colore, devono presentare le caratteristiche organolettiche proprie del vitigno.
Variano a seconda della tipologia.