Al momento della progettazione di un vigneto, è molto importante la scelta del portinnesto per il raggiungimento dell’equilibrio vegeto-produttivo. Il portinnesto, da una parte, serve a offrire protezione contro la fillossera e a consentire l’adattamento della vite alle più diverse condizioni pedoclimatiche; dall'altra, ha un ruolo ormai assimilabile a quello di altri mezzi agronomici in grado di modulare il comportamento vegetativo e produttivo della pianta (www.ersa.fvg.it).
L’interazione portinneso-terreno consente di selezionare diversi portinnesti in relazione alle varie caratteristiche del terreno e dell’ambiente: esistono, pertanto, tabelle che selezionano i diversi portinnesti a seconda delle loro caratteristiche (acidità del terreno, salinità, compattezza, resistenza alla siccità, sensibilità a carenze ecc.); tuttavia è molto difficile attribuire una certa caratteristica valida in assoluto ad un certo portinnesto: bisogna, infatti, saggiare in loco i portinnesti, che dalla letteratura e dall'esperienza vengono considerati i più idonei per l'ambiente ed il tipo di vigneto che vogliamo ottenere, per verificare se effettivamente quelle caratteristiche attese si riscontrano e si esprimono in quell'ambiente. Ad esempio, il portinnesto 41B (portinnesto V. Berlandieri x V. Vinifera) risulta classificato da Fregoni con buona resistenza alla siccità mentre Carbonneau lo colloca tra i portinnesti sensibili alla stessa; come questo altri postinnesti risultano diversamente valutati e quindi vi è una difficoltà oggettiva nel reperire materiale bibliografico valido a guidare le scelte di impianto (www.acquabuona.it).
Schematizzazione di piante di vite formate da portinnesto e nesto (fonte: www.web.tiscali.it)
L'utilizzo del portinnesto trae origine alla fine del XIX secolo, quando la fillossera, insetto proveniente dall'America che attacca le radici di Vitis vinifera, ha causato la decimazione di molti vigneti (fino al XIX secolo si utilizzavano, infatti, viti franche di piede). La necessità di trovare una soluzione al problema della fillossera ha portato alla ricerca di piante resistenti o tolleranti al parassita nel suo areale di origine, il continente americano. Dopo numerose prove di innesto, scartando le piante che generavano disaffinità d'innesto, che avevano scarsa capacità di radicazione e che inducevano comportamenti indesiderati nel nesto, sono state individuate tre principali specie di vite definite adatte per l'innesto con Vitis vinifera: Vitis riparia, Vitis berlandieri e Vitis rupestris (www.acquabuona.it). Successivamente, per la formazione di portinnesti, sono stati utilizzati gli ibridi delle tre specie sopra citate, per la maggior parte ibridi a due vie:
1. Vitis riparia x Vitis rupestris: a questo gruppo appartengono diversi portinnesti caratterizzati da vigore moderato, adatti a terreni di discreta fertilità che permettono di ottenere prodotti di buona qualità; per la scarsa resistenza alla siccità non sono adatti a zone meridionali, ma al tempo stesso non sopportano neppure i ristagni idrici, la compattezza dei terreni e tenori elevati di calcare attivo. Loro caratteristica è quella di indurre un anticipo di maturazione e sono quindi consigliati per ambienti settentrionali; non eccellono nell'affinità di innesto;
2. Vitis berlandieri x Vitis riparia: a questo gruppo appartengono una serie di portinnesti caratterizzati da buona affinità di innesto, migliore resistenza alla siccità e al calcare attivo e una più intensa vigoria rispetto ai precedenti;
3. Vitis berlandieri x Vitis rupestris: a quest'ultimo gruppo appartengono portinnesti caratterizzati da elevata vigoria, buona resistenza al calcare, alla siccità e alla compattezza del terreno ma con difficoltà di radicazione.
Un ulteriore passo nel processo di ibridizzazione dei portinnesti viene compiuto con l'introduzione nella linea genetica di altre specie e in particolare della Vitis Vinifera, introdotta per apportare maggiore affinità di innesto e maggiore resistenza al calcare. Si hanno così tutta una serie di ibridi complessi difficilmente caratterizzabili in gruppi.
Piante madri di portinnesto e rappresentazione grafica del ciclo della fillossera (fonte: www.vivairauscedo.it)
La scelta del portinnesto deve basarsi sulla valutazione delle seguenti caratteristiche:
affinità d’innesto: è il punto più importante sul quale verte la buona riuscita dell'innesto. La mancanza di affinità d'innesto viene detta disaffinità d'innesto: tale fenomeno non è specifico della vite ma si manifesta in ogni forma di innesto. La disaffinità totale, che si manifesta generalmente in vivaio e in breve tempo dall'avvenuto innesto, porta alla morte del nesto, ma è poco pregiudizievole, in quanto è immediatamente visibile. Di maggiore gravità è la disaffinità parziale, dato che non porta alla morte del nesto, ma a un suo deperimento, che può manifestarsi anche negli anni successivi all'impianto e quindi quando la vigna è in produzione (www.acquabuona.it);
resistenza al calcare attivo e al ristagno idrico: la presenza di calcare attivo nel terreno causa effetti negativi sull'assimilazione degli elementi nutritivi e porta alla formazione di clorosi, così come il ristagno idrico; l'utilizzo di portinnesti resistenti a calcare attivo e ristagno idrico può ovviare a questo problema;
resistenza alla siccità: la viticoltura di qualità si realizza in terreni che, per cause diverse, risultano essere carenti dal punto di vista idrico e sovente non esiste la possibilità di effettuare apporti irrigui. La buona resistenza di un portinnesto alla siccità è legata sia allo sviluppo del suo apparato radicale sia alla maggiore o minore capacità di assorbimento dell’acqua in ambienti siccitosi;
vigore indotto: il portinnesto nella moderna viticoltura svolge un ruolo determinante nel regolare lo sviluppo della pianta, pertanto è sempre buona regola quella di utilizzare portinnesti deboli con varietà vigorose e viceversa adottare portinnesti più vigorosi con varietà deboli. Quanto detto deve comunque essere messo in relazione con la fertilità del suolo che risulta determinante nell’espressione vegeto-produttiva della pianta, con le altre variabili strutturali, in particolare la forma di allevamento, e con il tipo di gestione agronomica che si intende attuare (gestione del suolo, concimazione ecc.) per il raggiungimento degli obbiettivi enologici prefissati;
efficienza nell’assorbimento dei nutrienti: la conoscenza della dotazione di elementi minerali da parte del terreno risulta fondamentale nella scelta del portinnesto, in quanto molti portinnesti risultano avere difficoltà nell’assorbimento di taluni elementi. A questo si deve aggiungere anche il fatto che alcune varietà risultano più sensibili di altre a determinate carenze nutrizionali, accade perciò che, innestando queste varietà su portinnesti poco efficienti nell’assorbire un dato elemento, lo scompenso nutrizionale è sicuramente grave portando così a risultati produttivi e qualitativi negativi.
sensibilità alla stanchezza del terreno: sovente la necessità di reimpianto immediato non permette di attuare tutte quelle pratiche agronomiche necessarie a favorire il riposo del terreno innescando in questo modo quei fenomeni che vanno sotto il nome di stanchezza del terreno (sarebbe, infatti, consigliabile, prima di un reimpianto, un adeguato periodo di riposo del terreno, mediante la coltivazione di piante erbacee come graminacee). Nel caso di messa a dimora su “ristoppio” può essere importante anche la scelta del portinnesto: ad esempio, è opportuno utilizzare portinnesti relativamente vigorosi.
Ogni portinnesto viene identificato tramite un nome; prendendo come esempio il portinnesto Berlandieri x Riparia Kober 5BB:
il primo nome indica la vite portaseme (V. berlandieri);
il secondo nome indica la vite impollinante (V. riparia);
il segno che li divide: se è una “X”, indica che l’ibridazione è stata fatta artificialmente; se invece è una linea, indica che l’ibridazione è avvenuta naturalmente;
segue il nome del costitutore, cioè di colui che ha ottenuto l’ibrido (Kober in questo caso);
infine, il numero seguito dalle lettere indica l’ibrido e corrisponde all’individuazione della parcella nel campo sperimentale.
In Italia sono ammessi alla coltura 31 port innesti diversi. Di questi solo 6 rappresentano l’80% della superficie coltivata a piante madri di portinnesti (www.iissmussomeli.it):
Berlandieri x Riparia Kober 5BB (25%);
Berlandieri x Rupestris 1103 Paulsen (20%), molto utilizzato in Sicilia;
Berlandieri x Riparia SO4 (14%);
Berlandieri x Rupestris 140 Ruggeri (12%) molto utilizzato in Sicilia;
Berlandieri x Rupestris 779 Paulsen (5%);
Berlandieri x Riparia 420 A (4%).
Di seguito si propone una descrizione di alcuni portinnesti riportata sul sito www.vivairauscedo.com:
GRUPPO BERLANDIERI X RIPARIA
Kober 5 BB: adatto ad ambienti freschi, con terreni a diverso impasto, da pesanti a leggeri, o anche ricchi di scheletro purché non eccessivamente calcarei. Data la sua vigoria è bene evitare di utilizzarlo in terreni troppo fertili. Cloni omologati: Kober 5 BB VCR 102, VCR 423, VCR 424.
S0 4: portinnesto di media vigoria, può essere opportunamente usato anche in terreni pesanti purché non asfittici od eccessivamente clorosanti. È sconsigliato il suo utilizzo per varietà sensibili al disseccamento del rachide e in terreni che presentano un rapporto squilibrato tra magnesio, potassio e calcio. Cloni omologati: S0 4 VCR 105, ISV-VCR 4, ISV-VCR 6.
420A: portinnesto di modesta vigoria adatto ad ambienti asciutti e terreni pesanti, anche leggermente clorosanti. Lo sviluppo iniziale è lento soprattutto in terreni freddi; successivamente induce un ottimo equilibrio vegeto-produttivo. Cloni omologati: 420A VCR 103.
161.49: vigoria limitata e discreta resistenza al calcare ne consentono l’utilizzazione in diversi ambienti, specialmente per impianti a media e alta densità. Influenza positivamente la qualità dei vini, bianchi in particolare. Cloni omologati: 161.49 VCR 112, VCR 123.
5 C: di caratteristiche abbastanza simili al Kober 5 BB, si differenzia per un migliore adattamento ai terreni poveri.
GRUPPO BERLANDIERI X RUPESTRIS
1103 P: portinnesto vigoroso, elastico, presenta un elevato grado di affinità con tutte le varietà. Resiste alla siccità e si adatta bene a quasi tutti i terreni, anche a quelli argilloso-calcarei. Cloni omologati: 1103 P VCR 107, VCR 119, VCR 498, VCR 501.
110 R: adatto ad ambienti difficili e per terreni non eccessivamente dotati in calcare, poveri ed asciutti. È un tipico portinnesto per ambienti caldi e siccitosi. Cloni omologati: 110 R VCR 114, VCR 418, VCR 424.
140 Ru: molto vigoroso, presenta un’elevata resistenza alla siccità e al calcare. Non sempre riesce ad indurre nell’europeo il giusto equilibrio vegeto-produttivo con conseguente scadimento del livello qualitativo del prodotto uvicolo. Cloni omologati: 140 Ru VCR 120.
775 P: vigoroso, adatto ai terreni non eccessivamente pesanti anche se secchi o mediamente calcarei.
779 P: molto vigoroso, rustico, si adatta ai terreni magri e difficili. Presenta un’ottima resistenza alla siccità mentre si adatta meno del 1103 P ai terreni calcarei. Attualmente è poco utilizzato per la sua non ottimale compatibilità con molte varietà.
Rupestris Du Lot: presenta buona vigoria e discreta resistenza al calcare attivo. Resiste alla siccità ma è bene non utilizzarlo in terreni troppo compatti. Cloni omologati: Rupestris Du Lot VCR 109.
GRUPPO RIPARIA X RUPESTRIS
101.14: induce una maggiore precocità nella maturazione, grazie al suo corto ciclo vegetativo e alla debole vigoria. Adatto ad ambienti freschi, umidi e non calcarei.
3309 C: di debole vigoria, si adatta bene ai terreni non clorosanti di medio impasto e non secchi. Il debole vigore permette di ben utilizzarlo in impianti fitti atti a produzioni di elevata qualità.
Schwarzmann: di sufficiente vigoria, si adatta anche a terreni argillosi ed asciutti. È più rustico del 3309 C e del 101.14. Cloni omologati: Schwarzmann VCR 122.
GRUPPO VINIFERA X BERLANDIERI
196.17: presenta un’ottima vigoria e una bassa resistenza al calcare attivo. Si adatta bene ai terreni acidi, secchi, ciottolosi, magri, anche sabbiosi.
Gravesac: presenta una buona vigoria, debole resistenza al calcare ed ottimo adattamento ai terreni acidi.
41 B: presenta buona vigoria e elevata resistenza al calcare; è utilizzabile in ambienti caldi e clorosanti oppure anche in zone settentrionali purché non in presenza di terreni freddi, asfittici e pesanti. Cloni omologati: 41 B VCR 117.
Fercal: presenta un’elevata resistenza al calcare, superiore a quella del 41 B e del 140Ru. Vigoroso, sensibile alla carenza magnesiaca e utilizzabile in terreni dove la presenza in calcare attivo è difficilmente tollerabile da altri portinnesti.
Piante madri di portinnesto (fonte: www.ersa.fvg.it)
Sitografia
www.acquabuona.it
www.ersa.fvg.it
www.ilmussomeli.it
www.vivairauscedo.it
www.web.tiscali.it
Scheda a cura di Enrico Ruzzene >>>